Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

domenica 4 settembre 2016

CONSIDERAZIONI A MARGINE DI UN SALUTO

Non ti ho mai dato del tu, e mai mi sarei sognato di farlo, mentre eri fra noi; ritengo che adesso, invece il tu che ti rivolgo sia una specie di necessità, quasi un obbligo dettato dal contesto. D’altronde ricordo, e ci sorrido, sulla tua ironia sull’uso del “lei”: non lo potevi proprio sopportare, e dicevi, a ragione, che metteva troppa distanza fra le persone che dialogavano, che toglieva al discorso quella semplicità che deve esserci. Non voglio ripetermi e/o riprendere cose già dette e scritte, su quanto tu sia stato importante per Pietramelara e per tutti coloro che sono venuti a contatto con la tua azione instancabile, quasi fino all’ultimo. Mi ha molto colpito ed emozionato, invece, quel tuo scritto del 12 novembre 2010, dato ad Ariccia: sono trascorsi già sei anni, ma già da allora sentivi che i tuoi giorni stavano per volgere al termine, nonostante ti “sia stato dato da Dio una infinità di tempi supplementari”. E’ proprio vero! Questi tempi supplementari li hai fatti tuoi e, fino all’ultimo, anche quando le forze venivano ormai meno, non hai mai fatto mancare l’impegno di uomo e di pastore a questo gregge disperso e dilaniato da mille fratture e reciproci risentimenti. Che dire dello stile nello scrivere? E’ identico in tutto e per tutto a quello nel parlare, al punto che mentre leggevo mi sembrava addirittura di riascoltare ancora una volta, con infinito piacere, la tua voce.
La “distesa del campo attraversato” mostra con evidenza i fiori delle cose belle e buone che hai seminato, e ti siamo infinitamente grati per “le fatiche che non ti hanno mai stancato” ; l’attaccamento alla Chiesa era evidente in te non solo per l’istituzione di cui eri ministro, ma anche per il luogo fisico, a cui hai prodigato impegno e sensibilità .
Una preoccupazione, quella che tu chiami “mistero”: “un popolo che a stento arriverà a capire quanto gli ho voluto bene”. Ebbene, carissimo stai tranquillo, quel popolo questa cosa l’ha capita, anche se con un certo ritardo ma, lo sai, non sempre le cose, seppur preziose, vengono accettate, comprese ed apprezzate per ciò che realmente valgono; ti potrei citare mille cose e situazioni a conforto della mia tesi, ma tu ormai sai tutto, tutto osservi e tutto comprendi, più di me, più di noi e meglio di noi.
Riguardo ai tuoi "tanti difetti”, come tu stesso li definisci, a quel tuo carattere a volte ruvido e impaziente, al nervosismo, che a volte (scusaci) ha suscitato in noi anche ilarità, alle “cazziate” che non hai risparmiato al sottoscritto, come a tanti altri, sappi che per noi sono stati inequivocabili reindirizzamenti sulla strada della Verità, e siamo grati per questo a Chi te li ha concessi.
Il tuo estremo saluto “Io di la, voi di qua continueremo la catena dolce che la morte amara non infrange”, mi ricorda da vicino quel famoso verso di una preghiera (forse erroneamente) attribuita a Sant Agostino: “Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto”, oppure al molto più laico “celeste e’ questa corrispondenza d’amorosi sensi” di foscoliana memoria. Stanne certo, carissimo che sarà così, Pietramelara non ti dimenticherà, non dimenticherà l’instancabile opera e sicuramente il tuo ultimo giorno sarà “il primo di un anno eterno”.

Arrivederci Don Roberto, tuo aff.mo Francesco


Nessun commento:

Posta un commento