
Cosa ci faceva a
Pietramelara, nel settecento, un uomo di famiglia illustre e benestante, Don
Andrea Montanari, originario di Castellammare di Stabia? Quali i motivi che lo
indussero a trasferire la propria residenza da una città florida e già dotata
di porto e cantieri navali, a un paesino dell’entroterra di Terra di Lavoro,
che allora non contava che qualche migliaio di abitanti? Un matrimonio, la
possibilità di fare buoni affari? Forse… da una consultazione dei registri del
tempo della Parrocchia dei Santi Martino e Donato (San Rocco, ndr), apprendiamo
che all’epoca la famiglia Montanari risiedeva nel Borgo, tra la piazzetta di
Corte e quello che restava del Castello dei Monforte, dopo la distruzione del
1496.
Don Andrea, uomo pio,
entrato in contatto con il Monastero Agostiniano di Santa Maria della Carità,
attuale sede municipale, contrattò con il priore del tempo la cessione della
Cappella della Beata Vergine della Consolazione che, come si apprende dal
rogito notarile stipulato dal Notaio Cesare Papa, conteneva il sepolcro del
Servo di Dio Nicola Monforte, e non aveva benefici. In calce riporto la
trascrizione dell’Atto datato 12 giugno 1729 (il documento fa parte
dell’Archivio Storico della Chiesa parrocchiale di Sant’Agostino, emerso grazie a Don Paolo e Lello Amendola; cfr. immagine di copertina).
Forte il legame ed il
culto degli Agostiniani nei confronti della Beata Vergine della Consolazione,
infatti ad essa era intitolata una confraternita esistente nella chiesa di San
Giacomo Maggiore a Bologna. Con il tempo, la società di Sant'Agostino, venne
posta sotto il titolo e il patrocinio della Madre della Consolazione. Esiste
una leggenda sul significato mariano dell'abito agostiniano e della lunga
cintura che ne è la parte principale: dopo la morte del marito Patrizio, Santa
Monica avrebbe chiesto alla Vergine come si fosse vestita dopo la morte di San
Giuseppe e Maria le sarebbe apparsa segnalandole l'abito nero, che fu poi
adottato anche da Sant'Agostino e trasmesso ai suoi figli spirituali.
Dove si trovava la
Cappella, oggetto del rogito? … con ogni probabilità si tratta di quella che
oggi costituisce l’ingresso secondario della Chiesa su Via Roma, e dove oggi vi
è la porta che dà sulla navata, doveva esserci un piccolo altare contenente il
sepolcro del Monforte. D’altronde alla madre di costui, Giovanna da Celano, la
tradizione attribuisce la fondazione nel quattrocento del Monastero stesso. Un
legame a “doppio filo” fra gli agostiniani e i Monforte, quindi. L’atto detta
le condizioni per la cessione: cura del decoro della Cappella da parte del
donatario, messa disposizione dei monaci e assegnazione dei frutti derivanti da
un fondo sito in località La Tenda (nei pressi della lottizzazione Aprovitola,
ndr), dell’estensione di circa sei moggia, cessione di un reliquiario ai
monaci, che verrà esposto a discrezione del Priore. I monaci infine si
riservarono il pieno dominio sul sepolcro del Monforte.
Un’ottantina di anni
dopo la stipula, in epoca murattiana, vi fu la prima espropriazione di beni
ecclesiastici da parte dello Stato; dagli archivi diocesani emerge che gli Agostiniani
abbiano lasciato il Monastero prima che venisse formalizzato l’esproprio, in
seguito la Chiesa venne concessa dal Comune alla Congregazione “Ave Gratia
Plena”, ancora esistente. Poco prima dell’Unità d’Italia, al passaggio dei
garibaldini, la chiesa fu occupata da costoro ed utilizzata quale temporaneo
accampamento, nel 1863 in cui ci fu un crollo parziale della volta. Le varie
vicissitudini storiche annotate ci portano a pensare che il degrado e
l’abbandono indussero l’attuale aspetto della Cappella, destinata, forse col
tempo, a ingresso secondario della Chiesa, peraltro oggi poco utilizzato.
Bibliografia: atto rogato dal Notaio Cesare Papa, 12 giugno
1729; Registro n. 1 della Parrocchia dei Santi Martino e Donato (1753-1771);
Diario del Canonico Vincenzo de Ponte (1854-1874)
TRASCRIZIONE DELL'ATTO:
Nel giorno dodici del mese di giugno millesettecento
ventinove in Pietramelara
Costituiti in nostra presenza gli infrascritti Rev. Padre
Priore, e Padre Vicario del Monastero di Santa Maria della Carità di questa
Terra di Pietramelara dell’Ordine dei Padri Agostiniani della Congregazione di
San Giovanni a Carbonara, Rev. Padre Giovanni Guglielmo Russo Priore, R.P.
Petanio Rinaldi, e R. Padre Giovan Battista (illeggibile) insieme convocati,
del capitolo della Congregazione (illeggibile) parte maggiore e più anziana di
detto monastero, (continua in modo illeggibile con varie abbreviazioni di gergo
notarile del tempo), agenti prioritariamente in proprio e in altrui interesse e
con licenza ottenuta del Reverendo Padre Vicario della congregazione come
dichiarato dagli stessi, da una parte.
Il signor Don Andrea Montanari, patrizio di Stabia
(Castellammare di Stabia, ndr), agente prioritariamente in proprio e in altrui
interesse, unitamente in sodalizio con (Assunta Raia, consorte?), suoi
servi e successori
(Premesso che) I Rev. Padri sopra nominati (illeggibile)
nella loro Chiesa (vi è) una Cappella sotto il titolo della B. Vergine della
Consolazione, trovarono vicino all’Altare Maggiore il corpo del Servo di Dio
Nicola Monforte , la quale Cappella sta senza alcun beneficio, il Sig. D.
Andrea per la gran devozione che il medesimo tiene verso la B. Vergine, essi
Rev. Padri (illeggibile) la cedono e rinunciano in vantaggio nel Sig. Don
Andrea , suoi servi e suoi successori, con l’impegno (di tenerla) allo stesso
modo e stessa forma che si ritrova; a patto che sia tenuto detto Don Andrea, i
suoi servi e successori a provvedere a tutti quegli ornamenti dovuti, necessari
ed opportuni e in caso al contrario può farne esso Sig. Don Andrea del
mantenimento e ornamento così dei candelieri, dei fiori, giarre e tovaglie
d’altare e altro bisognevole, e assegna
per essi ai Rev. Padri citati e convenuti come sopra i frutti di un suo fondo
di moggia sei circa sito in questa terra nel luogo detto La Tenda confinante
con (beni di) detto Monastero, con beni parrocchiali di San Nicola di bari ed
altri terreni. Dichiarano essi Rev. Padri che intendono cedere in beneficio del
Sig. Don Andrea, suoi servi e successori ed in infinito la sepoltura esistente
accanto la sopracitata cappella ceduta sopra alla quale e anche di appresso sia
lecito al Sig. Don Andrea porre (illeggibile) con espressa dichiarazione e patto che
detta concessione (illeggibile) il corpo del Servo di Dio Nicola Monforte, ((illeggibile) e tutte le
statuette in ((illeggibile) restino in pieno dominio del Monastero e dei Reverendi Padri
In compenso esso Don Andrea, a che per atto di gratitudine
che tiene verso il Monastero e i Reverendi Padri cede e dona un reliquiario e
molte reliquie e con pietà e (illeggibile) verso il Monastero e i suoi Reverendi Padri si
possa quello esporre ad elezione ed arbitrio del Padre Priore pro tempore del
Monastero; e nel caso che Don Andrea, suoi servi e successori per sua e loro
devozione intendano fare feste nell’anno, si permette loro di esporre dette
reliquie. Siano i Rev. Padri tenuti ed obbligati, come promettono, di esporre
quelle nella suddetta Cappella per conto di esso Don Adrea, dei suoi servi e
successori.