Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

venerdì 25 settembre 2020

5G OVVERO L'ANTENNA DELLA DISCORDIA


Una questione anima il dibattito politico amministrativo locale, sopito all’indomani delle elezioni del 2017, e rianimatosi appunto nella tarda primavera di quest’anno. Si tratta dell’istallazione dell’antenna Wind con tecnologia 5G. E’ dell’ultim’ora la notizia che il TAR della Campania, abbia ritenuto legittima l’istallazione.

Ritenuto opportuno intervenire nel dibattito in corso, ho cercato di approfondire la mia conoscenza del problema; non ritengo pertinente a questo blog scribacchiato addentrarsi nella “vexata quaestio” riguardo ai presunti tatticismi giuridico/amministrativi, di cui viene accusato sindaco e maggioranza dall’opposizione consiliare e dal comitato formatosi per impedire l’istallazione. Piuttosto il vostro blogger ha ritenuto opportuno andare al merito della cosa, ponendomi la domanda: ma quest’antenna 5G, che va ad impiantarsi, appena a ridosso del perimetro urbano, è pericolosa oppure no? … e se lo è, in cosa consiste il pericolo a cui sono  esposti coloro che vivono all’ombra dell’antenna?

Interrogato il web, tra i vari contributi rinvenuti ho ritenuto di riportare in sintesi un interessante e recente  articolo/dossier sulla rivista “Altroconsumo”, datato 20 luglio 2020, a firma di Stefania Villa (https://www.altroconsumo.it/hi-tech/smartphone/speciali/5g-salute#), dal titolo: “5G: che cos’è e perché non c'è da allarmarsi”.

Data la storia della testata, controllata da una delle più importanti associazioni di difesa dei consumatori, non ritengo assolutamente che si possa parlare di informazione pilotata. Riporto i passi salienti: “Con il termine 5G si indicano tecnologie e standard di nuova generazione per la comunicazione mobile. (…) Una delle caratteristiche principali di questa rete è, infatti, proprio quella di permettere molte più connessioni in contemporanea, con alta velocità e tempi di risposta molto rapidi. (…) Il fatto che gran parte del lavoro, nelle reti 5G, sia fatto dal sistema di antenne e non dall'hardware dello smartphone, potrebbe anche comportare un notevole risparmio energetico, con una maggiore durata delle batterie dei device”. Ma veniamo al punto: quali sono i pericoli derivanti dalla sua diffusione? Continua l’articolista: “Nonostante il panico scatenatosi intorno al 5G (si teme sarà causa di varie malattie, ad esempio tumori), al momento non ci sono dati che permettono di escludere o confermare che questa nuova tecnologia abbia effetti dannosi per la salute o meno (non ci sono risposte chiare e definitive neanche sulle tecnologie precedenti, figuriamoci sul 5G che è ancora agli albori). (...) Quello che sappiamo fino ad ora, però, rassicura più che allarmare: il 5G viaggerà sì su frequenze più elevate rispetto a 2G, 3G e 4G (e questo è uno degli elementi che spaventa), ma la rete di antenne, in realtà, utilizzerà segnali dotati di potenza inferiore (...) Con una rete di questo genere, per la capillarità delle antenne del 5G, l’intensità dei segnali necessari e le frequenze utilizzate, viene da pensare a un’esposizione limitata e dagli effetti negativi paragonabili o addirittura inferiori a quelli derivanti dall’uso di tecnologie precedenti”. Nella parte conclusiva dell’articolo si riporta la posizione assunta sul 5G da un’importante agenzia medica internazionale: “Lo Iarc (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) sulla base di queste analisi, ha classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza come cancerogeni di gruppo 2B, ovvero come "possibilmente cancerogeni": è il livello più basso di rischio, usato quando ci sono prove limitate”.

 

 

martedì 15 settembre 2020

UN CONTRATTO PARITETICO (O QUASI)


Nel 1867 Don Giovan Battista Paternò, Marchese del Toscano, sposò a Napoli Donna Teresa Maria Annunziata Caracciolo, V Duchessa di Roccaromana, e nel matrimonio la duchessa recò una ricca dote, tra cui i vasti possedimenti in agro di Pietramelara.

Per una fortuita casualità sono venuto in possesso di un  contratto mezzadrile, un foglio di carta bollata da 50 centesimi di lira, che ripiegato dormiva da decenni in una cassa; è redatto sotto forma di scrittura privata, tra il suddetto Paternò, per effetto del matrimonio divenuto duca di Roccaromana, e due coniugi pietramelaresi, tali Giuseppe Nigro fu Giacinto e Marianna Montanari fu Antonio, e reca la data del 18 novembre 1882; oggetto del contratto la tenuta e coltivazione di una porzione del fondo denominato “Pastino di Monticello”, dell’estensione di circa otto moggi e coltivato con una consociazione tra vite e cereali, secondo un uso diffuso all’epoca.

La mezzadria era un contratto agrario, un tempo assai diffuso, in base al quale un soggetto (concedente), si associava con un altro soggetto (mezzadro), in proprio e quale capo di una famiglia colonica, per la coltivazione del fondo e l'esercizio delle attività connesse, al fine di dividerne a metà i prodotti e gli utili. In particolare, il concedente conferiva il godimento del podere, mentre il mezzadro prestava il lavoro proprio e della famiglia colonica.

In Italia, dopo l’unità, il primo codice civile unitario (1865) fissò alcuni principi in materia di mezzadria, ribadendo la paritaria divisione dei frutti; la mezzadria terminò con la legge  15 settembre 1964, n. 756 che  vietò la stipula di nuovi contratti.

Molte le curiosità, derivanti dalla lettura del documento, scritto a mano in una calligrafia bella, ma a tratti comprensibile solo da chi ha acquistato con il tempo familiarità con “scartoffie” simili.

Il “lodato” Duca abitava a Catania e, di passaggio per il proprio palazzo a Pietramelara, colse l’occasione per la stipula. Tredici le clausole contrattuali, riferite a norme giuridiche e a buone pratiche agronomiche; curiosa la precisa indicazione del numero di capponi dovuti al padrone, a titolo di prestazione, per il Natale e del numero di uova per la Pasqua. A parte il tono costantemente elogiativo nei confronti del concedente, si evince che il contratto riconosce una certa pariteticità ad ambedue le parti: ad esempio, la norma di cui alla clausola n. 12, che impone che le sementi siano a totale carico del mezzadro, è in qualche modo controbilanciata dalla n. 9, con cui il padrone si obbliga a fornire i pali per le viti, laddove ve ne fosse bisogno.

Tengo a sottolineare che per quanto attiene ai fitofarmaci da utilizzare sulla vigna, si nomini esclusivamente lo zolfo, senza alcuna menzione per il verderame, segno che la peronospora della vite all’epoca non era ancora presente in zona; d'altronde la scoperta dell’efficacia del verderame nella lotta antiperonosporica risale solo alla fine dell’ottocento in Francia. La lettura del contratto da idea della buona visione agronomica della coltivazione, volta alla conservazione del valore capitale del fondo e al miglioramento dello stesso (obbligo di pulizia dei fossi, di propaggine per mantenere l’integrità della vigna, di lavorare con la vanga la parte a granone, di non permettere pascolo di animali).

Facendo mente locale a precedenti memorie e studi, il fondo  dovrebbe essere quel vasto appezzamento di terreno, posto al lato ovest del cimitero, oggi pertinente alla Masseria San Pasquale, nel quale si coltivavano uve di elevata qualità. I coniugi Nigro non firmarono il contratto, avendo dichiarato il proprio analfabetismo, e fecero ricorso a due testimoni, per la cronaca Vincenzo Peluso e Giacomo Masiello; purtroppo infatti l’analfabetismo era una piaga diffusa allora nella quasi totalità di alcune classi sociali.

Di seguito riporto l’integrale trascrizione del contratto:

Contratto di mezzadria del fondo appellato Pastino di Monticello

L’anno milleottocentottantadue il giorno diciotto Novembre in Pietramelara colla presente scrittura privata da valere quale pubblico istromento  si è addivenuto al seguente contratto di mezzadria.

Da una parte Giambattista Paternò Duca di Roccaromana, domiciliato in Catania e di passaggio nel suo Palazzo Ducale.

Dall’altra i coniugi Giuseppe Nigro fu Giacinto e Marianna Montanari fu Antonio di Pietramelara.

Il lodato sig. Duca in virtù dell’ atto presente concede  a titolo di mezzadria a detti coniugi porzione del fondo denominato Pastino del Monticello dell’estensione di circa moggi otto secondo come risulterà dalla misura da farsi con i seguenti patti e condizioni .

1.La durata di detta mezzadria sarà di anni otto incominciando dal quindici agosto milloottocentoottantadue e terminando al quindici agosto milleottocentonovanta senza bisogno di congedo legale

2.i detti coniugi si obbligano di coltivare il fondo da buoni padri di famiglia

3. di camminare le vite, e di fare la propaggine di quelle viti che ne hanno bisogno  e se detto lavoro non verrà eseguito nel tempo opportuno, sarà fatto dal prelodato duca a spese e danno dei coniugi.

4. il terreno sottoposto sarà seminato metà a grano e metà a granone ed è proibita assolutamente la soprasemina.

5. la parte che verrà a granone deve essere sempre vangheggiata con l’im… e ben concimata con grasso

6.lo zolfo dovrà approntarsi metà dai detti coniugi e metà dal sig. Duca.

7. il mentovato Sig. Duca si obbliga di somministrare i cosiddetti arponi che dovranno abbisognare in detto pastino

8. E’ bene inteso che tutto sarà a mezzadria cioè quel di sopra fatto, come ancora le olive esistenti in detto fondo, e tutti i lavori dovranno a spese dei detti coniugi, e solamente dovrà il sig. Duca contribuire per quello che è di legge.

9. si obbligano detti coloni di tenere ben spurgati i fossi che asciugano il nominato fondo e di non fare accendere servitù di spurgazioni.

10. è proibito espressamente fare introdurre animali caprini e bovini nel detto fondo sotto la propria più stretta responsabilità.

11. l’uva che si raccoglierà nel detto fondo i detti coniugi non potranno venderla se prima non vi sia il consenso del sig. Duca.

12. tutto il genere che si raccoglierà nel detto fondo dovrà dividersi  in parti uguali , però dalla quota di essi coloni dovrà prelevarsi la semenza.

13. Il prelodato sig. Duca si obbliga di dare le semenze di grano, e per i marzulli verrà seminato per metà.

Per prestazioni i predetti coloni si obbligano di dare sei capponi per Natale e cinquanta uova per Pasqua.

I detti coloni non potranno subaffittare o cedere il detto fondo o parte di esso senza il permesso del Duca.

I ripetuti coniugi accettano il presente contratto di mezzadria e promettono la esatta osservanza di tutti i patti e condizioni sopra stabiliti senza poter dare la benché minima eccezione .

In caso di vergenza le spese saranno a carico della parte inadempiente

Del presente se ne sono fatti due originali da rimanere uno presso il sig. Duca e l’altro ad essi Nigro e viene sottoscritto da due testimoni, avendo detti coniugi  dichiarato di essere analfabeti.

Giovanbattista Paternò, Duca di Roccaromana

Vincenzo Peluso e Giacomo Masiello, testimoni.

 

martedì 8 settembre 2020

CON IL TREKKING UNA COSTIERA DIVERSA




Vivere la natura, respirarne i profumi, ammirare il colore verde delle piante che si risvegliano in marzo, o il rossiccio delle foglie  che muoiono in autunno, ascoltare i propri  passi rumorosi su una lettiera in disfacimento: è questa l’esperienza del camminare. E’ il turismo lento, un modo di viaggiare di cui sentiremo tanto parlare in futuro, anche perché – passata l’emergenza Covid-19 – sarà quello a cui aspireremo un po’ tutti per sentirci più tranquilli e per dare valore all’ambiente che ci circonda, comprese le comunità locali, esso basa la sua filosofia di viaggio sull’attenzione al particolare e sulla relazione con gli abitanti locali, con i propri compagni di viaggio e con se stessi, preferendo i borghi
alle grandi città, il relax alla frenesia, la natura al cemento. Spesso anche l’itinerario rispetto alla meta.

La moda anglofona che ci pervade ha portato a definire tutte queste sensazioni con un termine usato ed abusato “trekking”; leggo da wikipedia che “il termine deriva dal verbo inglese to trek, che significa camminare lentamente o anche fare un lungo viaggio”. E’ un’esperienza viva che si può fare da soli meditando, oppure in compagnia,  con il vantaggio del consolidarsi di rapporti o l’instaurarsene di nuovi; un esperienza che vivo da sempre, o almeno sin dal momento dell’adolescenza: in compagnia dei soliti amici allora ho cominciato a percorrere i sentieri del Monte Maggiore, ad arrampicarmi fin sulla sua cima più alta, il Pizzo San Salvatore, a oltre mille metri di altitudine, oppure sul Pizzo Madama Marta, poco meno alto.

Da qualche tempo tuttavia i miei orizzonti si sono allargati, ed allora quando posso coinvolgo (o vengo coinvolto?) dal resto della famiglia, a percorrere luoghi a me non noti. La Costiera Amalfitana, secondo l’opinione più diffusa, è un posto da VIP, da grandi star del cinema, big del calcio o di altri sport; grandi e lussuosi alberghi, resort esclusivi, paesaggi marini mozzafiato, insomma qualcosa che si lega all’immagine più consueta che il consumismo ha dato al  turismo. Eppure grazie al trekking ho potuto scoprire una Costiera diversa, molto più simile a una delle nostre aree rurali: il sentiero degli dei, la valle delle ferriere, la discesa da Agerola fin giù a Praiano, percorrendo la Valle di Praia (foto di copertina); sono posti questi percorribili solo a piedi e muniti di un certo allenamento; qui  si possono fare incontri inaspettati, con un gregge di capre, ad esempio, con un contadino che incroci sulla tua stessa via, accompagnato da un fido somaro, oppure percorrere un tratto di sentiero su un terrazzamento in cui ancora vegeta una piccola vigna. Ma poi basta allungare lo sguardo verso ovest e ti si para davanti uno scenario davvero suggestivo, in cui l’azzurro verde delle acque marine in lontananza, si interrompe e lascia il passo  a borghi come presepi, oppure a una pendice quasi verticale, colonizzata da verde intenso della macchia mediterranea. 

E’ consigliabile essere prudenti, e affidarsi a chi questi luoghi li conosce bene, perché qualche insidia potrebbe comunque presentarsi. Non voglio fare pubblicità gratuita, ma sono rimasto soddisfatto dal servizio puntuale offerto da “CARTOTREKKING” (https://www.cartotrekking.com/it/index.html), un’associazione di guide escursionistiche che da circa 10 anni accompagnano gruppi lungo questi sentieri. Il primo contatto con loro un paio di anni or sono, con Michele e Valentina per percorrere l’ormai arcifamoso “sentiero degli dei”, da Agerola a Positano, reincontrati qualche settimana fa per scendere lungo  la Valle di Praia, attraverso i sentieri di Santa Barbara, dei corvi, e di Barbanera,e  per finire  ci si è ristorati con un fresco bagno serale nella spiaggia di Praiano. 

Buon cammino allora, come si dice, a voi tutti