Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

venerdì 26 agosto 2016

I MIEI TERREMOTI

La tragedia dei paesi colpiti dagli eventi sismici di questa fine agosto è veramente immane, si spera ancora di strappare qualche vita alle macerie ma, via via che passa il tempo, essa si fa sempre più flebile. Nel nostro paese l’onda sismica è giunta molto attutita dalla distanza e, per fortuna, non si sono accusati danni ne alle persone ne alle cose.
A tal proposito, se rinvango nello scorrere della mia vita, mezzo secolo e più, ricordo una serie di terremoti che hanno interessato il nostro territorio. Il ricordo più lontano e flebile è quello dei 1962, più di cinquant’anni fa, il 21 agosto del 1962, un ampio settore dell’Appennino campano fu colpito da due violente scosse di terremoto, separate da un intervallo di circa dieci minuti; la seconda fu quella che causò più danni: le province più danneggiate furono quelle di Avellino e Benevento; danni meno gravi furono rilevati anche nelle province di Napoli, Foggia, Caserta e Salerno. Ero un bambino di pochi anni e non posso ricordare molto, se non la novità assoluta, per me, di dover uscire insieme alla famiglia, per strada, in fretta e furia.
Ben più netto, il ricordo di me ormai ventenne, in quella maledetta domenica sera del 23 novembre 1980: mi trovavo in piazza, a quel tempo vero centro di Pietramelara e, intorno alle 19 la forte scossa, intensa e prolungata, un fiume di gente , allora ancora numerosa nelle povere case del borgo, riversarsi come un fiume verso il luogo aperto in cui sostavamo. Volti sconvolti dalla paura e dall’angoscia, vecchi e bambini ancora non del tutto consci della vastità di quella tragedia immane, che a Pietramelara non causò ne vittime ne feriti, ma che nella zona del cosiddetto “cratere” strappò alla vita 2914 uomini, donne e bambini. La magnitudo 6.9, in Irpinia, provocò anche 8.848 feriti. Forti polemiche si levarono all’indomani dell’evento e particolarmente forte fu la voce del capo dello stato Sandro Pertini che urlò: “Non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci”.
Qui a Pietramelara i danni più ingenti li subirono gli edifici religiosi e, in particolare, le chiese di San Rocco e Sant’Agostino, che rimasero chiuse al culto per diversi anni, per essere riaperte solo dopo sostanziali lavori di consolidamento. A margine va considerato con amarezza l’ aver perso per sempre nella “ricostruzione”, lautamente foraggiata dalla legge 219 del 1981, tipologie architettoniche assai caratteristiche nel centro storico, insieme all’architettura rurale del tutto cancellata.
E’ ormai un ricordo di uomo, quello del maggio 1984: prima scossa di magnitudo 5,9 alle ore 19,53 di lunedì 7 maggio 1984, l'epicentro a San Donato Val di Comino. La zona più colpita risultò essere quella compresa fra Sora ed il Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, non lontano dai luoghi che tanto hanno sofferto per il terribile fatto dell’altro ieri notte. Mi trovavo in campagna, su un ponte, e realizzai ciò che stava avvenendo quando vidi le acque del ruscello sottostante agitarsi in modo particolare e, dopo pochi secondi, il suono delle campane di San Rocco, particolarmente disarmonico e fuori orario. Nonostante tutto, anche per questo evento a Pietramelara solo molto spavento, qualche nottata trascorsa fuori casa, in tarda primavera e nulla di più; ma ancora abbattimenti, ricostruzioni, e via discorrendo. Nelle tragedie -si sa - c’è chi perde affetti, beni e tant’altro e chi, invece, realizza la propria fortuna.
Ero già due volte padre nel 2002, quando alle 11.33 del 31 ottobre, la terra tremò con una magnitudo di 6,0 gradi ; l’episodio più grave e doloroso il crollo di una scuola a San Giuliano di Puglia, nel vicino Molise: morirono 27 bambini e una maestra. Mi trovavo al lavoro, ma fuori ufficio, saputo dalla radio dell’auto dei fatti mi precipitai verso casa per recuperare le mie figlie una a scuola, l’altra all’asilo. Giunto nei pressi dell’asilo una nota di colore: le maestre avevano spostato all’aperto i tavoli del pranzo, ormai pronto a quell’ora e, nel soleggiato giorno d’autunno, avevano fatto mangiare i bambini all’aperto e al sicuro, non intaccando minimamente la loro infantile serenità; trasformando in una sorta di pic nic un episodio che altrove aveva assunto tratti drammatiticissimi.

sabato 6 agosto 2016

UN VOTO IN VENDITA

Un voto in vendita non è una novità ormai per nessuno: cronache e tg, in corrispondenza degli appuntamenti elettorali ne sono strapieni. Nulla di nuovo! La cosa però diventa singolare quanto il venditore del voto si dichiara e mette tranquillamente “all’incanto” il proprio o, come si dice dalle nostre parti lo arriffa.
Per chi non lo avesse ancora capito il voto in vendita è quello del sottoscritto, scribacchiante blogger che di tanto in tanto vi intrattiene, miei cari quattro lettori, per le elezioni amministrative della prossima primavera. Si… lo vendo, ma stiano attenti gli eventuali interessati, il prezzo è veramente alto, “astenersi perditempo” come si suol dire! D’altronde credo che uno dei paradossi della democrazia sia proprio quello di attribuire pari valore ai voti, indipendentemente da chi li esprime. Riflettete: ad esempio il voto di un femminicida, di uno spacciatore di stupefacenti, di uno stupratore ha lo stesso, identico valore del mio; ma questa è una digressione, torniamo a parlare del mio voto in vendita.
Non è di danaro che ho bisogno, quello che traggo dal mio lavoro cerco di farmelo bastare! Ma proprio per questo stiano in guardia i candidati interessati all’acquisto, ribadisco che il prezzo è particolarmente elevato.
Lo vendo prima di tutto a chi mi dimostri che ritiene una fortuna essere nato e vissuto a Pietramelara, luogo dalla mille contraddizioni, ma ancora a misura d’uomo, a chi accenda in me la speranza che questo paese possa continuare la propria storia plurimillenaria ancora per molto tempo, senza essere inghiottito definitivamente dal degrado e dall’abbandono; lo vendo a chi possa offrire una chance ai tanti giovani locali, così disorientati .
Ed ancora, il mio voto si compra dimostrando che il comune viene prima degli impiegati comunali, destinatari negli ultimi decenni di larghe fette del bilancio comunale, con premi ed incentivi assolutamente slegati da produttività e professionalità. Quanto è difficile vincere le elezioni senza il loro assenso, senza le loro campagne elettorali silenziose e sotterranee!... ma, proprio per questo, chi ci riesce può veramente provare a cambiare il volto del nostro paese. Come fare? Cominciando, ad esempio, dal PUC (Piano Urbanistico Comunale), in corso di elaborazione, con poche idee, ma buone e realizzabili; ne elenco qualcuna: risparmio di suolo, salvaguardia del paesaggio, recupero del patrimonio edilizio inutilizzato.
Nella variegata descrizione del prezzo da pagare per il mio voto non possono naturalmente mancare le azioni rivolte al recupero del nostro borgo. Chi mi segue sa che per me è diventata una fissa: invertire una tendenza che dura da circa un cinquantennio, l’abbandono e il degrado progressivo di esso, potrebbe ridare smalto al paese, produrre occupazione e vivificare il centro del paese, oggi come non mai desolante anche nelle sere d’estate, con la piazza ed il corso semideserti.
E’ ovvio, infine, che chi è disposto a pagare tanto dovrà inoltre dimostrare che le sue (e mie) idee, non sono le solite trovate da comizi o programmi stampati e distribuiti nelle campagne elettorali, che l’impegno contratto al momento dell’acquisto sarà onorato nel corso del mandato. Come? … prima di tutto presentandosi con l’umiltà di chi non legge dal libro dei sogni, e poi circondandosi di donne e uomini che conosco per il loro impegno e per la loro preparazione. Difficile lo è, certamente, ma non impossibile.