Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

giovedì 1 giugno 2017

IL DUBBIO DI CARLO

Carlo, mio amico, in un post su fb breve ma efficace si esprime così: “40 anni fa la mia casa sul borgo aveva un valore,adesso vale ben poco e come la mia anche tutte le altre abitazioni hanno perso valore, chi dobbiamo ringraziare per il regresso che ha subito il paese alto ?” e, così scrivendo, mi fornisce un eccezionale assist per fare delle considerazioni in merito.
Caro Carlo, non ritengo che ci siano persone da ringraziare per quello che lamenti, la situazione che coinvolge un po’ tutti gli immobili siti sul nostro millenario borgo è il prodotto di una molteplicità di fattori la cui influenza non è uguale: qualcuno ha pesato di più, altri meno.
Il nostro borgo, croce e delizia dei pietramelaresi, è stato iniziato a costruire intorno all’anno mille, soprattutto per rispondere a due funzioni: difendersi da nemici e difendersi dalla malaria, frequentissima nelle circostanti paludi. E’ stato così per secoli, ma poi il sacco, la distruzione e l'eccidio del 1496 hanno dimostrato che tutta questa efficacia difensiva il borgo non l’aveva. Si aggiunga che fenomeni naturali e interventi di bonifica prosciugarono le paludi, facendo venir meno anche la funzione di difesa dalla malaria. Per tali motivi già dal settecento in poi la parte bassa di Pietramelara era sviluppata. Ciò premesso, se ripercorriamo la storia del nostro paese, dal dopoguerra ad oggi, vediamo che fino a qualche tempo fa case del borgo erano abitate da tre categorie di persone: signori, braccianti ed artigiani. L’emigrazione ha determinato da una parte il definitivo abbandono di intere zone del borgo; inoltre con le rimesse degli emigrati, già abitanti del borgo, è stata costruita la nuova Pietramelara, il quartiere svizzero, per intenderci. I signori hanno sopravvissuto nei bei palazzi di via Sottotorre, fin quando hanno potuto, ma con il ricambio generazionale anche quei palazzi sono stati abbandonati.
Fenomeni naturali, direi, collegati al desiderio, legittimo e condivisibile di vivere in abitazioni più grandi e comode e dotate di ogni confort, nonché raggiungibili con ogni tipo di mezzo meccanico.
Quali sono state le responsabilità delle istituzioni coinvolte? E qui veniamo alle note dolenti, visto anche il periodo elettorale. Le amministrazioni comunali dell’ultimo ventennio/trentennio non hanno portato avanti una politica del borgo e del centro storico, perché evidentemente in altre faccende affaccendate. La Pro Loco, nella persona dei suoi storici amministratori, dovrebbe anch’essa fare un serio esame di coscienza ed un mea culpa, perché ha riproposto per ben quarant’anni una sagra al borgo fissa ed immutabile, che si risolve in due giorni di sovraffollamento delle vie e dei vichi e poi… ci vediamo l’agosto prossimo. Se la situazione è quella che Carlo lamenta (e non c’è dubbio che sia così) le azioni di valorizzazione per cui la sagra è nata nei lontani anni settanta, hanno evidentemente mancato il bersaglio.
Il quadro che ne deriva è a tinte abbastanza fosche: il prezzo di un bene deriva dalla domanda e dall’offerta, ma nel nostro borgo anche case ampie, belle e panoramiche vengono offerte a poche decine di migliaia di euro e nessuno si interessa al loro acquisto.
Per non tediarvi di più debbo concludere questo elenco di lamentazioni auspicando che l’Amministrazione che si insedierà da qui a giorni inauguri un nuovo corso di politiche di recupero e sviluppo, affinché si possa salvare almeno quello che è rimasto, che la Pro Loco, quella nuova, nella quale anche il sottoscritto ha messo la faccia, sappia reinterpretare gli eventi da mettere in cantiere , che anche gli imprenditori con coraggio rivolgano lo sguardo verso il Borgo come occasione di profitto, sviluppo ed occupazione.

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