Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

venerdì 29 novembre 2013

UN EQUIVOCO DA CHIARIRE

L’oggetto della polemica, che da alcuni giorni si trascina su Facebook tra l’amico Nunzio Della Torre e un nostro concittadino emigrato in USA, il sig. Pasquale Regna, è un libro catalogo, tratto dalla mostra fotografica dal nome “BIANCO/ NERO – Incontro multimediale con il passato prossimo”. Fu un bellissimo evento, con tanto di convegno inaugurale, se non ricordo male il 15 settembre 1995, a cui parteciparono personaggi noti e meno noti, insieme a un nutrito pubblico del nostro paese; che dire poi delle due serate della mostra: non è un esagerazione che qualcuno tra i tanti visitatori si allontanò con gli occhi lucidi per le lacrime di commozione. Essere tra gli organizzatori di quell’evento, a distanza di tanto tempo, mi riempie ancora di legittimo orgoglio. Le foto raccolte, furono conservate in due o tre caricatori per diapositive e, dopo un giro di mani, non si è potuto più capire chi ne è l’attuale possessore. Fu quello un bel periodo quello di preparazione, ci si riuniva uno/due volte a settimana per condividere e selezionare il materiale raccolto, foto e anche qualche video, ricordo la passione di Don Roberto che non mancava mai un appuntamento, e l’emozione che permeava i presenti al vedere per la prima volta dopo decenni quelle foto.
Il successo dell’iniziativa indusse a pubblicarne il catalogo, e dopo una gestazione abbastanza lunga fu anche possibile darlo alle stampe. Il libro, cui fu dato il titolo di “Fotostoria di una comunità”(copertina e seconda di copertina, nelle foto a corredo), conteneva anche gli atti del convegno inaugurale. Come tante cose belle di Pietramelara, tanto entusiasmo prima e poi il nulla! Basti pensare che delle mille copie stampate si riuscì a venderne un paio di centinaia e le rimanenti sono andate anch’esse disperse (non si sa dove).
Riguardo alla polemica di cui parlavo all’inizio, da “persona informata dei fatti” mi sono fatto questa idea: il sig. Regna deve amare veramente il suo paese come fa in genere chi vi si allontana da giovane, e sono prontissimo a riconoscerne la piena buona fede. Il sig. Enzo Masiello fu solerte nella fase organizzativa di “BIANCO/NERO” e mise, ad onor del vero, un gran numero di foto a disposizione, soprattutto quelle relative al suo indimenticato papà Mario e alla sua indimenticabile passione per il corpo dei Bersaglieri. Qualcuna di queste foto donate dal Masiello andò smarrita, motivo per il quale il sottoscritto in persona si sentì in dovere di donare un CD a Enzo con tutte le foto del catalogo, da poco dato alle stampe; è evidente che l’amicizia che lo lega al sig. Regna lo abbia indotto a far dono di una copia del CD allo stesso. Questa la verità che conoscono non solo Nunzio Della Torre, ma anche il l’allora Presidente della Pro Loco, Peppe Izzo, il professore Tommasino Di lauro, il consulente tecnico Carmelo Di Nuzzo e tanti altri amici che hanno creduto in “Bianco/Nero” e che hanno vissuto questa bellissima esperienza di riscoperta delle “radici comuni”.

sabato 23 novembre 2013

LA PIOGGIA E L'ARCOBALENO

Cosa c’è di bello in una giornata di pioggia, come quella che stiamo vivendo? Nulla!... forse risponderete voialtri, annoiati ed infastiditi dalla forzata inattività, dalla permanenza in casa, dal freddo umido.
Il filosofo “del pensiero debole” che riposa in me la pensa diversamente: non bisogna aver paura della pioggia, come delle altre piccole negatività che la vita di ogni giorno ci riserva; esse se affrontate con l’animo giusto possono anche diventare foriere di emozioni positive.
E’ il mio caso: oggi, dopo pranzo, volendo reagire ad una mattinata divisa fra finestra, PC e televisione, sono voluto uscire per una passeggiata nei campi, così come faccio nelle stagioni più clementi o, almeno, quando non piove ed il tempo è disponibile; varcata la soglia già si vedeva che l’evoluzione in atto era tutt’altro che positiva; nuvoloni scuri e gonfi di pioggia all’orizzonte, insieme al risuonare di tuoni nell’aria provenienti neppure da troppo lontano. Bando al meteopessimismo, mi sono avviato con una leggerissima pioggerellina, di quelle aprilanti, per intenderci; la mia attenzione era rivolta tuttavia non al cielo ma alle auto in transito capaci di bagnare, entrando nelle pozzanghere, i pedoni ben di più della pioggia. Un comodo indumento impermeabile mi proteggeva e pertanto potevo proseguire tranquillo. Allontanatomi quei due tre chilometri, ad un punto che potrei definire “di non ritorno”, l’intensità della pioggia aumentava sempre di più, ma l’equipaggiamento era adeguato e si poteva continuare; addentratomi ulteriormente nella verde campagna ai piedi del Monte Maggiore, la pioggia ha cominciato ad arricchirsi di minuscoli granelli di grandine ma, tant’è… al punto dov’ero dovevo andare avanti. Mi avvicinavo di nuovo, intanto, alle prime case dell’abitato dalle parti dei “Mancini” e cominciavo a vedere che il tempo accennava a migliorare ed il sole a fare capolino fra le nubi ora grigie ora biancastre, quand’ecco, ad un’uscita più prolungata del sole, si staglia davanti a me uno spettacolo di affascinate bellezza: un arcobaleno prima sfumato ed incerto, poi, man mano più netto ed evidente. La sagoma ricurva dell’effetto ottico offriva una gamma completa dei colori dell’iride e si poteva vedere, dal punto in cui mi trovavo che un’estremità appoggiava nella piana dei pantani e l’altra a est, sull’abitato di Santa Croce. I pochi angoli azzurri nel cielo cominciavano a divenire sempre più grandi e a saldarsi fra loro; in tale scenario di annunciato miglioramento anche la mente è stata distratta dai pensieri cupi che era andata covando ed ho avvertito anche un senso di letizia.
Se una morale c’è da trarre dall’esperienza che vi ho raccontato, è questa: mai lasciarsi trascinare dalla negatività del contesto, anche dalle situazioni più buie possono venir fuori circostanze in grado di attenuarla e, in taluni casi, annullarla!

giovedì 21 novembre 2013

DISSESTI IDROGEOLOGICI: SIAMO AL SICURO?

Gli episodi che espongono il territorio nazionale a dissesti e a volte, purtroppo, a lutti, divengono sempre più frequenti. L’attuale sciagura vissuta dal popolo sardo è un vero e proprio “diretto al volto” per ogni italiano; ed allora la domanda che mi sono posto come tecnico, persona impegnata nel “sociale” e, non ultimo, come genitore è la seguente: “ma Pietramelara è veramente al sicuro da simili eventi disastrosi?”.
Una risposta affrettata mi porterebbe a concludere che, tutto sommato, il nostro territorio è (idrogeologicamente) solido e, di conseguenza, al riparo da certe negatività. Ma… è proprio così?
L’analisi storico/statistica dell’ultimo secolo, ci racconta che eventi idrogeologici effettivamente caratterizzati da negatività elevata sono mancati. L’osservazione del paesaggio circostante, d’altro canto, ci offre la meravigliosa visione del Monte Maggiore, uniformemente ricoperto di vegetazione, e si sa che una buona copertura vegetale è la migliore polizza assicurativa contro frane, alluvioni e colate di fango. La relativa vicinanza alla costa tirrenica , infine, ci pone al riparo da eventi piovosi estremi, caratterizzati da particolari durate ed intensità delle piogge.
Noi, tuttavia, che ci troviamo a gestire questa terra che ci ha generati, allevati e nutriti, abbiamo forti doveri di custodia nei suoi confronti; a termine del nostro ciclo essa deve essere consegnata ai posteri nelle condizioni in cui ce l’hanno lasciata i nostri predecessori! Ciò ci induce a non cullarci sugli allori di un passato benevolo, perché esso potrebbe essere anche solo legato ad una serie di circostanze positive. Non bisogna dimenticare poi che i suoli, specie quelli collinari e montani, si sono formati soprattutto dalle ceneri vulcaniche eruttate del Roccamonfina e trasportate dai venti, pertanto essi non si trovano in equilibrio stabile sullo strato calcareo sottostante, e potrebbero anche scivolare a valle in determinate condizioni (improbabili ma non impossibili).
Allora, ed il discorso si fa serio, bisogna studiare, programmare e gestire affinché la situazione permanga tranquilla e si mantenga nel solco che ha seguito sinora. Programmare e pianificare, si sa, non sono verbi usualmente coniugati dalle nostre parti ma … chi ha la responsabilità di amministrare deve cominciare a frenare la tendenza al consumo di suolo, specie in un paese, come il nostro, che da cinquant’anni a questa parte non cresce nella popolazione, ma è aumentato nella superficie e nel perimetro di almeno cinque volte (interi rioni vuoti e in ogni strada almeno un terzo delle case disabitate). Il disboscamento della pendice nord del Monte Maggiore deve essere contenuto al minimo, grande cura va riservata ai corsi d’acqua temporanei (fossi e valloni), degradati da qualche incosciente a comodi recipienti per rifiuti di ogni genere. La prevenzione del dissesto è anche diventata per qualcuno un buon pretesto per gestire appalti e conferire incarichi, come nel caso dell’ ormai arcinoto “ecomostro”, ma dubito “in scienza e coscienza” dell’effettiva utilità di quell’opera, sinora produttrice solo di fastidi; essa è ormai in cantiere da circa un triennio e si stenta ad intravederne il completamento.
Pianificare la prevenzione quindi, invertendo un consolidato metodo: solo così ci sentiremo veramente “al sicuro”.

sabato 16 novembre 2013

GIACCHINO FACETT' A LEGGE

Gioacchino Murat, giovane sovrano di Napoli dal 1808 al 1815, dopo aver perduto il regno sbarcò presso Pizzo Calabro, allo scopo di organizzare una spedizione miliare atta a riconquistare il trono. La cosa non fu coronata dalla fortuna e per questo il Murat venne arrestato e condannato a morte in base al Codice Penale promulgato da egli stesso. Tale codice, infatti, prevedeva la massima pena per chi si fosse reso autore di atti rivoluzionari o avesse invaso in armi il territorio del regno. La vicenda è passata alla storia e di essa si è impadronita anche la cultura popolare, tant’è vero che nella città di Napoli e nell’intera Campania si sente ancora ripetere il vecchio adagio “"Giacchino facett' a legge e Giacchino murette 'mpiso".
Curioso vero? … ma succede; e quante volte, anche se con risvolti meno drammatici, anche noi subiamo la sorte del povero Gioacchino, ed allora rimaniamo vittima dei nostri stessi eccessi di pedanteria e di pignoleria (a volte di vera e propria cattiveria). Capita a tutti di esigere fortemente una regola, una clausola contrattuale o qualcosa del genere, guidati da ambizione, sete di potere o semplice volontà di prevalere su altri e poi, inevitabilmente, ciò che si è chiesto con forza ed ottenuto si traduce in una sorta di contrappasso, ritorcendosi contro chi l’ha voluto, con conseguenze da altamente fastidiose fino a gravi e drammatiche.

domenica 10 novembre 2013

A VOLTE SONO PROFETICO

Stamattina, domenica 10 novembre 2013, nel salone del “piano nobile” del Palazzo Ducale di Pietramelara, a mio parere si è scritta una pagina di storia: da tempo immemore in quel luogo non si tenevano eventi; almeno questa era la mia opinione, peraltro demolita dal “sempreverde” Don Roberto Mitrano, il quale, intervenuto a conclusione dei lavori del Convegno sul recupero dei centri storici, organizzato dall’Associazione “Artes Loci”, presieduta dall’arch. Nunzio Della Torre, ci ha raccontato che nel corso dell’ultimo conflitto mondiale fu organizzata dalle truppe di occupazione alleate un serata di gala danzante a cui prese parte il Gen. Dwight D. Eisenhower, allora poco noto ufficiale americano, destinato a divenire l’inquilino della Casa Bianca da tutti conosciuto.
Folta la partecipazione al convegno, interessante il dibattito incentratosi sui temi delle relazioni.
Il vostro blogger scribacchiante, da sempre impegnato in tali tematiche, pubblicò sul periodico “Paese” nell’ormai lontano luglio 2005, questa nota sul palazzo ducale che accolto il convegno. A rileggerla adesso, in alcuni passaggi sembra essere dotata del dono della profezia
:
“La sua facciata, visibile da parte di chiunque entri in paese, è stato da sempre il biglietto da visita della città. Parliamo del Palazzo Ducale, senz’altro il monumento più importante, imponente e ricco di storia di cui possa disporre l’intera comunità pietramelarese. Fatto iniziare nel tardo rinascimento da Faustina Colonna, signora della città, e arricchito da un sontuoso giardino, conservatosi sino agli anni sessanta, il “Pomaro”, e da una chiesa satellite, l’Annunziata, è un monumento imponente nel vero senso della parola: pochi edifici della nostra provincia, infatti, possono competere con esso per dimensioni. Dal momento della sua realizzazione, ultimata presumibilmente verso la metà del XVI secolo, è cominciata l’espansione urbanistica di Pietramelara nella parte pianeggiante. Suggestive ed antiche leggende popolari parlano di passaggi segreti e trabocchetti nei suoi sotterranei; quella che è certa è senz’altro la sua destinazione d’uso: dalla documentazione disponibile emerge che esso nel periodo di massimo splendore era un’unità produttiva agricola basata sul modello della “villa veneta”, una sorta di brulicante villaggio all’interno del quale convivevano il signore e la sua famiglia, insieme ad amministratori, stallieri, giardinieri e contadini. Posseduto sino a qualche decennio fa dalla famiglia Caracciolo, la proprietà finì all’asta e fu smembrata; essa sembrava, pertanto, destinata al più triste declino ed abbandono. Tuttavia, è ormai certo che i momenti più tristi siano terminati: dall’autunno del 2003 sono iniziati i lavori di consolidamento strutturale, finanziati con la legge 219/81, progettati e diretti da un’ equipe di professionisti locali. I lavori, già giunti ad un buon stato di avanzamento, consistono in rifacimento della copertura, sostituzione di alcuni solai, rinforzo di alcune bellissime volte, rinforzo dello scalone principale di ingresso. Essi sono stati, inoltre, l’occasione propizia per il ripristino dell’originale aspetto delle facciate interne ed esterna; la previsione della loro conclusione può verosimilmente datarsi al prossimo autunno del 2006. Era veramente ora che si procedesse a restituire l’originaria dignità al fiero monumento, vero simbolo di una storia che permea ogni tradizione e la memoria collettiva di Pietramelara! I presupposti perché ciò avvenga ci sono tutti, sufficiente dotazione finanziaria, professionisti esperti,sensibili e legati al territorio, un impresa da sempre impegnata con rigore alla realizzazione di tali tipi di opere; a coronamento di tale intensa opera di restauro, a parere di chi scrive, dovrebbe esservi la definitiva acquisizione da parte dell’Ente Comunale del “piano nobile”: i saloni resisi disponibili potranno sicuramente recuperati per ospitare, ad esempio, una realizzazione polifunzionale in grado di fungere da auditorium, sala congressi, cinema e teatro”.

sabato 2 novembre 2013

PUORCI A CUNFIETTI

Il racconto è questo: un furbo commerciante di bestiame aveva portato al mercato un gruppo di suini pronti per la vendita, ma la cosa non destò molto successo quella mattina, ed allora un uomo alla ricerca di affari molto vantaggiosi si avvicinò e propose a costui di vendergli tutti i maiali ad un prezzo misero, veramente “stracciato”. Si vuole, allora, che il protagonista della nostra storia, per dimostrare di che pasta era fatto, tirò fuori dalla tasca una manciata di confetti, e li buttò in pasto ai maiali destinati alla vendita, dichiarando allo sprovveduto avventore: “I puorci miei gl’jaggiu missi a cunfietti!” (trad. : i miei maiali li nutro abitualmente con i confetti, quindi non ho cosa fare della miseria che mi proponi).
I confetti non sono un alimento abituale per suini destinati all’ingrasso, ed il paradosso è evidente!... forse i simpatici porcelli sono divenuti inconsapevolmente protagonisti di un episodio ad alto valore simbolico, abitualmente citato, anche perché il fatto è stato traslato nell’uso comune, ed ogniqualvolta si vuole additare un trattamento eccessivamente benevolo o vantaggioso destinato a qualcuno che non lo merita e/o non se ne è dimostrato degno, si usa dire dalle nostre parti, ricordando, appunto, il gustoso episodio “Ammu missu i puorci a cunfietti”.
“Ammu missu i puorci a cunfietti”, quando chi ci amministra non si dimostra all’altezza delle responsabilità a cui è chiamato.
“Ammu missu i puorci a cunfietti”, ogni qualvolta un uomo o una donna si dimostrano indegni dell’amore o del profondo affetto del coniuge o comunque di un compagno/a.
“Ammu missu i puorci a cunfietti” se un padre o una madre continuano ad amare dal profondo del cuore un figlio che gliene combina di tutti i colori, e per tale figlio impiegano ogni risorsa ed energia, nella speranza di un tardivo ravvedimento.
“Ammu missu i puorci a cunfietti”, infine, quando qualcuno senza alcun carisma, per amore ed ansia di visibilità, si autopropone per ruoli e compiti importanti, e grazie al caso ed alla fortuna riesce anche ad accedervi, salvo poi produrre con il proprio comportamento e la propria formazione una serie infinita di risultati disastrosi!