Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

martedì 23 maggio 2023

RENDICONTO. I MOTIVI DI UN RITARDO

 

Cosa si nasconde dietro il ritardo nell’approvazione del rendiconto di gestione per esercizio 2022? Il Prefetto di Caserta ha notificato al nostro ed altri 31 comuni, stando alla stampa locale, un sollecito per l’approvazione entro 20 giorni per tale importante documento contabile.
Nel corso della seduta della Conferenza Stato città ed autonomie locali di oggi, 18 aprile 2023, è stata approvata la proroga del termine per l’approvazione dei bilanci di previsione dei Comuni dal 30 aprile al 31 maggio prossimo, che verrà a breve formalizzata con apposito decreto del Ministro dell’Interno. Tuttavia, secondo quanto sancito dall’art. 227 del Testo Unico degli Enti Locali, il termine ultimo per l’approvazione del rendiconto anno precedente era fissato (e resta) allo scorso 30 aprile. Si tratta, a differenza del Bilancio di Previsione, di dati certi e storicizzati, pertanto pienamente disponibili negli uffici contabili dell’Ente. Ed allora… cosa ha potuto generare un ritardo tale da indurre il Prefetto a sollecitare l’approvazione, e minacciare sanzioni in caso di inadempienza?  Quali potrebbero essere tali sanzioni? Nell’art. 141 del Testo Unico è prevista in caso di inadempienza anche lo scioglimento del Consiglio Comunale.
E’ difficile che ciò  avvenga, ma è così! Gli uffici comunali, sguarniti per il pensionamento per raggiunti limiti di età della maggior parte del personale “storico”, fanno fatica a riorganizzarsi, nonostante l’ingresso in essi di alcune unità provenienti da altri enti locali; certo si avverte in tali situazioni la mancanza di qualche “alchimista della contabilità” che in più di un’occasione in passato ha permesso di rispettare, grazie ad artifici e stratagemmi vari, il rispetto (almeno sulla carta) di equilibri ed indici previsti dalla legge; la sua autorità in qualche periodo gli ha permesso anche di assurgere al ruolo, in più di un’occasione, di “sindaco-ombra”. Tale personaggio, ricordiamolo, era organico agli uffici comunali nel corso del  primo e secondo mandato Di Fruscio (1998/2007), come nel primo e secondo mandato Leonardo (2007/2017). Eppure l’attuale amministrazione può contare sulla fedeltà e l’elevata professionalità specifica dell’Assessora al ramo, fatto che acuisce la mancanza di motivazioni plausibili per il ritardo lamentato dal Palazzo di Governo.

lunedì 15 maggio 2023

STORIA DI GUERRA E SOLIDARIETA'

 

Durante la Seconda guerra mondiale, proprio come oggi gli ucraini, gli italiani scappavano dai bombardamenti. Con le bombe la guerra entrò anche nelle città, toccò e ferì spazi e tempi non militari, costrinse a vivere quotidianamente con le sirene degli allarmi, col rombo della contraerea e le esplosioni degli ordigni, con la paura e l’angoscia, e ad adottare strategie per sopravvivere. Lo sfollamento fu una di queste. Fin dal giugno ‘40, infatti, ma soprattutto dall’autunno ’42, milioni di italiani si allontanarono dalle città bombardate per cercare un rifugio più sicuro.
Ed è proprio una storia di sfollati quella che vi voglio raccontare. Correva l’anno 1942, la città di Napoli, soprattutto per la presenza del porto, era sottoposta a bombardamenti continui e dalle conseguenze drammatiche. La famiglia Dell’Aquila, che abitava ai Ponti Rossi, quartiere nord di Napoli, si vide costretta a lasciare la città. La signora Antonietta, all’epoca adolescente, insieme ai genitori Ciccillo e Peppenella, partì, dietro suggerimento di una conoscente, alla volta di Pietramelara con la corriera che, nonostante gli eventi bellici, continuava a fare servizio. Giunti in paese, affardellati di valigie e suppellettili che erano riusciti a portare con sé (come nella foto di copertina), scesero dalla corriera e, guardatosi intorno con lo smarrimento tipico di tali situazioni, cercarono un alloggio. Qualcuno si fece avanti suggerendo di provare dalle parti dell’Ariola, contrada rurale attualmente inglobata in paese, allora estrema periferia. La famiglia Colapietro, che abitava alla fine della strada, fu disposta ad affittare una stanza. Ed allora emerse quel senso di solidarietà diffuso fra la nostra gente e, messa da parte ogni diffidenza, ospiti ed ospitanti si integrarono a tal punto da costituire ancor’ oggi un ricordo fisso e persistente nella non più giovane Antonietta, affettuosamente ribattezzata Tettella dai Colapietro.  Le famiglie ormai fuse nel momento di sventura, pranzavano insieme, Tettella veniva rassicurata quando si spaventava per il sorvolo dei bombardieri, essa stessa partecipava alla vita di campagna.
Dopo ben ottanta anni la voglia di Tettella di ritrovare quei luoghi, quella famiglia che l’aveva accolta insieme ai propri cari, la nostalgia per momenti sereni vissuti nonostante la guerra, era divenuta un chiodo fisso, ed oggi, ormai novantenne, continuava a parlarne con le tre figlie, che le promettevano di farla ritornare a Pietramelara, nel tentativo di riuscirci. Un evento fortuito permise a una di loro di stabilire un contatto con il carissimo Antimo De Cesare: detto fatto… in coincidenza con la Festa della Mamma condussero Tettella domenica scorsa in paese. Antimo mi contattò per la mia conoscenza delle parentele e delle ascendenze, tuttavia la ricerca, data la vaghezza delle informazioni, attenuate da ricordi troppo lontani nel tempo, si presentava ardua.
Avevo intuito che la località era dalle parti dell’Ariola, ma come discernere fra le tante abituazioni rurali presenti in quel luogo? La scintilla scoccò quando Tettella nominò una certa Mariannina, che si sposò nel periodo dello sfollamento! Ricollegai quel nome alla defunta mamma di Gianni Ionata: le emozioni cominciarono da quel momento a montare, fino a farsi tangibili quando si avvicinò Vincenzo, discendente di quei Colapietro che tanto umanamente avevano accolto quella famiglia in forte difficoltà. Dai ricordi di costui, che coincidevano con quelli di Tettella nei nomi e nelle situazioni, emerse che la famiglia era quella… l’operazione memoria era ormai fatto compiuto!

venerdì 12 maggio 2023

FUORI SEDE NELLE TENDE

 

La storia di Ilaria, la studentessa universitaria che nelle scorse settimane si è piazzata con una tenda e con un materassino gonfiabile davanti al Politecnico di Milano, per accendere un faro sul problema del caro-affitti per i ragazzi fuori sede (e non solo), che affligge il capoluogo lombardo, sta dando lo spunto a molti altri ragazzi per solidarizzare con lei
Dopo il gesto di Ilaria altri studenti si sono uniti alla sua voce, arrivata fino a Roma, con la costruzione di una tendopoli anche all’Università Sapienza.
“Non smetterò di lottare e spero arrivino altre tende in giro per l’Italia”. Così è stato: come in una sorta di staffetta tra compagni di sventura, la protesta si sta ora spostando in altre città, strutturandosi ulteriormente. Nelle grandi città i costi degli affitti sono insostenibili per i fuori sede. Particolarmente determinato il gruppetto che, come detto, da alcune ore sta occupando gli spazi aperti de “La Sapienza”.
Come segnalano le associazioni studentesche, anche a Roma cercare casa oggi è diventata un'impresa: gli appartamenti disponibili costano in media 500€ e gli studenti fuori sede sono 40 mila (un terzo di tutta la popolazione dell'Ateneo). Inoltre, sempre secondo i rappresentanti degli studenti, gli strumenti che la regione mette a disposizione tramite contributi per alloggi e borse di studio rimangono delle soluzioni temporanee ed esigue.
E i soldi investiti per le residenze studentesche sono ancora troppo pochi.
Devo dire la verità, per esserci passato, la vita di uno studente fuori sede non è per niente piacevole! L’impegno pressante dello studio si somma all’ansia dei genitori che investono risorse ingenti per vedere un figlio laureato, a questo si aggiunga il senso di spaesamento quando ci si vede trapiantati da una realtà ad un’altra, semmai lontana centinaia di chilometri. Non sono stati piacevoli per il vostro blogger scribacchiante gli anni trascorsi in quel di Portici (NA), da studente fuori sede. A differenza dei miei amici che studiavano a Napoli, vivevo in una realtà provinciale e periferica, in cui l’unico svago poteva essere, dopo le lezioni in ateneo e lo studio, una serata al cinema. La spesa per dormire allora era di poche decine di migliaia di lire, niente o quasi a confronto con le cifre pretese oggi per un posto letto, magari con pagamento “in nero”.
Quali le soluzioni al problema del caro-affitti? …Oltre a quella più ovvia dell’incremento di posti letto nelle residenze studentesche pubbliche, si è prospettata anche l’idea di incrementare l’e.learnig, cioè le lezioni impartite tramite il web. Non ritengo che si una buona idea, in quanto l’Università va vissuta come comunità di apprendimento tra docenti e studenti; in tale luogo si deve respirare un’atmosfera di sapere diffuso, si devono sviluppare relazioni condivise, basate su interessi comuni.
 

venerdì 5 maggio 2023

A.P. ATTIVA O A.P. NON ATTIVA?

 

Può succedere che in un giorno, festivo o feriale che sia, i cartelli recanti messaggi luminosi relativi a un’area pedonale possano esporre indicazioni contraddittorie e fuorvianti, come da copertina? Certo che sì! … qualsiasi congegno elettronico, analogico o digitale che sia, può non funzionare da un momento all’altro, senza preavviso. È normale… uno sbalzo di tensione elettrica, il cattivo tempo e/o altre cause hanno potuto determinare tale inconveniente. Sembra altresì tempestiva e corretta la richiesta del gruppo di opposizione consiliare, volta a non colpire chi in buona fede abbia potuto varcare la “fatidica soglia” dell’area pedonale, ingannato dal messaggio fuorviante.
Ciò che mi preme sottolineare, tuttavia, è un problema politico, la solita mancanza di visione che conduce a scelte del tutto inaderenti alla situazione che si vuole governare. L’Area Pedonale è una di queste scelte: essa danneggia l’economia locale, colpendo i pochi negozi che a fatica continuano a operare nel Centro Storico e non induce alcun vantaggio nella fruizione dei monumenti, delle chiese e del borgo. Prendiamo ad esempio due date vicine a noi: il 25 aprile, festa della Liberazione e il 1 maggio, festa del Lavoro: Piazza San Rocco e Via Roma semideserte, in ambedue le occasioni, con l’area Pedonale attiva; e allora mi tornano alla memoria le parole del Sindaco, allorquando, intervistato da un webgiornale locale, ebbe a dire che introdurre l’area pedonale avrebbe indotto il passeggio nel centro storico: sarà … “ma a mmè me pare proprie ‘na s …”, concludevano così i Trettrè i loro sketch in un varietà televisivo di qualche decennio fa.
La verità è sempre la stessa, da almeno un trentennio: ci troviamo di fronte all’ennesimo tentativo di annichilire il centro storico di Pietramelara, in quanto luogo geografico e di socialità. 
Ricordate? … si iniziò con lo spostamento del mercato domenicale nell’estrema periferia, si è continuato poi con le scuole elementari, la colpevole disattenzione al Borgo e…ciliegina sulla torta, ormai mancava solo questo!