Scribacchiando per me

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il blog di un pietramelarese

sabato 10 febbraio 2018

I 'DDURICI MISI

Un inatteso annuncio su Facebook, nella pagina della Pro Loco di Pietramelara “Una tradizione secolare che si rinnova anche quest'anno : "I dodici mesi" … ed è subito Carnevale !
Vanno in scena i dodici mesi: da gennaio a dicembre, ognuno canta uno stornello che a colpi di rima tratteggia il ritratto del periodo in questione. Stornelli simpatici, freschi che hanno la capacità di caratterizzare un determinato periodo dell’anno. Si balla, si canta, si ride e si battono le mani a ritmo.
L’evento, fortemente voluto e proposto dal sig. Antonio Bonafiglia, ha subito trovato l’accordo e l’entusiasmo della Pro Loco, e si presenta stavolta con tratti innovativi, in quanto le cavalcature sono state sostituite da più moderne “Apecar”, per Antonio anche più sicure fra la folla (che potrebbe innervosire i muli e renderli pericolosi).
Gli interpreti regaleranno, ovunque arrivino, un momento di festa, di condivisione e di gioia, felici di trasmettere un bagaglio culturale lontano che altrimenti rischierebbe di perdersi. Innovazione, originalità ed ironia, saranno questi quindi i tratti distintivi della riproposizione di una tradizione locale mai dimenticata.
La “Cantata dei mesi”, o come si dice da noi “I ‘ddurici misi”, è un’allegoria dei mesi dell’anno e la sua diffusione raggiunge tutti i centri a vocazione agricola dello stivale. Ogni comunità conserva i suoi testi e le sue performances, ma tutte (o quasi) prevedono la figura di Capodanno oltre a quella di Pulcinella a sud o Arlecchino a nord, nelle vesti di presentatore e cerimoniere.
Le sue origini si fanno risalire ai primi del settecento ma si ha la sensazione che queste rappresentazioni siano ancora più antiche.
Il fatto che la “Cantata dei mesi” si svolga nel periodo di Carnevale si spiega perché verso la fine di febbraio, quando vigeva ancora il Calendario Giuliano, iniziava l’anno.
Dall’analisi dei testi possiamo notare che le strofe sono spesso allusive, proprio come avviene solitamente per il genere della letteratura popolare e l’allusione si impone in quanto da sempre il ciclo di riproduzione dell’anno è stato associato a quello della riproduzione umana, tipico ne è l’esempio del “nostro settembre”, che si presenta ed esordisce così:“ … e i sò sett’mbre, cu la ficu moscia”
Fino al secolo scorso la tradizione delle cantate dei mesi aveva la funzione di scacciare la sfortuna ed era, quindi, bene augurante in quanto serviva ad iniziare il nuovo anno evocando buoni auspici ma, il più delle volte, era legata ai riti di questua che avevano la funzione di ristabilire la condizione economica in una comunità
Il presidente della Pro Loco Francesco Tabacchino, al proposito ha voluto sottolineare: “Nonostante i miei tanti impegni non voglio perdermi un solo attimo del carnevale che stiamo allestendo, che quest’anno, con il ritorno de “I ‘ddurici misi”, porta con se cultura e riscoperta delle tradizioni”

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