Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

venerdì 13 novembre 2015

DAVANTI A UN FALLIMENTO

E’ veramente difficile in questi momenti pensare, agire, parlare e scrivere di ciò che sta accadendo. Il primo pensiero va alle vittime degli attentati, alle loro famiglie e a quanti si sono separati per sempre da queste vite innocenti.
Non è certamente compito di un “blogger scribacchiante” come il sottoscritto, analizzare ciò che sta accadendo sulla sponda nord e sulla quella sud del mediterraneo: un intero bacino comprendente decine e decine di paesi e ben tre continenti, ormai in perenne allarme per guerre guerregiate, guerriglie e atti di terrorismo vari, ma il sangue versato e lo stato di inquietudine generale impongono anche a chi scrive di esprimere con chiarezza le proprie idee in merito .
Purtroppo agli episodi accaduti ieri in Parigi, si deve apporre un aggettivo “ennesimi” a cui nessuno sarebbe voluto giungere. La degenerazione della cosiddetta “guerra santa”, combattuta da vari gruppi estremisti islamici, riempie le cronache purtroppo con cadenza quotidiana. Essa non è altro che il frutto della destabilizzazione di un’area, già di per se ribollente, sulla quale i paesi occidentali si sono innestati, essendone dapprima consapevoli spettatori ben informati dei fatti, dopo protagonisti e quindi vittime. Gli enormi interessi in gioco hanno indotto l’abbattimento di regimi duri e sanguinari, nei quali il diritto era assente ma hanno, al contempo, concesso spazio di manovra a gruppuscoli, dapprima isolati, che si sono man mano organizzati in modo sempre più terribilmente efficiente, fino a giungere a ciò a cui stiamo assistendo.
Riacquistare il controllo pieno delle aree petrolifere, tenere alto il prezzo del petrolio, questo il vero obiettivo, mai dichiarato, delle “campagne di liberazione”, gestite dalle cancellerie occidentali. E adesso? Il controllo sui giacimenti è oggi più che mai lontano, il greggio viene venduto a prezzi stracciati e in più come effetti collaterali abbiamo da una parte un terrorismo islamico sempre più agguerrito, audace ed efficace, dall’altra centinaia di migliaia di profughi innocenti che bussano alle nostre porte in cerca di asilo per se e le proprie famiglie.
Davanti al fallimento completo di una politica estera fortemente condizionata dalle lobbies petrolifere, non possiamo che constatare tale situazione caotica che, per essere riassestata, ha bisogno di decenni.
Liberarsi dalla schiavitù dei combustibili fossili (petrolio e gas naturali) come fonte primaria di energia nei paesi industrializzati, diventa sempre più urgente. Già nel settembre 2002 (13 anni fa!!!) con l’uscita in libreria del best seller di Jeremy Rifkin “Economia all'idrogeno”, furono azzardate varie previsioni sullo scenario che stiamo vivendo e che, purtroppo, si sono rivelate quanto mai profetiche; le strade che conducono all’affrancamento dal petrolio, senza rinunciare a quei minimi a cui la civiltà occidentale ci ha abituato, sono svariate: energie rinnovabili, uso dell’idrogeno, ritorno alla ricerca sul “nucleare pulito”. Tutto ciò indurrebbe nel contempo ad un interesse internazionale sempre minore su quelle aree dove il petrolio si produce e sulle popolazioni che vi vivono; e i gruppi terroristici che si finanziano commerciando petrolio sul mercato nero avrebbero sempre meno risorse da dedicare alle guerre “sante” che combattono. Pensiamoci.

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