Scribacchiando per me

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il blog di un pietramelarese

sabato 14 aprile 2012

“sott’ a’ preula”

Chi, come me, ha avuto la fortuna/sfortuna di aver viaggiato in due galassie, chi cioè ha vissuto l’infanzia e la maturità attraversando mondi opposti, (vedi su questo blog “Due Galassie” , 30 ottobre 2011), ricorderà che in quelle masserie vecchie, ma tanto singolari nell’architettura, lontane lontane dal paese, anche se a poco più di un chilometro dal paese, vi era, immancabilmente, un luogo destinato al riposo estivo. Dico lontane lontane perché, nonostante la distanza minima, secondo criteri attuali, erano unite all’abitato da vie fangose in inverno ed incredibilmente polverose d’estate, così da essere giudicate, dai più, quasi sempre difficoltosamente percorribili.
Il lavoro dei campi, fino ad un quarantennio fa, era veramente duro, la meccanizzazione agricola era solo agli albori e la maggior parte delle operazioni era condotta manualmente, e questo, d'estate,con il caldo, poteva anche rappresentare una dura prova.
Allora, appena si poteva, ci si rinfrancava dalla fatica: un pezzo di pane, un povero companatico ed un bicchiere di vino, per una colazione da consumare fuori, magari insieme ad un compagno di lavoro. I luoghi destinati a tale funzione erano principalmente due: o “sott’ a’ preula” o “mmiez’ all’aria” (sotto la pergola o in mezzo all’aia, NDR).
La pergola era una pensilina viva, fatta intrecciando i tralci della vite, sostenuti da pali di legno; in genere era l’uva fragola, con il suo inconfondibile ed intenso profumo, la varietà di vite scelta per tale funzione. Mentre l’aia era uno spiazzo pavimentato circondato da un muretto, che assolveva anche ad altre svariate funzioni; il fresco, in tal caso, era assicurato da un frondoso gelso oppure da una centenaria quercia.
Confortevoli, perché caratterizzate da frescura delicata anche nelle estati più torride, “sott’ a’ preula” o “mmiez’ all’aria” erano luoghi deputati, anche ai contatti sociali: i visitatori della masseria, signori o cafoni che siano stati, secondo le rigide stratificazioni sociali dell’epoca, venivano ricevuti e fatti accomodare in tali precarie strutture e ivi si discuteva, si ragionava, si contrattavano affari e matrimoni, si osservava il cielo di giorno per le previsioni del tempo, o di notte per verificare le fasi lunari.
A ragion veduta, secondo il mio personale metro di giudizio, l’aia e la pergola sono state i luoghi che hanno visto nascere la “filosofia del pensiero debole”.

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