Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

martedì 23 agosto 2011

FERRAGOSTANE CONSIDERAZIONI

A conclusione del ciclo ferragostano a Pietramelara, quali sono le considerazioni che sorgono spontanee?
Va in primo luogo lodato l’impegno di quei custodi di antiche tradizioni che sono i comitati festa; la loro abnegazione ed il loro disinteresse sono universalmente (o quasi) riconosciuti.
Ci si deve chiedere: “Ma qual è il senso della festa nel terzo millennio?”.
Provo a rispondere: la festa, patronale o meno che sia, deve essere momento di coesione, di gioia di riunirsi e di riunire famiglie e gruppi vari; un’occasione fuori dell’ordinario per rivedersi, per stare insieme a riscoprire valori che, sebbene vecchi di secoli, ed un poco spenti nella loro forza, mantengono immutata tutta la loro profonda positività. Il senso di appartenenza ad una famiglia, ad un luogo, ad un gruppo di amici, nel clima festoso deve recuperare forza ed energia. Le ragioni della Fede (quasi un ossimoro, questo, ndr), che hanno indotto il culto di quel particolare Santo, vanno riscoperte e rivalutate, anche allo scopo di non banalizzare la Festa in quanto tale.
Convinto come sono dei benefici che può apportare il periodo festivo, faccio notare, tuttavia,che il numero delle feste a Pietramelara è divenuto veramente eccessivo; inoltre, atteso che il costo viene sostenuto dalla intera cittadinanza, ritengo opportuno che qualche evento di importanza minore venga magari cancellato, anche alla luce del momento poco florido che ognuno sta attraversando.
Infine va sottolineato un aspetto di importanza tutt’altro che secondaria: gli eventi devono avere ricadute positive sull’economia locale. Pertanto essi vanno pubblicizzati con ogni mezzo, servendosi di tutti i Media: dai più tradizionali, quali la carta stampata, ai più innovativi come i social networks (facebook ecc.). Le Feste devono rappresentare richiamo per Pietramelaresi altrove residenti e per persone di altre realtà, locali e metropolitane.
A tale scopo, sono del parere che vada esaltato il carattere di ruralità del nostro Paese, del nostro territorio, del nostro borgo, e che si debba far leva sulla nostra enogastronomia e sul nostro proverbiale senso di ospitalità, ancora pregni di quella civiltà contadina da cui noi tutti proveniamo.

sabato 13 agosto 2011

San Rocco. Cos'è cambiato?

…Ci risiamo! Al culmine dell’estate, torna la Festa del Santo Patrono Rocco: luminarie, musica, andirivieni di gente. Ad un osservatore distratto, dopo tanti anni , potrebbe anche sembrare che nulla cambia e che nulla sia cambiato. Il mio cinquantennio, abbondante di ricordi, mi dice che non è così.
Non è sicuramente il San Rocco degli anni ’60 e 70, con gli emigrati che facevano ritorno in paese per passare le vacanze estive in famiglia, e i loro macchinoni dalla targa bianca facevano da contraltare alle utilitarie locali, esigue per numero e per dimensioni; in occasione della festa le famiglie si ricomponevano, i figli ritrovavano i genitori, i fratelli i fratelli .
Non è il San Rocco della mia adolescenza, tempo di innamoramenti, di amori, di cocenti delusioni, quando tra la folla oceanica della sera del concertino, inseguivo con lo sguardo un volto che mi aveva colpito; una Pietramelara nuova era in costruzione, anche fisicamente. Una certa euforia pervadeva chiunque, ricco o povero, giovane o vecchio: la voglia di fare, di creare si avvertiva “ a pelle” e tutto, o quasi, appariva possibile.
Vedi, osservatore distratto: la differenza è proprio questa: a San Rocco, oggi, non è più la stessa la gente di Pietramelara. Sembra definitivamente tramontata quell’epoca povera ma felice in cui qualcuno addirittura attendeva la festa per un pranzo più abbondante; la mia gente era contenta di uscire, di riempire le strade del centro del paese, accalcate, vocianti, a volte addirittura rumorose. Era davvero difficile incontrare persone preoccupate, non serene; le incombenze quotidiane, anche le più gravose, cedevano il passo alla festa e venivano rimandate a dopo.
Le auto degli abitanti dei paesi vicini venivano parcheggiate già nei pressi del campo sportivo, per assistere all’evento clou, con il cantante di grido, la vedette del momento. Un dantesco contrappasso: le auto di allora, mezzi destinati a portare gente d’altri posti in paese, le auto di oggi, costosi veicoli condotti da imberbi ragazzotti, che non pensano ad altro che ad uscire, a lasciare il paese, anche nel giorno in cui nessuno dovrebbe mancare.
I giovani, si sa, sono sempre alla ricerca di qualcosa, perlopiù ignoto anche a loro.

domenica 7 agosto 2011

Caro Don Roberto


E’ veramente difficile trovarsi in disaccordo con Don Roberto! La sua esperienza, la cultura e l’intelligenza ne fanno un uomo singolare, pieno di spunti condivisibili… Purtroppo stavolta no.
Stamattina , sul finire della Messa, nel corso delle rituali comunicazioni “di servizio”, il nostro beneamato parroco, in relazione alla sfilata di moda di qualche giorno fa, ha dichiarato che, causa malcontento strisciante, non concederà più l’uso della scala della Chiesa di San Rocco a manifestazioni di “carattere non strettamente ecclesiastico”.
“Caro Don Roberto, questa volta avete toppato. Sì, perché, atteso che rientra pienamente nella vostra discrezionalità, il concedere o meno l’uso della scala, ritengo che, se ne avete concesso l’uso, giudicavate seppur non opportuna la manifestazione, quantomeno non lesiva della sacralità del luogo; sono stati i commenti giunti alle vostre orecchie da parte dei soliti “benpensanti” a causare il pentimento e spingervi a fare quella dichiarazione addirittura nel corso della Santa Messa, in una sede caratterizzata, quindi, da stretta ufficialità. Sommessamente ritengo e faccio notare che l’errore consista proprio in questo: dover dare ascolto a voci per nulla autorevoli, che, tra l’altro mal sopportano che in questo paese anestetizzato qualcosa pur si muova”.
Il sottoscritto, già in precedenza, dalle pagine di questo blog, ha sottolineato l’importanza di Piazza San Rocco, per Pietramelara e la sua comunità. La scala, pur essendo una pertinenza della Chiesa, è parte integrante e pregiata della piazza. Da quando, in chiave evidentemente conciliare ed ecumenica, sono state eliminate le pur bellissime inferriate (non le ricordo ma se ne conserva ancora qualche foto) i pietramelaresi, vecchi e giovani, ne hanno da sempre approfittato anche per attività e situazioni che nulla hanno a che vedere con il sacro, facendone sede di elezione per lettura di giornali, commenti, scambi di opinione e quant’altro, conferendole un’importanza che la eleva da semplice luogo fisico al rango di “struttura sociale”. Ed è in tale luce che va inquadrato il problema: lasciamo che i benpensanti la pensino come vogliono, ma da un uomo dell’intelligenza e del coraggio di Don Roberto, una preclusione del genere, tra l’altro ex post, non me l’aspettavo proprio.