Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

domenica 24 dicembre 2023

FURTO SACRILEGO A SAN PASQUALE

 

Solo due domeniche fa andammo a vederlo, si trattava di quello che era stato lasciato, dopo i ripetuti furti e saccheggi, ma il presepe allestito circa venti anni fa nel piano terraneo dell’antico convento di San Pasquale si confermò come un’immagine e una rappresentazione suggestiva. L’opera fu intrapresa nell’ambito delle attività dell’Oratorio San Rocco, all’epoca diretto da Antonietta Izzo. Lo descrissi, appunto, in un articolo del 22 dicembre 2005 sul Corriere di Caserta, di cui riporto uno stralcio: “Il locale scelto per l’allestimento è di particolare suggestione, essendo in parte ricavato nella nuda roccia calcarea del Monticello: pare che in passato i Frati Minori del Convento lo avessero usato come dispensa. Si tratta di un ampio spazio sormontato da una volta a botte, con la parete che guarda a sud interamente costituita da roccia viva. Appare evidente quanto possa essere apparso adatto ai realizzatori del presepe”
Per pubblicare quel pezzo (per fortuna) scattai anche qualche foto che allego. Dopo qualche tempo cominciarono i furti e, man mano, veniva sottratto qualcosa. Era rimasta giusto qualche statuina, la scena della Natività, qualche casetta; l’idea dei volontari Teresa Leonardo, Vincenzo Colapietro, Gianni Ionata, i fratelli Angelo e Carmine Sangermano, e altri che tengono viva e funzionante la Chiesa conventuale, era quella di ripristinarlo per offrirlo nel periodo natalizio, che stava sopraggiungendo, alla pubblica fruizione.
Purtroppo nei giorni scorsi l’amara sorpresa: quel poco che era rimasto era stato sottratto e portato via, ed allora… niente. La cosa più strana è il fatto che i ladri che hanno portato a termine l’azione sacrilega non hanno dovuto praticare né scassi né effrazioni: evidentemente conoscevano i luoghi e chissà in che modo erano venuti in possesso delle chiavi necessarie.
Quello che mi io domando ora, e rivolgo la domanda a chi non si è fatto scrupolo di un’azione tanto indegna: quanto ci avete guadagnato? ... ritengo poco, ma grande è il danno procurato all’intera comunità, specie a coloro che affezionati, continuano a frequentare la mattina presto quell’antica Chiesa, uno dei simboli più pregni di quel valore, un po’ fuori moda, chiamato “pietramelaresità”.

venerdì 15 dicembre 2023

120 ANNI DI GELATO

 

Certo che può sembrare “fuori stagione” ciò che sto per scrivere! … oggi è sulla bocca di tutti il solito luogo comune “le stagioni sono impazzite”, tuttavia ritengo di segnalare che ben 120 anni fa, proprio il 15 dicembre 1903, Italo Marchioni, un veneto emigrato negli U.S.A., brevettò un’invenzione destinata ad avere futuro: il cono gelato. Chi di noi non è avvezzo, specie nel periodo estivo, a consumarne? Si tratta per me di una piacevole abitudine, recarmi in piazza la sera e prendere un gelato che Angela, con la collaborazione delle sorelle Monica e Michelina, confezionano con l’esperienza derivante da decenni di attività; i gusti sono i più svariati e ogni anno la scelta si arricchisce; nell’ultima estate, poi, hanno aperto un punto gelateria indipendente dal bar di famiglia, fatto che si è rivelato una scelta di marketing coronata dal pieno successo. L’offerta comprende gusti di frutta, per coloro che ci tengono in particolare alla linea, inoltre delizie alla crema, cioccolato ecc. per i buongustai più autoindulgenti. Pietramelara ha sempre avuto una spiccata tradizione anche in tal campo, ma anche altrove nei dintorni si possono trovare ottimi gelati artigianali, da gustare, appunto, sul cono brevettato dal sig. Marchioni.
Il gelato artigianale si differenzia da quello confezionato industrialmente, perché quest’ultimo è molto più ricco di zuccheri e contiene i pericolosi grassi idrogenati. Il gelato artigianale, inoltre, è ricco di vitamine: contiene la vitamina A, B1, B2, B6, B12, C, D, E e K. All'interno del gelato troviamo, inoltre, calcio e fosforo, fondamentali per combattere osteoporosi, calcoli renali o sintomi della sindrome premestruale. Secondo alcune ricerche, il gelato aiuta a prevenire lo sviluppo di alcune malattie, come il tumore al colon. I nutrizionisti consigliano di mangiarlo con moderazione, di assicurarsi sempre che si tratti di un gelato artigianale realizzato con materie prime di qualità, senza aggiunta di grassi idrogenati, dopodiché si potrà mangiare questo alimento gustosissimo senza sensi di colpa.
Tutti tornano un po' bambini quando mangiano un gelato. Questo alimento, infatti, è sinonimo di felicità, riporta il sorriso, fa bene all'umore. Sembra addirittura che aiuti a combattere l'ansia, aiuti a rilassarsi e a combattere persino i problemi di insonnia.

domenica 10 dicembre 2023

SALUMIFICIO ABUSIVO… DANNO COLLETTIVO

 

Il periodo natalizio determina un innalzamento dei consumi in generale, e più nello specifico di alcuni alimenti tradizionalmente legati ai climi invernali; in particolare i salumi e derivati della carne suina sono entrati da tempo immemore nella cultura popolare e nella memoria collettiva delle nostre zone. Chi, come il vostro blogger scribacchiante, ha vissuto molte primavere ricorda che in questo periodo cominciava il rituale sacrificio del maiale allevato in famiglia, e chi ne vuol sapere di più può riportarsi alle note già pubblicate su questo blog: (https://scribacchiandoperme.blogspot.com/2012/12/il-dio-nigliu.html, https://scribacchiandoperme.blogspot.com/2012/01/una-mattina-di-gennaio-un-sacrificio.html). Erano occasioni fra il cruento ed il festoso, che stimolavano rapporti di vicinato e di socialità, tutto quello insomma che in una comunità e/o in una popolazione comporta la nascita e il consolidarsi di una tradizione. Una volta che l’attività di produrre salumi (salsicce, prosciutti, capocolli, ventresche ecc.) ha perlopiù lasciato le case, si è andata sempre più consolidando nelle macellerie artigianali locali la fama di un’elevata qualità di queste produzioni. Tali ditte hanno l’obbligo di seguire con serietà e rigore le norme igieniche dettate dalla legge, e sono sottoposte al controllo delle istituzioni a tanto deputate, ASL e NAS dei Carabinieri. Ne è derivata una nomea positiva, foriera di sviluppo ed occupazione, ed alimentata dal passaparola, che porta anche gruppi provenienti da realtà metropolitane ad approvvigionarsi presso le nostre macellerie di tali leccornie rurali.
Ci si trova spiazzati allora se qualcuno, incurante del danno collettivo procurato, cerca di barare, aggirando le regole, così come avvenuto qualche giorno fa e riportato dalla stampa web locale: si confezionavano salumi senza alcuna autorizzazione e certificazione, e questi ultimi finivano in diversi negozi in tutta la provincia di Caserta, nel corso dell’attività ispettiva venivano sequestrate merci per il valore di circa 20mila euro.
Il problema, lamentato da imprenditori seri e ligi alle norme, operanti in Pietramelara, consiste nel fatto che l’articolista non riporti alcun riferimento al salumificio “abusivo”, nel quale  sono state violate le regole, ma si limiti a scrivere che il personale dell’ASL di Caserta abbia “fatto irruzione all’interno della struttura, ubicata quasi nel centro di Pietramelara”, lasciando il lettore, vicino o lontano che sia, nel dubbio di essersi rifornito proprio in quella ditta, dato che le macellerie pietramelaresi risiedono tutte nel centro del paese. Il diritto di cronaca è sacro, e nel corso delle indagini bisogna mantenere riserbo, tuttavia vanno tenute presenti le conseguenze che ciò che si scrive possono causare a chi, invece, ha agito e agisce nell’ambito della legalità.

giovedì 7 dicembre 2023

IL VILLAGGIO E LA CARNE SINTETICA

 

Molti Complimenti alla Coltivatori Diretti, non c’è altro da dire, né da eccepire! L’evento che è partito proprio ieri mattina, a Napoli è stata davvero una vetrina, a livello nazionale, dell’agricoltura italiana. Parlo del Villaggio della Coldiretti che fa tappa a Napoli, dal 7 al 9 dicembre, festivi per il Ponte dell’Immacolata. Si tratta del grande Festival dello street food contadino, dove si possono degustare i piatti tipici della cucina italiana, realizzati con i prodotti della terra a "km 0": patatine fritte, panini con la porchetta, salumi, formaggi e quant'altro.
Una kermesse che ha saputo coinvolgere, oltre agli operatori del settore, com’è ovvio, anche un grandissimo numero di cittadini e curiosi che, vivendo in un’area metropolitana, in genere hanno scarsa dimestichezza con il mondo rurale. Il vostro blogger, poi, ha voluto metterci il naso, profittando di un giorno di ferie programmato da tempo, ed ospite della Coldiretti di Vairano, guidata da Carmine Paolino; devo dire che mi ritengo soddisfatto dell’esperienza vissuta. Le regioni agricole d’Italia erano rappresentate negli stand allestiti, mediante l’esposizione delle produzioni tipiche di un agricoltura che va sempre più qualificandosi sotto il profilo della qualità. 
La tematica che ha fatto da filo conduttore dell’intera manifestazione è senz’altro quella di misurarsi con sfide che ultimamente si sono concretizzate per il mondo agricolo: un esempio fra tutti i cibi sintetici. La carne fatta in laboratorio che qualcuno vorrebbe propinare ai consumatori è finita sul banco degli imputati; la Coldiretti dal primo momento si è nettamente schierata contro questo alimento, infatti sono circa 350mila le firme già raccolte dalla mobilitazione per promuovere la legge che vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione in Italia del cibo sintetico, per il quale nel 2023 potrebbero essere già presentate le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio in Europa, dopo il via libera della Fda negli Stati Uniti. Secondo il Censis si tratta di una realtà nettamente rifiutata dall’84% degli italiani che si dichiara contrario all’idea di cibi prodotti in laboratorio da sostituire a quelli coltivati in agricoltura. Il no al cibo sintetico è preponderante in ogni strato della popolazione. Molti ricorderanno l’episodio di tensione avvenuto a Roma, proprio fra il presidente nazionale di Coldiretti Prandini e i vertici di +Europa, Magi e Della Vedova.
Con intento chiaramente provocatorio inoltre in uno stand, denominato "orrori dei cinque continenti",  erano state esposte pizze al serpente e pizze alle cavallette (cfr foto 1 e 2); ed anche lo spettacolino dei burattini offerto ai bambini presenti, era volto a illustrare in tono scherzoso l’assurdità di un modello alimentare basato su queste cose.
A titolo di cronaca, infine, va sottolineato che già dal primo mattino l’intrattenimento musicale, fortemente gradito dagli avventori, è stato curato dal Liceo Musicale “Leonardo da Vinci” di Vairano, i docenti e gli allievi si sono preparati da settimane in vista dell’evento dando luogo a momenti di spettacolo con musica classica e popolare.
 

lunedì 4 dicembre 2023

CASTELPETROSO. UN PELLEGRINAGGIO PER L'IPIC


Non riesco a capire tutto questo bailamme per l’ammissione all’IPIC (Inventario del Patrimonio Culturale Immateriale Campano) della nobile e più che centenaria tradizione pietramelarese del Pellegrinaggio a piedi a Castelpetroso! Articoli su articoli sulla stampa web, passaggi ripetuti sulla pagina Facebook del comune… mah.
L’avevo già scritto in una precedente nota, si trattava “di una mera presa d’atto della scheda proposta, null’altro” (cfr. https://scribacchiandoperme.blogspot.com/2022/08/strumentalizzare-chi.html). Non capisco, ripeto, allora tutto il chiasso mediatico intorno al fatto che un filmato del pellegrinaggio sia stato esposto in seno all’evento all’uopo predisposto dalla Regione Campania. Che Pietramelara, così come le altre aree rurali interne abbia bisogno di visibilità non c’è dubbio, ma l’opzione di cavalcare la tigre del patrimonio immateriale, a mio parere (a pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca, Andreotti docet), è legata al fatto che tale patrimonio, in quanto immateriale non ha bisogno di recuperi, restauri, manutenzioni varie, basta fare ammuina!
Ritengo invece che il vero bisogno si concentri sul patrimonio materiale …quello sì! Possediamo gioielli invidiati da tante realtà: il borgo altomedioevale, le grotte di Seiano, le Chiese monumentali (alcune chiuse da tempo immemore), ma purtroppo giacciono abbandonati a se stessi. Gli eventi che dovrebbero animare tali veri e propri gioielli, sono stati di fatto cancellati, celandosi dietro garbugli burocratici; non parlando poi della manutenzione, invocata a più voci, anche nel corso del recente incontro del 7 ottobre, presso la casa comunale. Un esempio fra tutti… ieri sera mi sono recato presso il palazzo ducale, per pagare (sigh) l’assicurazione RCA, ed ho notato la pavimentazione del cortile (cfr. immagine di copertina), purtroppo con sommo rammarico mi sono reso conto di un piccolo particolare, ma molto significativo: le piastre in ferro per liberare dal fango gli stivali in entrata, erano state eliminate. Vedete, cari lettori, si tratta di una minuzia, ma di sicuro una testimonianza della nobiltà della casa Caracciolo che per secoli ha retto ed abitato quella dimora; su quelle piastre, di sicuro, furono puliti gli stivali di Ferdinando II di Borbone, sovrano delle Due Sicilie, nella visita che fece a Lucio Caracciolo, il giorno 7 maggio 1836 (cfr. https://scribacchiandoperme.blogspot.com/2016/01/7-maggio-1836-fu-vera-cortesia.html); si dirà: “il cantiere è ancora in corso, possiamo benissimo riposizionare le piastre”. Ma come, se i basoli sono già stati posti in opera?
Ed allora, cari amici amministratori, ben venga l’IPIC, va bene tutto, ma mi permetto di ricordarvi che il vostro primo dovere è quello di tutelare il patrimonio materiale di Pietramelara, pietre testimoni di una storia gloriosa per una comunità che si è sempre distinta nel circondario.

venerdì 17 novembre 2023

ROCCAROMANA-PIETRAMELARA. QUATTRO SECOLI DI CONTESE PER PUNTIGLIO

 

Mi è pervenuto per mano del Dr. Salvatore Licciardi, già in forza al Corpo Forestale dello Stato, un interessante documento datato 05 novembre 1910, centotredici anni fa; si tratta di un’ordinanza del Prefetto di Caserta, nella qualità di Regio Commissario Ripartitore dei demani comunali, destinata a comporre definitivamente una disputa territoriale fra i comuni di Pietramelara e il confinante Roccaromana. Il documento che si presenta in ottimo stato di conservazione, è redatto in carta bollata da Lire Cinque, scritto in bellissima calligrafia, e consta di ben 38 facciate; vi si delinea l’intrigato percorso storico/tecnico/giuridico che si concluse con l’accordo fra i due comuni. Oggetto del contendere una porzione del demanio boschivo del Monte Maggiore, dell’estensione di circa otto ettari, sita a ovest della località “Ciescocupo”; il territorio conteso inglobava la località “Orticella”. Per avere un’idea abbastanza precisa di cosa stiamo parlando, si veda la foto di copertina: la porzione di territorio contesa, di forma sub triangolare è racchiusa nella linea evidenziata. Il Prefetto emanò l’ordinanza a conclusione di un diffuso studio sul terreno ed in archivio, portato avanti dal Prof. Raffaele Alfonso Ricciardi, Agente demaniale, funzionario pubblico chiamato a risolvere tali problematiche, stratificatesi dal feudalesimo in poi, all’indomani dell’Unità Nazionale. Si tratta del Ricciardi presente in più pagine di questo blog scribacchiato, a proposito delle vicende che seguirono il sacco di Pietramelara, nel 1496 (http://scribacchiandoperme.blogspot.com/2016/09/la-chiesa-di-santagostino.html), (http://scribacchiandoperme.blogspot.com/2017/10/1496-pietramelara-dopo-il-sacco.html), e a proposito dello statuto che Pietramelara si diede nel medioevo (http://scribacchiandoperme.blogspot.com/2021/03/un-popolo-incline-alla-democrazia.html)
Ritornando al documento, la storia della contesa è lunga, il primo a farne menzione è il notaio Santoro Borrello nel 15 maggio 1561, redattore di una Platea del Feudo di Pietramelara, che cita taluni atti della Regia Camera della Sommaria (organo amministrativo, giurisdizionale e consultivo operante nei regimi angioino e aragonese nel Regno di Napoli, un antesignano del nostro TAR, ndr) del 1504. Nel suo studio il Ricciardi, pone come primo motivo della contesa il lungo periodo in cui i due comuni sono stati soggetti allo stesso feudatario “a causa della lunga suggezzione che subirono con un sol feudatario -la Casa di Roccaromana – dal secolo undecimo a circa la metà del secolo decimoquarto”, e poi ancora “fin dal 1577 allorché l’una e l’altra Università erano sottoposte a D. Andrea De Capua, Marchese di Francolise, Roccaromana fra gli altri gravami proposti contro di lui nel Sacro Regio Consiglio fu quello riflettente tali occupazioni”. Seguirono nel corso dei secoli continue inosservanze degli accordi tentati a più riprese, a volte rappresaglie “Col 1790 fu iniziata una serie di rappresaglie fra i due comuni. In seguito alla cattura fatta dai bargelli di Roccaromana di taluni cittadini di Pietramelara”. Fra alterne vicende trascorsero ben quattrocento anni per arrivare alla composizione della vertenza “un risultato assolutamente positivo ebbero a sortire tali sforzi, in quanto dopo la larga discussione seguita nel giorno 2 novembre 1907 fra i legittimi rappresentanti dei due comuni sulla località controversa”, grazie anche alla esiguità del valore fondiario della zona contesa, che faceva apparire il contenzioso più una questione di puntiglio che reale, ed infatti “Che avendo intanto dalla visita della località riportata l’Agente demaniale l’impressione che la zona in questione di forma quasi perfettamente triangolare, non era di rilevante estensione e che su di essa di natura boscosa, ben scarsa poteva essere la produzione, in guisa poco e quasi irrilevante poteva essere il vantaggio che potevano ripromettersi l’uno e l’altro comune, si decise a mettere in atto tutti i suoi sforzi per fare addivenire le parti a un bonario componimento”.

Per i lettori interessati, il documento prefettizio, trascritto dal blogger scribacchiante, è disponibile gratuitamente a richiesta.

sabato 28 ottobre 2023

RICORDANDO COSTANTINO

 


E’ in una sera di autunno come questa che mi giunse la notizia! Te ne eri andato in silenzio, con la discrezione che avevi eletto come tratto distintivo della tua intera esistenza. Avevo pensato dapprima a uno scherzo di pessimo gusto, lo sai succede, ma poi fatte una o due telefonate ebbi la conferma che non avrei mai voluto avere. La tua malattia, diciamolo, seria ma non grave, aveva minato il tuo spirito prima ancora che il tuo corpo.
Avevamo trascorso la nostra gioventù in modo (oserei dire) parallelo: serenità, gioia di vivere, divertimenti semplici e sani, come possono esserlo stati quelli che offriva negli anni ‘70 ed ‘80 il nostro defilato paese: interminabili giri in motorino, qualche passeggiata in montagna, discussioni su temi politici e sociali tipici di quel tempo, l’ironia degli scherzi, la frequenza della piazza, insieme agli amici a cui hai voluto e che ti hanno voluto bene. In quel periodo avevi anche incontrato Carla, un amore grande che ti ha accompagnato fino alla fine. Praticavi uno sport allora, la pallavolo che ti diede prestigio e visibilità; poi ci fu l’Università e il definitivo trasferimento da Capua a Pietramelara insieme alla famiglia. La laurea e come conseguenza, l’inizio di una professione che hai tanto amato, con un gruppo di amici e colleghi, tra i quali il carissimo Nunzio che sicuramente ancora ti terrà compagnia in una dimensione diversa dalla nostra. 
L’immagine di te che ho voluto inserire come copertina, è indice di quella serenità profonda di cui stiamo scrivendo: una gita a Campitello Matese, eravamo saliti io e te sulla cima del Monte Miletto, oltre duemila metri di quota e, mentre ritornati riposavi su quella sdraio, voleste darci la lieta notizia che Carla e tu eravate in attesa di Roberta.
La tua età matura invece ha segnato una sorta di contrappasso, con i molteplici lutti e dispiaceri che ti hanno segnato; a pensarci bene per te forse non erano neppure una grande novità, i drammi erano cominciati presto! … dato che solo da bambino avevi perso un punto di riferimento insostituibile, quale può essere una mamma.
Sono passati ben quattro anni, caro Costantino, ma per me quella drammatica notizia telefonica continua ad essere una dolorosa novità. Ed infatti, penso che tu lo sappia, ogni qualvolta passo in macchina, a piedi o in bici davanti all’Annunziata mi viene di istinto di voltarmi verso destra per vedere se sei seduto davanti al garage come eri abituato a fare, per scambiarci un semplice saluto o fermarmi qualche minuto per due chiacchiere. L’unica fortuna che ti posso riconoscere è stata quella di non aver attraversato l’ultimo quadriennio segnato dalle negatività più svariate: pandemia prima, guerre a pochi passi da noi oggi; inutili carneficine di innocenti che, una volta terminate, lasceranno di nuovo il tempo che hanno trovato.
Arrivederci Amico Mio.
Francesco

sabato 21 ottobre 2023

HO VISTO UN FILM

 


È un film poetico, drammatico, ironico, commovente e a tratti divertente, definire un capolavoro l’opera prima di Claudio Bisio da regista, non è né fuori posto, né particolarmente laudativo. Tratto da un romanzo di Fabio Bartolomei, parla della guerra vista dagli occhi di tre bambini, una storia di forte amicizia, forte come l’amicizia di chi ancora non si è fatto corrompere da ambizioni, sete di potere, sete di ricchezze materiali. Il film si intitola “L’ultima volta che siamo stati bambini”. I tre piccoli protagonisti (vedi foto di copertina), Cosimo, Italo e Vanda, riflessivo il primo, ingenuo il secondo, concreta ed intelligente la terza, in un clima di guerra tentano l’avventura di liberare dai nazisti un quarto amico ebreo, Riccardo; non voglio “spoilerare” di più… ma vi invito ad andarlo a vedere! ...Ne vale la pena.  Lo scenario descritto dal film è oggi, purtroppo, più che mai attuale: i grandi si fanno la guerra e i piccoli ne pagano le drammatiche conseguenze.
Le piccole vittime di guerra in Ucraina come in medio oriente, purtroppo non fanno più notizia. E’ terribile osservare in televisione ciò che sta succedendo; Israele e il suo popolo hanno subito un crimine efferato, tuttavia i raid aerei, effettuati per ritorsione, finora hanno scalfito poco o addirittura nulla dell’organizzazione terroristica Hamas, mentre causano danni materiali ingentissimi nella città di Gaza e soprattutto un numero elevatissimo di vittime civili, piccoli e grandi, sani e malati. I terroristi se ne stanno al sicuro nei loro bunker che preventivamente hanno costruito e la popolazione civile viene martirizzata. Andare alle cause geopolitiche del conflitto, innescato da odio razziale, orgoglio nazionalistico e minacce provenienti da potenze regionali che (per ora) non partecipano al conflitto, ma lo fomentano, sarebbe lungo.
Siamo la generazione di chi per fortuna non ha visto e vissuto la guerra, ma l’ha sentita raccontare da genitori e nonni, la seconda guerra mondiale da noi terminò ottanta anni or sono, portando immancabilmente, in paese come altrove, lutti e distruzioni, ma non per questo abbiamo doveri minori. Fermare i conflitti spetta ai politici, ai grandi della terra, è necessario tuttavia creare un clima di rifiuto totale nei confronti di coloro che soffiano sul fuoco, ognuno per quel che può; il ruolo del cinema, come avvenuto per il film di cui abbiamo parlato, al pari degli altri media può essere insostituibile.

venerdì 13 ottobre 2023

FRANCIGENA. SI VA AVANTI

 

Nell’imponente cornice del Castello di Riardo, le cui origini risalgono alla seconda metà del sec. IX, si è svolto nel pomeriggio di mercoledì 11 ottobre, il secondo incontro allo scopo di orientare il futuro della Via Francigena del Sud in Campania (vedi immagine di copertina). Riprendendo le parole di Maria Guida, animatrice e moderatrice, si è fatto un grande passo avanti. Infatti le associazioni, i privati e le istituzioni, hanno messo in atto un vero e proprio "team building", coordinato da Stefania Piccoloper lavorare insieme verso un obiettivo comune, analizzando i punti di forza e di criticità, e cercando di trovare un linguaggio comune. Il CENTRO STUDI SUL MEDIOEVO DI TERRA DI LAVORO, per mano del presidente Domenico Caiazza ha consegnato un articolato documento volto a fornire una base concreta per la valutazione di interventi coerenti collegati e sistemici si propongono in estrema sintesi alcune prime possibili ipotesi, articolate per singolo comune. Ad esempio per Teano, comune chiave del comprensorio per storicità ed importanza, veniva proposto la realizzazione di un percorso breve, lineare fruibile in sicurezza dal centro storico i Montanari di Assano Frazione di Rocchetta e Croce, che rasenti il Teatro Romano, in sostanza sulla tratta originaria della strada romana da Teano ad Assano e migliore collegamento con Rocchetta e Formicola. Per il Ponte romano di Assano, sito in territorio di Rocchetta e Croce, la creazione di un’area sosta, riposo, visita, pedoni, ciclisti, ippoturisti. Per la Cappella della Madonna della Stella sita in Riardo, una struttura analoga. Per Pietramelara, l’adeguamento pista pedonale e ciclabile tratto Croce di Riardo-Convento San Pasquale tratto sino al confine di Roccaromana. Per Roccaromana, l’adeguamento e segnaletica sentieristica per bici e ippoturismo, nelle direttrici Roccaromana/Grotta di San Michele e Roccaromana/Torre e S. Maria a Castello. 
La partecipazione nutrita di attori del territorio ha fornito più di uno spunto di riflessione; di particolare interesse tutti gli interventi dei vari soggetti che già offrono ospitalità ai pellegrini, vuoi che si tratti di agriturismi, B& B, o altro. La politica locale ha fatto la sua parte, il sindaco di Riardo, Armando Fusco, ha sottolineato l’importanza di creare un sistema integrato di sinergie fra le istituzioni che operano in questo ambito territoriale. Era presente anche il sindaco di Gioia Sannitica, Giuseppe Gaetano, che insieme alla sua giunta ha mostrato interesse per la tematica trattata e per l’approccio operativo, dato che il suo comune è posto lungo la Francigena, ai confini fra Terra di Lavoro e Sannio. Il rappresentante di Sessa Aurunca, ha sottolineato la necessità di percorrere tutti insieme la Francigena, almeno da Sessa Aurunca ai confini della provincia, allo scopo di prendere atto di persona di eventuali criticità da rimuovere. Si è discusso inoltre con il CAI, sezione di Caserta, intervenuto con il vice presidente Vincenzo Sollitto, che si è impegnato ad operare in interventi materiali sulla Francigena.
Al momento di tirare le conclusioni dell’incontro e darsi appuntamento per il successivo, la sera era già scesa sull’antico maniero.


sabato 7 ottobre 2023

RECUPERO DEL BORGO. INTERVENTI E ASSENZE NELL’INCONTRO

 

Clima sereno, buona partecipazione di pubblico, interventi pertinenti e in discreto numero: segno inequivocabile che la problematica del Borgo di Pietramelara e del suo recupero è sentita nonché condivisa. L’incontro, come da programma, si è tenuto nella mattinata di oggi 07 ottobre, all’interno del palazzo comunale che, ricordiamolo, occupa la sede del quattrocentesco convento agostiniano di Santa Maria della Carità. Il Notaio Nicola Angelone, originario di Pietramelara, ma residente a Napoli, con vari interventi sui social ha suscitato il dibattito, fino ad indurre l’amministrazione civica a convocare l’incontro di stamattina, tuttavia fatico a capire i motivi della sua assenza. Il Centro Studi Sul Medioevo Di Terra Di Lavoro, nella persona di Domenico Caiazza, aveva fatto pervenire al sindaco un articolato documento di proposta, diffuso poi a mezzo stampa.
In apertura il sindaco Di Fruscio ha sostanzialmente voluto veicolare due concetti: primo “non siamo noi gli immobilisti nell’affrontare e progettare le azioni di recupero, ma è la normativa vigente a tenerci le mani legate”, secondo “chi ci sprona a fare di più non è particolarmente aggiornato”. Va bene, caro sindaco, il problema è ostico e ricco di sfaccettature, tuttavia se la cosa fosse come la descrivi non dovrebbero esistere borghi recuperati, ed il cui recupero si è dovuto confrontare con problematiche analoghe (se non coincidenti) con quelle del nostro borgo. D’altronde la tua sindacatura dura da oltre un ventennio e il rigore normativo da te invocato è venuto a consolidarsi negli ultimi anni, pertanto se non fosse stata attuata una politica chiaramente orientata a destrutturare il centro storico di Pietramelara (vedi delocalizzazione del mercato domenicale), qualche azione di recupero l’avremmo pur dovuta vedere!
Francesco Bucciero, primo fra gli intervenuti non istituzionali, ha delineato una serie di azioni propedeutiche quali la messa in sicurezza degli immobili, a cui possono seguire iniziative volte all’attrattività turistica del borgo: ad esempio la ricollocazione del museo di arte sacra, una scuola di artigianato artistico, un albergo diffuso.
L’intervento di Andrea de Ponte, leader dell’opposizione consiliare, la cui recente campagna elettorale è stata fortemente concentrata sulla tematica del borgo, si è soffermato sull’istituzione di un Comitato Tecnico/Scientifico, volto ad elaborare proposte serie e fattibili, aperto alla partecipazione locale dei numerosi professionisti presenti nel territorio comunale, ma arricchito anche da accademici di chiara fama che hanno già manifestato assenso ed entusiasmo.
Condivisibile per il tono e per i contenuti l’intervento di Gioconda Solferino, residente in paese da un quarantennio e da qualche anno abitante del borgo; con franchezza e pacatezza ha lamentato carenze fondamentali per il vivere civile (mancanza di igiene, pavimentazioni sconnesse), anche in un posto particolare quale può essere un borgo altomedioevale.
Non sono mancati interventi sul tono “tutto va bene madama la marchesa”, e sicuramente va sottolineata l’assenza ufficiale di attori fondamentali del territorio quali la pro loco e l’associazionismo in generale.
 

mercoledì 20 settembre 2023

AGROALIMENTARE. I SEGRETI DI UN SUCCESSO

 

In un recente articolo a firma di Enzo Mulieri, su “Il Mattino”, si descrive il successo del comparto agroalimentare campano, in particolare quello della nostra provincia, seconda solo a quella di Salerno in Campania, con un fatturato esportato pari a 139 milioni di euro solo nel primo quadrimestre 2023. I progressi migliori sono stati quelli dei cosiddetti prodotti “di nicchia” o eccellenze agroalimentari: l’ortofrutta prima di tutto, ma anche il comparto vitivinicolo. Se tutti gli altri comparti dell’economia si fossero comportati allo stesso modo non ci sarebbe alcuna preoccupazione per il futuro sviluppo. All’origine del successo delle eccellenze casertane più di una motivazione: il suolo, in gran parte vulcanico che conferisce particolare sapore ed aroma a tutto, il clima mite, le tradizioni millenarie che tramandano una cultura nel campo dei vini, dei prodotti lattiero-caseari, della pasta, delle conserve di pomodoro e quant’altro.
Queste confortanti notizie per l’economia locale inducono una serie di considerazioni. In primo luogo la miopia delle scelte operate fino agli anni ottanta, che volevano trasformare il nostro territorio in una grande e anonima area industrializzata disseminando capannoni, un po’ dappertutto, che venivano abbandonati ai primi segnali di crisi economica o finanziaria, trasformandosi poi in brutture che segnano per sempre un paesaggio di singolare bellezza.
L’effetto positivo dell’enogastronomia locale, inoltre induce un parallelo sviluppo del turismo: i cosiddetti “turisti del gusto” sono sempre più invogliati a raggiungere agriturismi, locande e borghi anche se fuori mano e lontani dai flussi più intensi. In particolare il prendere corpo ed il successo del “turismo lento”, dei pellegrini francigeni, ad esempio, può comportare un ulteriore stimolo alla creazione di nuove interessanti micro attività di trasformazione, da realizzare, magari, in un vecchio fabbricato rurale, altrimenti destinato all’abbandono e al degrado.
Un pauso va riconosciuto agli attori di questa fase: produttori e trasformatori piccoli, medi e grandi, ristoratori e organizzazioni professionali. Fare impresa dalle nostre parti non è cosa agevole, e condizionamenti negativi di varia natura e di cui già si è tanto discusso, rendono particolarmente difficile il cammino di chi vuole progredire e svilupparsi. D’altronde quel connubio di ambiente e socialità di cui si parlava prima ha prodotto, nei trenta secoli di storia di questa terra, saperi e tecnologie difficilmente ripetibili.
E’ da temere, allora, quel diffuso costume di imitare il made in Italy? Il cosiddetto Italian Sounding, tentativo truffaldino di confondere il consumatore richiamando l’Italia nelle confezioni, può rappresentare un pericolo reale? Forse si!… Tuttavia uno sforzo di comunicazione anche in tal campo può fare la differenza, insegnando a distinguere, a preferire e conoscere i nostri prodotti agroalimentari, anche all’Estero.

martedì 19 settembre 2023

FRANCIGENA. INCONTRO COSTRUTTIVO

 

Il primo incontro informale preliminare per una “RETE VIA FRANCIGENA DAL GARIGLIANO AL VOLTURNO”, così come da invito pervenutomi via mail, si è tenuto regolarmente nel pomeriggio dello scorso lunedì, 18 settembre 2023, in Via Peluso, a Roccaromana. A organizzare l’incontro Il Giardino Segreto di Roccaromana A.P.S., la cui presidente Maria Guida ha fatto da ottima “padrona di casa”, moderando il dibattito che si è sviluppato sul tema. Tale dibattito è stato preceduto da un excursus sugli aspetti storici, economici, sociali e politici della Via Francigena, a cura di Domenico Caiazza, che da anni segue la tematica, anche se poi qualcuno tra il parterre gli ha insidiato la “primogenitura”, sostenendo di essere stato il primo in assoluto, nell’Alto Casertano, ad interessarsi di Via Francigena.
Per motivi di ritardo ferroviario sono arrivato dopo l'inizio, inoltre sono dovuto andare via prima della fine, per un appuntamento dal dentista, purtroppo la mia vita è così! Devo dire che nel corso del dibattito, da parte di chi ha preso la parola, emergeva coesione di intenti e voglia di fare. Bene!
Se fossi restato avrei detto che sono molto interessato anche io; da blogger scribacchiante, avrei sottolineato che la comunicazione in questo come in altri campi è fondamentale, che il nostro territorio un po' defilato sta vivendo un'occasione che non può perdere. La mia esperienza pluridecennale nella gestione di Fondi Europei nelle aree rurali, poi avrebbe suggerito di preferire l’azione dei privati, rispetto agli Enti, che pure devono fare la propria parte. Purtroppo assistiamo ad una fase nella quale un turn over assente tra il personale dipendente dalle amministrazioni, le ha private di figure professionali di livello, e questo si è ritorto sulla qualità delle progettazioni, parametro di fondamentale importanza per rendere finanziabili le proposte progettuali; inoltre i nostri politici non hanno una visione che permetta loro di individuare la strategicità di azioni quali lo sviluppo intorno alla Via Francigena. Essa, infatti, induce discorsi intorno alle tradizioni, ai saperi, all’enogastronomia locale, all’ambiente e il paesaggio, e “dulcis in fundo” alle emergenze monumentali. Il Castello di Riardo, la Torre Normanna di Roccaromana, il Teatro Tempio di Pietravairano sono già pronti per funzionare da attrattori… il Borgo di Pietramelara e le Grotte di Seiano forse richiederebbero un’attenzione maggiore, per rientrare tra essi.
Alla prossima, come si dice… Maria Guida, hai dimostrato di essere una risorsa insperata e sorprendente, per la nostra terra.

Sullo stesso tema, su questo blog:
https://scribacchiandoperme.blogspot.com/2015/09/le-vie-francigene-nel-sud-un-ponte-tra.html
https://scribacchiandoperme.blogspot.com/2022/03/le-vie-francigene-e-il-nostro-territorio.html


giovedì 7 settembre 2023

RICHIAMO TURISTICO, CONCETTO MALINTESO

Anche questa volta i toni trionfalistici appaiono fuori luogo! Si annuncia di aver apposto la segnaletica relativa al percorso della Via Francigena… va bene comunicare alla cittadinanza le cose poste in essere dall’amministrazione, ma in questo come in altri casi analoghi si è esagerato, via… per qualche tabella che doveva essere già apposta all’indomani della definizione del percorso, avvenuta nel 2019. Tale circostanza mi induce a intrattenere i miei “quattro lettori” sul turismo a Pietramelara.
E’ ormai prassi consolidata, anche in tal campo, quella di cogliere l’opportunità di un finanziamento, organizzare un evento senza sforzo di comunicazione esterna, e poi… chi s’è visto s’è visto! Mi riferisco al concerto organizzato in ambito delle iniziative finanziate tramite il P.O.C, la sera dello scorso 2 settembre (cfr. immagine di copertina); era sì una manifestazione musicale di buona qualità, ma quella che è mancata è stata la funzione di richiamo, tramite gli eventi, a visitare il nostro paese. Mi spiego: la nostra regione finanzia e incentiva tali eventi per rendere visibili anche realtà un po' defilate geograficamente come il nostro comune, in altre parole si fa leva sulla funzione di richiamo degli eventi stessi, affinché anche persone singole e gruppi possano venire a conoscenza di monumenti e bellezze ambientali che altrimenti potrebbero rimanere nell’ombra. Da uno sguardo al "parterre" del concerto, tuttavia, ben pochi erano i non pietramelaresi, in altre parole “noi ce la siamo cantata e noi ce la siamo suonata”, e mai come in tal caso la frase idiomatica appare calzante. E poi, via, è possibile che ogni forma di cultura a Pietramelara venga intesa sotto il profilo musicale?
Il turismo locale, il turismo lento, che tanto va di moda oggi, rappresenta l’ultima occasione di sviluppo in grado di creare occupazione; sembra però che tale principio poco sia entrato nella mente di chi ci amministra. Una fra tutte, le condizioni in cui versa il nostro millenario borgo, così come giustamente documentato da qualche cittadina che dimora da quelle parti, sui social. Se il borgo non viene manutenuto dal punto di vista igienico e della sicurezza, nessuno più vorrà abitarci e nessuno più lo vorrà visitare. Sono anni ormai che non si rinnova l’appuntamento di fine estate con la Sagra al Borgo ma, a parte la parentesi COVID, qualcuno si è chiesto perché un evento di forte richiamo, sia di fatto divenuto impossibile da ripetere?
Il vostro blogger scribacchiante che, a titolo di pura volontarietà, ha accompagnato innumerevoli gruppi a visitare il borgo (a detta di qualche assessore raccontando frottole e imprecisioni), purtroppo oggi si è visto costretto a non volerlo fare più, anche perché ogni volta la porzione visitabile diveniva più piccola.
Ed allora, amici dell’amministrazione, se si vuole fare richiamo turistico, e non semplicemente spendere danaro pubblico, vanno rimosse le criticità di cui sopra, anche a costo di impopolarità, quindi va stilato un efficace piano di comunicazione, in grado di creare un flusso turistico gestibile e continuativo.

sabato 26 agosto 2023

GUERRE DI SANTI EVITABILI

 


Ci mancava solo questo! Una polemica generatasi su un’imprecisione, forse dettata dalla fretta e/o dalla distrazione. Mi riferisco al manifesto/locandina per l’imminente festa di Sant’Agostino, in cui lo stesso “dottore della Chiesa” veniva innalzato a patrono e protettore di Pietramelara; pare che poi si sia corso ai ripari e il manifesto sia stato eliminato, soprattutto allo scopo di evitare polemiche, in un periodo in cui queste non mancano di certo… decisione saggia! Una Guerra di Santi, poi, è un ossimoro o addirittura una bestemmia blasfema, essendo i santi tutti operatori di pace e di giustizia, con l’esempio e la predicazione.
Lo ricordiamo, patrono di Pietramelara è San Rocco, il pellegrino di Montpellier; pare il che il suo culto sia stato introdotto in paese alla fine del ‘400 da Giacomo Vasè, ufficiale di Carlo VIII di Valois, quando costui scese in Italia Meridionale per impossessarsi del trono di Napoli; si dice che lo stesso Vasè vantasse dei legami di parentela con il Santo. Dopo qualche tempo, il ritorno in auge degli Aragonesi fece in modo di sostituire nel patronato San Rocco, reo di essere francese, con San Liberato; tuttavia la cosa durò poco, e l’affetto e la fede per il “pellegrino di Montpellier”, insieme a episodi tramandati come miracoli dalla tradizione popolare (https://scribacchiandoperme.blogspot.com/2019/06/il-miracolo-del-14-giugno.html), ripristinò come in origine San Rocco, patrono e protettore di Pietramelara.
Sant’Agostino, grande filosofo della cristianità, invece, è venerato in Pietramelara perché introdotto dai monaci Agostiniani del Convento di Santa Maria della Carità, il cui edificio attualmente ospita il Municipio. I religiosi lasciarono Pietramelara nel lontano 1808 (https://scribacchiandoperme.blogspot.com/2016/09/la-chiesa-di-santagostino.html), mentre la festa dedicata a lui a fine agosto è fatto recente, risalendo alla fine del secolo scorso, quando fu donata una statua lignea del Santo alla chiesa di Sant’Agostino, da parte della famiglia Marandola.
Per completezza va detto che l’elezione del patrono spetta al clero e ai fedeli o a coloro che si pongono sotto la protezione del santo e avviene «per consultationes seu suffragia sive per petitiones seu subscriptiones», ma deve sempre avere l’approvazione delle competenti autorità ecclesiastiche.
Le schermaglie verbali e le social/polemiche che hanno accompagnato la diatriba mi fanno ricordare di una novella di Giovanni Verga, letta in gioventù: Guerra di Santi; in essa si racconta degli scontri avvenuti tra i devoti dei santi protettori di due diversi quartieri siciliani, San Rocco e San Pasquale.
Gli abitanti del quartiere di San Pasquale, invidiosi del successo della processione di San Rocco, iniziano a invocare a gran voce il loro santo suscitando così una zuffa che degenera ben presto in veri e propri scontri a suon di legnate e volti coperti di sangue.
La baruffa degenera a tal punto da creare problemi seri anche all’interno delle famiglie. Due fidanzati, Nino e Saridda, decidono di rompere la promessa di matrimonio perché appartenenti ai rioni rivali.
La guerra degenera anche per motivi economici, che tuttavia appaiono strettamente legati a quelli religiosi. Verga sembra condannare, tra le righe, i privilegi della Chiesa che predica la povertà ma si mostra invincibilmente legata al Dio denaro.
A parte la citazione letteraria, va detto tuttavia che i sacerdoti locali, nella situazione di cui parliamo hanno mantenuto correttamente un basso profilo, limitandosi a qualche dichiarazione. E penso che abbiano fatto bene… la coesione sociale deve essere sempre e comunque un obiettivo da perseguire da parte di chiunque, popolo, autorità civili e religiose.

venerdì 11 agosto 2023

UN VENTENNIO DI PIETRAMELARA VILLAGE

Si concluderà domani sera in Piazza San Rocco la 18sima edizione del Pietramelara Village 2023, sono già trascorsi venti anni dalla prima edizione che si tenne nel 2003, qualche anno infatti è saltato per motivazioni varie, non ultima la pandemia che afflisse il mondo nel 2020. Chi da sempre si dedica all’organizzazione di questa fresca kermesse estiva della APS Pro Loco di Pietramelara, come Giuseppina (vedi foto. 2), ha tenuto a precisare gli aspetti sociali, ancor prima che ludici dell’evento: “Il Village sin dagli inizi è sempre stato momento di aggregazione per lo staff. I ragazzi che predispongono le attività e si prodigano nel realizzarle vivono il tutto come una grande famiglia, prima e durante l'evento. Quest'anno poi si è notato un sensibile incremento nella partecipazione in ogni fascia di età (vedi foto n. 3).  A partire dalla biciclettata fino alle serate e ai tornei, pietramelaresi (e non) c’hanno preso gusto e si sono tuffati in questo vortice di allegria. 

Novità assoluta dell’edizione 2023 è "a pranzo con voi”, famiglie del paese che ospitano a pranzo i ragazzi durante l'evento. La caccia al tesoro big, tenutasi nell’intero territorio comunale, ha visto la partecipazione di ben ventotto squadre che si sono impegnate nel risolvere gli enigmi elaborati in gran segreto dalla sottoscritta e proposti ai partecipanti. Lo dico con viva soddisfazione, mentre la kermesse volge ormai al termine: Il Pietramelara Village è festa, aggregazione, unione, ma anche impegno e sacrificio. Ciò che più di tutto ricompensa noi organizzatori è vedere i bimbi sorridere. E’ quello che ci dà misura del fatto che l’obiettivo è stato conseguito, che gli sforzi e i sacrifici non sono stati vani”

Nata da un’originale idea di Angela Bonafiglia, come si diceva un ventennio fa, la manifestazione è cresciuta nel successo e nei contenuti; la stessa nel commentare su FB una foto della sua piccola Alessia, con tanto di maglietta con il logo, ha espresso la volontà che la bimba una volta cresciuta entri nello staff organizzativo, nelle future edizione del Village.
Buona continuazione e un ottimo epilogo con la serata finale, domani sera in Piazza, e … all’edizione 2024.

venerdì 28 luglio 2023

FRANCESCO E ANTONELLO INSIEME IN UN CONCERTO MEMORABILE

 

Che doveva trattarsi di un evento musicale fuori dal comune era chiaro ancor prima che cominciasse; avevo già ascoltato Antonello Venditti dal vivo, ero ragazzo; non avevo tuttavia mai partecipato ad un concerto di De Gregori, quandanche lo ritenessi un artista capace di suscitare profonde emozioni con la sua musica. Averli potuti ascoltare insieme, in un duo fantastico, ieri sera presso il Real Sito di Carditello: è stata un’esperienza a dir poco entusiasmante, senza alcuna esagerazione!
I due cantautori, ad onta dell’età di entrambi, abbondantemente oltre la settantina, hanno dato prova di una capacità nell’intrattenere il pubblico numerosissimo, a dir poco “stratosferica”. Si è cominciato con “Bomba o non bomba” del 1978, un’apertura concessa da Antonello all’amico/eterno rivale Francesco; si trattava di un brano ultra famoso tratto dall’LP “Sotto il segno dei pesci”, che confermò Antonello come cantautore di storie e ballate popolari. Sono stati sciorinati in seguito e per ben oltre due ore gli innumerevoli successi di entrambi, con il pubblico che conosceva a memoria i testi e cantava insieme a loro due.
De Gregori, nonostante l’evidente turbamento per il lutto profondo che lo ha colpito di recente, ha dato comunque il meglio di se stesso, ed è stato emozionante l’allusione all’amata moglie in “Buonanotte fiorellino”, cantata fra i bis concessi, con l’invito del cantautore a ballarla a tempo di walzer rivolto a tutte le coppie presenti.
Ciò che mi ha più meravigliato è stato il coinvolgimento di giovani e giovanissimi, di sicuro ancora non nati all’epoca dell’uscita di quelle canzoni destinate alla storia della musica italiana: ripetevano e cantavano anch’essi a memoria. Qualcuno tra il pubblico che attendeva il concerto ebbe ad esprimere un concetto condivisibilissimo: “Abbiamo già dimenticato il pezzo vincitore del Sanremo 2023, ricordiamo tuttavia benissimo le canzoni di questi due, nonostante sia trascorso più di mezzo secolo dalla loro uscita.”
Semplicemente incantevole la location del concerto: la Reggia di Carditello, nella penombra della sera mostrava ancor di più la sua struggente bellezza, nonostante l’abbandono subito per almeno un trentennio; il gioiellino dell’architettura neoclassica, progettato dal Collecini, allievo di Vanvitelli, sembrava fatto apposta per accogliere e rendere ancor più suggestivi gli eventi che vi vengono e vi verranno (spero) organizzati in futuro. Buona ed efficiente l’organizzazione del Carditello Festival, di cui il concerto di ieri sera è stato l’evento clou.

sabato 22 luglio 2023

CONCETTINA, OSTRETICA

 

Diceva un vecchio proverbio che nessuno ricorda più, ma che la mia cara mamma amava ripetere con autoironia: “Chi passa p’a via r’i Ciervi e nun è apprezzatu… I Ciervi o so muorti o stannu malati” (chi passa per la via dei Cerbo e non viene sottoposto ad esame, vuol dire che i Cerbo o sono morti o stanno male). Qual era “a via r’i Ciervi”, allora? Quel breve tratto attualmente di Via San Pasquale che va da Piazza Sant’Agostino sino all’innesto di Via Angelone, si chiamava allora via Pozzo Nuovo, per un pozzo ora non più esistente a ridosso della residenza Giannetti. Era lì che si concentrava tutta la Famiglia Cerbo nelle varie diramazioni, e per questa loro ipercriticità e per questa caratteristica comune erano noti a tutti. Non me ne faccio un problema e sono orgoglioso di discendere da quel gruppo di famiglie per via di mia mamma, appunto Filomena Cerbo. Non è di lei, tuttavia, che voglio scribacchiare, ma di una donna giunta alla veneranda età di 95 anni che nel pomeriggio di ieri ha festeggiato con la famiglia tale importante traguardo. Era una cugina di mia madre e pertanto mia zia: Concettina Cerbo, nata il 21/07/1928 a Pietramelara proprio in quella via detta “r’i Ciervi”, figlia di quel tale Zì Fattore, di professione carrettiere, di cui ho già scribacchiato a causa di un gustoso episodio (http://scribacchiandoperme.blogspot.com/2018/09/il-cavallo-di-zi-fattore.html), le figlie di costui venivano distinte per patronimicità come “fatturesse”, simpatico soprannome che si è tramandato sino ad oggi.
Concettina era una ragazza volitiva, fermamente orientata a migliorare il suo status sociale mediante gli studi; infatti dopo un breve periodo di Istituto Magistrale, si iscrisse alla Scuola di Ostetricia presso l’Università di Palermo, in cui conseguì il Diploma il giorno 14 luglio 1952 , ventiquattrenne. (vedi foto dell'epoca allegata)
Cominciò allora ad esercitare sia la libera professione che l’attività di ostetrica condotta fino agli anni settanta, insieme ad un altro personaggio mitico presente nella memoria collettiva dei pietramelaresi: Zi Luigella. Fu assunta in seguito dalla Cassa Mutua Coldiretti, presso il Poliambulatorio di Vairano Scalo, attiguo all’allora Liceo Scientifico e, in seguito alla riforma sanitaria, passò alle dipendenze dell’ASL, fino al momento della pensione.
Ho parlato con lei proprio qualche giorno fa, ragionando del passato e della comune parentela, mi dimostrò quanto erano vive in lei la memoria e la lucidità mentale, certo non mancò in quel breve scambio di idee qualche caustico passaggio su persone e situazioni attuali della nostra comunità.
Cosa rimarrà di questa donna dalla personalità tanto complessa ed originale, degna figlia di quella famiglia il cui carattere è sintetizzato nel proverbio che apre questo pezzo scribacchiato? Di certo tutte le emozioni vissute e fatte vivere per quelle migliaia di bambini che ha fatto venire alla luce, compreso il vostro blogger scribacchiante, lo scrupolo professionale che si traduce nell’assenza di incidenti al momento del parto, che costituiva una forma di assicurazione per le donne che si mettevano nelle mani di Concettina in un momento tanto delicato ed emozionante. 
Grazie di tutto Zia Concettina, da parte mia e di tutta la comunità che ha fruito dei tuoi servizi, e che la tua vita continui ancora per tanto, in salute e tra gli affetti della famiglia.

mercoledì 19 luglio 2023

CHISSA' CHI LO SA?

 

Il 19 luglio del 1961, esattamente ben 62 anni fa prese inizio, dagli studi RAI di Corso Sempione a Milano la trasmissione televisiva a quiz “Chissà chi lo sa?” condotta da Febo Conti (vedi foto di copertina), per la regia di Cino Tortorella. All’annuncio “Squillino le trombe, entrino le squadre”, ragazzi provenienti da due diverse scuole medie italiane, invitate a partecipare alla trasmissione, si sfidavano a colpi di domande di cultura generale, enigmi e giochi vari. Il premio finale consisteva in libri destinati alla biblioteca della scuola vincente. La scuola vincitrice si ripresentava nella puntata successiva per una nuova sfida con un'altra scuola. La trasmissione diventò un appuntamento fisso per i ragazzi per tutti gli anni ’60. Il gioco era inframezzato dall'intervento di alcuni ospiti, solitamente almeno una esibizione di un artista (cantante o attore) noto del periodo, ed un incontro con un adulto affermatosi nel suo campo professionale, che spiegava ai ragazzi i "segreti" per intraprendere la sua carriera lavorativa. Tra i numerosi ospiti si ricordano Fabrizio De André che presentò “La canzone di Marinella”, Arthur Brown che con un braciere acceso in testa cantò “Fire”, Herbert Pagani con “Cin cin con gli occhiali”, Gino Bramieri, Enzo Jannacci con “Vengo anch'io. No, tu no”, Paolo Villaggio, il complesso dei Personaggi con "Terra Arida" e Nada. Con ben 13 edizioni, dal 19 luglio 1961 alla tarda primavera del 1972, "Chissà chi lo sa" è stata una delle trasmissioni più longeve della RAI.
Il vostro blogger scribacchiante, insieme ad amici, sorelle e cugini non perdeva una sola puntata di quella trasmissione che andava in onda nel pomeriggio del sabato. Ricordo che un giorno a scuola qualcuno lanciò l’idea di partecipare, come squadra della Scuola Media Giovanni XXIII di Pietramelara, richiesta peraltro subito messa a tacere dalla professoressa di lettere, conscia forse del livello di preparazione non ritenuto ottimale. Si sa: eravamo una classe “rurale”, qualche analfabetismo vero o “di ritorno” non era rarissimo tra i genitori; molti di noi una volta ritornati a casa dovevano andare “al mastro”, per imparare un mestiere, oppure  badare agli animali al pascolo, in campagna… forse erano queste le motivazioni della mancanza di entusiasmo della professoressa che sentiva il rischio di una brutta figura. Fosse successo oggi, forse le cose potrebbero essere andate diversamente: il pudore della professoressa, forse la sua onestà professionale impedì sul nascere che noialtri vivessimo quell’esperienza ma, tant’è! Continuammo a guardare interessati quella bella trasmissione che stimolava i ragazzi allo studio e alla conoscenza, e se oggi ne parlo e ne scribacchio è anche per il piacevole ricordo che ancora alberga in me.

venerdì 7 luglio 2023

SAGRE. PUNTI DA RICONSIDERARE

 


Sono reduce da due uscite serali: la prima domenica sera, a Pontelatone per “Wine Festival”, la seconda ieri sera a Pignataro Maggiore, per gli “Antichi Sapori”; motivi analoghi per le due uscite, quindi …andar per sagre. Devo dire che la cosa mi piace e lo considero un modo per trascorrere le sere estive che altrimenti mi vedrebbero ridotto nella piazza del paese o, addirittura a casa. Inoltre, a scanso di equivoci nutro sincera ammirazione e rispetto per l’ampio volontariato che si dedica a tal genere di eventi, lo si fa nella generalità dei casi per spirito di aggregazione, per amore verso il proprio paese di origine, senza alcuna aspettativa di lucro. Nel caso della Sagra degli Antichi Sapori, che si tiene in questi giorni a Pignataro, inoltre va sottolineata la nobiltà dell’intento dell’evento, il cui ricavato contribuirà a un progetto di cooperazione per un paese in via di sviluppo quale il Burundi, denominato “Acqua fonte di vita”, curato dall’AMU, una ONG costituita nel 1986 che opera in America Latina, Africa, Asia, Oceania, Europa dell’Est e Italia con interventi di cooperazione che riguardano diversi settori.
Detto questo veniamo alle critiche, che pure ci stanno! In un mio precedente pezzo su questo blog scribacchiato (http://scribacchiandoperme.blogspot.com/2022/10/sagra-della-castagna-analisi-e-paragoni.html) ebbi a considerare “cosa è, o meglio, cosa dovrebbe essere una sagra? (…) la sagra dovrebbe servire a far conoscere meglio i luoghi, le tipicità agroalimentari, le tradizioni della comunità che la organizza”. Orbene, in ambedue gli eventi a cui ho partecipato tali caratteristiche si notavano solo in modo molto attenuato. A Pontelatone, ad esempio, non vi è stata alcuna attenzione alla cultura locale: domenica sera si esibiva un gruppo che proponeva musica e canzoni rigorosamente in inglese, con ritmi e sonorità ben lontani dalla ruralità che dovrebbe caratterizzare una sagra che si tiene in zone rurali, e nella quale si cercano di valorizzare prodotti della terra. Il vino veniva proposto in modo idoneo, ma per quanto attiene la gastronomia proposta le tipicità erano del tutto assenti.
A Pignataro, invece, tra gli “antichi sapori” trovavamo che, accanto al “Guanto Caleno”, (giustamente inserito nella locandina, rappresentando un must dell’enogastronomia di quei luoghi), qualcuno ha avuto la brillante idea di proporre gli arrosticini, tipici dell’Abruzzo e (udite, udite) la “paella”, specialità originaria della Comunità Valenzana e successivamente diffusa in tutta la Spagna.
Ritengo allora che coloro che organizzano tali tipi di eventi debbano considerare meglio le progettazioni, altrimenti si corre il rischio di trasformare encomiabili eventi di promozione e valorizzazione locale in anonimi mercatini. E… stiamo attenti: tale rischio è più vicino a noi di quanto comunemente si pensi!

martedì 27 giugno 2023

129 ANNI DI MOBILITA' A MOTORE

 

Esattamente 129 anni or sono, il 27 giugno 1894, avvenne qualcosa che doveva cambiare il cammino dell’uomo sul nostro pianeta. A distanza di alcuni anni da analoghe invenzioni di Nikolaus Otto, Gottlieb Daimbler, Eugenio Bersanti e Felice Matteucci, il tedesco Karl Benz ottenne il brevetto per una sua versione del motore a scoppio.
Il motore a scoppio - o più correttamente, a combustione interna - è una macchina che permette di trasformare l’energia chimica propria di una miscela tra l’aria e un combustibile in energia meccanica, resa poi disponibile per gli utilizzi più disparati. I combustibili utilizzati sono di norma composti da idrocarburi, come la benzina, il gasolio, il Gpl o il metano, mentre l’ossigeno presente nell’aria fa da comburente. Il definitivo sviluppo del progetto ci fu nel 1875 da Nikolaus August Otto (cfr. foto di copertina). Si tratta dunque un generatore di potenza meccanica che ha innumerevoli campi d’impiego, a partire dalla propulsione dei veicoli.
Il ventesimo secolo ha visto lo sviluppo delle macchine che si muovevano grazie ad un motore “a combustione interna”: automobili, mezzi di trasporto per le merci, macchine agricole, treni… tutto si muoveva grazie a questa geniale invenzione. L’evoluzione è stata intensa e rapida e in 129 anni ne abbiamo viste veramente di tutti i colori.
La meccanizzazione delle popolazioni, partita allora, nel 1894, ha avuto un picco dagli inizi degli anni ’60, con un progresso sempre maggiore. Certo, nei paesi occidentali, a volte si è esagerato anche perché le esigenze di mobilità sono diverse da punto a punto; se ad esempio in una metropoli dotata di uffici, scuole e servizi di trasporto, un’auto potrebbe rappresentare più un problema che un vantaggio (soprattutto per il parcheggio), in una realtà defilata come la nostra, l’auto resta un insostituibile legame con la società e chi non può permettersela è veramente tagliato fuori da ogni opportunità!
Da qualche anno è iniziato un inesorabile declino per il motore a scoppio, soprattutto perché è responsabile di una larga fetta dell’inquinamento atmosferico che soffriamo; inoltre le emissioni di anidrite carbonica e altri gas hanno contribuito ad innalzare il cosiddetto “effetto serra” che ci affligge soprattutto nelle estati calde. Per fargli fronte sono stati introdotti motori ibridi e/o a trazione completamente elettrica ma… siamo sicuri che la loro diffusione produrrà una diminuzione dell’inquinamento e dell’effetto serra? La produzione di energia elettrica, necessaria alle ricariche, avviene ancor ‘oggi con centrali termiche che sono le prime produttrici di inquinanti e gas serra; d’altronde il fotovoltaico e le rinnovabili in genere non sembrano sufficienti a risolvere il problema.
Per quanto ancora allora dovremo far ricorso alla vecchia cara benzina per muoverci? Non saprei, comunque sento di dover un atto di riconoscenza nei confronti degli inventori di cui ho parlato in apertura.

martedì 23 maggio 2023

RENDICONTO. I MOTIVI DI UN RITARDO

 

Cosa si nasconde dietro il ritardo nell’approvazione del rendiconto di gestione per esercizio 2022? Il Prefetto di Caserta ha notificato al nostro ed altri 31 comuni, stando alla stampa locale, un sollecito per l’approvazione entro 20 giorni per tale importante documento contabile.
Nel corso della seduta della Conferenza Stato città ed autonomie locali di oggi, 18 aprile 2023, è stata approvata la proroga del termine per l’approvazione dei bilanci di previsione dei Comuni dal 30 aprile al 31 maggio prossimo, che verrà a breve formalizzata con apposito decreto del Ministro dell’Interno. Tuttavia, secondo quanto sancito dall’art. 227 del Testo Unico degli Enti Locali, il termine ultimo per l’approvazione del rendiconto anno precedente era fissato (e resta) allo scorso 30 aprile. Si tratta, a differenza del Bilancio di Previsione, di dati certi e storicizzati, pertanto pienamente disponibili negli uffici contabili dell’Ente. Ed allora… cosa ha potuto generare un ritardo tale da indurre il Prefetto a sollecitare l’approvazione, e minacciare sanzioni in caso di inadempienza?  Quali potrebbero essere tali sanzioni? Nell’art. 141 del Testo Unico è prevista in caso di inadempienza anche lo scioglimento del Consiglio Comunale.
E’ difficile che ciò  avvenga, ma è così! Gli uffici comunali, sguarniti per il pensionamento per raggiunti limiti di età della maggior parte del personale “storico”, fanno fatica a riorganizzarsi, nonostante l’ingresso in essi di alcune unità provenienti da altri enti locali; certo si avverte in tali situazioni la mancanza di qualche “alchimista della contabilità” che in più di un’occasione in passato ha permesso di rispettare, grazie ad artifici e stratagemmi vari, il rispetto (almeno sulla carta) di equilibri ed indici previsti dalla legge; la sua autorità in qualche periodo gli ha permesso anche di assurgere al ruolo, in più di un’occasione, di “sindaco-ombra”. Tale personaggio, ricordiamolo, era organico agli uffici comunali nel corso del  primo e secondo mandato Di Fruscio (1998/2007), come nel primo e secondo mandato Leonardo (2007/2017). Eppure l’attuale amministrazione può contare sulla fedeltà e l’elevata professionalità specifica dell’Assessora al ramo, fatto che acuisce la mancanza di motivazioni plausibili per il ritardo lamentato dal Palazzo di Governo.

lunedì 15 maggio 2023

STORIA DI GUERRA E SOLIDARIETA'

 

Durante la Seconda guerra mondiale, proprio come oggi gli ucraini, gli italiani scappavano dai bombardamenti. Con le bombe la guerra entrò anche nelle città, toccò e ferì spazi e tempi non militari, costrinse a vivere quotidianamente con le sirene degli allarmi, col rombo della contraerea e le esplosioni degli ordigni, con la paura e l’angoscia, e ad adottare strategie per sopravvivere. Lo sfollamento fu una di queste. Fin dal giugno ‘40, infatti, ma soprattutto dall’autunno ’42, milioni di italiani si allontanarono dalle città bombardate per cercare un rifugio più sicuro.
Ed è proprio una storia di sfollati quella che vi voglio raccontare. Correva l’anno 1942, la città di Napoli, soprattutto per la presenza del porto, era sottoposta a bombardamenti continui e dalle conseguenze drammatiche. La famiglia Dell’Aquila, che abitava ai Ponti Rossi, quartiere nord di Napoli, si vide costretta a lasciare la città. La signora Antonietta, all’epoca adolescente, insieme ai genitori Ciccillo e Peppenella, partì, dietro suggerimento di una conoscente, alla volta di Pietramelara con la corriera che, nonostante gli eventi bellici, continuava a fare servizio. Giunti in paese, affardellati di valigie e suppellettili che erano riusciti a portare con sé (come nella foto di copertina), scesero dalla corriera e, guardatosi intorno con lo smarrimento tipico di tali situazioni, cercarono un alloggio. Qualcuno si fece avanti suggerendo di provare dalle parti dell’Ariola, contrada rurale attualmente inglobata in paese, allora estrema periferia. La famiglia Colapietro, che abitava alla fine della strada, fu disposta ad affittare una stanza. Ed allora emerse quel senso di solidarietà diffuso fra la nostra gente e, messa da parte ogni diffidenza, ospiti ed ospitanti si integrarono a tal punto da costituire ancor’ oggi un ricordo fisso e persistente nella non più giovane Antonietta, affettuosamente ribattezzata Tettella dai Colapietro.  Le famiglie ormai fuse nel momento di sventura, pranzavano insieme, Tettella veniva rassicurata quando si spaventava per il sorvolo dei bombardieri, essa stessa partecipava alla vita di campagna.
Dopo ben ottanta anni la voglia di Tettella di ritrovare quei luoghi, quella famiglia che l’aveva accolta insieme ai propri cari, la nostalgia per momenti sereni vissuti nonostante la guerra, era divenuta un chiodo fisso, ed oggi, ormai novantenne, continuava a parlarne con le tre figlie, che le promettevano di farla ritornare a Pietramelara, nel tentativo di riuscirci. Un evento fortuito permise a una di loro di stabilire un contatto con il carissimo Antimo De Cesare: detto fatto… in coincidenza con la Festa della Mamma condussero Tettella domenica scorsa in paese. Antimo mi contattò per la mia conoscenza delle parentele e delle ascendenze, tuttavia la ricerca, data la vaghezza delle informazioni, attenuate da ricordi troppo lontani nel tempo, si presentava ardua.
Avevo intuito che la località era dalle parti dell’Ariola, ma come discernere fra le tante abituazioni rurali presenti in quel luogo? La scintilla scoccò quando Tettella nominò una certa Mariannina, che si sposò nel periodo dello sfollamento! Ricollegai quel nome alla defunta mamma di Gianni Ionata: le emozioni cominciarono da quel momento a montare, fino a farsi tangibili quando si avvicinò Vincenzo, discendente di quei Colapietro che tanto umanamente avevano accolto quella famiglia in forte difficoltà. Dai ricordi di costui, che coincidevano con quelli di Tettella nei nomi e nelle situazioni, emerse che la famiglia era quella… l’operazione memoria era ormai fatto compiuto!