Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

mercoledì 16 marzo 2016

I "COMANDALENTI" DELLA VITA

Ideata da L'Arte del Vivere con Lentezza Onlus nel 2007, ricorre oggi,16 Marzo, la Giornata Mondiale della Lentezza, si tratta di una campagna di comunicazione sociale che propone un'architettura di vita più rispettosa e solidale. Mettere via la fretta e lo stress, per riassaporare il vero gusto della vita, con calma: è questo l’obiettivo che si prefigge tale evento, celebrato in Italia e nel mondo.

L’Associazione Vivere con lentezza ha formulato anche i suoi “comandalenti” e chi li Legge potrà capire anche che molti cosiddetti impegni o abitudini possono essere abbandonate in virtù di una migliore qualità della vita. Leggiamoli insieme:
1) Svegliarsi 5 minuti prima del solito per farsi la barba, truccarsi o far colazione senza fretta e con un pizzico di allegria.
2)In coda nel traffico o alla cassa di un supermercato, evitare di arrabbiarsi e usare questo tempo per programmare mentalmente la serata o per scambiare due chiacchiere con il vicino di carrello.
3) Entrando in un bar per un caffè ricordarsi di salutare il barista, gustare il caffè e risalutare barista e cassiera al momento dell’uscita
4) Scrivere sms senza simboli o abbreviazioni, magari iniziando con caro o cara…
5) Quando è possibile, evitare di fare due cose contemporaneamente come telefonare e scrivere al computer
6) Evitare di iscriversi ad una scuola o una palestra dall’altra parte della città.
7) Non riempire l’agenda della giornata di appuntamenti, anche se piacevoli, imparare a dire qualche no e ad avere dei momenti di vuoto.
8 Non correre per forza a fare la spesa, senz’altro la dispensa di casa consentirà di cucinare una buona cenetta dal primo al dolce.
9) Anche se potrebbe costare un po’ di più, ogni tanto concedersi una visitina al negozio sottocasa, si risparmia in tempo e in stress
10) Fare una camminata, soli o in compagnia, invece di incolonnarsi in auto per raggiungere la solita trattoria fuori porta.
11) La sera leggere i giornali e non continuare a fare zapping davanti alla tv.
12) Evitare qualche viaggio nei week-end o durante i lunghi ponti, e gustarsi la città, qualunque essa sia.
13) Con 15 giorni di ferie, dedicarne 10 alle vacanze e utilizzare i rimanenti come decompressione pre o post-vacanza.
14) Smettere di continuare a ripetere:”non ho tempo”. Il continuare a farlo non farà certo sembrare più importanti.

Presa come una stravaganza ai suoi inizi, la lentezza, il rallentare, si afferma come un bisogno, sentito da tanti, un momento per alzare lo sguardo e capire da che parte andare.
La lentezza è una costruzione quotidiana. Chi la abbraccia la dovrebbe estendere a tutti gli aspetti della vita, non basta non inquinare girando in bici, se poi siamo pronti all’insulto con tutti quelli che incrociamo, non è sufficiente essere vegani, se siamo assenti nell’educazione dei nostri figli. Così per la Giornata (in un centinaio di eventi) ognuno si da da fare nel proprio paesino, nella propria azienda, nelle grandi città, nelle scuole, per conquistare il diritto a vivere in modo più umano il proprio tempo. Non siamo nati solo per svilupparci, ma per essere felici, e se esauriamo il nostro tempo lavorando e lavorando, con la scusa che dobbiamo farlo per il domani dei nostri figli, non saremo felici e perderemo il loro amore.
Un modo per ripensare la nostra vita, quindi, positivo e assolutamente non lesivo di chicchessia, un’inversione di tendenza che se adottata sarà in grado sicuramente di migliorare la qualità delle nostre vite frettolose.

sabato 12 marzo 2016

...E FATTELLA 'NA RISATA

Leggo da un web giornale che Tess Christian, una signora londinese di 50 anni, non sorride da quando era adolescente, che (secondo lei) questo è stato ed è il suo trattamento di bellezza naturale, e che tale singolare comportamento le ha permesso di non avere rughe sul viso. I medici, da parte loro, non smentiscono gli effetti benefici di questo suo bizzarro rimedio. La “nostra eroina” ha 50 anni e negli ultimi 40 anni non ha mai sorriso. Il motivo? Ha voluto mantenere il suo aspetto giovanile e, non ridendo, ha fatto sì che non si formassero le rughe sul viso. Tess non ha mai fatto uno strappo alla regola, in tutte le foto con i suoi amici non accenna neppure un sorriso, anche quando tutti intorno a lei sono divertiti e gioviali. Neppure alla nascita della figlia si è lasciata sfuggire un’espressione felice.
Leggere tale notizia lascia perplessi se non sbigottiti e la considerazione più immediata in merito, il vostro blogger scribacchiante l’ha ripresa dall’usuale modo di concludere gli sketch di un gruppo napoletano, famoso negli anni 80: “Sarà… ma a mmè me pare proprie na strunzata”. Questa Tess si sarà pure conservata giovanile nell’aspetto, ma innanzitutto ci ha rimesso in quanto a reputazione: agli occhi di chi ha vissuto nel suo contesto sicuramente non apparirà ne simpatica ne apprezzata.
Se si considerano, inoltre, gli aspetti legati alla salute, e lo dice la scienza medica, ridere porta innumerevoli benefici, sia dal punto di vista fisico che psichico. Il sorriso migliora, quindi, la salute ma rende anche più belli. Le persone sorridenti sono sempre più belle.
Il famosissimo attore e regista italiano Roberto Benigni ebbe a dire al proposito: “Quando si ride ci si lascia andare, si è nudi, ci si scopre. Quando uno ride, vedi un po' la sua anima. E poi quando si ride ci si muove, ci si scuote. Ci si scuote come un albero e si lascia per terra le cose che gli altri possono vedere e magari cogliere. Gli avari e coloro che non hanno niente da offrire, infatti, non ridono”. Una valenza, quella del ridere, riconosciuta ad ogni livello, quindi. Ridere è vita, apprezzamento di se stessi e della realtà circostante, indice di benessere, espressione di serenità d’animo e tanto altro. Ridono poco o per niente i musoni, i sussiegosi, coloro che vogliono conferirsi un’ immagine seriosa e/o pseudo-intellettuale. Ritengo che il famoso detto latino “Risus abundat in ore stultorum” (il riso è frequente sulla bocca degli stolti) sia una delle principali scemenze dell’età classica.
Ma poi, chiedo a voi: veramente vale la pena di sacrificare e mortificare i pochi attimi di ilarità che la vita e la sorte ci riservano in nome del volersi conservare senza rughe sul viso e giovanili nell’aspetto? Credo proprio di no, le rughe prima o poi verranno lo stesso e per contrastarle si saranno perse innumerevoli occasioni di felicità . E’ vero quello di Tess è un caso limite, ma la società dell’immagine in cui viviamo , che sacrifica l’etica all’estetica, a volte porta a privarci anche di quei piaceri elementari, che a noi fanno tanto bene senza nuocere a nessun altro, come quello del ridere. Ed allora: “Tess…e fattella na risata”.

mercoledì 9 marzo 2016

PIETRAMELARA: UNA MALATTIA ASINTOMATICA

E’ una realtà con la quale fare i conti: anche comuni che nell’immediato passato hanno costituito realtà importanti, con premesse di sviluppo economico notevole legato al territorio, e che hanno dato i natali a uomini illustri, come ad esempio la vicina Roccamonfina, oggi soggiacciono ad uno spopolamento che si fa sempre più problematico. E’ il destino dei nostri paesi: occasioni di lavoro sempre più labili, il richiamo sui giovani esercitato da realtà più allettanti (o presunte tali), la popolazione che in tal modo invecchia sempre di più e si assottiglia nel numero.
Al confronto come si comporta la nostra Pietramelara? Bisogna dire che la popolazione almeno tiene, anche se non cresce sensibilmente, e questo da almeno un cinquantennio ad oggi. Siamo in controtendenza, allora? la cosa ci può confortare? Direi di no… quella di Pietramelara è una malattia senza sintomi, ma non per questo meno grave!
La tenuta del numero di abitanti è infatti legata a due fattori: notevole apporto proveniente da paesi esteri, Romania in primo luogo, e in minor misura da qualche famiglia proveniente dall’hinterland napoletano che si è stabilita presso di noi integrandosi, solo in qualche caso nel tessuto sociale in modo lodevole e degno di nota. I primi vivono di lavori umili, i secondi in genere di “terziario”.
Ciò premesso, faccio osservare ai miei cari “quattro lettori” che, se una famiglia rumena è stata costretta dalla sorte ad intraprendere l’avventura italiana, difficilmente si sentirà legata al posto ove ha trovato accoglienza e un luogo di lavoro; si vede con chiarezza che le comunità che si sono formate hanno stabilito relazioni quasi esclusivamente al loro interno, senza “gettare ponti” con il resto di Pietramelara. Ciò comporta una “residenzialità di passaggio”, e noi, che siamo stati emigranti nel passato, sappiamo bene che il primo desiderio di chi emigra è quello di ritornare ai luoghi d’origine.
Che dire invece, delle famiglie di “pietramelaresi partenopei”? Si tratta per lo più di impiegati e professionisti, ed il loro legame con il terziario, come si diceva sopra, induce uomini e donne in età attiva ad una pendolarità verso Caserta, Napoli o altri luoghi ove svolgere i loro incarichi. Ne deriva che alcune di queste famiglie, anche se presenti in paese da più di un decennio sono sconosciute ai più. I loro figli - è vero- frequentano le nostre scuole e i nostri locali di ritrovo, ma il loro apporto in senso di “cittadinanza attiva” è quanto mai limitato.
In tale scenario si inserisce la crisi economica che da noi si è fatta e si fa sentire. L’edilizia, insieme alle attività artigianali ad essa legate (falegnami, idraulici, imbianchini ecc.), langue. L’agricoltura anche se vitale non esercita alcun fascino tra i giovani e, d’altronde, non consente grandi occasioni occupazionali. Il commercio sconta una fase “nera” senza precedenti fatta di scelte politico amministrative folli e di scarso interesse per i negozi locali: per ogni nuova attività che apre almeno due chiudono i battenti.
La risultante dei fenomeni descritti, in estrema sintesi, è un paese già alle sette di sera deserto da far paura, almeno alla pari (se non peggio) di un altro comune dei dintorni meno fortunato del nostro dal punto di vista demografico e nel quale la popolazione continua a scendere in modo vertiginoso. La sicurezza sociale di Pietramelara ne soffre in modo evidente: un paese abbandonato a se stesso è vittima di furti, spaccio e degrado da ogni altro punto di vista.
Le elezioni amministrative sono alle porte e gli uomini, le donne, i gruppi che nella prossima primavera si proporranno alla guida di Pietramelara avranno come primo dovere il conoscere, affrontare e, se ci riescono, risolvere tale stato di fatto.