Scribacchiando per me

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il blog di un pietramelarese

lunedì 1 aprile 2019

PESCE D'APRILE

Primo aprile, giorno di scherzi, di tiri mancini destinati a suscitare l’ilarità. Le origini del “pesce d'aprile” non sono note, anche se sono state proposte diverse teorie. Una delle più remote riguarderebbe il beato Bertrando di San Genesio, patriarca di Aquileia dal 1334 al 1350, il quale avrebbe liberato miracolosamente un papa soffocato in gola da una spina di pesce; per gratitudine il pontefice avrebbe decretato che ad Aquileia, il primo aprile, non si mangiasse pesce. Un'altra teoria tra le più accreditate colloca la nascita della tradizione nella Francia del XVI secolo. In origine, prima dell'adozione del Calendario Gregoriano nel 1582, in Europa era usanza celebrare il Capodanno tra il 25 marzo e il 1º aprile, occasione in cui venivano scambiati pacchi dono. La riforma di papa Gregorio XIII spostò la festività indietro al 1º gennaio, motivo per cui sembra sia nata la tradizione di consegnare dei pacchi regalo vuoti in corrispondenza del 1º di aprile, volendo scherzosamente simboleggiare la festività ormai obsoleta. Il nome che venne dato alla strana usanza fu Poisson d'Avril, per l'appunto "pesce d'aprile"
Nel capiente contenitore della mia memoria, non mancano gustosi ricordi legati a tale ricorrenza. A scuola qualcuno attaccava un foglio di carta con un pesce disegnato alle spalle del “soggetto” di turno, che poi era capace di portarlo in giro per l’intera mattinata. Ma questo era il meno: della rurale comunità della mia gioventù conservo qualcosa di ben più feroce, architettato con minuzia e nei particolari. Solitamente si trattava di gruppi di persone, buontemponi che in combutta fra loro, prima designavano la vittima, quindi tenendo presente il carattere, le abitudini e l’attività esercitata da costui progettavano e mettevano in atto la burla.
Scherzi feroci, che a volte hanno rischiato anche di avere conseguenze serie:il mitico e compianto Rocco, edicolante storico di Piazza, un primo aprile di qualche decennio fa, subì uno scherzo davvero memorabile. Il nostro aveva chiuso l’edicola per la pausa pranzo e riposava a casa, a poche centinaia di metri; approfittando della sua assenza, chi aveva progettato lo scherzo, attaccò alla saracinesca abbassata un cartellino che recava la scritta “chiuso per la morte del titolare”. La piazza allora era viva e non mancava mai, in qualunque ora del giorno, qualcuno in transito da quelle parti; chi passava gettava un’occhiata, ed incredulo si avvicinava all’avviso, per vedere se aveva letto bene, sinceratosi poi del contenuto si precipitava a casa della vittima per informarsi di come era potuto accadere qualcosa di tanto tragico ed improvviso, visto anche che molti avevano parlato con Rocco nella mattinata, vedendolo attivo e in buona salute. In poco tempo si generò una ressa nella sua casa, che infine si risolse in una generale risata. A scherzo concluso e, scoperti gli autori, Rocco però si lamentava di averci dovuto anche rimettere vari bicchierini di cognac, per rianimare qualcuno che, a leggere l’annuncio, si era sentito male.
La goliardia è un altro dei valori (forse) definitivamente perduto, in un mondo che, abbandonati o resi secondari i contatti personali, si consuma fra contatti spersonalizzati e telematici.


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