Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

giovedì 30 dicembre 2021

PIETRAMELARA 2022: CONFERME O INTEROGATIVI?

 

Il bilancio di un anno che sta per concludersi è fatto a volte di rimpianti, di cose lasciate incompiute, di volti che non si vedranno più, pertanto il vostro blogger scribacchiante preferisce altro: non è molto meglio guardare avanti?
Il 2022 che è ormai alle porte sarà cruciale per la pandemia che ci affligge ormai da ben due anni; ne usciremo solo grazie a un senso di responsabilità diffusa, che tenda a minimizzare la negatività delle teorie no-vax. Anche se ritengo utopistico convincere certe teste di legno, sono speranzoso che la platea dei non vaccinati si assottigli sempre di più, che anche nei paesi del sud del mondo cresca l’incidenza delle vaccinazioni; è ormai chiaro infatti che le varianti del COVID hanno origine nei luoghi ove il virus può propagarsi e ricombinarsi con maggior libertà, grazie all’inconsistenza della barriera vaccinale.
Veniamo a Pietramelara: nella prossima primavera ci sarà il rinnovo (salvo proroghe) del Consiglio Comunale e del Sindaco. Non si profilano grosse novità all’orizzonte… soliti nomi, a meno di novità dell’ultimissimo momento. Sarà la pandemia, sarà il doversi occupare di cose più importanti, quali ad esempio la ricerca di un lavoro, i nostri giovani continuano a manifestare disinteresse alla gestione della cosa pubblica; chi si aspettava, come il sottoscritto, la nascita di un movimento di opinione portatore di idee e istanze innovative anche stavolta rimarrà deluso. Il distacco di una nutrita fetta della popolazione dalle problematiche che riguardano lo sviluppo della comunità in senso sociale ed economico, finiranno per favorire il mantenimento dello status quo, almeno per altri cinque anni. Se guardiamo l’immediato futuro con gli occhi di adesso, sembra che per ora l’unica vera preoccupazione dell’amministrazione in carica sarà quella di dover creare una lista civetta, che la metta al riparo da brutte sorprese elettorali: ma anche questa ritengo sia un’eventualità remota.
Sul versante ecclesiastico e religioso abbiamo assistito, nella Parrocchia di Sant’Agostino, al balletto, a volte farsesco, di parroci che si sono avvicendati con velocità ultrasonica: la notizia del trasferimento di Don Giosuè nel pieno della trascorsa estate, prima ipotizzata e poi cruda realtà, la nomina di Don Marco a economo e la sua fuga dall’altra parte del mondo, dopo qualche mese. Quanto diversa la figura di parroci che sono rimasti al proprio posto anche per mezzo secolo, nella forte convinzione della missione affidata loro; erano altri tempi, diranno i miei quattro lettori, non si era verificata ancora quella penuria di preti che costringe il vescovo a limitare fortemente le proprie possibilità di scelta. Certamente… ma non ci esimiamo dal mostrare incredulità e stupore. Sarà la prossima una nomina definitiva? Oppure si tenderà, come in altri paesi, anche più grandi di Pietramelara, ad unica comunità inter parrocchiale, con un solo sacerdote che si affannerà per lasciare aperte, di volta in volta, le nostre tre belle chiese?

sabato 25 dicembre 2021

UNA PIAZZA A DON ROBERTO

 



Per quanto non sia frequente, su queste pagine scribacchiate, soffermarsi e descrivere l’operato di questa Amministrazione Comunale, ritengo particolarmente giusta ed appropriata la scelta di intitolare a Don Roberto Mitrano, al nostro carissimo Don Roberto la piazzetta che prenderà il suo nome.
La legge 23 giugno 1927, n. 1188 (Toponomastica stradale e monumenti a personaggi contemporanei) dispone che l’attribuzione della denominazione a nuove strade e piazze pubbliche da parte dei Comuni è subordinata all’autorizzazione del Prefetto. Ai sensi del combinato disposto di cui agli artt. 2, 5 e 6 della normativa citata, "nessuna strada o piazza può essere intestata a persona che non sia deceduta da almeno dieci anni". Successivamente, il sempre più frequente ricorso alla deroga ha indotto il Ministero dell’Interno a delegare ai Prefetti, a decorrere dal 1 gennaio 1993, la facoltà di autorizzare le intitolazioni di luoghi pubblici e monumenti a persone decedute da meno dieci anni
Tanto premesso, va detto che il piccolo Roberto nacque il 5 ottobre 1927. Entrato in seminario all’età di 10 anni, nel 1937, fu ordinato sacerdote il 9 luglio 1951. Insegnante in seminario per qualche anno, assistente diocesano di Azione Cattolica, parroco a Statigliano di Roccaromana per 4 anni dal 1953 al 1957, poi a Pietramelara dal novembre 1957 presso la Parrocchia dell’Annunziata, che all’epoca riportava l’antica denominazione di “San Nicola di Bari”; nel 1986, fu investito del servizio anche per la parrocchia di San Rocco, presso l’omonima chiesa madre. Nel luglio del 2011, dieci anni or sono, festeggiò ben 60 anni di sacerdozio. Nel settembre 2014 si dimise da parroco, a causa dell’età avanzata e delle sue condizioni di salute, che negli ultimi due anni erano peggiorate. Morì dopo una travagliata malattia il 31 agosto 2016.
La figura di Don Roberto ha rappresentato per ogni pietramelarese una solida guida morale e spirituale. Molte generazioni hanno seguito i suoi insegnamenti dalla giovinezza alla vecchiaia, per lunghi decenni: punto di riferimento, insomma, umano e religioso. Dedicò   una vita intera all’ attività pastorale e ad un infaticabile cammino di fede e di rinnovamento culturale e sociale. In particolare chi scrive, insieme a ogni suo coetaneo e compagno, lo ha sentito vicino anche come docente presso il Liceo di Vairano; indimenticabili le sue lezioni che partivano sì dalla religione, ma spaziavano a ogni aspetto della vita: dall’etica e all’estetica. Gli intensi e lieti momenti vissuti nei campi estivi (a Roccamonfina, Villetta Barrea, Valtellina), che organizzava, erano destinati a costituire un momento di socialità tra noi, giovani in un cruciale momento di formazione umana; per taluni questi erano, data l’epoca, la sola occasione per qualche giorno di vacanza.
Parlare di Don Roberto, specie per quelli della mia generazione e un po' come parlare di se stessi: sorridere per le spigolosità del suo carattere, dai frequenti moti di insofferenza, anche nel corso delle funzioni liturgiche; noi ci riflettevamo in lui, e lui in noi. Come dimenticare che fu Don Roberto, agli inizi di questo millennio, a volere il Museo di Arte Sacra, in un locale attiguo alla Chiesa di Sant’Agostino, e di cui oggi si è persa persino la memoria?
Per Pietramelara celebrare Don Roberto, anche attraverso l’intitolazione di una piazza, significa consegnare alle future generazioni un pezzo autentico e fondamentale della sua storia.

lunedì 20 dicembre 2021

DAI MERCATINI LA RINASCITA DEL CENTRO STORICO

 

Il Mercatino del Borgo 2021, dello scorso sabato sera, ha destato interesse e partecipazione; non si sono viste “adunate oceaniche”, questo sì, ma la gente animata da curiosità è comunque uscita per vedere gli stand allestiti, trascorrere, nonostante il freddo pungente, un momento di socialità che da tempo non si viveva. La pandemia, che di giorno in giorno si fa più aggressiva e preoccupante, forse ha in qualche modo frenato quei gruppi e quelle persone in più che avrebbero voluto partecipare ma non lo hanno fatto.
Freddo, timore del COVID, tiepida partecipazione degli stendisti hanno in qualche modo temperato il successo dell’iniziativa, che comunque c’è stata, e si sta consolidando come tradizione. Quali le considerazioni che ne derivano? La voglia di vivere il centro storico da parte dei pietramelaresi comunque emerge, alla prima occasione utile. È segno questo del profondo legame della nostra comunità con i luoghi che l’hanno generata e formata: se vi è una motivazione solida ed attrattiva si esce, nonostante il freddo, nonostante i timori di cui sopra. 
Spingiamoci allora più in là con il ragionamento: mi viene da pensare che con la ristrutturazione e la rifunzionalizzazione dell’edificio ex elementari di via Marconi e annessa piazza, si potrebbe cominciare a programmare un ritorno del mercato domenicale nel centro storico, nei tempi e nei modi voluti dalla vigente normativa in materia. L’esperimento di qualche anno fa, terminato con il referendum dell’aprile 2019, invalidato dalla scarsa partecipazione, unito al discreto successo dei mercatini stanno a dimostrare che, per risollevare le sorti di un centro storico sempre più agonizzante, far ritornare il mercato in paese è una misura di sicura efficacia, checché ne pensino i detrattori, gli acriticamente contrari e i manutengoli di imprenditori mossi da interessi contrari.


martedì 14 dicembre 2021

LEONI DA TASTIERA

 

Apprendo da Wikipedia che: “Leone da tastiera (keyboard warrior in inglese, letteralmente "guerriero da tastiera") è un'espressione dispregiativa e sarcastica del gergo di Internet usata per riferirsi a utenti del Web che, differentemente da quanto farebbero di persona, scrivono in modo aggressivo, talora insultando, offendendo, screditando o minacciando altri utenti. L'espressione fa riferimento al fatto che tali comportamenti sono agevolati dalla sensazione di deresponsabilizzazione derivante dall'uso di utenze anonime. Secondo uno studio avvenuto in Canada, alcuni dei tratti che caratterizzerebbero il cosiddetto "leone da tastiera" sono narcisismo, machiavellismo, psicopatia e sadismo”.
Scorrendo le pagine dei social nei gruppi pietramelaresi, sembra che l’espressione sia in grande auge, tanto da essere usata e abusata anche da personaggi particolarmente in vista, sullo scenario comunale. E’ un modo come un altro per controbattere le polemiche dovute a differenti modi di vedere e di pensare; niente di male, diranno i miei quattro lettori, il leone è da sempre il re degli animali terrestri pertanto essere paragonato ad esso suscita sentimenti di orgoglio, gratificazione, appagamento. Beh …è il contesto a fare la differenza!
Del leone rimane, al limite, la violenza (verbale) ma comunque il “da tastiera” contiene disprezzo; nel senso che ci si sente al sicuro, protetti dal web, al limite utilizzando l’anonimato e/o celandosi dietro profili “farlocchi”.
Ritengo però che nelle ultime vicende “telematiche”, nel corso delle quali si è utilizzata tale espressione informatico/felina tali condizioni non si sono verificate: chi ha scritto, manifestando dissenso, lo ha fatto su profili riferibili a se stesso, con chiarezza e assumendosene, ovviamente, ogni responsabilità: è pertanto improprio ed offensivo l’utilizzo dell’espressione “leone da tastiera”.
Assistiamo quotidianamente ad una stucchevole e continua auto vanteria, condita da un “mantra” ripetuto all’infinito, di cui non se ne può più, e chi reagisce con cognizione di causa rendendo “pan per focaccia” viene tacciato di essere, appunto, un “leone da tastiera”.

 

 

lunedì 13 dicembre 2021

IMPORTANTI ANNIVERSARI

 


Grande musica a Vairano Scalo: nell’ambito dell’evento organizzato dalla Parrocchia dei SS. Cosma e Damiano, ed in occasione del X Anniversario della costruzione dell’organo Mascioni, si è tenuto ieri sera, 12 dicembre, nell’omonima chiesa, il primo dei cinque concerti organizzati per celebrarlo. Il ciclo di concerti, iniziato ieri sera, è disposto temporalmente nell’arco delle feste natalizie e si concluderà domenica 9 gennaio 2022 (cfr foto di copertina).
Del primo concerto dicevamo… di scena l’organista Andreana Pilotti, di Pietramelara e il sassofonista Alfredo De Francesco di Teano; programma ricco e variato che ha spaziato dalla musica “sacra” in senso stretto, alla classica, sino a intrattenere il nutrito parterre con melodie più “accessibili”, quali il famoso Adagio in Do minore di Benedetto Marcello. L’evento è stato introdotto dal parroco Don Luigi De Rosa e presentato dalla prof.ssa Angela Dragone.
Notevole per le caratteristiche l’organo di cui si celebra il decennale, a detta del M° Emanuele Cardi, a cui si deve il progetto fonico: “Ogni nuovo organo dovrebbe essere una realizzazione unica, pregevole, destinata a sopravvivere di parecchie generazioni alla sua committenza e che porti in sé il desiderio di “invecchiare” il più tardi possibile. Quello della Chiesa di Vairano è uno strumento dai forti connotati stilistici di una particolare scuola, adattati alle dimensioni sonore e alle esigenze liturgiche e, non ultime, alle prospettive artistiche che certamente scaturiranno da questa interessantissima realizzazione. Uno strumento con caratteristiche peculiari della tradizione romantica francese e della scuola di Cavaille-Coll, nonché innovazioni tecniche introdotte da quest’ultimo. Gli apprezzamenti di tantissimi colleghi provenienti da tutto il mondo che avevano avuto modo di suonare questi strumenti negli ultimi quindici anni mi avevano convinto che anche a Vairano si poteva proporre un’operazione simile. Sono fiducioso che questo strumento saprà ricompensare gli sforzi di una comunità intera e del suo parroco, Don Luigi, attento come pochi verso l’arte in generale e la musica in particolare”. 
Don Luigi De Rosa, il parroco, nell’introduzione del concerto, da parte sua ha affermato: “L’organo è tenuto in grande onore nella Chiesa, esso infatti, accompagnando i canti e i momenti liturgici, aggiunge splendore alla celebrazione, favorisce la preghiera dei fedeli e innalza la loro mente a Dio. L’organo a canne è uno strumento musicale che fin dai tempi più antichi ha ornato le nostre chiese. Un potente mezzo di preghiera e di elevazione spirituale. Tra tutte le opere d’arte che impreziosiscono le nostre chiese, l’organo è forse il vero trait d’union tra il terreno e il Divino. Sono questi i motivi che mi hanno spinto a promuovere e realizzare l’organo a canne per la chiesa di Vairano, pur affrontando non poche difficoltà. In realtà, un organo è un investimento per la generazione attuale e anche per quelle future: ne sono testimonianza i numerosi strumenti antichi che ci sono nel mondo e di cui fruiamo tutti oggi. Peraltro, desidero ricordare che la casa organaria Mascioni, da me scelta, è senz’altro una garanzia per professionalità e competenza. Alla Famiglia Mascioni va il mio sentito ringraziamento per la disponibilità mostrata. Un sentito e doveroso ringraziamento lo rivolgo al Maestro Emanuele Cardi, per il progetto fonico dello strumento”
 
 

giovedì 9 dicembre 2021

Pioggia dell'Immacolata. Pericoli evitabili?

 

Le intense piogge che da ieri pomeriggio non hanno concesso tregua all’intero territorio dell’alto casertano sono state causa di spavento, apprensione e in qualche caso di danni, per fortuna contenuti. I più se la sono cavata con qualche pulizia straordinaria ai locali terranei della propria abitazione, anche se non mancano casi denotati da aspetti più drammatici, riportati dalla stampa locale.
Per concentrare il discorso sul territorio del nostro comune, mi preme sottolineare che la piana è un vasto “bacino imbrifero” destinato a raccogliere e smaltire acque provenienti dalle pendici circostanti: si tratta di un’area di   oltre 15 km quadrati, destinata a raccogliere acque scaricate da pendici di pari estensione (misure da google earth). La pioggia caduta nella scorsa nottata è stata veramente ingente: pensate che dalle 22 alle 23 sono caduti ben 70   mm di pioggia (dati stazioni meteo del comune) che, rapportato alla superficie di circa 30 Km quadrati, significa che in appena due ore si sono riversati 215.000 metri cubi di acqua, questo su terreni già saturi di pioggia per il lungo periodo piovoso, che dura da circa un mese.
Si sarebbero potuti evitare gli allagamenti, lo spavento e i danni? Non è né facile né elegante interpretare il ruolo del “io l’avevo detto”, ma i quattro lettori che seguono questo blog scribacchiato ricorderanno che più e più volte ci si è soffermati sulla manutenzione di cui ha bisogno il territorio e le opere realizzate per la sua protezione (cfr http://scribacchiandoperme.blogspot.com/2013/11/dissesti-idrogeologici-siamo-al-sicuro.html e http://scribacchiandoperme.blogspot.com/2020/12/maltempo-quali-rischi.html ).
Negli anni settanta fu realizzata un’opera idraulica destinata a fare da gronda per le acque del Monte Maggiore, essa parte dalla località “casino” e, tramite l’ex percorso del rivolo Pescara, sfocia nella zona dei pantani. Essa, per quanto ben progettata e realizzata, ha rivelato ieri notte un’efficienza ed un’efficacia quasi nulla nei confronti di quelle acque. Fu dotata all’inizio del percorso di una vasca di laminazione che, tuttavia, da ben cinquant’anni non è stata mai svuotata   dai detriti che inevitabilmente in un lasso di tempo così ampio l’avranno ormai riempita: una piena efficienza di essa avrebbe permesso senz’altro di mitigare l’impatto di un evento piovoso intenso come quello vissuto; infatti tutte le acque della pendice settentrionale del Monte Maggiore a causa della vasca ingombra di detriti e melma, non hanno potuto incanalarsi (se non in minima parte) nel canalone descritto, riversandosi con tutta potenza  su via Montemaggiore, Viale Europa e Via Angelone. Le zone più basse di via San Pasquale, nei pressi del campo sportivo hanno subito le peggiori conseguenze; Alessandro che, con la  famiglia alleva bovini nei paraggi, ha affidato a fb  drammatiche lamentele: “I miei animali sono finiti sott’acqua”.
La rete scolante dei fossi di confine meriterebbe d’altronde un’attenzione costante e continuativa, in presenza di vegetazione essa tende a frenare l’acqua e a colmarsi di terreno trasportato da essa… ma questa è una storia vecchia che coinvolge la mancata volontà di assumere decisioni impopolari, sanzionando che viene meno a propri doveri verso la comunità.
Il famoso canalone, per altri “ecomostro”, ma fiore all’occhiello per la scorsa amministrazione, invaso com’è di vegetazione nei tratti terminali, non ha potuto che rivelare i propri limiti.
Conclusioni: episodi come quello di ieri notte si verificano ad intervalli più o meno costanti, tuttavia si evidenzia che un’attenzione più intensa al territorio innalzerebbe, e di molto, la salvaguardia della comunità che vi dimora.