Scribacchiando per me

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il blog di un pietramelarese

mercoledì 9 dicembre 2020

MALTEMPO: QUALI RISCHI?

 


L’andamento meteo degli ultimi giorni comincia a destare qualche preoccupazione. Si stima, infatti, che dall’inizio dei fenomeni, domenica scorsa,  a oggi siano caduti sul territorio del nostro comune circa 200 millimetri di pioggia: in soli tre giorni circa un quarto della piovosità media totale annua (700/800 millimetri), e che nel solo giorno dell’Immacolata la piovosità è stata di 80 millimetri; la fonte dei dati  sono gli esperti di meteorologia pietramelaresi. Ricordiamolo: un millimetro di pioggia equivale a un metro cubo di acqua distribuito su una superficie di un ettaro, cioè 10.000 metri quadri.

Abbiamo corso dei pericoli? … e se continua così l’andamento, li corriamo? Va detto innanzitutto che non si tratta di piovosità estreme e/o straordinarie, basta far mente locale a due eventi che ci hanno interessati appena l’anno scorso, nei giorni 16 novembre e 23 dicembre 2019, ben più intensi rispetto all’attualità. Anche in quei due episodi, non si trattò comunque di eventi “di picco”, ma di una piovosità medio/elevata protrattasi per circa una settimana, nel corso della quale la capacità del suolo di assorbire e trattenere acqua si esaurì, causando, tra l’altro, l’allagamento dei fondi siti in contrada “Pantano”, come non si vedeva da circa un quarantennio.

E’ tipico degli ultimi vent’anni che frequenti ed intensi eventi meteorologici ci colpiscano, che il vento soffi impetuoso, insieme a ripetute scariche di fulmini; ciò è dovuto all’innalzamento dell’effetto serra che determina un contenuto in energia nell’atmosfera molto maggiore, rispetto al passato.

Per ritornare alle due domande che ci siamo posti, non credo che reali pericoli si corrano, anche perché il Monte Maggiore, che ci sovrasta, è uniformemente ricoperto di vegetazione, e si sa che una buona copertura vegetale è la migliore polizza assicurativa contro frane, alluvioni e colate di fango, la pendenza dei versanti a immediato ridosso dell’abitato, tra l’altro, è minima. Siamo, cioè, in una situazione di equilibrio che ci salvaguarda. D’altro canto, come tutti gli equilibri, anche quello idrogeologico citato è molto delicato, essendo  legato a più fattori. Alla luce di questo ragionamento la recente opera di ripulitura di fossi e rivi è estremamente opportuna  e va estesa all’intera piana, risparmiando la vegetazione spondale per salvaguardare la biodiversità. Ben venga anche l’opera delle associazioni ambientaliste che si impegnano nel liberare da immondizie ed ingombranti i fossi;  gli incoscienti che le abbandonano  dovrebbero essere condannati a collaborare in questi campi di lavoro, anche perché oggi la raccolta degli ingombranti è assicurata.

Lo ripeterò fino alla noia: “chi ha la responsabilità di amministrare deve cominciare a frenare la tendenza al consumo di suolo”, specie in un paese, come il nostro, che da cinquant’anni a questa parte non cresce nella popolazione, ma è aumentato nella superficie e nel perimetro di almeno cinque volte (interi rioni vuoti e in ogni strada almeno un terzo delle case disabitate); il suolo in natura assorbe e trattiene acqua, ma quando viene impermeabilizzato dal cemento o dall’asfalto, perde del tutto tale benefica proprietà, ed allora si generano ruscellamenti, erosione, frane ed alluvioni.

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