Scrivere o, se preferite, scribacchiare del “tempo che fu” su questo blog raccoglie consensi e successo: i feedback positivi si sprecano! Non mancano però le critiche: la principale? Rinvangare troppo il passato facendo leva sulla nostalgia.
Eh, che volete…a volte non sono neppure io che scrivo: le dita sulla tastiera stabiliscono un collegamento diretto con la memoria che, in qualche modo, bypassa la razionalità e, dalla memoria vengono attinti ricordi, a volte ultradatati, tuttavia vivissimi in me. Tale automatismo che si stabilisce non mi porta a valutare appieno i giudizi critici ma neppure quelli lusinghieri sul mio scrivere. Ma io, e lo dice lo stesso titolo del blog, “scribacchio per me”, e, pertanto, la cosa potrebbe anche lasciarmi indifferente. Non è così! L’ho già detto in altre occasioni: lo scrivere va inteso nell’ottica di servizio che deve caratterizzare ogni azione che abbia risvolti pubblici. Leggere, ad esempio, di Piazza San Rocco negli anni ‘70, o dei “cunti” che un vecchio invalido mi narrava, può essere per chi mi segue dagli USA, dall’Argentina, o addirittura da Singapore e dall’Iran, un modo per allargare l’orizzonte della conoscenza, o anche, se si tratta di emigrati, un modo di sentire più vicina la propria terra di origine, nella sua storia recente e nelle sue tradizioni. I miei giovani lettori, poi, attraverso di me possono, se lo vogliono, avvicinarsi ad un modo ignoto e sconosciuto: un passato che a loro non appartiene.
D’altronde, e non vi sembri irriverente il paragone, come non citare l’esempio di due grandi del nostro cinema, Federico Fellini e Giuseppe Tornatore, che dalla propria memoria hanno attinto autentici capolavori?
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