Scribacchiando per me

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il blog di un pietramelarese

sabato 17 febbraio 2018

NICOLA E SAN ROCCO

Non ho mai sopportato la bestemmia, ne chi l’ha per abitudine, tuttavia devo dire che, nel mondo rurale che ho vissuto, a volte, rivangando con la mente i ricordi mi imbatto in personaggi che nella bestemmia usavano modi ed espressioni che definire pittoreschi non è esagerato. D’altronde per il più colto e raffinato tra i cardinali, monsignor Ravasi, la bestemmia è la preghiera dell’ateo. Concordo e rilancio, l’ateo che bestemmia attende con desiderio che succeda qualcosa; se niente accade ci riproverà.
Ciò premesso, un tale Nicola , lo chiamo così ma è un nome di fantasia, ad esempio è divenuto quasi l’emblema di questo modo di esprimere rabbia per le contrarietà della vita, piccole o grandi che siano. L’aneddotica che lo riguarda è vastissima e fonte di ilarità; la fantasia che metteva nelle imprecazioni si tramanda ormai da più di un cinquantennio. Sbarcava il lunario con i mestieri e le attività più varie, aveva famiglia e abitava nel borgo o, come si suol dire “’ncoppa ju paese”, un tempo popolato e disseminato da tali personaggi. Ce l’aveva con i preti e con chi professava la “pietà” come valore, in particolare nutriva un rifiuto totale nei confronti delle donne che andavano a messa ogni mattina, a tal punto da ritirare in casa le galline che allevava fuori, per paura che venissero contagiate da tale “pericolosa malattia”.
Le difficoltà che viveva quotidianamente lo avevano reso insofferente, e aveva così trovato il modo di sfogarle. Aveva un rapporto di odio/amore con i santi che imprecava, e soprattutto con San Rocco, nostro protettore e pertanto sempre molto popolare, tra la gente umile… per lui no: San Rocco per lui era divenuto una sorta di compagno di viaggio malgradito, con cui dialogare con accenti più o meno polemici, a seconda del momento e della situazione; si racconta che un giorno il nostro Nicola, subita l’ennesima contrarietà, e passando nei pressi della bella immagine del Santo, che si incontra salendo sul borgo sulla destra, si rivolse a lui dicendo, con il solito volto buio: “San Rò, ‘u vì ca po’ si tu…” che tradotto dalla nostra lingua:”San Rocco, vedi che poi sei tu (a non evitarmi adeguatamente tutte le cose che mi capitano?)”.
Non vi sembri irriverente la cosa ma, fra San Rocco e i bestemmiatori a Pietramelara si è instaurato un legame sancito dalla storia, se è vero com’è vero che una norma dello statuto dato all’università di Pietramelara (allora l’istituzione comunale si chiamava così) nel cinquecento dalla feudataria Lucrezia Arcamone, imponeva che chi bestemmiasse doveva versare a riparazione un contributo per la Chiesa di San Rocco, allora in via di edificazione.

1 commento:

  1. mi sembra di riconoscere questo personaggio. I tuoi post sono sempre cosi belli. Auguri e buon anno...da Montreal

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