Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

sabato 31 dicembre 2022

SALUTO IL 2022

 

Saluto il 2022, con il sorriso in un angolo della bocca: … sono giunto in quella fase della vita nella quale non sono più presenti le aspirazioni, almeno quelle che riguardano la propria persona. Certo non mancano le cose da desiderare, ma quelle si chiamano più correttamente “auspici”, e riguardano la mia famiglia e l’armonia che regna in essa, ed infine il desiderio di tenere vicine le persone che amo. Le soddisfazioni che ho colto sono legate a coloro che si fanno apprezzare sempre di più nello studio e/o nel lavoro… lo ritengo un segno dei valori che mi sono stati trasmessi, e che io, forse, ho saputo a mia volta trasporre.
Del 2022 dicevo, un anno così così, che ha confermato il senso di sicurezza generatosi in me, ha partorito qualche minima soddisfazione, e mi ha tolto l’ennesima persona cara.  C’est la vie! … per dirla alla francese.
Il terra che mi ha generato, che mi ha formato e fatto crescere, in maggio ha riconfermato la fiducia in un’amministrazione che non mi vede d’accordo in tante cose, ma per chi scrive la volontà popolare è sovrana, quindi chino il capo; e poi va detto che mai e poi mai il mio dissenso, è legato a fatti personali. Più e più volte ho tuonato “per iscritto”, assumendone responsabilità e conseguenze, e non nutro rancore per nessuno, sia chiaro, nemmeno per coloro che mi hanno vomitato addosso veleno. Ho dovuto lasciare “volontariamente” l’incarico che rivestivo nella Pro Loco dal 2017, affinché essa fosse al riparo dalle infondate accuse di strumentalizzazione che io avrei ordito; non ho “sbattuto la porta” e l’ho fatto riconfermando la stima e l’affetto nei confronti dei carissimi amici del direttivo.
Spero che il 2023 che ci prepariamo ad attraversare elimini ogni incomprensione residua nei confronti di chiunque, mi piace l’armonia e il rispetto reciproco. Voglio salutare i miei conterranei, vicini e lontani, soprattutto coloro che leggono le cose che scribacchio, voglio augurare loro un nuovo anno sereno soprattutto per la salute e per gli affetti che nutrono. Auguri.
Francesco, blogger scribacchiante.

domenica 25 dicembre 2022

FUOCO DI NATALE. TRADIZIONE VIVA

 

Una tradizione che si credeva tramontata ritorna a vivere con ancora più vigore: sono ormai anni, se non decenni, che un gruppo di giovani pietramelaresi perpetuano il “Fuoco di Natale”. Da bambino ricordo che ogni strada e contrada aveva il suo fuoco da accendere la sera della vigilia; con il passare del tempo e l’attenuarsi delle tradizioni, la scomparsa di persone che avevano a cuore la cosa e si interessavano di organizzarla, il fuoco di Natale era divenuto solo un ricordo sempre più flebile. Tale ricordo è stato ripreso da volenterosi giovani, innamorati della propria terra e delle sue tradizioni più autentiche; il “fuoco di Natale”, edizione terzo millennio, è riunito in un unico punto del paese, di fronte alla francescana chiesa di San Pasquale (cfr. foto di copertina); il successo è ormai un fatto consolidato, nella tarda serata della vigilia il rito dell’accensione, tante persone, giovani e meno giovani si riuniscono intorno ad esso, riscaldandosi e scambiandosi gli auguri per la Festa del Natale, appena dopo inizia la veglia natalizia, con la Messa nell’attigua chiesa conventuale. Quest’anno i ragazzi pare che abbiano superato se stessi: la pira misurava almeno tre metri altezza, la legna è stata raccolta nei campi nei giorni precedenti al Natale e accumulata. La modernità è subentrata, e così i trattori e gli altri mezzi, grazie alla perizia di chi era alla guida, hanno assicurato che tutto avvenisse nel rispetto delle norme di sicurezza.
Le origini del Fuoco di Natale si perdono nella notte dei tempi: il rito del falò traeva le proprie origini da antiche usanze pagane, infatti già dalla notte del 31 ottobre i celti si recavano nei boschi per accendere i fuochi e trascorrere la notte tra balli e offerte agli dei. All’alba del 1° novembre, inizio del nuovo anno, raccoglievano i tizzoni ardenti e li distribuivano alle famiglie, che li utilizzavano per accendere il fuoco in casa. Nell’anno 274 d. C. l’imperatore Aureliano introdusse a Roma il culto del “Sol Invictus” e proclamò per la prima volta in Occidente il 25 dicembre giorno di festa in onore del nuovo dio: il Dies Natalis Solis Invicti, il Natale del Sole Invitto. Successivamente, la religione cristiana raccolse e adottò come propria la tradizione del falò secondo la quale il fuoco serviva a riscaldare l’ambiente per la nascita di Gesù Bambino durante la gelida notte di Natale.
Il fuoco di Natale, continuerà per giorni ad ardere durante il periodo natalizio, e diventa luogo di ritrovo per tutti coloro che intorno al fuoco si intrattengono a volte anche fino a tardi nella gioia e nella serenità tipica del periodo. Complimenti ragazzi, il vostro impegno ci rende orgogliosi di voi!

mercoledì 21 dicembre 2022

BUON COMPLEANNO NAPOLI

 

Il 21 dicembre del 475 avanti Cristo, da un gruppo di esuli greci nasceva Neapolis, la città nuova… lunga vita alla città più bella del mondo. Sono trascorsi ben 2500 anni, 25 secoli di storia travagliata per una città, una terra ricca di storia e tradizioni, che domina l’omonimo golfo ed è circondata da luoghi meravigliosi quali il Vesuvio, la penisola Sorrentina, le isole di Capri, Ischia e Procida e i Campi Flegrei.
Nata dunque nel giorno del solstizio d’inverno, non è un caso che gli antichi, come segno di buon auspicio, avevano infatti l’usanza di porre la prima pietra di una nuova città sempre in concomitanza dei fenomeni astrali.
Neapolis, fondata dai greci, è legata alla leggenda della Sirena Partenope, narrata da Omero nel XII canto dell’Odissea. La storia narra di tre sirene (Leucosia, Ligea e Partenope) che scelsero di morire per la delusione di non essere riuscite a fermare il marinaio Ulisse, pur estasiato dal loro canto; il corpo che il mare depose sul lido dì Megaride, lì dove oggi si trova Castel dell’Ovo, fu quello della sirena Partenope. Da qui il nome della città. Fin dalla sua fondazione, la città di Napoli è stata punto di incontro di popoli e culture diverse. Fu conquistata e abitata da Greci, Sanniti, Romani, Bizantini. Nel Medioevo si avvicendarono al potere i Normanni gli Svevi e gli Angioini; nel Rinascimento gli Aragonesi, autori del sacco della nostra cittadina, e del conseguente cruentissimo eccidio, dai viceré Spagnoli e, più di recente, dai Borboni.
La grandezza della città, oltre che nella sua millenaria storia e nelle sue bellezze, risiede nel popolo che la abita… ha dato i natali a grandi pensatori, uomini di scienza e di Chiesa (talvolta santificati). La città si riconosce ancora in un “comune sentire”, come ad esempio nella fede per San Gennaro e l’aspettativa del ricorrente miracolo, nella fede laica per Diego Maradona (cfr. foto di copertina), che ha dato lustro allo sport cittadino; non ritengo che avvenga altrettanto in altre città italiane anche più importanti e popolose!
Poi vi sono tra le sue vie storie di gente comune che per vocazione si mettono a disposizione degli altri, come nel caso di C1R0, un anonimo barbiere che, chiusa la bottega, di sera e di notte esce armato di pettine e forbici per le strade della città frequentate dai senza fissa dimora, li fa accomodare su un sedile di fortuna e gli taglia i capelli e/o gli aggiusta la barba. Gira nascosto dietro un cappuccio per non rivelare la sua identità, perché racconta “Non voglio che nessuno pensi che lo faccia per pubblicità”.
Per chi scrive Napoli è stata la città da conoscere, strada per strada, palazzo per palazzo, sbriciando nei bassi, per rendersi conto di forme di vita misere ma consapevoli, ai tempi dell’università, quella Federico II che tanti onori le conferisce. Certo a Napoli non mancano le negatività, e chi può negarlo, sono sotto gli occhi di chiunque, anche grazie a media che non perdono occasione per metterle in risalto. Ma… tra la bianca e la nera, senz’altro un universo da conoscere. 
Buon Compleanno Napoli!

mercoledì 14 dicembre 2022

UNA FOTO IMPIETOSA MA FEDELE

 

E’ ormai fisso l’appuntamento di fine anno con le classifiche che stabiliscono qual è il livello di qualità della vita nella varie province d’Italia. 
La 33esima edizione dell’indagine del Sole 24 Ore, pubblicata il 12 dicembre, rivela che la provincia in cui si vive meglio è il capoluogo emiliano, davanti a Bolzano e Firenze. Bologna risulta la provincia italiana in cui si vive meglio: il capoluogo emiliano torna in vetta alla classifica generale dell’indagine che viene pubblicata ogni anno, dal 1990. Si tratta della quinta medaglia d’oro dopo quelle conquistate nel 2000, 2004, 2011 e 2020. Ma…veniamo a noi. Com’è messa la nostra provincia? ... e la nostra regione?
La risposta è tutt’altro che confortante, per quanto attiene Caserta essa continua a posizionarsi nelle parti di “fondo classifica”, guadagnando rispetto al 2021 un misero posto, dal 100simo a 99simo. Napoli al confronto perde ben otto posizioni, Avellino e Benevento fanno meglio ma comunque rimangono nelle zone basse, rispettivamente al 84simo posto guadagnando 9 posizioni, e al 82simo posto guadagnando 4 posizioni.
Sono numeri, dirà qualcuno, tuttavia i numeri nella loro freddezza lasciano pensare! Mi piace (per auto consolarmi) riportare il parere di Erri de Luca, copiato par pari dalla pagina FB “Terroni di Pino Aprile”. Il noto scrittore dice cose condivisibili: “Ignoro i criteri di valutazione ma dubito che siano adeguati allo scopo. C’è qualità di vita in una città che vive anche di notte, con bar, negozi, locali aperti e frequentati, a differenza di molte città che alle nove di sera sono deserte senza coprifuoco. Considero qualità della vita poter mangiare ovunque cose squisite e semplici a prezzi bassi, che altrove sarebbero irreali. Considero qualità della vita il mare che si aggira nella stanza del golfo tra Capri, Sorrento e Posillipo. Considero qualità della vita il vento che spazza il golfo dai quattro punti cardinali e fa l’aria leggera. Considero qualità della vita l’eccellenza del caffè napoletano e della pizza. Considero qualità di vita la cortesia e il sorriso entrando in un negozio, la musica per strada. Considero qualità della vita la storia che affiora dappertutto. Considero qualità della vita la geografia che consola a prima vista, e considero qualità della vita l’ironia diffusa che permette di accogliere queste graduatorie con un ‘Ma faciteme ‘o piacere'. Per consiglio, nelle prossime statistiche eliminate Napoli, è troppo fuori scala, esagerata, per poterla misurare.” Ma, per quanto autorevole, non penso che basti: è vero che noi meridionali abbiamo una serie di tesori materiali e immateriali, molte volte abbandonati al degrado e al vandalismo, ma ciò che manca è l’orgoglio.  Cari miei quattro lettori, se non rialziamo la schiena, e penso che siamo ancora in tempo, tra qualche decennio il popolo meridionale sarà addirittura estinto! Giovani che devono per forza emigrare appena conclusi gli studi, laureati costretti dalla sorte ad accettare un posto da netturbino, natalità della Campania inferiore a quella di Bolzano, sono segnali forti di un declino che si fa sempre più avvertibile e, purtroppo, le classifiche, come quella del Sole 24 ore, non sono che la foto impietosa ma fedele di tale stato di cose.

martedì 6 dicembre 2022

GIORNATA DEL SUOLO


E’ stata celebrata ieri, 5 dicembre la Giornata mondiale del suolo 2022, il cui tema è “Il suolo: dove comincia l’alimentazione” per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di avere suoli sani e richiamare l’attenzione sulla centralità dei suoli. Il 95% del cibo che mangiamo viene dalla terra. Un suolo sano garantisce cibo sano, ma è anche un alleato prezioso per l’equilibrio ecologico e per combattere il cambiamento climatico, poiché aiuta a catturare le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera. Siamo rattristati in questo periodo per i fatti di Casamicciola, comune dell’isola di Ischia, a pochi chilometri da noi, in cui è stato evidente il mancato rispetto del suolo, risorsa che avrebbe potuto, se tenuta in maggiore considerazione, far percolare nel sottosuolo la pioggia che è ruscellata a valle, trascinando con se un tragico carico di morte e distruzione materiale.
Leggo dal web che: “Il suolo perso in Italia dal 2012 ad oggi avrebbe garantito l'infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua piovana che, restando sulle superfici impermeabilizzate da asfalto e cemento, non sono più disponibili per la ricarica delle falde, aggravando anche la pericolosità idraulica dei nostri territori che dal 2000 al 2019 ha causato 438 morti in Italia”.
Come siamo messi nel nostro comune? Al consumo di suolo degli scorsi decenni è stato posto un freno dagli strumenti di programmazione messi in atto?
Per rispondere ho consultato un documento disponibile sul sito del nostro comune (https://www.comune.pietramelara.ce.it/site/attachments/article/137/REL%2011.2%20-%20Sintesi%20non%20tecnica_V3.pdf), di rapida lettura e buon livello di chiarezza, la “sintesi non tecnica” della Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S. in acronimo). Ebbene… il discorso si apre con un concetto e un auspicio largamente condivisibile: “Il nuovo Piano Urbanistico Comunale di Pietramelara si pone come strumento cardine per il rilancio dell’identità locale e per lo sviluppo di una nuova immagine territoriale basata su uno sviluppo sostenibile del territorio”, tuttavia continuando, tale condivisibilità viene meno, ed infatti laddove si esplicitano le aree da edificare, il “consumo di suolo”, appunto, troviamo scritto: “Il progetto di piano mira ad individuare gli strumenti attraverso i quali promuovere la crescita e lo sviluppo della realtà locale partendo dalla consapevolezza dello stato attuale del territorio. La superficie di trasformazione del territorio comunale definita dalla componente strutturale del PUC è pari a mq 390.416,29, e di questa, la componente programmatica ne chiama a trasformazione mq 331.515,00”. In altre parole: nel periodo di vigenza del Piano si prevede che verranno occupate per costruzioni residenziali, insediamenti produttivi ed infrastrutture di servizio ben oltre 33 ettari di suolo! Le trasformazioni definite dalla componente programmatica del PUC daranno luogo a 135 nuovi alloggi, senza tenere in alcun conto una situazione di stasi demografica che dura da circa 50 anni, gli abitanti di Pietramelara non hanno subito incremento numerico sensibile da cinque decenni! E come se non bastassero tutti i volumi vuoti ed inutilizzati, inutilmente posti dai proprietari sul mercato immobiliare, a volte per interi decenni.
Mi si accusa di essere pretestuosamente polemico ma… alla luce di tutto ciò che precede, e dei recentissimi e tragicissimi fatti di Ischia, sarebbe opportuno un ripensamento!

mercoledì 23 novembre 2022

UNA TAUNUS PER AMBULANZA

 

La nostra natura di cittadini del XXI secolo ci porta a immaginare e volere ogni aspetto del vivere civile in maniera più che perfetta! Se pensiamo al sistema di tutela della salute nel nostro territorio, ad esempio, vorremmo un ospedale a pochi passi dalla nostra abitazione, una guardia medica pronta ad intervenire in tempo reale, ambulanze con medici a bordo e così via. Aspirazioni giuste e legittime, per carità, anche perché tali servizi pubblici vengono pagati da noi stessi, mediante “trattenute alla fonte” in busta paga; tuttavia se andiamo a qualche tempo fa, anni ’50 e ’60, dobbiamo renderci conto di quanto la situazione sia mutata, ed in meglio!
Attingendo alle risorse della memoria, non posso che citare i nomi dei dottori Salvati, Adipietro, D’Alessandro (ron Biaginu, ron F’lippu e ronn’Eliu, perché ai medici spettava il don a prescindere dalla discendenza nobile), solo per citarne qualcuno, professionisti che hanno lasciato un’impronta nella memoria collettiva per l’abnegazione, la professionalità, l’aggiornamento costante e la deontologia. La siringara Vicenza, a cui ho dedicato un’intera pagina su questo blog scribacchiato, Zi Luigella la levatrice, la struttura ospedaliera di Roccaromana (vedi foto), ad appena tre chilometri da noi, luogo di medicina e di chirurgia, anche a volte complessa, ed oggi chiusa ed abbandonata, con le memorabili suore che fungevano anche da infermiere. Cose del passato che sopravvivono nella memoria di chi le ricorda, ed esprime sentimenti di gratitudine, per una sanità efficiente per quel che poteva, ma sempre dal volto umano.
I laboratori di analisi erano rari e distavano decine di chilometri, così come le strutture in cui poter fare una radiografia.
Vi erano poi, in tale quadro di “sanità rurale”, alcune note di colore che non posso e non voglio trascurare. Le ambulanze erano vaghe immagini, viste solo alla TV o al cinema; va detto che la prima fu donata all’Ospedale di Roccaromana nei primi anni ’70 e prima, se qualcuno, in condizioni cliniche urgenti, doveva essere ricoverato in ospedale, vi era in paese un’ampia autovettura, una Ford Taunus familiare di colore bianco (vedi foto di copertina, una vettura che ricordava da vicino un’ambulanza), normalmente utilizzata per attività commerciali che, all’occorrenza, veniva destinata a tale scopo, reclinando il divano posteriore e ponendo sull’ampio pianale un materasso che fungeva da lettiga. Era di proprietà della famiglia Lombardo che vendeva abiti e tessuti in piazza San Rocco, e costoro la mettevano volentieri a disposizione di chiunque ne avesse avuto bisogno, autista compreso, secondo un sistema di solidarietà allora diffuso.
Quando un malcapitato veniva colpito da ictus, o altre patologie repentine, costui veniva accompagnato dal medico seduto su una sedia retta dai soccorritori, e chi aveva organizzato il soccorso si premurava di ammonire severamente i curiosi che accorrevano, con espressioni del tipo “Levateve, levateve, facetegli piglià aria” (spostatevi e fatelo respirare): era un rituale a cui ho potuto assistere in più di un’occasione.
Come dicevo nel preambolo si può anche sorridere di queste cose, tuttavia sottolineo che nel frattempo molto è cambiato, sicuramente in positivo, anche se c’è ancora tanto da fare. 
 

sabato 19 novembre 2022

EMIGRAZIONE

 

Emigrazione: affetti interrotti, famiglie dissolte, a volte per sempre, difficoltà di adattamento a condizioni di vita peggiori rispetto ai luoghi natii, tra popoli e nazioni di tradizioni, valori e tendenze raramente comprensibili. E’ questo il fenomeno generatosi 160 anni or sono e, purtroppo, ancora avvertibile anche se con sfumature diverse.
Appena concluso il processo unitario, fra il 1880 e il 1915 approdarono negli Stati Uniti quattro milioni di italiani, circa il settanta per cento proveniva dal Meridione. Le motivazioni che spinsero ad emigrare furono molteplici.
Va detto in primo luogo che le popolazioni del Meridione, dissanguate dal potere ancora di stampo feudale, non ebbero altra alternativa che migrare in massa. Il sistema feudale permetteva che la proprietà terriera ereditaria determinasse il potere politico ed economico, lo status sociale, di ogni individuo. In questo modo, le classi povere non ebbero praticamente alcuna possibilità di migliorare la propria condizione. L’unità non aveva fatto altro che confermare quegli antichi privilegi e, in base alla vendita all’asta della proprietà pubblica ed ecclesiastica, acquistata per poche lire da affaristi senza scrupoli, le pretese di tali parvenu nei confronti di chi lavorava la terra si erano fatte ben più esose. Niente a che vedere con le promesse garibaldine durante l’impresa dei mille che, per assicurarsi consensi, dicevano che la terra sarebbe andata a chi la lavorava. A ciò si aggiunga che l’imposizione del servizio militare obbligatorio, con ferma di due anni, privava le campagne e gli ordinamenti più intensivi del tempo, vigne ed orti, di forza lavoro indispensabile.
Infine durante l'invasione piemontese del Regno delle due Sicilie, i macchinari delle fabbriche, furono portati al Nord dove in seguito sorsero le industrie del Piemonte, della Lombardia e della Liguria.
Una crisi economica generalizzata del meridione, quindi, ma anche la possibilità di viaggi molto più rapidi, rispetto al passato, indussero quell’onda migratoria, a cui tra l’altro prese parte anche mio nonno che lavorò per ben trent’anni negli USA come carpentiere.  
Purtroppo l’emigrazione ancora non è terminata… dal secondo dopoguerra in poi essa si è spostata verso la Svizzera, la Germania, il Belgio e la Francia. Le valigie di cartone richiuse con lo spago, il simbolo più ricorrente della speranza di un futuro migliore (cfr. foto di copertina). Ai tempi della scuola tanti miei compagni vivevano dai nonni, aspettando il Natale o l’estate per rivedere i genitori, oppure magari trascorrere insieme a loro uno dei mesi estivi presso i luoghi di lavoro. Essi scendevano per lo più dai gradini del borgo per recarsi a scuola, in quelle case oggi abbandonate. Le rimesse degli emigrati hanno favorito la costruzione della nuova Pietramelara, non a caso denominata “quartiere svizzero”. Emigrazione, tuttavia in qualche caso, causa anche di un miglioramento culturale, ad esempio con l’apprendimento di mestieri e tecniche che da noi non sarebbe stato possibile, e con la conoscenza di popoli e luoghi, che comporta apertura mentale ed interessi diversificati.
Oggi che ci siamo trasformati in paese di immigrazione, a volte dimentichiamo le disavventure e le traversie subite da emigrati, individuando in chi è più povero in assoluto la cause delle nostre attuali difficoltà.

giovedì 27 ottobre 2022

UN NUOVO PIETRAMELARESE


E adesso lo vediamo sereno e  sorridente, come nell’immagine di copertina, Rachid…Rachid Lamgaffad, marocchino ma naturalizzato pietramelarese, ma cosa sappiamo del suo percorso? Poco o nulla! Partito dal Marocco una quindicina di anni or sono, giunto qui a Pietramelara, lasciandosi alle spalle la famiglia: genitori e moglie. Intraprese lavori vari, prima di passare alle dipendenze dell’instancabile Carminuccio Leone, nella ditta di onoranze funebri e di gestione cimiteriale. Un lavoro certo non piacevole, fatto di episodi a volte raccapriccianti, che pochi qui da noi avrebbero intrapreso volentieri; e invece il nostro Rachid, ci ha creduto e ha intravisto in quell’attività la leva che lo avrebbe portato al traguardo raggiunto qualche giorno fa: il conferimento della cittadinanza italiana, da parte del Sindaco.
L’ho incontrato nel cimitero ieri pomeriggio, era indaffaratissimo, nel prepararlo per la prossima ricorrenza di Ognissanti e dei Defunti, nonostante ciò mi ha dedicato qualche minuto parlandomi degli inizi, della partenza dal Marocco, della famiglia che ancora risiede da quelle parti. Gli ho chiesto cosa ne pensasse del recente conferimento della cittadinanza, e mi ha risposto di essere molto soddisfatto, che apprezzava tutte le felicitazioni e gli auguri che gli hanno fatto amici, conoscenti e anche chi lo conosce solo di vista, li ringraziava di cuore, e dal suo tono emergeva anche un po’ di meraviglia per quel briciolo di notorietà che lo aveva investito; i media locali e i social si sono effettivamente soffermati sulla sua persona nei giorni scorsi.
Quali le considerazioni del vostro blogger scribacchiante? Beh… Rachid è l’esempio vivente di come dovrebbe essere l’immigrazione! Attenta e tesa all’integrazione. D’altronde Pietramelara anche in tale frangente ha fatto la propria parte: ha riconosciuto in lui una risorsa su cui fare affidamento, in un attività tutt’altro che facile e densa di aspetti anche psicologici ed empatici, che Rachid, insieme al suo  principale e ai suoi colleghi, esplica con serietà e dedizione. 
Auguri e complimenti Rachid, siamo contenti di averti fra noi, e speriamo che la tua giovane famiglia si ricomponga al più presto, con l’arrivo anche di tua moglie nel nostro paese.

 

domenica 23 ottobre 2022

SAGRA DELLA CASTAGNA : ANALISI E PARAGONI

 

E’ un appuntamento che non disertiamo da almeno vent’anni, quello con la Sagra della Castagna di Roccamonfina! Si perché, a parte qualche anno connotato da eventi meteo particolarmente avversi, effettivamente ci piace immergerci in quell’atmosfera chiassosa, tipica dell’estate, anche se poi essa si celebra in autunno avanzato. Volutamente ho aspettato che l’entusiasmo sbollisse e che la calca, di cui hanno parlato i media e chi c’è stato prima di noi, si attenuasse; pertanto dopo qualche week end è stata la nostra volta… e siamo andati.
Ma veniamo alle analisi: cosa è, o meglio, cosa dovrebbe essere una sagra? A parere del vostro blogger scribacchiante la sagra dovrebbe servire a far conoscere meglio i luoghi, le tipicità agroalimentari, le tradizioni della comunità che la organizza. Certo non è mancata la vera protagonista: la castagna; un intero settore le è stato dedicato, le caldarroste erano disponibili in una decina di stand di castanicoltori locali, erano di ottima qualità e a prezzo accessibilissimo, non mancavano banchetti che offrivano castagne crude da portare a casa; erano presenti poi castagne in preparazioni originali ed innovative, quali le sciroppate, le sotto rum e così via, qualcuno ha proposto birra di castagne. Un aiuto all’economia locale, certo, la possibilità offerta ai castanicoltori locali di porre sul mercato il proprio prodotto in tempi di prezzi non remunerativi, secondo un filiera cortissima senza intermediari commerciali. Fin qui tutto positivo… quello che forse è sfuggito di mano agli organizzatori è stato l’ingigantimento incontrollato dell’evento, che non ha permesso loro di guidare il processo di sviluppo. Nelle casette dedicate agli stand c’era veramente di tutto, il legame con il territorio sembra che si fosse dissolto, nel proporre cose che di tipico e peculiare non avevano assolutamente nulla! La bigiotteria, i formaggi calabresi, gli hot dogs (addittura), le ceramiche vietresi mi domando: cosa ci facevano lì? … Al nome di Roccamonfina è associata una IGP (Indicazione Geografica Protetta) in campo vitivinicolo, ma purtroppo non era presente un solo stand di cantine aderenti a quel disciplinare di produzione.  Ma forse le mie sono fisime non dovute, indotte da “deformazione professionale” e da un modo di pensare fuori moda… chissà.
La nostra sagra, la Sagra al Borgo, della fine estate pietramelarese non regge il paragone, e non può reggerlo, ma… fortuna che sia così! Mi spiego: perché, in primo luogo la location, un borgo millenario,  non potrà mai e poi mai ospitare un numero di persone tanto elevato; si è detto tante volte che lo spazio è il vero fattore limitante dello sviluppo dell’evento che manca ormai da due anni, e che la nostra Pro Loco ha già messo in cantiere per il 2023. La nostra kermesse popolare sarà per un numero di persone estremamente inferiore a quello visto ieri sera a Roccamonfina, tuttavia con l’impegno delle istituzioni coinvolte, il successo sarà assicurato e la tipicità potrà essere la vera protagonista della nostra Sagra, senza le stonature di cui sopra, che purtroppo si possono verificare quando chi organizza, drogato da interessi materiali, perde il controllo dell’evento da realizzare.
 

domenica 25 settembre 2022

25 SETTEMBRE: GIORNATA DEI FIUMI

 

Oggi, 25 settembre si celebra la Giornata Mondiale dei Fiumi, istituita nel 2005 per sensibilizzare l’opinione pubblica e incoraggiare una migliore gestione dei corsi d’acqua in tutto il mondo.
I tragici fatti di questi giorni che hanno colpito le Marche hanno riportato l’attenzione sulla crisi climatica in atto e sulla vulnerabilità del nostro territorio, martoriato da decenni di cattiva gestione. In un batter d’occhio abbiamo fatto un salto dall’emergenza siccità a quella alluvioni. Se a questo aggiungiamo che il 60% delle acque dei fiumi italiani è chimicamente inquinata, con sversamenti illeciti di pesticidi, antibiotici, microplastiche e sostanze varie gettate nei corsi d’acqua dolce, il quadro generale peggiora.
Meno della metà dei corsi d’acqua è in buono stato ecologico e nonostante l’urgente necessità di ripristinare gli ecosistemi degradati, affrontando le cause principali della perdita di biodiversità, gli interventi sono spesso lontani dal risolvere la situazione.
Relativamente, allora, a tale problema qual è la situazione del nostro territorio pietramelarese? Per rispondere diciamo che esso non è attraversato da “fiumi” nel senso stretto della parola, ma solo da aste a carattere torrentizio, i cosiddetti “rivi”, che nel passato hanno rivestito un’importanza fondamentale quali elementi costitutivi di un paesaggio rurale di bellezza unica.  Negli ultimi 30/40 anni, però, si è costruito dove non si doveva, per consumare suolo e buttare asfalto e cemento ovunque.
In ogni regione d’Italia i corsi d’acqua in alvei sono stati ristretti e sono state ridotte le zone di esondazione naturale, rendendole insufficienti a contenere le piene; da noi la situazione non è molto dissimile e periodicamente, in presenza di precipitazioni intense, come avvenuto nello scorso 8 dicembre 2021, giorno dell’Immacolata, ci misuriamo con pericoli incombenti, e danni alle cose e alle persone. A questo si aggiunga la condotta dissennata di chi permette che il poco verde urbano sia distrutto senza ragioni plausibili; chi ne ha responsabilità e si comporta in tal modo è un “ecocida”, cioè uno che deliberatamente distrugge la casa in cui abita. Il verde infatti, tra l’altro, frena l’azione battente delle acque e favorisce l’infiltrazione di esse nel suolo, evitando che esse vadano ad alimentare le “piene” dei rivi.
I nostri rivi hanno carattere stagionale, cioè sono attivi soprattutto nei mesi più piovosi, proprio per tale motivo costituiscono una sorta di “assicurazione sociale” contro le alluvioni e sono degni pertanto del massimo rispetto. La vegetazione spondale, per quanto freni la velocità delle acque, è importantissima perché favorisce la biodiversità naturale e, con le radici degli arbusti, rende stabili le sponde dei torrenti, essa va conservata e salvaguardata proprio per tali funzioni. Gli eventi di pulizia dei rivi e dei fossi dai rifiuti di irresponsabili, sono certamente meritori, tuttavia, a parere di chi scrive, devono essere indirizzati nel corpo di un’azione organica di tutela, che parta dagli organi di governo del territorio, altrimenti si sviliscono in occasioni di visibilità e lasciano il tempo che trovano, insieme alle loro “passerelle”.
 

sabato 17 settembre 2022

COMPLEANNO

 


Un compleanno cos’è? ... se non il doverti ricordare che un altro anno, l’ennesimo, è trascorso? Una vecchia foto di un mio compleanno di tanti anni fa forse il decimo, quella di copertina, mi riporta indietro. Nonostante sia ingiallita e macchiata, si vede bene il sottoscritto festeggiato con la mia cara mamma che aveva preparato la torta, di quelle buone, fatte in casa con le uova del pollaio e il latte della vicina che la sera all’imbrunire consegnava la bottiglia, bagnata con il vermut e decorata con i confettini. Una torta dotata di personalità, senza le ostie con le immagini dei calciatori o dei cartoni animati, come si usa oggi, ma diversa ogni anno dal precedente e dal successivo.
Si alzava di mattino presto la mia mamma per prepararla, doveva sbrigarsi perché la scuola l’attendeva; la fretta comunque non toglieva nulla al sapore di quelle torte; i bambini del vicinato venivano invitati a mangiarne una fetta , s’intende, dopo aver cantato “tanti auguri a te” e il rituale spegnimento di candeline. Quando poi queste candeline sono diventate troppe, tanto da non starci più sulla torta, i compleanni non sono stati più festeggiati.
Cosa rimane? Solo il ricordo… affetti carissimi da cui ci siamo separati per sempre, amicizie divise dalla distanza geografica e dalla sorte, un paese e una comunità che ho amato e che amo, comunque diversi da allora, e certamente non migliori.
Ho una famiglia ed un lavoro, che mi danno sicurezza e soddisfazioni, ho faticato non poco perché esse possano durare nel tempo, tuttavia ritornare a quei giorni felici e sereni, quei 17 settembre di tanti anni fa, produce un magone e una nostalgia che descrivere è difficile, anche da parte di un blogger scribacchiante ormai sessantatreenne.

domenica 4 settembre 2022

STORIE DI ALBERI MISERI

 

Non so quanti di voi ricordino l’alberatura di via San Pasquale, due filari ininterrotti di ligustro (Ligustrum vulgare) che dal convento fino al distributore Esso le facevano da corona: era l’elegante biglietto da visita di Pietramelara, il primo impatto positivo per il visitatore che vi si recava; la storia di tale infrastruttura verde terminò all’indomani della nevicata del gennaio 1985, i ligustri in seguito agli ingenti danni da freddo morirono, il termometro infatti scese fino a otto gradi sotto zero per due o tre notti. Per lungo tempo non ci furono rimpiazzi, solo nel 1996 in occasione del cinquecentenario del Sacco di Pietramelara, qualcuno pensò di mettere a dimora, se non l’intera alberatura a doppio filare almeno qualcosa che la ricordasse. Si trattava di quattro esemplari di Ippocastano (Aesculus hippocastanum, cfr foto di copertina), posti sulla destra entrando in paese, pochi metri prima dell’angolo con via Perretta; tali alberi nel frattempo avevano raggiunto ragguardevoli dimensioni, sottraendo anidrite carbonica e procurando ossigeno alla città, insieme a frescura per chi voleva intrattenersi sulle panchine sottostanti, e si sa quanto questa sia importante in tempi di bizzarrie climatiche.
Ma, nonostante gli innegabili benefici di cui sopra, anche essi sono stati eliminati, questa volta non per cause naturali ma per mano umana: la storia di questi ippocastani, infatti, si è conclusa qualche mattina fa, quando una benna li ha divelti dal suolo in cui avevano dimora. Qualcuno ricorderà che nello scorso luglio un pesante automezzo danneggiò in modo grave un leccio in Piazza San Rocco, e a tutt’oggi non ci risulta siano stati adottati provvedimenti conseguenziali (cfr. su questo blog “PIAZZA S. ROCCO. I COSTI DI UN DANNO” http://scribacchiandoperme.blogspot.com/2022/07/piazza-s-rocco-i-costi-di-un-danno.html). Nell’uno come nell’altro caso si tratta di miseri esseri viventi, a cui l’attenzione dedicata è stata nulla!
Ritornando agli ippocastani divelti in via San Pasquale, le domande e le perplessità sono molteplici: l’estirpazione, avvenuta ad opera di ditta privata su suolo pubblico, era stata autorizzata mediante apposito provvedimento? Ed ancora, tale eventuale provvedimento era corredato dal parere della Commissione Edilizia Integrata? Il legno derivante dall’estirpazione è stato messo a disposizione della collettività?
Delle due una: se l’estirpazione è avvenuta abusivamente si tratta di un grave illecito da perseguire nelle sedi opportune, se invece il tutto è stato autorizzato si tratta di una grave disattenzione alle problematiche del benessere ambientale e sociale, e soprattutto ci parla di un evidente e grave conflitto di interessi fra segmenti dell’amministrazione e soggetti privati (chi ha orecchie per intendere intenda). Va detto inoltre che, anche se un ripensamento da parte di qualcuno porterà al ripristino dell’alberatura, mediante messa a dimora di giovani esemplari, dovranno trascorrere decenni affinché quei benefici sociali ed ambientali, offerti dagli ippocastani che sono stati barbaramente divelti, vengano ripristinati.
Cos’hanno fatto e cosa faranno gli ambientalisti presenti in paese davanti ad uno scempio tanto evidente? Per ora si osserva solo un assordante silenzio! Il gruppo consiliare di minoranza presenterà senz’altro interrogazioni e richieste di chiarimento, in merito all’increscioso accaduto ma, purtroppo, ciò che non doveva avvenire è avvenuto.

venerdì 5 agosto 2022

STRUMENTALIZZARE… A CHI?

 

Si è tenuto nella serata dello scorso 4 agosto un incontro organizzato (sulla carta) dal Comitato Pellegrinaggio Pietramelara/Castelpetroso. Doveva essere un’occasione di incontro tra pellegrini, cittadinanza e istituzioni, si è tradotta nei fatti nell’ennesima occasione di propaganda per l’Amministrazione in carica. E poi ci si lamenta che il sottoscritto abbia voluto strumentalizzare la Pro Loco? A parte il fatto che ciò non è mai avvenuto, ma vi pare che i componenti del direttivo Pro Loco stessero lì ad aspettare e sopportare le mie strumentalizzazioni? Se poi la dovessimo pensare alla stessa maniera significa allora che con questo incontro si sia voluto strumentalizzare il Pellegrinaggio, fate voi.
Il Clero non è intervenuto: è evidente che chi di dovere, ad onta degli impegni pregressi dei sacerdoti, dichiarati dal Sindaco, ha subodorato la cosa ponendo un netto veto alla partecipazione dei religiosi.
Di fronte a poche decine di supporters accaldati è stata sciorinata l’ennesima prolissa auto esaltazione del sindaco, che ha invocato l’avvenuto inserimento del Pellegrinaggio nell’IPIC (Inventario sul patrimonio immateriale della Campania). Bene! ... da parte dell’Assessorato Regionale al Turismo si trattava solo di una “mera presa d’atto” della scheda proposta, null’altro.
La parola poi è passata all’assessore /presidente comitato; costui ha superato se stesso quando, con grande candore, ha dichiarato di aver bypassato le difficoltà burocratiche dell’organizzazione del pellegrinaggio, grazie alle proprie amicizie; e questo la dice lunga sul rispetto delle norme e delle istituzioni di alcune persone investite da particolari responsabilità istituzionali.
La descrizione delle origini del Pellegrinaggio a Castelpetroso e delle tradizioni ad esso legate, si è dipanata dalle origini del Cristianesimo all’attualità, nascondendo scientemente le vere origini del culto dell’Addolorata a Pietramelara, verosimilmente legate alla donazione del Gruppo scultoreo (Madonna/Gesù morto/San Giovanni, cfr. foto di copertina) presente nella chiesa di Sant’Agostino, opera di forte impatto artistico ed emotivo, dovuta allo scultore napoletano Arcangelo Testa; tale donazione effettuata dal Canonico Vincenzo de Ponte, prelato della Cattedrale di Teano, avvenne nel 1854, decenni prima degli inizi del pellegrinaggio. Beh… questo lo capisco: attribuire meriti ad un componente della Famiglia de Ponte, sebbene deceduto da oltre un secolo e mezzo, sarebbe risultato estremamente faticoso, da parte di chi non manca mai un’occasione per fare propaganda.
  

giovedì 21 luglio 2022

PIAZZA S. ROCCO. I COSTI DI UN DANNO


L’incidente di ieri mattina in piazza San Rocco che, solo per una serie di circostanze positive, non si è risolto in dramma, pone l’attenzione sul verde pubblico e il modo di gestirlo in paese. La corona di lecci che circonda la piazza è un bene di inestimabile valore perché “Gli alberi vanno considerati come elementi di un paesaggio, utilizzati per le loro specifiche capacità di fornire ombra, intercettare inquinanti, smussare il calore, guardando alla storia dei luoghi e agli obiettivi che è necessario raggiungere”, come ha spiegato recentemente Cristina Tullio, presidente dell’Aiapp, l’Associazione italiana di architettura del paesaggio. Ed è proprio in virtù di tale elevatissima valenza che devono essere concentrati gli sforzi di tutela, da parte di ognuno dei soggetti istituzionali coinvolti: enti territoriali e associazioni in primo luogo. Acclarato che la responsabilità dell’incidente è frutto di un misto di imperizia e pressapochismo nel condurre un mezzo di grosse dimensioni, si dovrebbe ora correre ai ripari per evitare che episodi del genere non si ripetano e, al limite ripristinare l’alberatura nello stato precedente l’evento.
Dall’esame visivo (senza ausilio di strumenti), ho potuto notare che, in prossimità della banca, a carico di un leccio di una certa mole, una branca di elevate dimensioni è stata strappata e che il tessuto ligneo che si è trovato esposto in seguito all’incidente denota uno stato vegetativo della pianta ottimale (assenza assoluta di carie ed altri attacchi di patogeni a carico del legno); è evidente che la forza di trazione esercitata dal mezzo meccanico che ha causato l’incidente deve essere stata elevata. L’effetto ottico conseguente non è tra i migliori, si è creata una accentuata “soluzione di continuità”, una sorta di buco nel continuum che presenta l’alberata (vedi foto di copertina).
La formazione vegetale di piazza San Rocco dovrebbe risalire all’immediato dopoguerra e, nonostante sia sottoposta annualmente a potature abbastanza incisive, ha raggiunto nei decenni uno stato di equilibrio, sia rispetto ai cittadini che ne fruiscono che alle specie di uccelli che vi nidificano. L’esemplare danneggiato, poi, sembra uno dei migliori di tutta la serie: tronco cilindrico, diametro cinquanta centimetri circa, chioma lussureggiante.
Come ripristinare allora tale equilibrio e, con quali costi?
L’università Bocconi di Milano ha calcolato il valore del verde in termini di produzione di cibo, sequestro di carbonio, regolazione del clima e del ciclo idrico, risparmio energetico, riduzione del rumore, capacità di attrarre turismo, benefici psicologici. Sommando queste voci, risulta che un metro quadrato di parco urbano vale da 13 a 18 euro all’anno, un metro quadrato di tetto verde dai 16 ai 28 euro l’anno, un metro quadrato di frutteto urbano da 11 a 20 euro l’anno. Tanto premesso, per il calcolo del danno apportato alla cittadinanza e all’Ente comunale, non basta tener conto solo della spesa di poche centinaia di euro per estirpare il leccio danneggiato e sostituirlo con uno giovane acquistato da un vivaio; si devono altresì considerare i  benefici che, nell’intervallo di tempo intercorrente fra l’attualità e il momento in cui l’equilibrio di cui sopra sarà ripristinato, non potranno essere fruiti.

giovedì 14 luglio 2022

UN GRADITO RITORNO

E’ tornato a farsi notare in più di un campo coltivato, si tratta del grano, un tempo la coltura più presente sul nostro territorio. Tra i cereali il grano (genere triticum) è di sicuro il più importante e studiato, fino agli anni sessanta/settanta mantenne la sua importanza, successivamente la globalizzazione, fenomeno economico, sociale e politico che ci ha condizionato sempre in modo crescente, ha fatto sì che i prezzi di mercato divenissero sempre meno remunerativi. I grandi utilizzatori, mulini e pastifici, trovavano sempre più conveniente il grano proveniente da USA, Canada e Ucraina; reggere per i nostri produttori la concorrenza di questi paesi diveniva sempre più difficile, se non impossibile, anche se poi per ragioni di marketing si propagandavano i prodotti (pane e pasta) “da grani italiani”.

la mietitura

L’aggressione russa all’Ucraina ha in qualche modo mutato lo scenario ed allora, con i prezzi di marcato in risalita è divenuto di nuovo conveniente coltivare grano in Italia, specie nelle regioni meridionali. Torneremo a rivedere le grandi distese gialle del grano maturo, con tutto il patrimonio immateriale di cultura legata ad esso? Chissà, se cesserà il conflitto, come ci auguriamo, i prezzi delle materie utilizzate (sementi, carburanti e concimi) scenderanno ma, del pari tornerà a scendere anche il prezzo di questo cereale che è uno dei cardini dell’alimentazione mediterranea, pertanto i margini di guadagno collegati alla coltura del grano si assottiglieranno fino ad annullarsi, pertanto almeno in zone marginali come le nostre il grano tornerà ad essere un ricordo.  Ed è un ricordo di bambino il rituale che si sviluppava intorno alla trebbiatura: uomini che sfidavano il caldo del giugno inoltrato, la polvere e la fatica, per alimentare la trebbia (cfr. foto di copertina), o come la si soleva chiamare “a machina”.

la trebbiatura

 E che si trattasse di una macchina per antonomasia lo si capiva perché al momento della trebbiatura si raccoglievano le soddisfazioni (e le delusioni, sigh) di un anno intero dedicato alla preparazione del terreno, alla semina, al diserbo (allora assolutamente manuale), alla concimazione e alla mietitura (cfr. foto di copertina). Terminate le fatiche della trebbiatura, si poteva far festa… ed allora per gli uomini impegnati era tradizione allestire un pranzo da re, con antipasti di salumi e formaggi, pasta al ragù, pietanze di carne varie il tutto con abbondanti libagioni dei nostri generosi vini.

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venerdì 8 luglio 2022

50 ANNI DI PIZZE PIETRAMELARESI

 

La recente inaugurazione del locale 𝐏𝐢𝐳𝐳𝐞𝐫𝐢𝐚 𝐓𝐨𝐭𝐨̀ & 𝐅𝐢𝐟𝐢̀", sito in Pɪᴀᴢᴢᴀ Mᴀᴢᴢɪɴɪ, 149 -, avvenuta nella serata di mercoledì scorso, offre al vostro blogger scribacchiante l’occasione per tracciare la storia della pizza nel nostro territorio. Si tratta di aver realizzato accanto a una preesistenza, un locale di tono ben più elevato, realizzato con positivo spirito di marketing. Ad occuparsi della comunicazione e della tecnica degli impasti il giovane Pietro, figlio del titolare Antonio Squillacioti, per il quale anche la pizza deve stabilire un forte legame con il territorio, come avviene, ad esempio, con la “fore carpene”, offerta ai clienti con una vellutata di broccoletti,  e rifinita con carne saucicciara.
Per fare un passo indietro, la storia della pizza in Pietramelara parte nei lontani (ahimè) anni sessanta: pochi lo ricorderanno ma in piazza Sant’Agostino, nei locali accanto al bar attualmente gestito dalla famiglia Russo, fu allestito il primo timido tentativo: durò poco! Nei primi anni settanta, invece, rientrò dalla Svizzera Giacomino Rozzi, uomo con idee abbastanza chiare che, dopo un breve periodo di formazione presso qualche pizzeria del napoletano, allestì in via Angelone, a pochi passi da casa mia, un locale di poche pretese: un’unica sala e un forno a vista, ma destinato a crescere nelle dimensioni, nel fatturato e nella fama. L’offerta del menù si basava solo su due/tre pizze: la napoletana classica, con pomodoro e origano, la margherita e, a volte, la quattro stagioni. Man mano che il tempo passava gli avventori e le famiglie cominciarono ad interessarsi, affidando al caro Giacomino anche l’organizzazione di banchetti nuziali; la consorte, signora Angelina collaborava attivamente in sala e, quando sulla coppia cominciò a farsi sentire il carico degli anni, la pizzeria fu ceduta; attraversò due o tre cambi di gestione, dopodiché, fu definitivamente chiusa agli inizi del terzo millennio. Sono convinto che il fattore che maggiormente influenzò il declino del locale fu la limitata possibilità di parcheggiare nei paraggi, la qualità delle pizze, infatti, mantenne fino alla fine uno standard di buon livello.
Si attraversò poi un periodo di qualche anno non esistevano pizzerie in Pietramelara, il Pagliarone del vulcanico Gianni Casillo era aperto solo nel week end e, chi voleva gustare il famoso alimento, trasformatosi nel frattempo da fatto puramente campano in international food, doveva spostarsi su Caianello, Vairano o altri paesi limitrofi.
Arriviamo così ai giorni nostri: accanto alla citata 𝐓𝐨𝐭𝐨̀ & 𝐅𝐢𝐟𝐢̀, in un locale del corso che molti ricorderanno come sede del cinema, troviamo (appunto) la Pizzeria del Corso, da un'idea di Cosimo Chiodi, il quale ha dichiarato di volersi muovere su tre direttrici: diversificazione, identità e sostenibilità.
“La ricerca delle mie farine è indirizzata verso l’esaltazione delle diverse personalità e posso esprimermi al meglio e dare un dato carattere alle mie pizze perché conosco i diversi sapori, le specifiche tecniche e le potenzialità di ciascuna farina proposta” aggiunge Cosimo, che recentemente ha partecipato a eventi di portata nazionale destinati a far conoscere i pizzaioli campani e il sistema produttivo che gira loro intorno.
Infine, appena fuori Pietramelara, di fronte al campo sportivo la Pizzeria 5 Castelli di Antonio Peluso, in cui si può gustare un'ottima pizza ancora fatta secondo i canoni classici tipici della città di Napoli.

domenica 3 luglio 2022

DIFRUSCIARDO: 25 ANNI DI PROBLEMI IRRISOLTI

 

Le elezioni sono ormai passate da un pezzo e… onore a chi ha saputo vincerle! Di analisi social/comunicate ne sono state fatte a iosa, alcune puntuali, altre meno, non è questo che conta. Pertanto non è intenzione del vostro blogger scribacchiante farne di ulteriori; ciò che preme sottolineare al proposito è solo quel certo senso di fastidio emergente in quelle analisi, da varie parti della lista numero due, nei confronti di affermazioni che si staccano fortemente dalla media dei voti ricevuti dai singoli candidati: fatevene una ragione, cari assessori e caro sindaco… kest’è!
Piuttosto sembra opportuno, dato il momento, elencare alcune problematiche da inserire in agenda, problematiche che ben 25 anni ininterrotti di amministrazioni “difrusciardo” (di fruscio/leonardo in acrasi), non hanno saputo ne voluto affrontare. Che si tratti di 25 anni di amministrazioni variate solo nel nome del sindaco lo ha dimostrato il responso delle urne, giorno 13 giugno: i nomi variano ma rimane fisso chi tira i fili. E’ l’alternanza democratica quello che manca da decenni. (cfr. http://scribacchiandoperme.blogspot.com/2016/06/gattopardi-pietramelara.html)
Negli ampi giri fatti in campagna elettorale, nonché da alcuni post che continuano ad imperversare sui social, va citato in primo luogo il problema dell’approvvigionamento idrico che affligge le famiglie abitanti nei piani più alti e nel borgo. Il problema è annoso e presenta più di un aspetto da considerare; forse le potenzialità del corpo idrico disponibile non sono più adeguate a un paese che, se nella popolazione rimane stabile, aumenta a dismisura nell’estensione del perimetro urbano. Non si capisce per quale motivo l’acquedotto rurale in località Casino (finanziato con fondi europei) non funzioni: spiegatelo, o quantomeno spiegate per quale motivo non vadano in funzione il pozzo e il serbatoio collegato. Continue perdite affliggono la rete, alcune rimangono li a scorrere per anni, come è accaduto in quella sita a valle dell’abitazione Mozzi, sulla panoramica per Rocchetta; attualmente tale perdita, in periodo di prolungata siccità, ha determinato un vero e proprio pantano in un fondo appartenente a mia zia, a confine con la citata abitazione (sono a disposizione di chiunque munito di stivali voglia verificare); si badi bene che il sottoscritto con cadenza almeno mensile ha segnalato la cosa al responsabile della manutenzione acquedottistica, ottenendo promesse di provvedere quasi immediatamente ma… niente.
Il centro storico, laddove per esso non si intende solo il borgo, ma tutto il sistema urbano che fa perno sull’asse Piazza San Rocco/Via Roma, langue di desertificazione economica e sociale, determinata da scelte che definire demenziali risulta particolarmente benevolo: lo spostamento del mercato è solo una di esse ma, vogliamo parlare di “case a un euro”? Progetto scopiazzato da chissà dove, senza tener conto delle peculiarità del nostro borgo, e senza esercitare alcun potere di coercizione nei confronti dei proprietari, che, a più di un anno dal varo, rimane lettera morta. Si può dire, al proposito, che i defrusciardo temono l’impopolarità più di qualunque altra cosa! (cfr. http://scribacchiandoperme.blogspot.com/2021/04/case-un-euro.html).
Il traffico e le soste selvagge sono abbandonati a se stessi, e chi, per esempio, da via Angelone come il sottoscritto deve immettersi su via San Pasquale, ogni volta deve raccomandarsi l’anima, tanto inesistente è la visibilità, per non parlare dello stop primo/secondo tratto di via Angelone, laddove il parcheggio in seconda e terza fila è costume diffuso, e non ci si fa scrupolo neppure di parcheggiare proprio ai piedi dello stop. Forse mi posso vantare di essere stato fra i pochi (caso più unico che raro) ad aver dovuto pagare una multa per divieto di sosta, qualche anno fa. Ci si gloria con l’immancabile j’ammu annazi accussì anche per motivi futili e paradossali, ad esempio per l’apposizione di qualche lampadina in quella che è stata definita “area di parcheggio”, accanto al mercato, irregolare, va detto per i pericoli di inquinamento della falda, dovuto ad assenza di pavimentazione: i veicoli in sosta possono rilasciare oli, carburanti ed altri inquinanti sul suolo, solo che gli ambientalisti, tanto visibili sui social non se ne accorgono o fanno finta di non accorgersene.
Ce ne sarebbe tanto altro, cari miei quattro lettori, ma ve lo risparmio, per non tediarvi e perché so che il vostro senso di osservazione è acuto, solo che in prossimità del voto diviene un po’ appannato.
 
 
 

sabato 28 maggio 2022

SENZA NESSUNA MERAVIGLIA

 

Ero impegnato sabato mattina verso le sette nella mia solita passeggiatina, percorrevo la via di Baia, dirigendomi verso il paese, ed allora sono passato (sono dovuto passare) in contrada Dodici, sul ponte che permette di superare il rivolo Nocella. E’ quello il luogo in cui mercoledì sera si è verificato uno degli episodi più drammatici per la storia recente del nostro territorio: il terribile e tragico incidente che ha tolto la vita a un ragazzo diciassettenne e ridotto in fin di vita un suo coetaneo che viaggiava con lui sulla Fiesta. Fiori, ceri, segni vari della pietà popolare, una foto del povero Francesco D’Onofrio (vedi immagine di copertina), il luogo messo in precaria sicurezza da una recinzione da cantiere; un pezzo importante della spalletta del ponte in solido cemento era stata divelta dalle fondamenta spezzandosi, segno di un impatto violentissimo, e si trovava sul piano di campagna, sottoposto alla provinciale per circa un metro. Un cinghiale che ti taglia la strada è diventato un evento frequente, la perdita di controllo del veicolo, l’urto contro il muro del ponte: queste in estrema sintesi le fasi dell’immane tragedia.
Mi sono emozionato e molto, al pensiero di una vita giovanissima troncata all’improvviso, al dolore che si sarà presentato repentino e lancinante nella famiglia della vittima. Rivolgo alla mamma ed al papà un indirizzo di cordoglio profondo nella speranza che la tragedia nella sua drammaticità serva in qualche modo a rendere più prudenti i nostri giovani, affinché cose brutte come queste non si possano ripetere.
In relazione a tale tragedia molte cose si sono udite negli ultimi giorni: nei post sui social e nei capannelli della piazza ho potuto captare sentimenti per lo più di pietà e solidarietà con la famiglia. Nun c’amma fa meraviglie… però! Potrebbe toccare a chiunque in qualunque casa; infatti poi c’è il solido sapiente che spara sentenze sull’eccesso di permissività nel permettere l’utilizzo di un auto ad un ragazzo neppure maggiorenne. Ma cosa ne sapete? … quanto siete cinici ed ignoranti, oggi si cresce più in fretta e tale anticipo a volte può causare negatività tanto drammatiche. Vi è in ogni giovane, e vi è stata in ognuno un tempo giovane, la voglia di provare l’ebbrezza di andare forte in auto e/o in moto, cosa a cui non è sfuggito neppure il vostro blogger scribacchiante, lo dichiaro. Non c’è al modo cosa più drammatica della perdita di un figlio e una persona normale e benpensante non lo augurerebbe mai a chicchessia. 
Chiniamo il capo quindi alla memoria di Francesco, e speriamo che il suo amico e compagno di sventura  si ristabilisca quanto prima.

domenica 8 maggio 2022

CASTELPETROSO. IL PELLEGRINAGGIO DELLA RIPRESA

 

Un pellegrinaggio, quello appena conclusosi ieri, che denota varie novità. La comunità di Pietramelara anima questo evento religioso da circa un secolo e mezzo; negli anni 2020 e 2021 esso è stato interrotto per gli ovvi motivi legati alla pandemia, quello di quest’anno è stato il “pellegrinaggio della ripresa”. Organizzato dal solerte comitato in breve tempo, appena dopo che il quadro epidemiologico si era chiarito e volgeva al meglio (come dal programma in immagine di copertina) ha potuto contare su una partecipazione sensibilmente inferiore rispetto agli anni “ordinari”: si pensi che ordinariamente la partecipazione popolare sfiora i quattrocento pellegrini di ogni sesso, età e ceto, mentre alla partenza di giovedì scorso solo un paio di centinaia di persone hanno aderito all’appello. Il vostro blogger scribacchiante ha sentito qualche amico che da anni rinnova la tradizione di recarsi a piedi a Castelpetroso. Angelo, stanco ma contento accusava stamattina ancora dolore ai muscoli, evidentemente pregni di acido lattico: “Mi sono stancato molto, la pioggia ci ha tormentato in parecchi tratti del lungo percorso, la variante che ci è stata imposta per impedire il passaggio notturno sotto la galleria, è stato particolarmente dura, specie nel tratto finale in cui la pendenza è molto accentuata”. La Questura di Isernia, infatti, ha negato ad un gruppo tanto numeroso il permesso di passare sotto la galleria che abitualmente si percorreva nottetempo, anche perché alcuni lavori di manutenzione in corso avevano ristretto la carreggiata, aumentando il rischio di incidenti. Il comitato allora ha dovuto studiare un percorso alternativo, in parte sterrato, in parte addirittura in attraversamento di pascoli. Franco, poi, che riveste ruoli di responsabilità in seno al comitato organizzatore, concordando con Angelo sulle difficoltà incontrate, tuttavia faceva notare che “la durezza stessa del percorso è stato un elemento cementante delle relazioni stabilitesi fra pellegrini; la catena di solidarietà non solo è stata rivolta dai giovani verso persone di età più avanzata, ma anche fra giovani e giovani che si sono aiutati a vicenda fra le mille difficoltà incontrate. Ho avuto l’impressione che la stanchezza accumulata in tale tratto difficoltoso si sia letteralmente annullata una volta ritornati a percorrere l’asfalto, e tale impressione è stata condivisa da molti miei compagni di viaggio. Non so se l’anno venturo si ritornerà al percorso tradizionale, tuttavia le difficoltà incontrate si sono tradotte, forse per merito della Vergine di Castelpetroso, in un’esperienza intima estremamente positiva”.
Un’esperienza di Fede e tradizioni che ha ricominciato a battere e pone le basi per la continuità del pellegrinaggio nel futuro.

lunedì 2 maggio 2022

FONTEGRECA: ESEMPIO DA IMITARE

 

Una giornata sotto il segno della natura, dell’ambiente incontaminato ed estremamente “biodiverso”, è stato questo il mio primo maggio 2022: una breve corsa in moto e siamo giunti a Fontegreca, un piccolo comune distante una trentina di chilometri dal nostro.  Ad aspettarci la cipresseta, altrimenti denominata “il bosco degli zappini”, che si estende per circa 70 ha. La formazione forestale è assolutamente atipica, caratterizzata per il 90% da un ecotipo di cipresso della varietà horizontalis. Vi è la possibilità di praticare trekking, sostare in aree picnic attrezzate, al limite fare il bagno in estate nelle acque assolutamente limpide del fiume Sava, che la attraversa (foto 1).
L’area è gestita benissimo dai giovanissimi ragazzi del posto che si sono costituiti nella Cooperativa Graeca (foto 2). I ragazzi non solo hanno ristrutturato l’area, ma la tengono costantemente pulita e monitorata. I numerosissimi turisti hanno dovuto pagare l’ingresso nel sito, e gli eventuali servizi, ad esempio l’uso di piazzole attrezzate per picnic, erano comunque a titolo oneroso.
Ed è su questo aspetto che mi vorrei soffermare: a Fontegreca, nella cipresseta la tutela ambientale ha prodotto occupazione e reddito! … e ciò è avvenuto nel pieno rispetto dei ritmi e delle fasi che un macro organismo di quella complessità deve caratterizzare. Perché non farlo anche nei nostri boschi della pendice Nord del Montemaggiore? … essi sono altrettanto piacevoli da visitare ed interessanti da studiare: una fitta rete di sentieri li attraversa, e le difficoltà da affrontare bassissime, basta disporre di un minimo di allenamento e un paio di scarpe adatte!
Potrebbe essere questo uno dei punti programmatici vincenti per una formazione che aspira al governo del territorio comunale: coagulare energie giovanili, già presenti ed abbondanti in paese, sarebbe una novità mai tentata in passato da alcuna amministrazione che si è alternata sulla scena comunale. In sinergia con tale progetto anche l’abbondanza di monumenti storici, che vanno dal complesso archeologico delle Grotte di Seiano, nello stesso Monte Maggiore, al Borgo medioevale, al Palazzo Ducale, alle Chiese; le visite guidate potrebbero offrire “pacchetti” della durata di un’intera giornata, ivi compresa la somministrazione di preparazioni tipiche della enogastronomia locale.
Certo, la cosa richiederebbe un drastico cambiamento di mentalità per chi amministra il comune, fino ad oggi rivolta quasi esclusivamente a opere pubbliche di dubbia utilità, senza tener alcun conto dell’incombente pericolo di spopolamento del comune, a causa della necessità di trovare lavoro e fortuna altrove, per i giovani locali. Siamo ancora in tempo, esempi come quelli della vicina Fontegreca potrebbero essere il canovaccio su cui disegnare un innovativo modello di sviluppo per Pietramelara.

venerdì 15 aprile 2022

UN GRUPPO IN DIFFICOLTA'

 

Sulla scia di quanto già fatto da altri, esprimo in tempo pasquale le mie considerazioni sul periodo attuale vissuto dalla politica Pietramelarese, e sul mio modo di esserci. Non è un segreto per nessuno il fatto che il sottoscritto stia fornendo un modesto contributo al gruppo che si è aggregato intorno alla figura di Andrea de Ponte, amico di lungo corso, persona che stimo dotata di carisma e tensione all’innovazione.
Detto questo, Mario Piscitelli, professionista di spessore, con il quale tra l’altro ho condiviso in passato un breve percorso elettorale, stamattina ha affidato a fb alcune considerazioni e perplessità riguardo alle difficoltà che sta incontrando nell’espletare l’incarico ricevuto “di guidare una lista civica per le prossime elezioni amministrative”. All’amico Mario, che si duole “che certi "progetti" a volte nascondono ambizioni personali, anche legittime, che però paralizzano la libera e democratica discussione politica, proprio nel momento di costruzione di una lista civica”, faccio notare che, come saprà, in politica l’aritmetica non vale, pertanto sommare energie distanti politicamente da decenni, non è detto che produrrà risultati soddisfacenti; piuttosto le difficoltà che sta affrontando potrebbero derivare dal comportamento ondivago del Dr. Luigi Leonardo, candidato sindaco “a giorni alterni”, come trapela da certa stampa locale.  Inoltre, se il “gruppo di cittadini, composto anche dai consiglieri di minoranza uscenti” che ha ritenuto Mario “in grado di aggregare e di mediare anche tra i "nuovi" e i "vecchi" cittadini impegnati in politica” facesse un serio e completo esame di coscienza emergerebbe con la chiarezza che si deve soprattutto a se stessi, che il loro ruolo di opposizione in seno al consiglio comunale non è stato mai evidente, anche quanto le negatività della maggioranza da stigmatizzare erano tanto grossolane, oppure quando, in occasione dell’ultimo consiglio addirittura non ci si è presentati. Alla luce di ciò un unione con tale gruppo diverrebbe una sorta di “coniunctio contra naturam”!
Al caro Mario assicuro, infine, che nel gruppo che sta nascendo intorno ad Andrea nessuno voglia "dividere, in maniera manichea, il "vecchio" dal "nuovo", cercando, in mala fede e per meri interessi personali, di buttare nella pattumiera ciò che noi consideriamo vecchio”, tutt’altro! Forse non è abbastanza chiaro che bisogna, una volta per tutte, rifuggire dalla vecchia filosofia dei “tre candidati a voi e cinque a noi”, perché alla lunga la cosa produrrebbe tensioni e limiterebbe rallentandola l’azione amministrativa, perdendosi in interminabili discussioni e “tiri di gacchetta” da una parte e dall’altra.

mercoledì 6 aprile 2022

GIOVANI IN POLITICA. QUESTI SCONOSCIUTI

 

Anche chi non conosce Giambattista Vico, filosofo illuminista napoletano, sa che la storia si ripete; cosa che, ovviamente, si verifica anche da noi, sullo scenario politico amministrativo locale. Quello a cui si assiste attualmente (mancano 30 gg alla presentazione delle liste per il rinnovo del consiglio comunale e del sindaco), è il puntuale ripresentarsi di una negatività assoluta: la mancata partecipazione di giovani alle elezioni, con funzioni che non siano mero approvvigionamento di voti, per questo o quel gruppo.
Leggo dalla stampa che Luigi Leonardo, leader di un’opposizione latitante e rinunciataria, si ritira dalla competizione cercando di giocare la “carta Mario Piscitelli”, che il sindaco uscente si ricandida, che altre formazioni sono in fase di gestazione più o meno avanzata. Bene… devo dire che per ognuno di essi nutro stima umana e professionale ma, prima o poi costoro, la cui età media è ben oltre i sessant’anni, dovranno ritirarsi dalle scene, ed allora? … chi li sostituirà? Si scatenerebbe una situazione di vuoto di potere, della quale approfitteranno personaggi e forze i cui obiettivi sono esclusivamente il vantaggio personale, senza tener alcun conto degli interessi della comunità.
Scrivevo in una nota pre elettorale del 2017, allo stesso proposito: “Pietramelara avrebbe avuto bisogno di ben altro! Soprattutto di candidati privi di passato, la cui mancanza di esperienza sarebbe stata l’ultimo dei problemi da affrontare” (http://scribacchiandoperme.blogspot.com/2017/05/candidati-privi-di-passato.html); si era a qualche settimana dalle elezioni amministrative che videro la terza vittoria di Di Fruscio ma… a quanto vedo, cinque anni sono passati invano, e la partecipazione dei giovani alla vita politico/amministrativa è sempre la stessa, cioè “zero”!
Un eventuale formazione a prevalenza di “candidati privi di passato”, potrebbe anche permettersi il "lusso" di una temporanea sconfitta elettorale, rimanere sui banchi della minoranza consiliare per cinque anni a “farsi le ossa”, con un’azione di opposizione vera e decisa, frutto di studio e passione civile, per poi ripresentarsi, con le carte in regola e la stima guadagnata, alle prossime amministrative. Ritengo che la vera chiave di volta per tale ipotetica formazione, il vero collante e lievito, sia l’assoluta indipendenza da questo o quel gruppo già esistente, altrimenti ci si ritroverebbe di fronte, per l’ennesima volta, a quei “cambiamenti da gattopardo”, a cui la storia recente di Pietramelara ci ha abituato.
Ieri sera è ricomparsa sulla pagina fb del nostro comune la foto di un manifesto della maggioranza consiliare, datato 23 ottobre 2019, che in sostanza diceva che l'Ente  è indebitato per 3,9 milioni di euro; ed allora la domanda che mi pongo io al proposito è la seguente: di questi quanti sono dovuti al primo e secondo mandato Di Fruscio? E' evidente che quel numero è dovuto a una gestione delle risorse finanziarie comunali, delegata per circa un trentennio al potere assoluto di un funzionario, al di là delle amministrazioni che si sono succedute. Per tale motivo non cade fuori luogo la citazione letteraria del Gattopardo che, all’indomani dell’Unità Nazionale, diceva "Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi", meditate miei cari quattro lettori. Alla prossima