Scribacchiando per me

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il blog di un pietramelarese

sabato 16 novembre 2013

GIACCHINO FACETT' A LEGGE

Gioacchino Murat, giovane sovrano di Napoli dal 1808 al 1815, dopo aver perduto il regno sbarcò presso Pizzo Calabro, allo scopo di organizzare una spedizione miliare atta a riconquistare il trono. La cosa non fu coronata dalla fortuna e per questo il Murat venne arrestato e condannato a morte in base al Codice Penale promulgato da egli stesso. Tale codice, infatti, prevedeva la massima pena per chi si fosse reso autore di atti rivoluzionari o avesse invaso in armi il territorio del regno. La vicenda è passata alla storia e di essa si è impadronita anche la cultura popolare, tant’è vero che nella città di Napoli e nell’intera Campania si sente ancora ripetere il vecchio adagio “"Giacchino facett' a legge e Giacchino murette 'mpiso".
Curioso vero? … ma succede; e quante volte, anche se con risvolti meno drammatici, anche noi subiamo la sorte del povero Gioacchino, ed allora rimaniamo vittima dei nostri stessi eccessi di pedanteria e di pignoleria (a volte di vera e propria cattiveria). Capita a tutti di esigere fortemente una regola, una clausola contrattuale o qualcosa del genere, guidati da ambizione, sete di potere o semplice volontà di prevalere su altri e poi, inevitabilmente, ciò che si è chiesto con forza ed ottenuto si traduce in una sorta di contrappasso, ritorcendosi contro chi l’ha voluto, con conseguenze da altamente fastidiose fino a gravi e drammatiche.

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