Scribacchiando per me

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il blog di un pietramelarese

sabato 26 agosto 2023

GUERRE DI SANTI EVITABILI

 


Ci mancava solo questo! Una polemica generatasi su un’imprecisione, forse dettata dalla fretta e/o dalla distrazione. Mi riferisco al manifesto/locandina per l’imminente festa di Sant’Agostino, in cui lo stesso “dottore della Chiesa” veniva innalzato a patrono e protettore di Pietramelara; pare che poi si sia corso ai ripari e il manifesto sia stato eliminato, soprattutto allo scopo di evitare polemiche, in un periodo in cui queste non mancano di certo… decisione saggia! Una Guerra di Santi, poi, è un ossimoro o addirittura una bestemmia blasfema, essendo i santi tutti operatori di pace e di giustizia, con l’esempio e la predicazione.
Lo ricordiamo, patrono di Pietramelara è San Rocco, il pellegrino di Montpellier; pare il che il suo culto sia stato introdotto in paese alla fine del ‘400 da Giacomo Vasè, ufficiale di Carlo VIII di Valois, quando costui scese in Italia Meridionale per impossessarsi del trono di Napoli; si dice che lo stesso Vasè vantasse dei legami di parentela con il Santo. Dopo qualche tempo, il ritorno in auge degli Aragonesi fece in modo di sostituire nel patronato San Rocco, reo di essere francese, con San Liberato; tuttavia la cosa durò poco, e l’affetto e la fede per il “pellegrino di Montpellier”, insieme a episodi tramandati come miracoli dalla tradizione popolare (https://scribacchiandoperme.blogspot.com/2019/06/il-miracolo-del-14-giugno.html), ripristinò come in origine San Rocco, patrono e protettore di Pietramelara.
Sant’Agostino, grande filosofo della cristianità, invece, è venerato in Pietramelara perché introdotto dai monaci Agostiniani del Convento di Santa Maria della Carità, il cui edificio attualmente ospita il Municipio. I religiosi lasciarono Pietramelara nel lontano 1808 (https://scribacchiandoperme.blogspot.com/2016/09/la-chiesa-di-santagostino.html), mentre la festa dedicata a lui a fine agosto è fatto recente, risalendo alla fine del secolo scorso, quando fu donata una statua lignea del Santo alla chiesa di Sant’Agostino, da parte della famiglia Marandola.
Per completezza va detto che l’elezione del patrono spetta al clero e ai fedeli o a coloro che si pongono sotto la protezione del santo e avviene «per consultationes seu suffragia sive per petitiones seu subscriptiones», ma deve sempre avere l’approvazione delle competenti autorità ecclesiastiche.
Le schermaglie verbali e le social/polemiche che hanno accompagnato la diatriba mi fanno ricordare di una novella di Giovanni Verga, letta in gioventù: Guerra di Santi; in essa si racconta degli scontri avvenuti tra i devoti dei santi protettori di due diversi quartieri siciliani, San Rocco e San Pasquale.
Gli abitanti del quartiere di San Pasquale, invidiosi del successo della processione di San Rocco, iniziano a invocare a gran voce il loro santo suscitando così una zuffa che degenera ben presto in veri e propri scontri a suon di legnate e volti coperti di sangue.
La baruffa degenera a tal punto da creare problemi seri anche all’interno delle famiglie. Due fidanzati, Nino e Saridda, decidono di rompere la promessa di matrimonio perché appartenenti ai rioni rivali.
La guerra degenera anche per motivi economici, che tuttavia appaiono strettamente legati a quelli religiosi. Verga sembra condannare, tra le righe, i privilegi della Chiesa che predica la povertà ma si mostra invincibilmente legata al Dio denaro.
A parte la citazione letteraria, va detto tuttavia che i sacerdoti locali, nella situazione di cui parliamo hanno mantenuto correttamente un basso profilo, limitandosi a qualche dichiarazione. E penso che abbiano fatto bene… la coesione sociale deve essere sempre e comunque un obiettivo da perseguire da parte di chiunque, popolo, autorità civili e religiose.

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