Scribacchiando per me

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il blog di un pietramelarese

sabato 12 luglio 2014

ce passa u’ fuocu ‘ncoppa e n’s’ appiccia

La civiltà contadina dalla quale ancora attingiamo a piene mani valori, stili di vita, modi di dire, possiede un comune denominatore: l’amore per la terra. E’ questo un amore singolare e forte, che a volte è divenuto talmente intenso da toccare il limite e sfociare nella repulsione, se non nell’odio; si sa, d’altronde, che gli estremi coincidono!
La terra, fondamentale e principale strumento di produzione; la gente della terra di un tempo ha amato tanto i suoi campi da sottoporsi a qualsiasi sacrificio e privazione, pur di acquistarli. Ritengo che questo aspetto del carattere contadino poco o nulla abbia a che fare con l’avidità e la voglia di possedere, piuttosto intravedo in esso l’unico sistema e metodo per non separarsi da essi, per sentirsi liberi ed al sicuro da padroni avidi.
E’ tanto forte il legame della nostra gente con la terra da aver generato un proverbio sentenzioso, che la dice lunga: “ a terra, ce passa u’ fuocu ‘ncoppa e n’s’ appiccia” (trad. : sulla terra può anche passarci il fuoco ma non si incendia), cioè essa rimane li, intatta, con ogni sua caratteristica di fertilità, anche dopo un evento distruttivo; la saggezza popolare fa sue e traduce in poche parole semplici ed efficaci le convinzioni che si sono formate nel tempo. Certo, dicevo, che il fuoco poco o nulla poteva, tuttavia calamità del tipo frane e fenomeni erosivi, loro sì, che arrecavano gravi danni: ecco allora che la gente contadina , per prevenire tali negatività si è data da fare per realizzare quella sconfinata rete di “macère” (muri di sostegno a secco), fossi ed alberature che costituiscono la spina dorsale, ma anche l’immagine esterna e riconoscibile del nostro paesaggio agrario. E’ per amore della terra che il contadino, vero precursore degli architetti del paesaggio, ha progettato e realizzato tutto questo nel corso dei secoli, e ci ha lasciato eredi di un bene di inestimabile valore, capace di conferire al territorio non solo aspetto ameno ed ospitale, ma anche e soprattutto sicurezza idrogeologica.
Non permettiamo l’indiscriminato consumo di suolo per costruire case ed opifici a cui assistiamo oggi: agli errori ed i danni commessi ed apportati non si potrà porre rimedio che fra vari secoli, quando di noi si sarà da tempo persa ogni memoria!

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