Scribacchiando per me

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il blog di un pietramelarese

giovedì 19 agosto 2021

CI PENSERANNO GLI ELICOTTERI E I CANADAIR...

 

Quali danni può aver determinato sui boschi e gli habitat del Monte Maggiore il vasto incendio dei giorni intorno al ferragosto? E quali sono i tempi in cui si può ipotizzare che tutto ritorni alla normalità?
Andiamo per ordine: quello a cui abbiamo assistito nei giorni scorsi, almeno sulla pendice nord del Monte Maggiore, la nostra, possiamo dire si sia trattato “solo” di un incendio di sottobosco, che ha percorso una superficie boscata stimabile in quattro/cinque ettari.  La parte interessata, a monte della strada panoramica per Rocchetta, tra le località “nevere” e “noccia”, è ricoperta da boschi cedui in stato di avanzata conversione in alto fusto, l’essenza prevalente è il faggio, seguono per importanza macchie di carpino e castagno. Il fatto che il danno si sia limitato al sottobosco non attenua la gravità dell’incendio; il sottobosco, infatti, esercita un importante azione idrogeologica e di mantenimento della biodiversità di un ambiente. Lo strato di terreno vegetale in tali luoghi è estremamente sottile, e pertanto dilavabile alla prima pioggia intensa; inoltre il sottobosco costituisce nutrimento e ricovero per moltissime specie animali selvatiche. Inoltre va detto che per le specie arboree colpite dal fuoco i danni effettivi potranno essere valutati solo nella prossima primavera, alla ripresa vegetativa.
Lo strato di cenere depositato dal fuoco è impermeabile, per cui nei primi 1–2 anni dopo l’incendio l’acqua piovana potrebbe stentare a penetrare nel suolo, defluendo in superficie. In questo modo, in particolare in caso di forti piogge, si verificheranno fenomeni erosivi. In caso di piogge prolungate ciò può addirittura provocare colate detritiche.
La rapidità di recupero del bosco dipende dal tipo e della frequenza degli incendi. In caso di incendi frequenti e intensi, sopravvivono solo quelle specie che si sono adattate al fuoco, le cosiddette specie piroresistenti. D’altra parte, gli incendi boschivi alterano le condizioni di vita e favoriscono la diffusione di nuove specie. Dopo un incendio, la struttura temporaneamente più rada della foresta e l’aumento di sostanze nutritive nel breve termine offrono buone condizioni di vita per molti animali e piante.
Facciamo adesso il punto “ex post” sulla situazione determinatasi: è la rassegnazione davanti alla dimensione del fenomeno (di per se modesto) ciò che ho potuto notare; in altre parole siamo stati di fronte a una filosofia del tipo “ci penseranno gli elicotteri e i canadair a spegnere l’incendio”, e così pensando e facendo un incendio che si poteva estinguere in un paio d’ore è stato lasciato a bruciare per ben tre giorni (14, 15 e 16 agosto); mi si perdoni l’autocitazione, ma già nel pezzo di domenica su questo blog si affermava che “Il bosco si spegne da terra(cfr. http://scribacchiandoperme.blogspot.com/2021/08/una-maledetta-tradizione.html). I mezzi aerei possono costituire un valido aiuto, nient’altro! D’altronde senza uomini a terra, una volta domato l’incendio non si può procedere alla bonifica, cioè alla separazione fisica delle superfici percorse dal fuoco a da quelle non raggiunte da esso, servendosi di zappe o pale; senza un’efficace bonifica, e specie in questi giorni di caldo intenso, basta un nonnulla perché il fuoco riprenda vigore facendo ulteriori e gravi danni.
 
 

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