Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

lunedì 23 ottobre 2017

GIUDIZIO SOSPESO

Trascorsi ormai quattro mesi dalle elezioni, torno sul tema della politica locale. Se i miei quattro lettori mi consentono auto citazioni, riporto quanto scritto domenica 4 giugno 2017, una settimana o due prima delle elezioni (cfr. CAMBIARE ROTTA: E' QUESTO IL MOMENTO https://scribacchiandoperme.blogspot.it/2017/06/cambiare-rotta-e-questo-il-momento.html)“Si cominci dalla riforma del sistema amministrativo/gestionale, con individuazione delle criticità e ricerca dei mezzi per correggerle; la raccolta dei rifiuti sia integrata dall’entrata in funzione (una buona volta) dell’ isola ecologica, che tra l’altro è costata in termini di contenzioso, migliaia di euro al comune” ed ancora “si adegui la rete idrica alle aspettative dei cittadini, specie di coloro che abitano sul borgo e/o nei piani alti delle case; si pensi a forme di sgravio fiscale per chi ancora con coraggio abita sul paese alto”.
Certo, i problemi di Pietramelara non si esauriscono solo nei due passaggi riportati ma, se limitiamo l’analisi preliminare ad essi, va detto che se da un lato si è iniziato a far sentire il fiato sul collo a funzionari molto attenti solo a prebende da parte dell’Ente, e che si deve prendere atto dall’entrata in funzione dell’isola ecologica (…trica e venga ‘bbona!), dall’altro siamo ancora indietro.
La rete idrica affetta da mille mali (fragilità estrema delle condotte, eccessiva diffusione sul territorio rispetto al corpo idrico disponibile, ecc.) risente di una mancanza assoluta di attenzione e manutenzione, tanto che, ad esempio, una perdita in via Pescara è li da mesi senza che nessuno si preoccupi di arrestarla; tutto ciò incrementa i costi di gestione e peggiora il servizio dal punto di vista quali/quantitativo, e chi ci rimette sono i soliti abitanti del borgo insieme agli occupanti dei piani più alti degli immobili.
Due recentissimi eventi la “Sagra” di fine agosto e le “Cantine del Borgo” di qualche giorno fa hanno dimostrato inequivocabilmente che il borgo di Pietramelara, coniugato con la voglia di fare di una gioventù viva e piena di iniziative, può effettivamente trasformarsi da problema in opportunità. Il richiamo esercitato dai due appuntamenti ha superato ampiamente le aspettative più rosee, pertanto è venuto il momento di favorire la rinascita del Borgo mediante l’istaurarsi di un’imprenditoria sana e coraggiosa, incoraggiata dagli sgravi fiscali ed altre forme di aiuto; le poche famiglie ancora dimoranti lassù non devono e non possono essere lasciate sole con i propri problemi: un cambio deciso di rotta, ispirato anche da coloro che in Amministrazione sono a tanto deputati, va intrapreso.
Amministrare Pietramelara, così come un altro comune di dimensione simile, è compito arduo e lo si sa; proprio per tale motivo distrazioni e/o disattenzioni non sono ammesse da parte di chi ha ricevuto ampio mandato dalla popolazione, forte di una componente giovanile di tutto rispetto.
Per il momento il giudizio è sospeso, vedremo più in la!

sabato 14 ottobre 2017

1496 - PIETRAMELARA DOPO IL SACCO

Molti conoscono, anche grazie alla celebrazione del cinque centenario avvenuta venti anni or sono, l’episodio del passato più cruento vissuto da Pietramelara e dalla sua gente: il sacco e la distruzione del 12 marzo 1496. Si sono poi succeduti altri eventi, visite guidate ed altro che hanno tenuta viva la memoria di quel giorno così triste. Al riguardo, il documento più importante è costituito da una pregevole monografia data alle stampe nel 1892, ad opera di Raffaele Alfonso Ricciardi, storico di Roccaromana, dal titolo “Pietramelara e la sua distruzione nel MCCCCXCVI”, peraltro distribuita in forma di “ristampa anastatica”, proprio in occasione del citato cinque centenario. Per avere un’idea del dramma riporto il racconto di Giacomo Gallo, cronista del tempo, secondo il quale più del 75% della popolazione fu uccisa e il resto venduta come schiavi a Napoli.
Ciò che pochi sanno o immaginano, invece, è il modo ed il tempo in cui Pietramelara è risorta come comunità. Leggendo la pregevole opera del Ricciardi vi sono due cose che mi hanno colpito, riferite alla vita di Pietramelara in tempo successivo alla distruzione.
In primo luogo: non si sa quando la comunità si riorganizzò, ad ogni buon conto il Ricciardi annota: “Mezzo secolo dopo, nel 1546, a causa della numerazione dei fuochi, la prima che esista per questo paese , i suoi abitanti non ascendevano che a appena 546 individui”. I cognomi vengono elencati e non è raro imbattersi in qualcuno ancora esistente: De Angelis, Montanaro, Peluso, La Villa , Lombardo, Regna , Riccio, Conte, Mancino, Caiazza , Bassi, Perrotta, Izzo. E’ evidente che vi furono dei sopravvissuti alla strage, o fuggiti perché avvertivano l’imminente pericolo, o perché dimoranti in campagna, oppure ancora trasferiti da altri luoghi e stabilitisi in paese.
La seconda cosa riguarda un colorito episodio: la contesa di una campana, prelevata dalla chiesa di Sant’Agostino, allora Santa Maria della Carità, ad opera dei Roccaromanesi, appena dopo la distruzione e il sacco, e posta da costoro nella chiesa dell’Annunziata, nei pressi del vecchio ospedale: un vero e proprio atto di sciacallaggio! I sopravvissuti di Pietramelara, chiesero al Re Federico d’Aragona con ripetute suppliche la restituzione della campana, ma costui non solo non volle intervenire, ma si dimostrò anche abbastanza seccato, confermando al donazione a favore dell’Annunziata di Roccaromana. Il carteggio reca date che vanno dal novembre 1496, pochi mesi dopo il sacco, al luglio 1497 e, a parere di chi scrive stanno a dimostrare il carattere combattivo della nostra gente, anche dopo aver subito una storia tanto tragica. La campana contesa va vista, a mio parere, come simbolo aggregante di una comunità che, sebbene sconfitta militarmente e decimata, sa ritrovare intorno ad essa il motivo e la ragione per guardare avanti.

martedì 3 ottobre 2017

LA TORRE E LA LUNA

Nel tardo pomeriggio di un giorno d’ inizio ottobre la torre alzò un poco la testa e vide la luna: la luce del giorno era ancora chiara e la luna nel cielo ancora azzurro aveva in volto quel colorito grigio pallido, tipico di queste situazioni, quando il sole a occidente non è ancora del tutto tramontato, e chiunque dal basso,osservando l’alto colle che sovrasta Roccaromana, le poteva scorgere tutte e due, così vicine. E sì… dovette alzare la testa la povera torre, perché per quanto alta potesse essere, era pur sempre opera dell’uomo, mentre la luna era stata creata da qualcuno “un po’ più importante”, e posta in quel punto del cielo.
Incominciarono a chiacchierare così alla buona, come due vecchie vicine di casa al balcone: “Sono qui da mille anni e più – cominciò la torre – e sapessi quante ne ho viste! Fui tirata su per ordine di un certo capo normanno di cui non ricordo il nome; in origine ero a pianta quadrata, come la mia sorella di Pietramelara, che mi sta dirimpetto, ma poi, qualche secolo dopo, in età svevo-angioina fui resa a pianta circolare, fu come aggiungermi addosso un vestito sull’altro, ma la cosa non ha generato in me alcun fastidio; ai miei piedi doveva esistere, ma se ne è persa la memoria, un piccolo borgo di boscaioli e carbonai, ma gli stenti e la solitudine hanno determinato il suo abbandono prima e la sua cancellazione poi”. “Guarda che ti passo sulla testa almeno una volta al giorno, da sempre, quindi conosco tutta la tua storia- rispose la luna- ma il tuo modo di raccontarti mi piace e mi incuriosisce, perciò continua…”.
“Mah, che ti posso dire- riprese la torre- come il piccolo borgo che dominavo, anch’fui abbandonata in tempi molto antichi e quell’abbandono è poi degenerato in rovina, ma la famiglia di un eremita che curava questa cappellina, qui accanto,mi ha tenuto compagnia fino all’ultima guerra, c’erano bambini, galline, qualche capra e si respirava, nella miseria, aria di vita serena e gioiosa; purtroppo si allontanarono in seguito ad un bombardamento che distrusse quasi del tutto la cappellina e provocò danni e ferite anche a me! Da allora ho dormito sempre più sola e la solitudine non faceva altro che aggravare il mio stato: il bosco, riprendendosi ciò che da sempre era stato suo, mi aveva ormai del tutto avvinghiata nelle sue spire e le radici avevano finito per intrufolarsi in ogni muro e parete”. La luna si rabbuiò in volto all’udire un racconto tanto drammatico, ma la torre la rassicurò “…non ti crucciare, come vedi da qualche anno a questa parte una nuova sensibilità ha caratterizzato Roccaromana e chi l’ha amministrata, e ciò ha permesso di restituirmi dignità, se non splendore antico; si comincia già a vedere qualche visitatore nelle aperture domenicali e spero che con il tempo siano sempre di più i turisti e i curiosi interessati a me”.
La notte era ormai calata sulle due e la Luna salutò la sua amica per riprendere la sua orbita, dandole appuntamento alla sera dopo. (le ho viste ieri stasera, sul tardi, in una delle mie passeggiate in campagna, ndr)