Scribacchiando per me

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il blog di un pietramelarese

lunedì 26 ottobre 2015

IL RISCHIO IN UNA TRADIZIONE

Ci risiamo: l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) di Lione, che fa parte della Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), ha inserito le carni rosse e lavorate fra le sostanze che possono causare il cancro negli uomini. Secondo un‘autorevole rivista medica il team IARC ha deciso di catalogare fra i cancerogeni certi «sulla base di sufficienti evidenze che le legano al tumore del colon, le carni rosse lavorate, ovvero quelle salate, essiccate, fermentate, affumicate, trattate con conservanti per migliorarne il sapore o la conservazione. Inoltre un legame è stato individuato anche con il tumore allo stomaco».
Ci risiamo perché non è la prima volta che prodotti tipici della nostra tradizione enogastronomica più autentica vengono presi di mira da questi “oracoli della salute”; il riferimento alle carni lavorate (salate, essiccate, fermentate, affumicate, trattate) va a colpire nello specifico il nostro insaccato di riferimento: la salsiccia. Essa è un alimento che ci parla di cultura contadina, di civiltà antica, di consumi che forse erano già praticati nell’età delle caverne, di una tecnologia di conservazione che ha avuto modo di affinarsi nei secoli, fino a giungere ai giorni nostri consegnandoci una vera e propria delizia per il palato. Una vera e propria “identità golosa”.
Ma vi pare che in tanto tempo l’uomo che si è cibato di tale delizia non abbia avuto il modo di rendersi conto, anche in base ad un ragionamento puramente empirico, della pericolosità legata a quel particolare consumo, se questa fosse stata reale? Se facciamo solo per un attimo mente locale a tutti coloro, nostri avi e progenitori, che hanno consumato salsicce e soppressate, in base alle conclusioni dello studio appena citato ci dovremmo trovare di fronte a intere generazioni di uomini affetti da cancri allo stomaco e all’intestino. Che dire poi di quanti fra noi ancora oggi (compreso il sottoscritto) continuano a cibarsene e non hanno la benché minima intenzione di smettere?
L’interesse delle multinazionali dell’agroalimentare è, suvvia, fin troppo evidente!... si vuole colpire quel ciclo virtuoso fatto di bellezze naturali, tradizioni enogastronomiche e monumenti che hanno, tra l’altro, determinato il successo planetario dell’Expo di Milano, che fra qualche giorno chiuderà i battenti. Tale connubio di fattori di sviluppo è possibile in questa misura, si badi bene, solo in Italia e pertanto la concorrenza europea ed internazionale non fa altro che escogitare mezzi e mezzucci per stemperarne la positività.
Diverso ed opposto il sistema alimentare basato sul modello del “International Food”, tanto caro al mondo anglosassone: alimenti senza carattere ne specificità, che soddisfano nell’uomo il solo fabbisogno nutrizionale, ma non concedono alcun tipo di gratificazione ed emozione.
Gi stessi esperti IARC che hanno inserito le carni rosse e lavorate fra le sostanze che possono causare il cancro negli uomini, d’altronde, invitano alla moderazione , e spiega Carmine Pinto, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica: «È necessario capire quali sono i reali margini di rischio e sapere non solo in che lista si trova una certa sostanza, ma anche quali sono i dosaggi e la durata d’esposizione oltre le quali il rischio diventa reale e non solo teorico». Dunque, niente allarmismo. « Gli studi sugli insaccati hanno indotto gli esperti a collocarli nel gruppo più a rischio perché se ne è appurata la cancerogenicità, soprattutto per via di nitrati e nitriti, i conservanti che vengono utilizzati». Ma va detto, avverte l’oncologo, «che si tratta in gran parte di studi vecchi, oggi si usano molto meno questi conservanti tossici»; ed inoltre che nitriti e nitrati sono additivi tipici dell’industria salumiera “su grande scala”, di cui il piccolo e medio produttore delle nostre parti non ha mai fatto uso.
La nostra alimentazione mediterranea, basata sull’impiego equilibrato di alimenti di origine vegetale ed animale, nella quale trovano giusto posto anche gli insaccati, si dimostra sempre più come modello da esportare.

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