Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

venerdì 28 luglio 2023

FRANCESCO E ANTONELLO INSIEME IN UN CONCERTO MEMORABILE

 

Che doveva trattarsi di un evento musicale fuori dal comune era chiaro ancor prima che cominciasse; avevo già ascoltato Antonello Venditti dal vivo, ero ragazzo; non avevo tuttavia mai partecipato ad un concerto di De Gregori, quandanche lo ritenessi un artista capace di suscitare profonde emozioni con la sua musica. Averli potuti ascoltare insieme, in un duo fantastico, ieri sera presso il Real Sito di Carditello: è stata un’esperienza a dir poco entusiasmante, senza alcuna esagerazione!
I due cantautori, ad onta dell’età di entrambi, abbondantemente oltre la settantina, hanno dato prova di una capacità nell’intrattenere il pubblico numerosissimo, a dir poco “stratosferica”. Si è cominciato con “Bomba o non bomba” del 1978, un’apertura concessa da Antonello all’amico/eterno rivale Francesco; si trattava di un brano ultra famoso tratto dall’LP “Sotto il segno dei pesci”, che confermò Antonello come cantautore di storie e ballate popolari. Sono stati sciorinati in seguito e per ben oltre due ore gli innumerevoli successi di entrambi, con il pubblico che conosceva a memoria i testi e cantava insieme a loro due.
De Gregori, nonostante l’evidente turbamento per il lutto profondo che lo ha colpito di recente, ha dato comunque il meglio di se stesso, ed è stato emozionante l’allusione all’amata moglie in “Buonanotte fiorellino”, cantata fra i bis concessi, con l’invito del cantautore a ballarla a tempo di walzer rivolto a tutte le coppie presenti.
Ciò che mi ha più meravigliato è stato il coinvolgimento di giovani e giovanissimi, di sicuro ancora non nati all’epoca dell’uscita di quelle canzoni destinate alla storia della musica italiana: ripetevano e cantavano anch’essi a memoria. Qualcuno tra il pubblico che attendeva il concerto ebbe ad esprimere un concetto condivisibilissimo: “Abbiamo già dimenticato il pezzo vincitore del Sanremo 2023, ricordiamo tuttavia benissimo le canzoni di questi due, nonostante sia trascorso più di mezzo secolo dalla loro uscita.”
Semplicemente incantevole la location del concerto: la Reggia di Carditello, nella penombra della sera mostrava ancor di più la sua struggente bellezza, nonostante l’abbandono subito per almeno un trentennio; il gioiellino dell’architettura neoclassica, progettato dal Collecini, allievo di Vanvitelli, sembrava fatto apposta per accogliere e rendere ancor più suggestivi gli eventi che vi vengono e vi verranno (spero) organizzati in futuro. Buona ed efficiente l’organizzazione del Carditello Festival, di cui il concerto di ieri sera è stato l’evento clou.

sabato 22 luglio 2023

CONCETTINA, OSTRETICA

 

Diceva un vecchio proverbio che nessuno ricorda più, ma che la mia cara mamma amava ripetere con autoironia: “Chi passa p’a via r’i Ciervi e nun è apprezzatu… I Ciervi o so muorti o stannu malati” (chi passa per la via dei Cerbo e non viene sottoposto ad esame, vuol dire che i Cerbo o sono morti o stanno male). Qual era “a via r’i Ciervi”, allora? Quel breve tratto attualmente di Via San Pasquale che va da Piazza Sant’Agostino sino all’innesto di Via Angelone, si chiamava allora via Pozzo Nuovo, per un pozzo ora non più esistente a ridosso della residenza Giannetti. Era lì che si concentrava tutta la Famiglia Cerbo nelle varie diramazioni, e per questa loro ipercriticità e per questa caratteristica comune erano noti a tutti. Non me ne faccio un problema e sono orgoglioso di discendere da quel gruppo di famiglie per via di mia mamma, appunto Filomena Cerbo. Non è di lei, tuttavia, che voglio scribacchiare, ma di una donna giunta alla veneranda età di 95 anni che nel pomeriggio di ieri ha festeggiato con la famiglia tale importante traguardo. Era una cugina di mia madre e pertanto mia zia: Concettina Cerbo, nata il 21/07/1928 a Pietramelara proprio in quella via detta “r’i Ciervi”, figlia di quel tale Zì Fattore, di professione carrettiere, di cui ho già scribacchiato a causa di un gustoso episodio (http://scribacchiandoperme.blogspot.com/2018/09/il-cavallo-di-zi-fattore.html), le figlie di costui venivano distinte per patronimicità come “fatturesse”, simpatico soprannome che si è tramandato sino ad oggi.
Concettina era una ragazza volitiva, fermamente orientata a migliorare il suo status sociale mediante gli studi; infatti dopo un breve periodo di Istituto Magistrale, si iscrisse alla Scuola di Ostetricia presso l’Università di Palermo, in cui conseguì il Diploma il giorno 14 luglio 1952 , ventiquattrenne. (vedi foto dell'epoca allegata)
Cominciò allora ad esercitare sia la libera professione che l’attività di ostetrica condotta fino agli anni settanta, insieme ad un altro personaggio mitico presente nella memoria collettiva dei pietramelaresi: Zi Luigella. Fu assunta in seguito dalla Cassa Mutua Coldiretti, presso il Poliambulatorio di Vairano Scalo, attiguo all’allora Liceo Scientifico e, in seguito alla riforma sanitaria, passò alle dipendenze dell’ASL, fino al momento della pensione.
Ho parlato con lei proprio qualche giorno fa, ragionando del passato e della comune parentela, mi dimostrò quanto erano vive in lei la memoria e la lucidità mentale, certo non mancò in quel breve scambio di idee qualche caustico passaggio su persone e situazioni attuali della nostra comunità.
Cosa rimarrà di questa donna dalla personalità tanto complessa ed originale, degna figlia di quella famiglia il cui carattere è sintetizzato nel proverbio che apre questo pezzo scribacchiato? Di certo tutte le emozioni vissute e fatte vivere per quelle migliaia di bambini che ha fatto venire alla luce, compreso il vostro blogger scribacchiante, lo scrupolo professionale che si traduce nell’assenza di incidenti al momento del parto, che costituiva una forma di assicurazione per le donne che si mettevano nelle mani di Concettina in un momento tanto delicato ed emozionante. 
Grazie di tutto Zia Concettina, da parte mia e di tutta la comunità che ha fruito dei tuoi servizi, e che la tua vita continui ancora per tanto, in salute e tra gli affetti della famiglia.

mercoledì 19 luglio 2023

CHISSA' CHI LO SA?

 

Il 19 luglio del 1961, esattamente ben 62 anni fa prese inizio, dagli studi RAI di Corso Sempione a Milano la trasmissione televisiva a quiz “Chissà chi lo sa?” condotta da Febo Conti (vedi foto di copertina), per la regia di Cino Tortorella. All’annuncio “Squillino le trombe, entrino le squadre”, ragazzi provenienti da due diverse scuole medie italiane, invitate a partecipare alla trasmissione, si sfidavano a colpi di domande di cultura generale, enigmi e giochi vari. Il premio finale consisteva in libri destinati alla biblioteca della scuola vincente. La scuola vincitrice si ripresentava nella puntata successiva per una nuova sfida con un'altra scuola. La trasmissione diventò un appuntamento fisso per i ragazzi per tutti gli anni ’60. Il gioco era inframezzato dall'intervento di alcuni ospiti, solitamente almeno una esibizione di un artista (cantante o attore) noto del periodo, ed un incontro con un adulto affermatosi nel suo campo professionale, che spiegava ai ragazzi i "segreti" per intraprendere la sua carriera lavorativa. Tra i numerosi ospiti si ricordano Fabrizio De André che presentò “La canzone di Marinella”, Arthur Brown che con un braciere acceso in testa cantò “Fire”, Herbert Pagani con “Cin cin con gli occhiali”, Gino Bramieri, Enzo Jannacci con “Vengo anch'io. No, tu no”, Paolo Villaggio, il complesso dei Personaggi con "Terra Arida" e Nada. Con ben 13 edizioni, dal 19 luglio 1961 alla tarda primavera del 1972, "Chissà chi lo sa" è stata una delle trasmissioni più longeve della RAI.
Il vostro blogger scribacchiante, insieme ad amici, sorelle e cugini non perdeva una sola puntata di quella trasmissione che andava in onda nel pomeriggio del sabato. Ricordo che un giorno a scuola qualcuno lanciò l’idea di partecipare, come squadra della Scuola Media Giovanni XXIII di Pietramelara, richiesta peraltro subito messa a tacere dalla professoressa di lettere, conscia forse del livello di preparazione non ritenuto ottimale. Si sa: eravamo una classe “rurale”, qualche analfabetismo vero o “di ritorno” non era rarissimo tra i genitori; molti di noi una volta ritornati a casa dovevano andare “al mastro”, per imparare un mestiere, oppure  badare agli animali al pascolo, in campagna… forse erano queste le motivazioni della mancanza di entusiasmo della professoressa che sentiva il rischio di una brutta figura. Fosse successo oggi, forse le cose potrebbero essere andate diversamente: il pudore della professoressa, forse la sua onestà professionale impedì sul nascere che noialtri vivessimo quell’esperienza ma, tant’è! Continuammo a guardare interessati quella bella trasmissione che stimolava i ragazzi allo studio e alla conoscenza, e se oggi ne parlo e ne scribacchio è anche per il piacevole ricordo che ancora alberga in me.

venerdì 7 luglio 2023

SAGRE. PUNTI DA RICONSIDERARE

 


Sono reduce da due uscite serali: la prima domenica sera, a Pontelatone per “Wine Festival”, la seconda ieri sera a Pignataro Maggiore, per gli “Antichi Sapori”; motivi analoghi per le due uscite, quindi …andar per sagre. Devo dire che la cosa mi piace e lo considero un modo per trascorrere le sere estive che altrimenti mi vedrebbero ridotto nella piazza del paese o, addirittura a casa. Inoltre, a scanso di equivoci nutro sincera ammirazione e rispetto per l’ampio volontariato che si dedica a tal genere di eventi, lo si fa nella generalità dei casi per spirito di aggregazione, per amore verso il proprio paese di origine, senza alcuna aspettativa di lucro. Nel caso della Sagra degli Antichi Sapori, che si tiene in questi giorni a Pignataro, inoltre va sottolineata la nobiltà dell’intento dell’evento, il cui ricavato contribuirà a un progetto di cooperazione per un paese in via di sviluppo quale il Burundi, denominato “Acqua fonte di vita”, curato dall’AMU, una ONG costituita nel 1986 che opera in America Latina, Africa, Asia, Oceania, Europa dell’Est e Italia con interventi di cooperazione che riguardano diversi settori.
Detto questo veniamo alle critiche, che pure ci stanno! In un mio precedente pezzo su questo blog scribacchiato (http://scribacchiandoperme.blogspot.com/2022/10/sagra-della-castagna-analisi-e-paragoni.html) ebbi a considerare “cosa è, o meglio, cosa dovrebbe essere una sagra? (…) la sagra dovrebbe servire a far conoscere meglio i luoghi, le tipicità agroalimentari, le tradizioni della comunità che la organizza”. Orbene, in ambedue gli eventi a cui ho partecipato tali caratteristiche si notavano solo in modo molto attenuato. A Pontelatone, ad esempio, non vi è stata alcuna attenzione alla cultura locale: domenica sera si esibiva un gruppo che proponeva musica e canzoni rigorosamente in inglese, con ritmi e sonorità ben lontani dalla ruralità che dovrebbe caratterizzare una sagra che si tiene in zone rurali, e nella quale si cercano di valorizzare prodotti della terra. Il vino veniva proposto in modo idoneo, ma per quanto attiene la gastronomia proposta le tipicità erano del tutto assenti.
A Pignataro, invece, tra gli “antichi sapori” trovavamo che, accanto al “Guanto Caleno”, (giustamente inserito nella locandina, rappresentando un must dell’enogastronomia di quei luoghi), qualcuno ha avuto la brillante idea di proporre gli arrosticini, tipici dell’Abruzzo e (udite, udite) la “paella”, specialità originaria della Comunità Valenzana e successivamente diffusa in tutta la Spagna.
Ritengo allora che coloro che organizzano tali tipi di eventi debbano considerare meglio le progettazioni, altrimenti si corre il rischio di trasformare encomiabili eventi di promozione e valorizzazione locale in anonimi mercatini. E… stiamo attenti: tale rischio è più vicino a noi di quanto comunemente si pensi!