Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

martedì 28 giugno 2011

L'AQUILONE


Non so quanti di voi si ricordino di mio padre: non era di Pietramelara, ma avendovi trascorso ben trent’anni della sua non lunghissima esistenza, si considerava oramai figlio adottivo a tutti gli effetti della Nostra Terra. Veniva da un paese dell’agro aversano, oggi tristemente famoso per fatti di camorra, che, tuttavia, ai suoi tempi doveva essere un posto diverso. Proprio lì era diventato bravissimo a costruire e far volare gli aquiloni, e ciò, in un certo senso, lo distingueva da tanti altri ottimi papà del posto.
Gli bastava un po’ di carta velina, della colla, qualche canna, un lunghissimo filo e l’avventura poteva cominciare. Ricordo come se fosse adesso il suo volto soddisfatto, quando, nei pomeriggi di primavera ci allontanavamo dal paese: il nostro aquilone cominciava ad alzarsi, e diventava sempre più piccolo, sino ad essere ai nostri occhi poco più di un minuscolo puntino.
A pensarci bene, la cosa che mi rode oggi, a distanza di tanti anni, è quella di non aver mai appreso quella sua particolare arte. Voleva trasmettermela con ogni sua forza, si sforzava di farmi capire, ma ero forse troppo piccolo per quella sua particolare ansia, e quando sono cresciuto ed avrei potuto apprendere con facilità si era fatto tardi, avevo perso ogni interesse nei confronti di quei meravigliosi oggetti volanti e colorati.
E’ vero, un uomo deve guardare avanti, e ogni girata indietro comporta rimpianti ed il riaprirsi di ferite, ma… quanto vorrei oggi costruire e far volare un aquilone insieme a te, papà.

domenica 19 giugno 2011

UN MOMENTO POSITIVO

E’ veramente strano che, ad oggi, a meno di una decina di mesi dalla prossima tornata elettorale, per la conquista del Nostro Comune, tutto taccia e sia avvolto dal silenzio. Chi ha masticato di queste cosa sa che i giochi, storicamente, sono iniziati sempre almeno un anno e mezzo prima della presentazione delle liste: incontri, scontri, rotture di alcune alleanze e riallacciarsi di altre, già precedentemente incrinate, sono frequenti in questo periodo che, tranquillamente, potremmo definire “pre elettorale”. Ed invece…nulla!
Che la stagnazione delle idee, la rassegnazione, l’abulia e lo scollamento dalle cose pubbliche abbiano preso ormai possesso quasi assoluto della opinione pubblica pietramelarese è fatto risaputo, ma, se devo essere sincero, non mi aspettavo tanto poco (…o tanto nulla?).
Il nostro paese è bello, ospitale e, per fortuna, ancora popolato da una maggioranza di persone perbene, sebbene da qualche anno la politica (quella nazionale e regionale) lo abbia dimenticato, e sebbene la politica locale ristagni nel più completo immobilismo, convinta com’è, che per amministrare un comune, ci si debba limitare a opere pubbliche cervellotiche e/o funzionali ad interessi particolari.
Bisogna, pertanto, ed al più presto, rimuovere questo “blocco delle idee”! Le intelligenze, specie quelle più fresche e giovani, debbono prender fiato e coraggio, ed entrare nel gioco. Abbiamo bisogno di maggiore fantasia, va rotto il gioco che lega le sorti del Municipio a qualche funzionario esperto e scafato. I giovani venti/trentenni debbono capire che è ormai venuto il loro momento e saper sfruttare tale positività, difficilmente i protagonisti della scena locale potranno dire di no ad essi: non ne hanno ne la forza ne la volontà.

lunedì 13 giugno 2011

A proposito di nucleare

Che io non sia tra gli "abituèes del carro dei vincitori” è universalmente noto a coloro che mi conoscono, e, d’altronde, la mia storia recente ne è la conferma. Mi sono autoimposto il silenzio ma, adesso, a bocce ferme, sento il dovere di dire la mia. Le cose vanno dette con chiarezza anche a costo di essere in aperta dissonanza con la stragrande maggioranza dei tuoi simili! Rispetto democraticamente le scelte della maggioranza dei miei connazionali, ma a questo punto bisogna dirlo con franchezza: “l’ affermazione referendaria antinucleare rischia di trasformarsi nell’autogol maggiormente autolesionistico perpetrato dall’elettorato italiano!”.
Chi doveva decidere ha deciso e, per il momento, non succederà nulla, continueremo solo ad importare energia nucleare prodotta a pochi chilometri dalle nostre frontiere, continueremo ad immettere gas serra nell’atmosfera, per l’uso sconsiderato di combustibili fossili, ma, in compenso gli “ambientalisti di maniera” saranno contenti, coloro che son pronti a rinunciare cruentamente agli attributi per fare un dispetto al Cavaliere di Arcore potranno giubilare.
Ma ciò che più mi preoccupa è il futuro, immediato o a medio termine: signori miei, lo sviluppo economico presuppone consumo di energia, ed una nazione è tanto più sviluppata quanta più energia riesce a consumare (non lo dico io ma i principi della termodinamica con matematica evidenza). E’ un dato il fatto che in Italia fonti energetiche non esistono (se prescindiamo dalla favola delle rinnovabili), e nel prossimo futuro si scatenerà sempre di più la competizione per le fonti energetiche; con il petrolio ormai agli sgoccioli, l’energia da combustibili fossili sarà sempre più inquinante in quanto, per raschiare il fondo del barile, si ricorrerà a giacimenti attualmente non sfruttati e non sfruttabili, proprio perché potenzialmente troppo inquinanti, oppure si ritornerà in qualche misura al carbone fossile, massimo produttore di gas serra.
Ad onta delle affermazioni propagandistiche ammannite all’opinione pubblica, anche la celebrata Germania, neo paladina dell’ambientalismo di maniera europeo, si terrà ben strette le proprie centrali nucleari e forse ne dovrà costruire delle altre. Non è detto poi che la Francia da cui importiamo in quantità energia nucleare, sia disposta a vendercela all’infinito, perché potrebbe darsi anche che quella prodotta non basti più a se stessa ed ai suoi acquirenti. Dal canto nostro, in Italia, anche un futuro ripensamento sarà più che tardivo, perché nel frattempo neanche alla ricerca in tal senso sarà stato dato spazio, e poi: per quale motivo condurre ricerche su innovazioni non trasferibili nella nostra realtà nazionale?
Cosa dire a termine di questo ragionamento: il popolo è sovrano e…ci mancherebbe, ma, anche se non se ne resi conto, coloro che hanno detto no al nucleare, in buona o cattiva fede, hanno operato nettamente una scelta che peserà sul futuro proprio e su quello delle future generazioni.

martedì 7 giugno 2011

Io e la mia bicicletta

Io e la mia bicicletta siamo compagni inseparabili nelle passeggiate dei pomeriggi d’estate; non è un articolo extra lusso il mio, ma neppure quello che si definirebbe un “chiodo arrugginito”. Leggera, silenziosa e, soprattutto, priva di quegli ammennicoli che la tecnologia moderna propina, mi segue quasi ovunque: per le vie del paese, come nelle campagne. E’ una compagna fedele e discreta, non chiede mai il perché di aver preso una direzione, anziché un’altra; risparmiosa e pulita, l’unico carburante di cui ha bisogno sono un paio di gambe ben allenate, ma si accontenta per andare avanti sicura anche di arti stanchi e bisognosi di riposo. E’ una vera alleata del genere umano: non inquina, non sporca e fa molto bene alla salute. Sono convinto che raramente un’invenzione della mente umana abbia racchiuso tanta genialità in sè: tanti vantaggi ed assenza assoluta di problemi.
Non è la prima che posseggo…e penso che, data la mia età, la cosa sarebbe poco verosimile a credersi: ho davanti agli occhi la bici dell’infanzia e quella dell’adolescenza, prodotti buoni di un’industria nazionale che raccoglieva successi, anche in questo campo, e non conosceva ancora la concorrenza dirompente dei cinesi. Quelle bici si presentavano lise dal tempo e dall’uso sconsiderato di un ragazzo degli anni ’60 e ’70, insieme ai suoi tanti compagni e coetanei, anch’essi ciclisti per forza e per abitudine, nel tempo libero, nell’andare a scuola e, d’estate, “al mastro”; toccava poi a ‘Ntuniuccio, storico riparatore di biciclette pietramelarese, di cercare con ogni mezzo di rimetterle in sesto, dopo le torture vere e proprie a cui venivano sottoposte.
Ricordo nettamente quel momento in cui sono salito in bici (senza rotelle) a cinque anni, grazie alle braccia sicure di mio padre, e posso serenamente affermare che, superato il cinquantennio, oggi mi sembra di non essere mai sceso da essa; le ginocchia ed i gomiti scorticati, per le frequenti cadute e disarcionamenti, non hanno fatto altro che legarmi sempre di più alla mia carissima amica .

mercoledì 1 giugno 2011

...l’oru ‘e tuttu ‘iu munnu

La pioggia, ad inizio giugno, è come uno di quegli ospiti poco graditi, malsopportati, ed a volte anche po’ antipatici perché usano espressioni dirette, ma di cui ognuno è pronto a riconoscere l’utilità.
Certo, oggi avranno bestemmiato i contadini che ancora non hanno tolto il fieno dal campo, saranno stati di pessimo umore i gestori degli stabilimenti balneari, che da qualche giorno hanno riaperto i battenti, ed io stesso ho avuto dei problemi nel pomeriggio per raggiungere la stazione ferroviaria, sulla via del ritorno ma, comunque… tutti sanno la pioggia, di questi tempi, è buona ed è utile. Uno scroscio di pioggia intenso e duraturo, come quello di oggi, ci porrà al riparo da una prolungata siccità estiva, riporterà le temperature entro limiti più accettabili, almeno per qualche giorno, e di sera, per uscire, riprenderemo il golf troppo frettolosamente riposto in armadio.
La vecchia saggezza popolare conosceva fin troppo bene l’utilità della pioggia di questi tempi: "vale cchiù n’acqua a maggiu e giugnu che l’oru ‘e tuttu ‘iu munnu", recitava un adagio che qualcuno ancora ripete, arrivando a paragonare il valore di una pioggia a quello di inestimabili tesori .
Mentre, dalle finestre dell’ufficio, guardavo la pioggia venir giù in abbondanza sono arrivato a convincermi che la “Pioggia nel Pineto” di dannunziana memoria, sia stata partorita dalla vena del Vate in uno di questi giorni di fine maggio/inizio giugno, e che le scene, le situazioni, gli odori avvertiti dal “Divino Gabriele” siano stati, più o meno, quelli che ognuno di noi avrebbe potuto vivere aggirandosi nel pomeriggio di oggi tra i pini di Sferracavallo, o tra quelli del Monte Castellone , oppure ancora nella vasta pineta di San Nicandro, presso San Felice di Pietravairano.