Cominciamo dalla fiera:
i miei ricordi mi riportano ad un evento in cui non mancavano scambi di
animali piccoli e grandi, venditori di finimenti per cavalli, muli e ciucci,
artigiani del ferro battuto… tutto ciò è completamente scomparso per effetto di
normative sempre più stringenti ed evoluzione generale dell’economia rurale;
tuttavia la parte più autentica della fiera ha saputo tenere! I “cipollari”,
provenienti per lo più da Alife e dintorni, non sono mancati, e non è mancato
soprattutto chi era interessato per tradizione e/o per effettivo bisogno all’acquisto
di una ‘nzerta dell’ortaggio che dà nome alla fiera. Come dalla foto di
copertina, il modo di preparare e conservare le cipolle consiste nell’intrecciare
le code e il prodotto che si presenta agli acquirenti è proprio essa, la ‘nzerta.
Tutto il resto ha trasformato la fiera in un mercato più vasto ed articolato dedicato
in massima parte all’abbigliamento. E’ questo un frutto dei tempi, a cui non
possiamo assolutamente opporci. Non mi sono mai persa una visita alla fiera,
anche se poi non ero interessato a nulla di particolare; si tratta di
rispettare una tradizione identitaria che affonda le radici in un tempo
lontanissimo; tanto per ricordarlo ai miei quattro lettori, le radici storiche
della fiera della cipolla, che si tiene a Pietramelara nell’ultima domenica di
luglio, affondano nel medioevo allorquando l’Ordine Monastico Cavalleresco dei
Cavalieri di Malta, altrimenti detti
monaci ospedalieri, si insediarono qui da noi forti di vasti latifondi
posseduti, fondarono la Cappella contenente l’effige della Madonna delle
Grazie, coprotettice dell’Ordine, insieme a San Giovanni il Battista. Proprio
San Giovanni conferì a tali luoghi il toponimo, che resiste ancor’oggi. La
fiera ed il toponimo sono sopravvissuti alla presenza dei Cavalieri di Malta, anche oggi a centosettant'anni dall'Unità Nazionale, allorquando i Cavalieri Malta lasciarono Pietramelara, privati dei loro beni che furono messi all'asta.
Ed eccoci ai nostri giorni. Alla fiera si è da sempre collegato un insieme di festeggiamenti civili e religiosi; il ciclo di celebrazioni sempre molto frequentato, la processione che porta per le vie del paese l’immagine mariana, di raffinatissima fattura, verosimilmente sei/settecentesca, il ruolo instancabile di Don Paolo, competente per territorio parrocchiale sulla Cappella. Le due serate in musica animate da Antonello, stimato cantautore locale; ed alla fine il clou con i Dik Dik, complesso musicale poco noto ai più giovani, ma famosissimo per noialtri “boomers”, nati fra gli anni cinquanta e l’inizio dei settanta. Devo dire che sono rimasto ammirato da questo gruppo di ottuagenari, che per ben oltre due ore (anche grazie alla tecnologia) hanno intrattenuto un pubblico numerosissimo ed eterogeneo, fatto di locali e forestieri, giovani e meno giovani; questi ultimi nelle prime file sotto il palco hanno cantato insieme a loro, ricordando a memoria i testi, a volte hanno anche ballato, manifestando un entusiasmo vivo. Alla fine l’indice di gradimento della serata è stato veramente elevato.
Che dire? … la fiera e i festeggiamenti collegati sono il prodotto di un “comune sentire” che, seppur affievolito, resiste ancora forte ed avvertibile nel parroco, nei componenti del comitato e nell’intera comunità pietramelarese, che non può e non vuole disfarsi delle sue tradizioni più autentiche.
Ed eccoci ai nostri giorni. Alla fiera si è da sempre collegato un insieme di festeggiamenti civili e religiosi; il ciclo di celebrazioni sempre molto frequentato, la processione che porta per le vie del paese l’immagine mariana, di raffinatissima fattura, verosimilmente sei/settecentesca, il ruolo instancabile di Don Paolo, competente per territorio parrocchiale sulla Cappella. Le due serate in musica animate da Antonello, stimato cantautore locale; ed alla fine il clou con i Dik Dik, complesso musicale poco noto ai più giovani, ma famosissimo per noialtri “boomers”, nati fra gli anni cinquanta e l’inizio dei settanta. Devo dire che sono rimasto ammirato da questo gruppo di ottuagenari, che per ben oltre due ore (anche grazie alla tecnologia) hanno intrattenuto un pubblico numerosissimo ed eterogeneo, fatto di locali e forestieri, giovani e meno giovani; questi ultimi nelle prime file sotto il palco hanno cantato insieme a loro, ricordando a memoria i testi, a volte hanno anche ballato, manifestando un entusiasmo vivo. Alla fine l’indice di gradimento della serata è stato veramente elevato.
Che dire? … la fiera e i festeggiamenti collegati sono il prodotto di un “comune sentire” che, seppur affievolito, resiste ancora forte ed avvertibile nel parroco, nei componenti del comitato e nell’intera comunità pietramelarese, che non può e non vuole disfarsi delle sue tradizioni più autentiche.
Sullo stesso argomento LA
FIERA DELLA CIPOLLA (25 luglio 2015) (https://scribacchiandoperme.blogspot.com/2015/07/la-fiera-della-cipolla.html)
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