Scribacchiando per me

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il blog di un pietramelarese

giovedì 23 luglio 2020

ABBASC' A STAZIONE

La stazione ferroviaria Riardo-Pietramelara fu inaugurata il 14 ottobre 1861, in occasione della apertura della tratta fra Capua e Tora-Presenzano. La vita dei cittadini dei due comuni che le danno nome è legata ad essa in modo indissolubile, per quel pendolarismo che accompagna l’intera esistenza e che dipende da quella posizione geografica un po’ defilata, ove i servizi sono pochi e a volte di cattiva qualità. Il treno ha risolto molti problemi, anche se la distanza dal centro di Pietramelara è di circa 5 chilometri, e da quello di Riardo circa due; del pendolarismo dicevo, in gioventù per la frequenza di una scuola, in maturità per recarsi sul posto di lavoro, in vecchiaia per raggiungere luoghi di cura o altro. Il mezzo ferroviario rimane sempre e comunque il più comodo ed economico, quello che dà più sicurezza e puntualità, e inoltre è il meno inquinante.
La nostra stazione si trova sulla ferrovia Roma-Cassino-Napoli, il più antico dei tre collegamenti ferroviari esistenti tra Roma e Napoli. La costruzione iniziò quando ancora il territorio interessato era suddiviso tra lo Stato Pontificio e il Regno delle Due Sicilie, con l'apertura del tratto tra Napoli e Caserta, nel 1843, quasi contemporaneamente i lavori iniziarono anche da Roma per la realizzazione di una “Strada ferrata da Roma al confine Napolitano presso Ceprano“, e si conclusero poco dopo l’unità nazionale. L'attivazione della Direttissima via Formia, negli anni trenta del Novecento, relegò la linea di Cassino tra quelle di interesse locale, tuttavia negli ultimi decenni del XX secolo, la saturazione della linea via Formia ripropose la necessità a lungo ignorata di un potenziamento tecnologico e strutturale. E così intorno agli anni settanta dello scorso secolo la nostra ferrovia assunse l’aspetto che osserviamo attualmente: a doppio binario, interamente elettrificata a corrente continua a 3 kV.
Più e più volte si è discusso di quanto sarebbe stato meglio se la stazione fosse stata localizzata in territorio di Pietramelara anziché in quello di Riardo, inoltre una diceria attribuisce alle famiglie nobili di Pietramelara la decisione di non aver voluto il passaggio della ferrovia, per non intaccare i propri latifondi; ritengo si tratti di un’argomentazione pretestuosa, per almeno due motivi: primo perché il percorso sarebbe diventato più lungo e tortuoso rispetto all’attuale, secondo perché attraversare nell’ottocento la piana dei “pantani”, acquitrinosa in più punti, avrebbe comportato uno sforzo ingegneristico immane, date le tecnologie disponibili allora.
Il sito attuale della stazione è localizzato dove fino a qualche secolo fa vi era il lago di Riardo, piccolo specchio d’acqua, prosciugato forse proprio per realizzare l’infrastruttura, in quanto la cartografia ufficiale lo riporta fino ai primi dell’ottocento; rispetto alla provinciale si deve scendere di una decina di metri per raggiungerla, infatti nel nostro dialetto ancora parecchi definiscono quel toponimo “ abbasc’ a stazione” (giù alla stazione). Le falde acquifere del lago, comunque fanno avvertire ancora la propria presenza, con affioramenti visibili nonostante la massicciata ferroviaria, specie nei periodi piovosi. Era presente ivi anche uno scalo merci, di cui si scorgono ancora le rovine, perché abbandonato; il vicino stabilimento Ferrarelle se ne avvaleva per logistica, anche se poi gran parte delle merci in entrata ed in uscita da tale stabilimento ha da sempre viaggiato su gomma.
Incrementare l’uso della stazione e del mezzo ferroviario connoterebbe un grande progresso sociale per il territorio e le comunità che vi dimorano se, ad esempio, fosse ripristinato il servizio di navetta, che fino agli anni sessanta ha permesso la fruizione dei treni, grazie alla puntualità e alla frequenza delle corse.


1 commento:

  1. Grazie Francesco, sempre interessantissimo. Quanti ricordi! Quei treni a vapore, quei sedili rigorosamente in legno, tre classi di servizio, quei vetri bagnati internamente per il potente sistema di riscaldamento alimentato dalla caldaia della motrice. Parlo purtroppo di una sessantina di anni fa'.

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