Scribacchiando per me

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il blog di un pietramelarese

giovedì 11 settembre 2014

TEOREMA... DELLA RAGNATELA

Una questione anima con frequenza crescente tanto i capannelli della piazza quanto le discussioni più impegnate: quali sono le vere cause del declino del nostro paese?
L’analisi storica di un settantennio, quello che ci separa dalla fine dell’ultimo conflitto mondiale, ci consegna un paese dalla straordinaria voglia di risorgere, che si esprimeva con uno sviluppo dei commerci e dell’economia reale senza precedenti, insieme ad un parallelo ad un diffuso innalzamento culturale.
Date tali premesse, era facile prevedere, negli anni sessanta e settanta, che, di li a poco, Pietramelara si sarebbe dotata di infrastrutture, servizi per il cittadino, scuole e tutto quant’altro distingue una piccola città da un paesone cresciuto disordinatamente. Quali sono, allora, le cause che hanno ostacolato il concretizzarsi di quelle verosimili aspettative? Sono frequenti le risposte riferibili a una posizione geografica defilata, o al ridotto peso del corpo elettorale, o ad ambedue le cause combinate. Ritengo che si tratti di motivazioni semplicistiche, che solo in parte sono in grado di spiegare il fenomeno. La vera “chiave di volta”, a mio parere, risiede nei comportamenti di una classe politico amministrativa che, se nell’ultimo decennio ha dato il peggio di se stessa sotto ogni profilo, già da molto tempo prima mostrava scelte ed obiettivi lontani dall’interesse comune. Inoltre, se si esclude qualche raro quinquennio di interruzione, non si può ignorare che, in pratica, l’oligarchia al potere è rimasta sempre la stessa. La fitta ragnatela di parentele, ascendenze e collateralità fra amministratori del passato e del presente, è stata il vero freno allo sviluppo!
Il ricambio reale nella classe dirigente, bloccato di fatto dalle dinastie che hanno retto il nostro Ente Comunale, non è stato tale da assicurare quella alternanza democratica che ovunque è garanzia di progresso. Due le considerazioni a margine del ragionamento. La prima riguarda la grande responsabilità storica di partiti e gruppi (in particolare quelli riferibili al centro-sinistra pietramelarese): aver assecondato e favorito tale stato di cose. La seconda richiede un’impellente voltar pagina, un segno netto di discontinuità col passato che costituisca il punto fermo da cui ripartire.

1 commento:

  1. Non c'è dubbio che l'immagine della ragnatela è suggestiva: rimanda all'idea della rottamazione: ma, come questa, a mio avviso, nasconde un equivoco fondato sul disconoscimento degli elementi strutturali. La rete di interessi particolaristici era organizzata nel passato in modo così capillare che a tutti veniva fatto credere che se ne sarebbero giovati: in effetti, le forme di clientelismo e di favoritismi oggettivamente tenevano in piedi il sistema sociale. Questa rete, che ha prevalso sugli interessi generali, è stata, nello stesso tempo, causa e conseguenza della mancanza di un progetto che nessuno ha saputo elaborare o su cui nessuno è stato in grado di creare un tessuto culturale e politico credibile ed egemonico. Su questo penso abbia avuto la sua parte di responsabilità (oggettiva) anche la sinistra, da una parte troppo timida ad aggredire interessi consolidati di gruppi di potere storici, dall'altra incapace di individuare una strategia di consenso per rilanciare un paese che pure aveva, e forse ha ancora, delle potenzialità inespresse. Quello che è mancato, a mio avviso, più che il ricambio generazionale (che pure non c'è stato), è stata un'idea di politica che non si limiti a gestire l'esistente, non si limiti a rincorrere il consenso ma sappia guadagnarselo su proposte innovative e progettuali individuando linee di sviluppo dell'economia del paese. Se questo è mancato in anni in cui al livello nazionale il dibattito politico aveva un notevole spessore culturale, oggi che la politica rischia di trasformarsi in una fabbrica del consenso sarà ben difficile che ci sia un'inversione di rotta. La decadenza può essere fermata solo se i cittadini si riappropriano del potere di fare politica e riacquistano una soggettività per troppo tempo, specialmente al sud, mortificata e ridotta ad assentire e ad affidarsi a qualcuno che promette.

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