Scribacchiando per me

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il blog di un pietramelarese

sabato 2 febbraio 2019

PIETRAMELARA: DAL BORGO AI BORGHI

Chi ama ragionare di storia locale, in genere pone come “data cardine” per l’inizio di una edificazione urbana “extra moenia” la costruzione del Palazzo Ducale, terminata nella prima metà del Cinquecento; in realtà da sempre è esistita una Pietramelara “bassa”: prova ne siano i rinvenimenti di una necropoli preromana nei pressi di via Croci durante i lavori per una lottizzazione, negli anni ‘70, ed altri insediamenti di cui si ha notizia, nella zona dei pantani.
La Piana di Pietramelara o, come qualcuno la chiama, la Piana dei “Cinque Castelli” è un vasto bacino imbrifero, formatosi in seguito al deposito di sedimenti di varia natura (alluvionali e vulcanici), in epoca preistorica: in altre parole il fondo valle, costellato di paludi ed acquitrini, venne a riempirsi e man mano gli specchi d’acqua diminuivano, fino ad essere eliminati quasi del tutto . Le genti che la colonizzarono, sanniti e romani, realizzarono una rete di canali ed altre opere che eliminò le acque in eccesso, permettendo così attività economiche ed insediamenti.
Con la fine dell’Impero Romano e dell’ordine giuridico/amministrativo connesso, le opere di bonifica realizzate furono abbandonate e le paludi si riformarono, con la conseguente impossibilità di coltivazione e il diffondersi della malaria. Nel tardo medio evo feudatari, monaci delle abbazie e popolazioni cercarono in qualche modo di invertire tale stato di cose, riportando l’equilibrio idrogeologico in uno stato accettabile in tutta la piana, fatta eccezione per i punti più bassi, i pantani, ove si continuò ad accumulare acqua durante l’inverno, fino a qualche decennio fa.
La necessità, imposta dall’incremento demografico, di trovare nuovi spazi abitativi fuori dalla cinta muraria del borgo, apparve evidente ai Monforte a cui si devono gli inizi del Palazzo Ducale, la fondazione del Monastero di Santa Maria della Carità, oggi sede municipale, e la Porta di Santa Maria. Seguirono gli anni tristi del “dopo sacco” (1496), ed infine verso la metà del Cinquecento, Pietramelara risorse, come luogo geografico e come comunità. Il Palazzo era stato ultimato, Faustina Colonna, che lo abitava, volle nelle sue adiacenze una Chiesa, l’Annunziata; fu allora che riprese (non iniziò) il processo di urbanizzazione della vasta piana. Vi erano all’interno di essa dei punti in cui l’edificazione era concentrata e sviluppata: borgate rurali in cui si praticava l’agricoltura, l’artigianato e qualche piccolo commercio; i signori continuavano a dimorare nel borgo. Da documenti che ho potuto consultare e dallo studio della morfologia del tessuto urbano l’idea che mi sono fatto è questa: in età moderna (1600/1700) si contavano a Pietramelara il borgo dell’Annunziata, il borgo della Croci, quello di San Giovanni, sorto intorno alla cappella e l’ospedale dei Cavalieri di Malta, il borgo dell’Ariola, a metà strada fra il Convento di San Pasquale e il nucleo abitativo originario; elemento comune ad ogni borgo una vasta corte che era adibita a svariate funzioni, e che in molti casi ancora si conserva (all’Annunziata, a San Giovanni, all’Ariola). Vi erano poi dei casali pedemontani, di orgine altomedioevale, di cui si conserva solamente la memoria perché il toponimo è rimasto (San Pancrazio, San Nicola, Grasciano, Saiano).
L’espansione urbana del ventesimo secolo, alimentata da una parallela espansione demografica e favorita dalle rimesse degli emigrati, ha finito per inglobare borghi e casali, dando origine al “tuttuno” che costituisce il nostro amato paese.
Forse si è costruito più del dovuto! … nonostante la popolazione rimanga stabile nel numero, infatti, molti immobili rimangono disabitati, e posti sul mercato, rimangono invenduti per lunghi anni. E’ questo un monito di cui tener debito conto nelle future pianificazioni urbanistiche.

2 commenti:

  1. Sempre molto interessante. Grazie, Francesco, per il tuo approfondito lavoro di ricerca che metti a disposizione della comunità.

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  2. bel saggio.... mi piacerebbe sapere se il borgo di san Felice originariamente era annesso a Pietramelara

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