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San Francesco Caracciolo |
In questo momento di
auge del cosiddetto “turismo lento” mi sembra opportuno segnalare il “Cammino
di San Francesco Caracciolo”. Non è questo
un santo di cui si sente spesso parlare, tuttavia la sua vita fu avventurosa ed
articolata.
Ascanio Caracciolo apparteneva a una delle famiglie più influenti di tutto il Regno di Napoli, essa possedeva oltre 500 feudi e decine e decine di titoli nobiliari, oltre a contare ben 10 cardinali e ancora più numerosi vescovi, per non parlare delle cariche civili e militari. Nel 1588 aveva fondato un ordine, quando intorno ai vent’anni, avendo contratto una malattia ritenuta contagiosa, decise di rimanere in isolamento. Guarito miracolosamente, scelse il nome di Francesco, ispirandosi al grande santo di Assisi, al servizio dei più poveri, degli esclusi ed emarginati. Da principe a mendicante, e va detto che aveva aggiunto per sé e i suoi confratelli, accanto ai tre voti di povertà, castità e obbedienza, un quarto voto: quello di “non ambire” alle cariche ecclesiastiche. Nella Napoli vicereale aveva fatto tanto bene, in particolare assistendo i condannati a morte e le loro famiglie prestando servizio presso la Compagnia dei bianchi di giustizia. Già alla sua morte erano avvenute guarigioni miracolose grazie alla sua intercessione, che gli valsero la proclamazione a Santo nel 1807.
Villa Santa Maria, in Abruzzo, dove nacque Ascanio, era tenuta in feudo dalla famiglia Caracciolo. Costoro apprezzavano a tal punto la buona tavola che tutti i garzoni al loro servizio dovevano fare esperienza anche di cucina. I più promettenti venivano inviati a Napoli per imparare i segreti dell’arte culinaria dai celebri “Monsù”. A ciò si deve il fiorire di generazioni di cuochi espertissimi a Villa Santa Maria e dintorni, ove nacque la prima scuola alberghiera d’Italia e forse del mondo. In San Francesco Caracciolo i cuochi hanno trovato colui che riunisce in sé il cibo dell’anima e quello del corpo, pertanto nel 1996 la Santa Sede lo proclamò “patrono dei cuochi d’Italia”.
Il santo nella sua breve vita (44 anni) aveva affrontato anche tre lunghissimi viaggi a piedi fino in Spagna. Nel 1608 si era recato in pellegrinaggio a Loreto e da qui era ripartito alla volta di Napoli attraverso Abruzzo e Molise, seguendo itinerari che si erano andati consolidando dalla seconda metà del Cinquecento.
Da qui l’idea di ideare un cammino per il camminatore-pellegrino di oggi. Grazie alla collaborazione fra padri e laici caracciolini, con il coinvolgimento di professionisti di vari ambiti, il progetto ha iniziato a prendere forma e sostanza nel 2019. La storia della costruzione del Cammino di San Francesco Caracciolo, patrono dei cuochi ha portato al coinvolgimento di giovani allievi e docenti degli Istituti Alberghieri presenti lungo l’itinerario, che ne fanno non un semplice cammino ma un camminare insieme verso l’altro, verso il buono, verso il bello.
Ascanio Caracciolo apparteneva a una delle famiglie più influenti di tutto il Regno di Napoli, essa possedeva oltre 500 feudi e decine e decine di titoli nobiliari, oltre a contare ben 10 cardinali e ancora più numerosi vescovi, per non parlare delle cariche civili e militari. Nel 1588 aveva fondato un ordine, quando intorno ai vent’anni, avendo contratto una malattia ritenuta contagiosa, decise di rimanere in isolamento. Guarito miracolosamente, scelse il nome di Francesco, ispirandosi al grande santo di Assisi, al servizio dei più poveri, degli esclusi ed emarginati. Da principe a mendicante, e va detto che aveva aggiunto per sé e i suoi confratelli, accanto ai tre voti di povertà, castità e obbedienza, un quarto voto: quello di “non ambire” alle cariche ecclesiastiche. Nella Napoli vicereale aveva fatto tanto bene, in particolare assistendo i condannati a morte e le loro famiglie prestando servizio presso la Compagnia dei bianchi di giustizia. Già alla sua morte erano avvenute guarigioni miracolose grazie alla sua intercessione, che gli valsero la proclamazione a Santo nel 1807.
Villa Santa Maria, in Abruzzo, dove nacque Ascanio, era tenuta in feudo dalla famiglia Caracciolo. Costoro apprezzavano a tal punto la buona tavola che tutti i garzoni al loro servizio dovevano fare esperienza anche di cucina. I più promettenti venivano inviati a Napoli per imparare i segreti dell’arte culinaria dai celebri “Monsù”. A ciò si deve il fiorire di generazioni di cuochi espertissimi a Villa Santa Maria e dintorni, ove nacque la prima scuola alberghiera d’Italia e forse del mondo. In San Francesco Caracciolo i cuochi hanno trovato colui che riunisce in sé il cibo dell’anima e quello del corpo, pertanto nel 1996 la Santa Sede lo proclamò “patrono dei cuochi d’Italia”.
Il santo nella sua breve vita (44 anni) aveva affrontato anche tre lunghissimi viaggi a piedi fino in Spagna. Nel 1608 si era recato in pellegrinaggio a Loreto e da qui era ripartito alla volta di Napoli attraverso Abruzzo e Molise, seguendo itinerari che si erano andati consolidando dalla seconda metà del Cinquecento.
Da qui l’idea di ideare un cammino per il camminatore-pellegrino di oggi. Grazie alla collaborazione fra padri e laici caracciolini, con il coinvolgimento di professionisti di vari ambiti, il progetto ha iniziato a prendere forma e sostanza nel 2019. La storia della costruzione del Cammino di San Francesco Caracciolo, patrono dei cuochi ha portato al coinvolgimento di giovani allievi e docenti degli Istituti Alberghieri presenti lungo l’itinerario, che ne fanno non un semplice cammino ma un camminare insieme verso l’altro, verso il buono, verso il bello.
Quali i punti di
contatto di questa storia con il nostro paese? Prima di tutto citerei il fatto
che i Caracciolo sono stati fino agli inizi dell’ottocento feudatari di
Pietramelara, sotto il titolo di Duchi di Roccaromana, il grande stemma nella volta
dell’androne del Palazzo Ducale ne dà testimonianza. La loro presenza portò
addirittura un Re, Ferdinando II di Borbone a visitare Pietramelara, nel maggio
1836: il seguito, lo staff dei Caracciolo, nel tempo ha arricchito il
territorio e la sua comunità di saperi e tecnologie sino ad allora sconosciute.
Inoltre il Cammino di San Francesco Caracciolo inaugurato nel 2019 passa per il
nostro comune, nella tappa n. 4 Piatravairano/Rocchetta e Croce, (vedi locandina) con escursioni
programmate, fra le altre ai due eremi di Santa Maria a Fradejanne e del San Salvatore.
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