Scribacchiando per me

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il blog di un pietramelarese

mercoledì 14 agosto 2019

PONTELANDOLFO E CALSALDUNI: UNA STRAGE CON VALENZA DI ESEMPIO

14 Agosto, antivigilia dell’Assunta, non è un bel giorno e un bel ricordo per gli abitanti di Pontelandolfo e Casalduni, due paesi del Beneventano. Correva l’anno 1861, da poco i garibaldini “portatori di libertà” avevano unificato la penisola sotto la dinastia savoiarda. Ai contadini erano state fatte tante promesse: pacificazione sociale, redistribuzione delle terre, tutte subito sconfessate dai vincitori. Come reazione una lotta prima sottile e quasi invisibile, poi man mano sempre più forte e cruenta,che vide come protagonisti uomini che la propaganda fece passare come “briganti”.
Due interi paesi furono messi “a ferro e fuoco”, le popolazioni decimate dalle fucilazioni, dalle violenze, dagli stupri di ragazze inermi. Era stato deciso, in seguito ad alcune azioni militari dei filo borbonici (chiamiamoli così e non briganti) coronate da pieno successo, di impartire “Un tremendo castigo che sia d’esempio alle altre popolazioni del Sud”, queste le parole di Achille Iacobelli, spia meridionale di Enrico Cialdini, capo della repressione. Niente e nessuno fu risparmiato, persino qualche filo liberale, come i fratelli Rinaldi, che perplessi per quanto stava accadendo chiesero spiegazioni, furono derubati, bendati e fucilati. Una ragazza di sedici anni fu ripetutamente violentata da 10 bersaglieri sotto gli occhi del padre , e poi uccisa; un bambino in fasce fu strappato dalle braccia del padre che cercava di fuggire e colpito. Tanta ferocia, al grido di “piastre, piastre”, i soldati cercavano denaro.
A capo della rappresaglia, 900 soldati in armi, contro contadini, donne e bambini inermi, Pier Eleonoro Negri, vicentino, che fu fatto conte dopo il massacro ,e a cui il Comune di Vicenza continua a tributare onoranze nonostante si sappia dal 2004 che fu lui il responsabile del massacro.
Quante le persone perite? Le cifre oscillano in maniera sensibile, a paragone anche la strage delle Fosse Ardeatine ad opera dei nazisti, osserva Pino Aprile, mantiene paradossalmente maggiore senso umano, costoro infatti “non ebbero il coraggio di distruggere il quartiere. A Pontelandolfo e Casalduni si fece”. La dimostrazione più evidente che la storia viene scritta dai vincitori risiede nel fatto che Kappler, ufficiale nazista, fu condannato all’ergastolo, a Negri vengono ancora riservati onori.
Se è vero che la storia si ripete, come teorizzato da Giambattista Vico, la violenza e la cupidigia dei soldati in cerca di bottino la dicono lunga anche sulla situazione politica che si vive oggi: un Nord assetato di potere, capeggiato da un ducetto quasi del tutto privo di cultura, assenteista ed indulgente nella vicenda dei 49 milioni trafugati dal suo partito, tenta di ricolonizzare un Meridione d’Italia vessato da decenni di malapolitica, offrendo una falsa immagine di compostezza e rigore.

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