Scribacchiando per me

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il blog di un pietramelarese

domenica 10 febbraio 2019

DEGRADO DEI BORGHI, PEZZI DI VERITA'

E’ suggestiva la tesi esposta da Domenico Caiazza, nel corso di un articolato intervento tenuto nell'ambito del convegno di ieri sera, sabato 9 febbraio, presso la Sala Consiliare del Comune di Riardo, dal titolo "I Borghi: storia e cultura per la promozione del territorio". In buona sostanza il Caiazza, forte di una cultura storica consolidata nel corso di quattro/cinque decenni, sosteneva che i flussi demografici, dalla comparsa dell’uomo a oggi hanno mostrato una sorta di “pendolarismo geografico” tra pianura e collina, tra città e borghi. La direttrice sempre la stessa, mentre il verso era stabilito dal particolare momento storico: ad esempio l’affermarsi dell’Impero Romano aveva favorito il flusso verso le città e il suo successivo dissolvimento, con il Medioevo, il contrario. Tale tesi, che riprende la famosa teoria dei “corsi e ricorsi storici” di G.B. Vico, è stata suffragata in modo convincente dal relatore, pertanto penso che possa essere accettata.
L’epoca attuale, iniziata negli anni cinquanta/sessanta del ventesimo secolo, è una di quelle in cui le città si sono rafforzate perché le grandi fabbriche, ubicate nelle periferie urbane del Nord Italia, richiedevano braccia e forza-lavoro, determinando spopolamento delle aree rurali, degrado edilizio, depauperamento agricolo e abbandono progressivo dei borghi. Non sappiamo se, quando e come questa fase dell’enunciato “pendolarismo geografico” terminerà e, pertanto, chi amministra comuni in area rurale, con presenza di borghi, deve progettare politiche che in qualche modo attenuino il fenomeno descritto. Abbiamo ascoltato da più di un relatore che la soluzione risieda in una concertazione di interventi decisi nell’ambito partenariato locale tra pubblico e privato, programmando “dal basso” (bottom up) cosa, quando e come fare!
La domanda che si pone il vostro blogger scribacchiante è allora questa: i politici locali, che pur erano presenti tra i relatori ed il parterre del convegno, cosa hanno fatto per intervenire quando il fenomeno era solo agli inizi e i costi finanziari, economici e sociali da sopportare molto più bassi? A ragionare sull’ultimo quarantennio del borgo di Pietramelara, sembra che nelle politiche sia mancato del tutto il coraggio dell’impopolarità. Per evitare il crollo di un tetto o lo staccarsi di un pezzo di cornicione, si doveva intervenire “in danno dei proprietari”, accollando loro la spesa per i lavori di messa in sicurezza, in alternativa costoro avrebbero dovuto rinunciare alla proprietà del bene: dubito che costoro, messi di fronte all’aut aut, avrebbero scelto la prima soluzione. Si è preferito, come al solito, tirare a campare e quello che si ha sotto gli occhi è noto a tutti. Ed ancora: quando è iniziato l’abbandono del borgo (fine anni ‘70/primi anni ‘80) era in corso la stesura del nostro Piano Regolatore, attualmente ancora vigente ancorché scaduto da un pezzo, perché allora si è preferito optare per l’espansione urbanistica e non si è pensato minimamente (come alternativa) a rendere più vivibile il borgo e il centro storico?
I convegni sono eventi interessanti dove si impara sempre qualcosa, vengono enunciate politiche innovative (a volte rivoluzionarie rispetto al passato), ma si deve avere il coraggio, da parte dei politici che li organizzano, di raccontare le vicende nella propria interezza.

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