Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

sabato 9 agosto 2014

... APPEN' A VER'

Nello studio del nostro dialetto ci si imbatte, spesso e volentieri, in espressioni colorite e curiose, parto della saggezza popolare: proverbi, modi di dire e nomi, alcune particolarmente in grado di stuzzicare e stimolare la fantasia. A volte tali espressioni arrivano a trascendere e superare anche quella proverbiale soglia di pudicizia nel linguaggio che usualmente nelle zone rurali veniva praticata, e di cui ho già scribacchiato su questo blog qualche tempo fa (cfr. “parlenn cu rispettu (o della pudicizia rurale)” - 9 giugno 2013).
A tal proposito vorrei additare ai miei “quattro lettori” un proverbio risalente di sicuro a qualche secolo fa, esso recita: “Ju culu ch’ n’ha vista mai a cammisa, appena ‘a ver’ s’a caca” (trad. Il sedere che non ha mai conosciuto un indumento intimo che lo ricoprisse, appena ne viene a contatto lo sporca di cacca). E’ evidente l’origine antica del detto, a quei tempi non si conosceva e non si usava biancheria intima e, a contatto con le parti anatomiche “sulle quali non batte mai il sole”, per la povera gente vi era solo qualche straccio sporco e liso; i signori e le persone benestanti invece, vestivano in modo ricercato e, al posto di quei poveri stracci, indossavano “a’ cammisa “: si trattava di un camicione multifunzione a blusa o chiuso con allacciatura anteriore, che copriva le spalle, il torace e arrivava ben al di sotto della cintola, avendo anche funzione (non secondaria) di “intimo”; essa veniva confezionata con stoffe ricercate e morbide, particolarmente adatte al contatto con certe parti delicate; una vera e propria discriminante sociale, quindi, consisteva nell’indossare la “cammisa”: se eri signore o ricco l’avevi e la portavi, altrimenti … Ma, fuori dalle disquisizioni etimologiche e filologiche, atte a collocare nel tempo e nel costume le origini del detto, esso, antico o moderno che sia, è oggi più che mai attuale!
Si tratta, è ovvio, chiaramente di una metafora partorita dalla saggezza popolare, il cui significato ironico è il seguente: vi sono uomini e donne non avvezzi a incarichi, onori, responsabilità ed opportunità varie che, appena ne vengono investiti (quasi sempre per fortuna o caso), per imperizia, superficialità, cattiva volontà ed ignoranza adottano una condotta rovinosa, che inevitabilmente produce risultati disastrosi. Basta girarsi intorno per rendersene conto, senza allontanarsi di un passo dal nostro beneamato paese.

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