Scribacchiando per me

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il blog di un pietramelarese

venerdì 18 febbraio 2011

Sviluppo sostenibile: sì…ma come?

La lenta decadenza di Pietramelara, a cui assistiamo  da più di un ventennio, proiettata in uno scenario di “medio-lungo periodo” condurrebbe, nel giro di meno di un secolo, alla definitiva scomparsa di una città la cui storia dura da almeno tre millenni! La stima non è esagerata… specie se confrontata con realtà limitrofe alle nostre: Roccaromana in affanno anche solo per conservare una sezione di scuole medie, il borgo di Croce, a pochi chilometri da noi, ormai  del tutto disabitato ecc. Senilizzazione, spopolamento, trasporti pubblici inesistenti, carenza di occupazione, specie per i giovani, conducono inesorabilmente ad un progressivo abbandono anche dei luoghi che a noi tutti sono tanto cari.
Ma se l’imperativo è “porre un freno” all’esodo  delle giovani generazioni, quali le misure da adottare per il caso?
Chi ne ha la responsabilità deve ricordarsi che il territorio è la nostra unica e vera risorsa, l’unica possibilità di creazione di occupazione stabile e remunerativa. Lo sviluppo economico “sostenibile”, espressione usata ed abusata da tutti, quello che fa perno sulle risorse umane e ambientali già esistenti in determinato luogo, si rivela allora l’ “uovo di colombo”: la soluzione semplice, geniale e a portata di mano per risolvere il problema alla radice.
Detto così la cosa può apparire facile ed immediata, l’obiettivo conseguibile, e quasi viene la voglia di chiedersi perché non ci si sia  pensato prima!
In realtà, affinché ciò possa avvenire, in primo luogo  bisogna passare ad una mentalità meno individualista, che ci permetta anche di progettare iniziative gestite in maniera associata; inoltre, se è vero che il territorio è una risorsa, esso  merita un rispetto maggiore, da parte delle istituzioni e dei singoli: in tale chiave esso va non solo conservato, ma anche valorizzato.
La ricetta “bell’e pronta” forse non la possiede nessuno,  ma sono sicuro che, se esiste, essa impone di non farsi più abbagliare da miraggi industriali che durano quanto un risveglio, di limitare l’abuso di costruire in zone agricole (anche quando non ve ne è alcuna necessità), di dare al nostro millenario borgo una dignità diversa, di monitorare e di controllare l’ambiente, tenendo a bada la piaga dell’abbandono dei rifiuti e degli scarichi inquinanti.

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