Scribacchiando per me

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il blog di un pietramelarese

sabato 8 agosto 2020

SAN ROCCO E IL COVID

 

Nei giorni preferrogostani, come quelli che stiamo vivendo, Pietramelara in genere si anima in modo diverso dal resto dell’anno: famiglie residenti altrove fanno ritorno in paese, gli ultimi emigrati ritornano a girare con i macchinoni per le strade, a volte turisti veri e propri, che non hanno legame alcuno con la nostra comunità, si fanno vedere in gruppi più o meno numerosi. Ma questa è l’ordinarietà!... in un anno come questo, in cui ogni cosa e fatto ordinario e normale è stato ribaltato, nulla è come prima.

Passavo stamattina in Piazza San Rocco, ho dato un’occhiata sfuggevole al programma per la festa patronale: la ricorrenza sarà celebrata solo in senso liturgico, secondo le norme dettate dall’emergenza COVID. Ogni cosa bella e buona perché facente parte delle nostre tradizioni più autentiche sarà rimandata all’anno prossimo: le luminarie, l’offerta dei ceri, i concerti delle bande musicali e dei cantanti, le processioni… nulla più. Va riconosciuto e lodato senza dubbio l’impegno di Don Pasquale e del Comitato, che anche in un frangente tanto difficile hanno voluto dare un segno di continuità, rispetto al passato.

La nostalgia che ci pervade , ci riporta con la mente e la memoria  al mattino del sedici, con il matinee della banda, al festoso corteo che si diparte dal Municipio, sindaco in testa, per l’offerta dei ceri  con accompagnamento musicale (foto di copertina,ndr),   alla sera del “concertino”, quando si aspetta il cantante di grido, al raduno in piazza mercato per assistere dopo la mezzanotte allo spettacolo dei fuochi pirotecnici. La nostalgia riporterà alla mente  anche agli aspetti più intimi e privati: il pranzo del sedici, con il piatto del giorno che non può assolutamente mancare, i peperoni imbottiti, un simbolo ancora vivo della tradizione culinaria contadina, povero ma saporitissimo, il pollo (preferibilmente cappone), il cocomero fresco e profumato.

Ritengo tuttavia che una situazione anomala, come l’attuale, ci servirà: gli appuntamenti mancati con gli aspetti più folcloristici della festa, ci faranno sentire la loro mancanza e, quanto più forte sarà questa sensazione di vuoto e di attesa, tanto più riusciremo a capire cos’è rimasto del nostro “comune sentire”, quant’è grande la coesione sociale nella comunità, qual è il legame che tiene ancora insieme nel nostro paese la tradizione più autentica con le modernità più avanzate.

 

 

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