Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

lunedì 28 luglio 2025

ANALISI DI UNA FESTA ANTICA

 

Cominciamo dalla fiera: i miei ricordi mi riportano ad un evento in cui non mancavano scambi di animali piccoli e grandi, venditori di finimenti per cavalli, muli e ciucci, artigiani del ferro battuto… tutto ciò è completamente scomparso per effetto di normative sempre più stringenti ed evoluzione generale dell’economia rurale; tuttavia la parte più autentica della fiera ha saputo tenere! I “cipollari”, provenienti per lo più da Alife e dintorni, non sono mancati, e non è mancato soprattutto chi era interessato per tradizione e/o per effettivo bisogno all’acquisto di una ‘nzerta dell’ortaggio che dà nome alla fiera. Come dalla foto di copertina, il modo di preparare e conservare le cipolle consiste nell’intrecciare le code e il prodotto che si presenta agli acquirenti è proprio essa, la ‘nzerta. Tutto il resto ha trasformato la fiera in un mercato più vasto ed articolato dedicato in massima parte all’abbigliamento. E’ questo un frutto dei tempi, a cui non possiamo assolutamente opporci. Non mi sono mai persa una visita alla fiera, anche se poi non ero interessato a nulla di particolare; si tratta di rispettare una tradizione identitaria che affonda le radici in un tempo lontanissimo; tanto per ricordarlo ai miei quattro lettori, le radici storiche della fiera della cipolla, che si tiene a Pietramelara nell’ultima domenica di luglio, affondano nel medioevo allorquando l’Ordine Monastico Cavalleresco dei Cavalieri di Malta, altrimenti detti  monaci ospedalieri, si insediarono qui da noi forti di vasti latifondi posseduti, fondarono la Cappella contenente l’effige della Madonna delle Grazie, coprotettice dell’Ordine, insieme a San Giovanni il Battista. Proprio San Giovanni conferì a tali luoghi il toponimo, che resiste ancor’oggi. La fiera ed il toponimo sono sopravvissuti alla presenza dei Cavalieri di Malta, anche oggi a centosettant'anni dall'Unità Nazionale, allorquando i Cavalieri Malta lasciarono Pietramelara, privati dei loro beni che furono messi all'asta. 
Ed eccoci ai nostri giorni. Alla fiera si è da sempre collegato un insieme di festeggiamenti civili e religiosi; il ciclo di celebrazioni sempre molto frequentato, la processione che porta per le vie del paese l’immagine mariana, di raffinatissima fattura, verosimilmente sei/settecentesca, il ruolo instancabile di Don Paolo, competente per territorio parrocchiale sulla Cappella. Le due serate in musica animate da Antonello, stimato cantautore locale; ed alla fine il clou con i Dik Dik, complesso musicale poco noto ai più giovani, ma famosissimo per noialtri “boomers”, nati fra gli anni cinquanta e l’inizio  dei settanta. Devo dire che sono rimasto ammirato da questo gruppo di ottuagenari, che per ben oltre due ore (anche grazie alla tecnologia) hanno intrattenuto un pubblico numerosissimo ed eterogeneo, fatto di locali e forestieri, giovani e meno giovani; questi ultimi nelle prime file sotto il palco hanno cantato insieme a loro, ricordando a memoria i testi, a volte hanno anche ballato, manifestando un entusiasmo vivo. Alla fine l’indice di gradimento della serata è stato veramente elevato.
Che dire? … la fiera e i festeggiamenti collegati sono il prodotto di un “comune sentire” che, seppur affievolito, resiste ancora forte ed avvertibile nel parroco, nei componenti del comitato e nell’intera comunità pietramelarese, che non può e non vuole disfarsi delle sue tradizioni più autentiche.

Sullo stesso argomento LA FIERA DELLA CIPOLLA (25 luglio 2015) (https://scribacchiandoperme.blogspot.com/2015/07/la-fiera-della-cipolla.html)

mercoledì 16 luglio 2025

DUE NAPOLETANI ED UN PAESE INTERNO

 

Come si percepiscono Pietramelara e pietramelaresi, dal di fuori? Quali sono le note positive e negative del nostro paese, agli occhi di gente che l’ha conosciuto per caso?
Per rispondere a tali domande occorrono donne e uomini dotati del requisito della “terzietà”:  persone che si sono approcciate alla nostra comunità e che, inoltre, hanno spiccato senso critico e ne hanno conoscenza quantomeno pluriennale, se non ultra decennale. Avendoli notati da tempo e avendo frequentato con loro la piazza, la Chiesa e altri luoghi di socialità, ho pensato di rivolgermi a due volti ormai noti a molti dei miei quattro lettori… mi riferisco ai coniugi Rosaria Vallorso e Gianni Giannini, pensionati napoletani, del Vomero, (vedi foto di copertina) con i quali, profittando del loro tempo e della loro disponibilità, ho scambiato dieci minuti di conversazione.
“Ci siamo trovati qui per caso, siamo qui per caso perché all'epoca, grazie all’amicizia dei nostri figli con delle ragazze che avevano un agriturismo a Sessa Aurunca, abbiamo cominciato ad apprezzare le zone interne… ci piaceva la situazione, e così abbiamo detto in giro che cercavamo una casetta nei paraggi, ma non la trovavamo. Ci rivolgemmo a Tecnocasa che dopo poco ci richiamò, l’addetto dell’agenzia ci guidò a Pietramelara ove c’era un immobile disponibile per la vendita e… mentre facevamo un giro, la cosa che ci sorprese, che ci decise, fu che la gente ci salutava senza conoscerci: buongiorno, buonasera, accoglienti, era una bella cosa. Venendo da Napoli, noi stiamo chiusi a ‘ rint, noi non vediamo nessuno”
Diciamo che Pietramelara fino a vent'anni fa, sotto ogni aspetto, era ancora migliore di come l'avete conosciuta voi. Voi state qua da tempo?
"Dal 2006, sì. In contrada San Pasquale, diciamo che siamo un po' defilati, in estrema periferia ma… Sì, è meglio. Siamo tranquilli. Stiamo bene"
Voi venite durante l'estate e nei fine settimana?
"Sì. Volevamo venire più spesso ma abbiamo dei figli che stanno all'estero, quindi spesso andiamo da loro. Viaggiamo. Però anche loro vengono qua volentieri. La famiglia si riunisce a Pietramelara, perché poi la casa che alla fine abbiamo comprata è bella grande.  Ci siamo trovati contenti. Sì, siamo contenti"
Poi io vi vedo pure la sera qua in piazza frequentare delle persone.
"Sono le persone che conosciamo, gli ottimi vicini e la signora Angela della gelateria, persona simpaticissima"
Consigliereste ad altri di ripetere la vostra esperienza?
"Lo abbiamo fatto più e più volte, anche ai nostri ospiti… A Napoli a volte ci rincresce anche di uscire per un caffè, le difficoltà legate al traffico e al parcheggio quasi impossibile ci fanno desistere, qui è diverso gli spazi sono più ampi, ed è un piacere trascorrere un po’ di tempo in piazza al tavolino del bar"
Avete conoscenza dei nostri problemi sociali ed economici, anche il calo della popolazione che da qualche anno si comincia a farsi sentire?
“No, ma comunque è naturale che ci sia... Oggi il lavoro per i giovani è un lavoro sotto retribuito e poco qualificato e purtroppo essi sono costretti a lasciare i luoghi dove sono nati, una dinamica comune a Pietramelara come altrove”
Un’analisi lucida e compiaciuta, quella dei coniugi Giannini che, va detto, solletica non poco il nostro orgoglio comune di pietramelaresi.

martedì 1 luglio 2025

AREE INTERNE SENZA ALCUNA CURA

 

Nei mesi scorsi la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha approvato il Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne (PSNAI), un documento – disponibile sul web - dedicato a coordinare il supporto finanziario rivolto a questi territori e al miglioramento dei loro servizi. Va sottolineato un passaggio di tale documento, presente a pagina 45: “Un numero non trascurabile di Aree interne si trova già con una struttura demografica compromessa (popolazione di piccole dimensioni, in forte declino, con accentuato squilibrio nel rapporto tra vecchie e nuove generazioni) oltre che con basse prospettive di sviluppo economico e deboli condizioni di attrattività. Queste Aree non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza ma non possono nemmeno essere abbandonate a sé stesse. Hanno bisogno di un piano mirato che le possa assistere in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento in modo da renderlo socialmente dignitoso per chi ancora vi abita”.
Leggere ciò mi ha fatto letteralmente saltare dalla sedia… si tratta della nuova linea di indirizzo strategico dello Stato verso centinaia di Comuni italiani, per lo più montani, collinari o rurali. Si tratta di un cambio di paradigma silenzioso ma devastante: si rinuncia ufficialmente all’idea di invertire la tendenza allo spopolamento. Si pianifica il declino. Lo si accompagna. Lo si normalizza.
Per capire la portata della questione, bisogna risalire alla definizione di Aree Interne: sono quasi 4.000 Comuni italiani, sparsi in ogni regione, che si trovano lontani dai centri dove si concentrano servizi essenziali come sanità, istruzione e mobilità. Coinvolgono oltre 13 milioni di cittadini, il 23% della popolazione, distribuiti su quasi il 60% del territorio nazionale. In pratica, l’Italia profonda. Quella che custodisce boschi, pascoli, acque, borghi storici, comunità coese. E che oggi si vede diagnosticare una malattia terminale.
Qualche genio di Palazzo Chigi, grazie alla consulenza di eminenti professoroni, lautamente ricompensati con danaro pubblico, ha tirato fuori dalla magica lampada la sentenza, la diagnosi per una malattia difficile da curare, è vero, ma non per questo non meritevole della dovuta attenzione. Eticamente, rinunciare alla cura di un malato, significa condannarlo a morte! Il territorio rurale, costituitosi nei millenni grazie alla saggia collaborazione fra uomo e natura, langue per spopolamento; in altre parole viene a mancare una componente fondamentale: la presenza umana… e, in mancanza di essa, i frutti si vedono a stretto giro. Il dissesto idrogeologico, in primo luogo, la sottrazione di una risorsa fondamentale quale il suolo, divorato dall’espandersi del bosco, conseguente all’abbandono. 
E che la nostra Pietramelara sia esente da tale problematica non è assolutamente vero! Dal 2021 in poi, come dimostra l’immagine che allego la popolazione residente ha cominciato a scendere passando da   4800 unità nel 2010 alle 4.400 di oggi (contrazione media annua dell’1%), andando di tale passo tra un secolo il popolo pietramelarese non esisterà proprio più. E se prescindiamo dalle decisioni del governo nazionale, anche quello locale, dedito da un trentennio solo alla ordinaria amministrazione, non tenta neppure di frenare tale calo, mettendo in campo politiche volte all’occupazione, alla tutela della maternità, alla crescita culturale e quant’altro.