Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

lunedì 20 giugno 2016

GATTOPARDI A PIETRAMELARA

Le elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale a Pietramelara ci saranno solo l’anno venturo, eppure alcune considerazioni, anche alla luce dei recenti risultati elettorali vanno fatte.
Quello a cui abbiamo assistito è stato un voto di protesta e di rifiuto, le forze di centrosinistra hanno accusato il colpo e, anche se il nostro Presidente del Consiglio si sbraccia per rassicurare e rassicurarsi, per affermare che, in fondo, si tratta solo di un voto locale, che il governo del paese non subisce alcuna delegittimazione, è chiaro che da stanotte nulla sarà come prima. Per non parlare poi del centrodestra, entità politica sempre più in rarefazione, lacerato com’è da faide interne e mancanza di leaders autorevoli. La gente non ne può più di decisioni ingiuste e cervellotiche, le condizioni di molte famiglie sono sempre più critiche, e pertanto si reagisce affidandosi a chi viene percepito come antitesi alle forze al potere. Non sono convinto infatti che quella di stanotte sia una vittoria piena di Grillo e del suo movimento pentastellato; chiunque altro fosse partito dallo stesso punto, in un contesto del genere, avrebbe riscosso il favore degli elettori, grazie al solo fatto di essersi dichiarato “contro” (contro il governo, contro l’euro, contro l’Unione Europea…contro tutto).
In che modo tale stato di cose influenzerà l’elettorato pietramelarese? I mali dell’Italia sono i mali di Pietramelara, inoltre qui da noi si soffre per una forte carenza nei servizi pubblici che rende di fatto sempre più difficoltosa la vita; non è un popolo reattivo il nostro e in passato abbiamo dovuto assistere a “gattorpadeschi” cambiamenti (nel romanzo di Tomasi di Lampedusa il protagonista dice "Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi" ndr). In un ventennio si sono alternate due amministrazioni alla guida del comune, sono cambiati – si – gli uomini ma la musica che si è ascoltata è praticamente la stessa. In altre parole si è assistito ad una sostanziale continuità, in base alla quale alcuni poteri hanno imposto il gruppo dirigente grazie a piccoli ricatti e clientele, ricevendo in cambio laute prebende dagli eletti. La paura di cambiare ha fatto il resto e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: i paesi circostanti ci hanno superato da tempo sotto il profilo dello sviluppo economico, della cultura e dei servizi e mentre da noi si continuava a pensare solo agli asfalti altrove si progettavano e realizzavano opere di forte impatto economico e culturale. Si pensi al restauro della torre longobarda di Statigliano, alla rifunzionalizzazione dell’imponente castello di Riardo (di recente location di eventi culturali di alta rilevanza), al ritrovamento del teatro tempio di Monte San Nicola in Pietravairano e tanto altro. Nessuna attenzione è stata dedicata nel frattempo al nostro borgo, meno che nulla al complesso archeologico delle Grotte di Seiano, eppure le risorse c’erano, bastava richiederle nei modi appropriati!
Chi la domenica mattina si reca al millenario mercato avrà constato che esso versa in stato di agonia, grazie alla brillante intuizione della delocalizzazione al di fuori del perimetro urbano, responsabile, tra l’altro in gran parte anche della crisi acuta sofferta dal commercio nel centro storico.
E’ uno scenario tutt’altro che piacevole, anche perché, diciamoci la verità, continuando di questo passo la nostra terra è destinata a uno spopolamento sempre più drammatico; e lo spopolamento induce comunità fatte di vecchi, dove si vive di sola televisione e i contatti sociali sono sempre più rarefatti.
Per ritornare al tema iniziale, alle elezioni, si avverte un urgente bisogno di cambiamento, di una reazione spontanea ed energica; alla stregua di quanto avvenuto a Roma e a Torino (in misura minore a Napoli) la gente deve resistere ai piccoli favori in cambio di uno o più voti; i poteri che da due decenni hanno condizionato le elezioni si risveglieranno anch’essi fra poco e cercheranno ancora una volta di rendere immutata ed immutabile la scena, ma ad essi va opposto un secco no.

giovedì 2 giugno 2016

FESTA DELLA REPUBBLICA

Nei ricordi di un bambino degli anni ’60 la Festa della Repubblica si identifica soprattutto nel non aver mai mancato, insieme a mio padre, l’appuntamento televisivo con la bellissima parata sui Fori Imperiali. A parte tutti i bei discorsi sugli armamenti, sul pacifismo e bla, bla, bla… apprezzavo quel vero clima di festa, quella partecipazione di una grande folla ad un evento sentito, vissuto e condiviso: la musica delle fanfare, le uniformi, uomini e donne, giovani e bellissimi, mostravano al mondo il volto dell’Italia, una nazione e un popolo da poco riemersi da una guerra disastrosa, che aveva saputo recuperare posizioni su posizioni e da qualche anno aveva partecipato alla fondazione dell’Europa Unita.
La nascita della Repubblica Italiana avvenne a seguito dei risultati del referendum istituzionale del 2 e 3 giugno1946, indetto per determinare la forma di Stato da dare all'Italia e che vide 12.717.923 (54,3%) cittadini favorevoli alla repubblica e 10.719.284 (45,7%) cittadini favorevoli alla monarchia, i cui risultati furono proclamati dalla Corte di cassazione il 10 giugno 1946, mentre il giorno successivo tutta la stampa dette ampio risalto alla notizia. I presunti brogli elettorali e altre supposte azioni "di disturbo" della consultazione popolare, pur avendo costituito un tema di rivendicazione da parte dei sostenitori della causa monarchica, non sono stati mai confermati dagli storici non di parte; d’altronde il margine della vittoria fu ampio e non risicato (2 milioni di voti), motivo per il quale difficilmente tali brogli avrebbero potuto influenzare il risultato finale della consultazione.
Il tempo è cambiato e ci ha cambiato, ed anche se stamattina non mancherò di guardare in televisione la parata (o almeno qualche pezzo di essa), guardo al 2 Giugno come una grande occasione di coesione nazionale. Dopo un certo percorso di studi e documentazione, il 2 Giugno, oggi per il vostro blogger scribacchiante, è stata una grande occasione storica, per il Sud dell’Italia, di liberarsi di una dinastia imposta con le baionette, il fuoco e la violenza su un popolo inerme. Mettere i Savoia sul trono d’Italia infatti costò la vita a milioni di uomini, donne e persino bambini, rei semplicemente di non essere d’accordo, e interi paesi in quella guerra non dichiarata furono di fatto cancellati, vedi gli episodi di Pontelandolfo e Casalduni. Ma non bastò: dopo essersi impossessati dell’intera penisola, i Savoia ressero il gioco del fascismo e, caduto questo, con il nemico alle porte, si diedero a una vergognosa fuga da quella Roma di cui si erano impossessati ottant’anni prima.
Eppure fu proprio il popolo del Sud a sostenere maggiormente la monarchia nel referendum: nello spoglio delle schede i risultati, dalle nostre parti furono ampiamente a favore della monarchia, e dopo il referendum non mancarono scontri, durante i quali si verificarono alcune vittime, come ad esempio a Napoli, in Via Medina. Strano popolo il nostro, si affeziona ai suoi capi e si fa manovrare oggi come allora da loschi figuri!