Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

giovedì 31 marzo 2022

LE VIE FRANCIGENE E IL NOSTRO TERRITORIO

 
Devo alla cortesia dell’amico Domenico Caiazza (cfr. immagine di copertina), l’aver potuto leggere e recensire un suo pregevole lavoro, pubblicato sulla rivista scientifica “Territori della Cultura”, edita sul web a cura del Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali di Ravello (https://www.univeur.org/cuebc/index.php/it/territori-della-cultura/archvio-numeri/1219-territori-della-cultura-47-anno-2022). Ritengo che Domenico non abbia bisogno di presentazioni, d’altronde i “quattro lettori” di questo blog scribacchiato conoscono sicuramente i decenni di studio che ha dedicato al nostro territorio. L’articolo in questione si intitola “Via Francigena: l’itinerario culturale europeo. Genesi e storia delle vie francigene d’Italia”. Si tratta senz’altro di un autorevole contributo alla conoscenza del processo storico/politico che tra l’alto e il basso medioevo ha portato alla formazione di un “fascio” di itinerari che congiungevano il Nord Europa con le aree mediterranee.
Il primo assunto confutato nell’articolo è la genesi del nome “Via Francigena”, che non deriverebbe dai continui flussi di pellegrini che dovevano recarsi a Roma attraversando la Francia, perché la direttrice principale, partendo da Canterbury in Inghilterra attraversa la Germania e la Svizzera, prima di valicare le Alpi e giungere in Italia. Le conclusioni dell'articolo, poi, rafforzano tale concetto: “… le francigene nacquero come vie di guerra e non di pellegrinaggio”. Tuttavia, l’interesse recente per il c.d. “turismo lento” ha portato a un intenso percorrere direttrici “francigene” anche a sud di Roma, interessando oltre ai territori del basso Lazio, la Campania, il Molise e la Puglia. Prima l’Unione Europea e poi la Regione Campania hanno normato tale fenomeno; in particolare la nostra Regione con Delibera n. 17 del 2019 ha stabilito che partendo dal Ponte Borbonico sul Garigliano (cfr. fig. 2),
i comuni attraversati siano: Sessa Aurunca, Teano, Pietramelara, Alife, San Salvatore Telesino, Benevento, Casalbore, Faeto fino ai confini della Puglia. Il passaggio della francigena anche nel nostro comune trova riscontro storico, anche per il fatto che anticamente strutture recettive per pellegrini erano ivi operanti, ad opera dei Cavalieri di Malta, localizzabili nei pressi della Cappella di San Giovanni.     
Ma veniamo a ciò che più ci interessa, cioè il nostro territorio altocasertano: nel territorio delimitato dalla delibera regionale troviamo un insieme di borghi più o meno estesi, a bassa densità della popolazione, con emergenze ambientali e monumentali sinora trascurate dai grandi flussi turistici.  Il calo demografico continuo che vi si osserva, legato alla scarsità di occasioni lavorative per i giovani, potrebbe essere arrestato o in qualche modo arginato dal diffondersi del “turismo lento”? Anche se la risposta è convintamente positiva, bisogna dire che le criticità da rimuovere non sono né poche, né facili.
La storia recente dimostra che gruppi provenienti da paesi europei esprimono gradimento elevato, come per lo svolgersi delle attività legate al progetto “Europe for Citizen” dello scorso ottobre in Pietramelara, che ha visto circa 180 persone restare nel nostro comune per una settimana; si trattava di rappresentanti di istituzioni operanti nel campo del turismo che avrebbero dovuto trasmettere ai propri conterranei la conoscenza del nostro territorio.
Ben vengano allora anche i lavori scientifici come quello appena pubblicato dal Caiazza che analizza, sulla base di precisi riferimenti storici, quanto da lontano provenga la nostra identità.

domenica 20 marzo 2022

IL PNRR E IL NOSTRO BORGO

 

La Linea A del Bando Borghi pubblicato a dicembre 2021 in attuazione dell’Intervento 2.1 “Attrattività dei Borghi” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevedeva la selezione di 21 borghi a rischio abbandono o abbandonati nei quali realizzare - con 20 milioni di euro ciascuno per un totale di 420 milioni - progetti pilota di rigenerazione culturale, sociale ed economica.
Tranquilli, miei cari “quattro lettori”, non sto per iniziare l’ennesima polemica pre elettorale sullo stato in cui versa il nostro millenario borgo, e non voglio lagnare che il nostro comune (forse, non lo so, ma non è importante) non ha neppure partecipato al bando. Immagino che le caratteristiche individuate nei criteri di selezione non corrispondano, e poi il continuo stillicidio di personale, dovuto a pensionamenti, avrebbe reso comunque ardua la parte realizzativa del progetto, nell’eventualità di un’approvazione.
La Regione Campania ha individuato il Comune di Sanza in provincia di Salerno. Il progetto “Sanza: Borgo dell’accoglienza” prevede, tra le altre cose, la realizzazione di una città-albergo e residenze co-working in un contesto di elevato interesse naturalistico e in posizione strategica per l’innesco di sinergie di sviluppo con importanti attrattori culturali e turistici della regione. Figuriamoci se il nostro presidente si lasci sfuggire un’occasione di apportare risorse nel proprio territorio di provenienza.
I progetti dovevano prevedere l’insediamento di nuove funzioni, infrastrutture e servizi nel campo della cultura, del turismo, del sociale o della ricerca, come ad esempio scuole o accademia di arti e dei mestieri della cultura, alberghi diffusi, residenze d’artista, centri di ricerca e campus universitari, residenze sanitarie assistenziali (RSA) dove sviluppare anche programmi a matrice culturale, residenze per famiglie con lavoratori in smart working e nomadi digitali.
Il ritornare sulla problematica del borgo, rione centrale dell’abitato, cogliendo l’occasione dell’esito del bando, è legato a quanto attuale sia essa. Il governo nazionale nel redigere il PNRR ha individuato nei tanti borghi sorti a ridosso dell’Appenino Meridionale un arma straordinaria nella strategia del piano stesso. Nonostante ciò, a Pietramelara da tempo le amministrazioni che si sono succedute pare che abbiano ignorato (o che abbiano voluto ignorare) quanto ingente ed importate sia quella risorsa monumentale, tanto da far dire a un sindaco del passato, neppure troppo lontano: “sul borgo ci farei una colata di cemento”. Pertanto passi pure che l’opportunità del bando non sia stata neppure tentata, tuttavia un po’ di attenzione in più, anche nelle cose più elementari, non guasterebbe. Lo dico con “cognizione di causa”: i gruppi che ho accompagnato in più occasioni nel nostro borgo, percorrendo viuzze e angiporti, rimangono letteralmente “a bocca aperta”, meravigliati e compiaciuti per l’armonia delle tipologie, per alcuni dimore patrizie ancora ben conservate, per il panorama che si può ammirare dal belvedere della Torre Longobarda; ed allora è tempo di svegliarsi, di studiare soluzioni, anche al di là dei progetti e dei finanziamenti, perché un borgo tenuto bene è fonte di richiamo turistico, mentre lo stesso tenuto male, ed al centro del territorio, può generare mille criticità sociali ed economiche.  
 

 

 

venerdì 11 marzo 2022

STORIA DI UN RIFORNIMENTO

 

Per curiosità, di tanto in tanto vado sul web a visitare il sito “Accadde oggi” (https://www.accaddeoggi.it/) e, fra lo stupito e il divertito apprendo che il 12 marzo 1976 aumentò il prezzo della benzina: la super 350 lire al litro e la normale 335 lire al litro. In altre parole a fronte degli attuali 2,20 euro per la “senza piombo” si spendevano circa 17 centesimi, in quarantasei anni il prezzo è stato moltiplicato per venti! Tenuto conto degli effetti dell’inflazione nel frattempo, pari al 240% (fonte https://www.rivaluta.it/serie-inflazione-media.asp) l’aumento in termini percentuali è stato del 1760%! ... tranquilli, non starò qui a scribacchiare di politiche internazionali, che comunque preoccupano tutti, né di “accise”, che costituiscono attualmente il 55% del prezzo alla pompa; i media ne sono pieni e chi vuol saperne di più troverà sul web analisi e rapporti interessantissimi.
Per risollevare gli animi in un periodo che di preoccupazione ne offre sempre di più, voglio, come mio solito, far ricorso alla memoria, e descrivervi come ci si approvvigionava di benzina (si… di benzina perché il gasolio era riservato quasi esclusivamente a camion e trattori) a Pietramelara un cinquantennio fa. Negli anni settanta, quelli della mia adolescenza, vi erano tre punti di approvvigionamento di carburanti: Panebianco in via San Pasquale, ancora esistente, ma attualmente chiuso, quello dei fratelli Natale nei pressi della macelleria Izzo, all’imbocco di via Baia, oggi spostato in periferia, e infine quello di Biasio Leone, in piazza San Rocco, all’angolo con via Marconi, comunque all’interno della piazza, le cui strutture furono dismesse definitivamente nei primi anni ottanta, in occasione della pavimentazione.
Erano quelli gli anni del Ciao: con il piccolo ciclomotore (ancora in mio possesso) mi recavo presso uno di quei tre distributori per la miscela, cinquecento lire il mio esborso (25 centesimi oggi), quando potevo. La durata temporale del rifornimento variava, più di una settimana in autunno e inverno, c’era la scuola e faceva freddo, e pertanto l’uso limitato; nella bella stagione, quando l’impiego del “mezzo” si faceva più intenso e continuativo, la strada da percorrere bighellonando aumentava e le cinquecento lire di miscela bastavano appena un giorno o due. 
A differenza delle pompe per la benzina, che erano completamente elettriche ed automatiche, il distributore della miscela, era manuale, azionato da una leva a manovella sita sul fianco della colonnina, come in foto di copertina, che serviva a miscelare per bene la benzina con l’olio lubrificante: il gestore teneva in una mano la pistola e con l’altra azionava la leva. La miscela è stata ritirata dal commercio da tempo, e chi possiede un mezzo con motore a “due tempi”, deve prepararsela da se.
Per le auto invece, come detto, le benzine in commercio erano due: la normale e la super. La prima equivaleva grossomodo all’attuale “senza piombo”, la seconda invece, grazie a speciali additivi rendeva i motori più performanti, tuttavia fu ritirata dal commercio intorno al 2000, proprio perché tali additivi contenti piombo erano molto inquinanti.

mercoledì 9 marzo 2022

PIETRAMELARA: EVENTI PER LA NORMALITA'


Questo 2022 si sta dimostrando veramente problematico! Siamo, a quanto sembra, per uscire dal ciclo della pandemia da Covid 19, ed ecco che i rischi e le conseguenze di un conflitto nel cuore dell’Europa rendono gli animi preoccupati. Il bisogno di tematiche che inducono alla serenità si fa sempre più urgente, cosa di meglio di un ciclo di eventi, organizzati con il coinvolgimento della cittadinanza?
La APS Pro Loco Pietramelara, ente del terzo settore che istituzionalmente provvede a tale tipo di cose, si sta da tempo organizzando, così come ho saputo stiano facendo gli altri organismi esistenti sul nostro territorio comunale: comitati festa, comitato pellegrinaggio Castelpetroso, associazioni giovanili, associazioni ambientaliste. Non è cinismo questo, di fronte a tanti orrori che purtroppo apprendiamo dalle varie fonti informative: TV, giornali e social networks? No… ritengo sia solo la richiesta di soddisfacimento di un naturale bisogno di socialità, del liberarsi dall’isolamento a cui siamo stati costretti nell’ultimo biennio. D’altronde ogni evento ha certamente un contenuto ludico e di gioia, tuttavia porta sempre con sé tanto altro, ad esempio coinvolgimento di vasti strati della popolazione, innalzamento culturale, migliore conoscenza dei territori.
Per quanto attiene la citata Pro Loco, incontri a cadenza settimanale hanno generato un confronto e portato alla compilazione di un elenco di iniziative da ultimare entro il corrente anno. Se saranno le circostanze a confermare l’ottimismo circa la conclusione della pandemia, quest’anno accanto a appuntamenti fissi, fino al 2019, anno di conclusione della “normalità”, che si cercherà di riproporre, si sta pensando a qualcosa di innovativo e variato rispetto al tradizionale programma eventi della Pro Loco.
Ed allora torneremo a vederci per il Montemaggiore Festival in primavera, per la cena medievale e la Sagra al Borgo in estate, fino ai classici eventi natalizi a fine anno; ma non basta: gli amanti delle novità potranno essere coinvolti in rievocazioni storiche, tra il borgo e il Palazzo Ducale Caracciolo, potranno sedersi a un tavolo allestito per il “pranzo in masseria”, ove si celebrerà la gastronomia contadina. Essendo il programma ed il calendario ancora in via di definizione non vorrei aggiungere altro.
Non sembra fuori luogo ricordare che nello scorso ottobre mediante il progetto “Europe for citizen”, a cura della Pro Loco, Pietramelara è stata proiettata in una scena continentale, avendo ospitato centinaia di cittadini europei provenienti da almeno quattro nazioni UE. In quel frangente è emerso che le energie organizzative non mancano in paese, anche quando il gioco si fa duro ed impegnativo: ed allora anche il più ambizioso dei programmi per il 2022 si può tramutare in realtà tangibile.
Pare inoltre che si stia pensando a un ritorno “in grande stile” del pluricentenario Pellegrinaggio a Castelpetroso, luogo mariano tanto caro alla nostra comunità; il comitato sta vagliando le possibilità per tale ritorno, se cesserà l’emergenza sanitaria. E’ ovvio che in tal caso, mancando solo un paio di mesi dalla data di partenza, ogni sforzo organizzativo sarà concentrato in un tempo inferiore.
Le feste religiose e le processioni sono oggetto di discussione fra i vari comitati, i parroci e i vertici della diocesi, e anche la riproposizione di esse si trova in un limbo.
In definitiva uno sforzo comune per un ritorno alla “normalità”, in un periodo che rende travagliati gli animi.