Scribacchiando per me

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il blog di un pietramelarese

lunedì 17 aprile 2023

IL CASTELLO FIERAMOSCA DI MIGNANO

 

E’ questa una classica visita da domenica pomeriggio piovosa! Non avendo altro da fare… caffè e gelato, poi si gironzola in auto e, quasi per caso, si capita nei pressi di Mignano Monte Lungo, comune dell’estremo nord della Campania, sito sulla ss Casilina. Mi sono ricordato del castello, di aver ammirato la sua mole imponente, ed allora perché non vedere se è possibile visitarlo?
Detto fatto, ci siamo trovati nell’androne che immette sull’ampia corte del castello (vedi foto di copertina), già teatro di vicende storiche tipiche dell’Italia Meridionale nel medioevo e rinascimento.
In tale luogo si concluse l’aspra guerra combattuta tra papa Innocenzo II e Ruggiero d’Altavilla, detto il Normanno: il Papa fatto prigioniero, e portato nel castello di Galluccio, firmò la pace a Mignano nel 1139. Dal 1150, signori di Mignano furono, prima, Malgerio Sorello, che morì (1186) nell’Abbazia della Ferrara di Vairano, e poi, i fedeli di Federico II, che si erano battuti con i conti d’Aquino (cfr.  http://scribacchiandoperme.blogspot.com/2018/10/labbazia-della-ferrara.html). Con gli angioini Mignano fu feudo Odolina di Chiaromonte, contessa di Montallo, successivamente in epoca aragonese (1442 -1459), Mignano appartenne alla famiglia Della Ratta. Nel secolo successivo il castello divenne proprietà della famiglia Ferramosca (Fieramosca) di Capua, fedelissima degli Aragonesi. I Fieramosca furono signori di Mignano fino al fino al 1581, apportando notevoli modifiche al primitivo castello; di tale famiglia si distinse Ettore, eroe della disfida di Barletta, che dimorò a lungo nel castello. L’ultimo feudatario di Mignano fu Vincenzo Tuttavilla (1806), strettamente imparentato con la famiglia Caracciolo, duchi di Roccaromana e padroni di Pietramelara.
Dopo Unità d’Italia (1860/1870), e data la diffusione a Mignano del fenomeno del Brigantaggio il Generale Pallavicini pose nel castello il quartier generale per arginare la lotta, con la ferocia tipica degli invasori che combattono i patrioti locali, detti briganti dalla storiografia ufficiale post unitaria.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale lo stesso Castello, purtroppo, subì diversi danni strutturali. Nel 1956 la struttura fu acquistata dal Vescovo di Teano, Mons. Francesco Simeone, dopo la cui morte finì nell’abbandono più totale. Nel 2009 l’acquisizione da parte del Comune e l’inizio dell’opera di restauro, conclusasi nel 2018, con l’inaugurazione, grazie ad un cospicuo finanziamento europeo.
Ciò che colpisce prima di tutto il visitatore è l’imponente mole, insieme alla tipologia architettonica di matrice tipicamente militaresca, che poco concede allo sfarzo, tipico di altre dimore. Il materiale più impiegato il tufo giallo, abbondantemente diffuso in zona, data la natura vulcanica dei luoghi.
Queste le note positive, delle negative si deve altresì parlare: il restauro, sebbene eseguito sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza delle Belle Arti e Paesaggio per le Province di Caserta e Benevento, a tratti tradisce una certa incertezza nelle destinazioni future per il monumento: filologicamente fedele all’originale, o da destinarsi alla fruizione sociale più ampia? Infatti alcune recensioni sul web confermano tale perplessità del vostro blogger scribacchiante (È veramente ben curato e interessante. Peccato che siano state utilizzate lampade eccessivamente moderne. Idem per le porte). Inoltre ai ragazzi del servizio civile che si occupano delle visite guidate, gentili e disponibili, andrebbe fatta un minimo di formazione, altrimenti le notizie che si danno ai visitatori sono oggettivamente scarse.
A parte ciò, una visita che consiglio a chiunque, essendo quello descritto un monumento fortemente caratterizzante il territorio e l’identità dell’Alto Casertano, luogo di storia, ambiente e monumenti.

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