Tanto tuonò che piovve!
... si dice così quando qualcosa di negativo che accade è stato da tempo
previsto; il vecchio adagio è riferito all’incendio che da ieri interessa il
nostro caro Monte Maggiore. Si tratta di una vera e propria consolidata e maledetta tradizione che nei giorni di ferragosto e della festa patronale di San Rocco,
qualche malvagio ci debba rovinare l’occasione. Si parte da lontano: nel 1974,
circa un cinquantennio or sono assistetti da adolescente al grande incendio
della località in seguito detta “tunnu iarsu” (rotondo bruciato, ndr); in
seguito ero giovane e facevo volontariato antincendio come tanti miei coetanei,
forse nell’85, e proprio nel giorno dell’Assunta, dovetti intervenire con i
miei compagni in un altro vasto incendio in località “quattro cuponi”, ai
confini con Riardo... oggi purtroppo ci risiamo!
Mi sembra alquanto fuori luogo additare le responsabilità istituzionali coinvolte, è questo il momento dell’operatività, non delle recriminazioni. Da blogger del territorio, l’analisi del fenomeno con il quale ci confrontiamo trae spunto anche dal commento dell’amico Carmelo Colapietro, posto in calce ad un post su FB dell’onorevole Aldo Patriciello, imprenditore nel settore sanitario ed eurodeputato, nel quale descrive la giornata particolare vissuta a Vallefiorita, nel cuore delle Mainarde ed afferma che quei luoghi incantevoli che meriterebbero una cura e un’attenzione migliore.
Nella sostanza Colapietro, con anni di esperienza nell’organizzazione del volontariato antincendio, evidenzia il bisogno che la Regione delegata dallo Stato abbia più attenzione alla questione aumentando gli investimenti sulle dotazioni dei mezzi ed sulla formazione di uomini specializzati. “La trasformazione del Corpo Forestale dello Stato in Carabinieri Forestali- continua nel commento- ha spiazzato gran parte del sistema operativo per la lotta attiva agli incendi boschivi e quello di polizia giudiziaria. È bene richiamare l’attenzione che tutte le calamità possono essere fronteggiate se le stesse sono precedute da un sistema di prevenzione costante e specializzato”.
Vado oltre: l’investimento maggiore deve riguardare il capitale umano, soprattutto in questo periodo di clima balzano, che ci espone a picchi di temperature estreme. Si deve partire da lontano, dalla scuola, con una campagna di sensibilizzazione ambientale, più pratica che teorica; inoltre ogni comune mantenga in costante allerta una nucleo di volontari all’uopo formati, perché il fuoco, al di là degli elicotteri e dei Canadair, costosi ed imprecisi, si spegne da terra; solo chi è presente sul posto, a pochi metri dalle fiamme è in grado di affrontarle con energia e facendo leva sull’esperienza. Ed allora gli investimenti devono riguardare l’equipaggiamento leggero: motoseghe, decespugliatori, pompe a spalla; il nostro territorio, infatti, non permette per l’orografia l’impiego di autobotti e ingombranti mezzi fuoristrada. Lo dico nella veste di blogger ma anche e soprattutto di tecnico, con alle spalle un’intensa esperienza di volontariato.
Mi sembra alquanto fuori luogo additare le responsabilità istituzionali coinvolte, è questo il momento dell’operatività, non delle recriminazioni. Da blogger del territorio, l’analisi del fenomeno con il quale ci confrontiamo trae spunto anche dal commento dell’amico Carmelo Colapietro, posto in calce ad un post su FB dell’onorevole Aldo Patriciello, imprenditore nel settore sanitario ed eurodeputato, nel quale descrive la giornata particolare vissuta a Vallefiorita, nel cuore delle Mainarde ed afferma che quei luoghi incantevoli che meriterebbero una cura e un’attenzione migliore.
Nella sostanza Colapietro, con anni di esperienza nell’organizzazione del volontariato antincendio, evidenzia il bisogno che la Regione delegata dallo Stato abbia più attenzione alla questione aumentando gli investimenti sulle dotazioni dei mezzi ed sulla formazione di uomini specializzati. “La trasformazione del Corpo Forestale dello Stato in Carabinieri Forestali- continua nel commento- ha spiazzato gran parte del sistema operativo per la lotta attiva agli incendi boschivi e quello di polizia giudiziaria. È bene richiamare l’attenzione che tutte le calamità possono essere fronteggiate se le stesse sono precedute da un sistema di prevenzione costante e specializzato”.
Vado oltre: l’investimento maggiore deve riguardare il capitale umano, soprattutto in questo periodo di clima balzano, che ci espone a picchi di temperature estreme. Si deve partire da lontano, dalla scuola, con una campagna di sensibilizzazione ambientale, più pratica che teorica; inoltre ogni comune mantenga in costante allerta una nucleo di volontari all’uopo formati, perché il fuoco, al di là degli elicotteri e dei Canadair, costosi ed imprecisi, si spegne da terra; solo chi è presente sul posto, a pochi metri dalle fiamme è in grado di affrontarle con energia e facendo leva sull’esperienza. Ed allora gli investimenti devono riguardare l’equipaggiamento leggero: motoseghe, decespugliatori, pompe a spalla; il nostro territorio, infatti, non permette per l’orografia l’impiego di autobotti e ingombranti mezzi fuoristrada. Lo dico nella veste di blogger ma anche e soprattutto di tecnico, con alle spalle un’intensa esperienza di volontariato.
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