Scribacchiando per me

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il blog di un pietramelarese

sabato 4 aprile 2020

TRE SETTIMANE DI LAVORO AGILE

Finisce così la terza settimana lontana dall’ufficio … il “lavoro agile” o, per dirla con un diffuso anglismo, lo “smart working” ha preso il suo posto. E’ un’esperienza che non avevo mai vissuta nella mia trentennale routine lavorativa, e devo dire la verità: si tratta di una modalità di servizio che non avevo mai preso in considerazione.
Apprendo dalla rete che il lavoro agile o smart-working è una «una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell'attività lavorativa.»
Se ne parla solo da qualche anno in Italia, la disciplina giuridica risale al 2014, con la proposta di legge finalizzata a dare maggiore flessibilità al mercato del lavoro, rilanciata in un disegno di legge collegato al Patto di stabilità 2016 .
Molteplici sono i benefici che ne derivano, si pensi che uno studio recente basato sui dati raccolti in tre anni di osservazione e che ha coinvolto 250 persone operanti in 21 imprese, piccole medie e grandi, riporta i seguenti dati medi per dipendente: 2.400 chilometri percorsi in meno, sette giorni guadagnati e 270 chili di anidride carbonica non immessi nell’aria con un risparmio di circa 1300 euro a dipendente.
Per quanto mi riguarda vi assicuro che non si lavora meno … anzi, in questi giorni di permanenza forzata nelle mura di casa, a volte sono rimasto al pc sino al momento prima di andare a letto. Nell’ufficio no, dal momento di tornare a casa è raro che si continui a pensare a come risolvere un problema, ad immaginare una diversa organizzazione da proporre. Oggi poi con la tecnologia che avanza si può condividere tutto in diretta come se si fosse nella stessa stanza: il telefono, la posta elettronica, le videochiamate, le call conferences, permettono a chiunque un approccio con il lavoro diverso e più elastico.
Vi è da dire che molto è legato al senso di responsabilità che si possiede: una cosa che ho potuto constatare in questi giorni e che chi era abituato ad imboscarsi nelle modalità tradizionali, ha trovato e troverà ulteriori modi per farlo con il lavoro agile; chi invece ha sempre lavorato con impegno e professionalità si industria per sbrigare pratiche, corrispondere con l’utenza, confrontarsi con colleghi e superiori, poco o nulla è cambiato sotto questo punto di vista. Invio la mia brava autocertificazione di servizio verso le sedici ma mi trattengo ancora per molto tempo dopo. Gli obiettivi che la direzione generale ha assegnato all’ufficio saranno comunque conseguiti, nonostante la situazione che stiamo vivendo, decisamente atipica? Ritengo di si, la tecnologia ci da una mano, le risorse umane a disposizione hanno un approccio con essa non problematico e generalmente scevro da ansie.
Potrà questa modalità di lavoro svilupparsi e divenire più diffusa, anche grazie al momento che stiamo vivendo? Ci penso frequentemente, sapete, e se a emergenza “Covid 19” conclusa se ne presentasse l’opportunità per me, lavoratore pendolare che trascorre ben due ore della propria giornata in viaggio, potrei optare per essa anche in via definitiva.


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