Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

martedì 24 novembre 2020

23/11/80: UNA DATA DA NON DIMENTICARE

 



Ogni giornale stampato o telegiornale ne ha parlato: sono trascorsi ben quarant’anni da quella terribile domenica sera del 23 novembre 1980. Il terremoto dell’Irpinia non fu solo devastante per le province coinvolte e per la Campania; si è trattato di un vero e proprio spartiacque storico nell’economia, nella socialità e nella politica per l’intera nazione. Il nostro comune ne uscì bene senz’altro o, quantomeno, i danni si limitarono a qualche luogo di culto che rimase chiuso per anni, le dimore del borgo plurisecolari dimostrarono una insospettabile solidità, dovuta alla solida roccia calcarea sulle quali erano state edificate. Questo blog scribacchiato non poteva esimersi dal parlarne, affidandosi  alla memoria di Domenico Caiazza, allora giovane avvocato, oggi archeologo e studioso dei territori. 

"La scossa fu interminabile – esordisce -  i solai delle stanze al primo piano   da piani che erano fecero una gobba, non si riusciva a stare in piedi senza appoggiarsi ad un muro. Poi andò via l'energia elettrica e rimanemmo al buio

Danni a Pietramelara?

“se ben ricordo lesioni distacchi di intonaco, crollò il campanile della Capella della Madonna di San Giovanni

La comunità di Pietramelara come reagì e quali furono le azioni solidali?

“ci furono generose donazioni in natura (alimentari e indumenti) e in denaro”.

Come si intervenne nell’immediato?

“Si  interpellarono i volontari si raccolsero adesioni, si organizzano un pò di auto e il comune ci diede il supporto di un vigile. Insieme ad amici del luogo ci recammo in Prefettura ma a sera, constatato che non ci davano istruzioni,  partimmo sulla base delle notizie radiofoniche. Uscimmo a Campagna dall’autostrada, poi raggiungemmo san Gregorio Magno a notte fonda. La gente del posto aveva acceso dei fuochi e passava la notte attorno ad essi. Un carabiniere mi disse che non giungevano notizie da  Ricigliano, un paesino non lontano e ci chiese di raggiungerlo. La strada era sulla pendice di una collina, in parte era franata, in parte ingombra di massi , il buio totale avanzavano con molta difficoltà. Poi un macigno ci fermò. Era troppo grande per rimuoverlo. Mentre aspettavamo l'alba dietro di noi giunse una colonna di autocarri: una famiglia di Bari, un padre con figli e operai, volontari   aveva caricato sui camion le ruspe e scavatori e giungevano in soccorso, in breve una ruspa  cominciò a sgombrare la strada. Giungemmo a Ricigliano, un paese vicino a Balvano più o meno nell'epicentro, era l'alba  e faceva molto freddo. Il paese era distrutto. solo una scuola e un edificio dove era un panificio e  un telefono funzionante  erano praticabili. Era un paesino di emigranti: vi erano nonni e bambini, mancavano i giovani . Poi arrivano dì i Boy scout e un giovane medico appena congedato che si era rimesso la divisa e veniva dare una mano. Poi arrivarono una squadra di ferrovieri manutentori volontari. Furono loro che recuperarono cavi e fanali e riportarono un po di illuminazione trovando nelle campagne una linea ancora attiva. Dopo qualche giorno arrivò l'esercito. e poi camion interi di cibo e indumenti. Ma vi era grande confusione. e i volontari erano più organizzati e operativi delle forze dello  stato. Noi di Pietramelara restammo cinque o sei giorni. Abbiamo dato una mano dove serviva e poi siamo tornati a casa in buon ordine e in silenzio senza rimborsi o medagliette. Ma quando è servito noi c'eravamo!”

Una bella storia di solidarietà che emerge nei momenti di estrema difficoltà e del bisogno.

 

lunedì 16 novembre 2020

CHI SO' I' ... E CHI SI' TU

Per coloro che, come il vostro blogger scribacchiante, ancora si dilettano nel riscoprire, utilizzare e studiare alcune frasi “idiomatiche” della nostra lingua pietramelarese, potrebbe essere interessante il “chi so ì… e chi sì tu” (chi sono io e chi chi sei tu). Quando si  instaura una controversia che sfocia in un aspro alterco verbale tra due soggetti, chi è presente per descrivere efficacemente la cosa usa ancora la dizione “so asciuti a chi so ì e chi sì tu” (sono giunti a elencare i demeriti di uno e le qualità dell’altro, più o meno). La cosa si colora di particolare veemenza quando poi le contendenti sono di sesso femminile, specie se appartenenti ad alcuni strati sociali della popolazione; in tal caso assistere a qualcosa del genere, se non si verifica degenerazione in violenza fisica, assume colori intensi. E’ sempre presente nei miei ricordi un episodio del genere, accaduto nel corso della preparazione di una Sagra al Borgo, penso nei lontani anni ’80.  In piazzetta Corte, due donne, una per strada e l’altra dall’alto di un balcone si apostrofarono in tutti i modi, con toni bellicosi ed accenti fortemente polemici, l’una per l’altra: in altre parole “ascett’ro a chi so ì e chi si tu”. Era talmente concitano il tono che non si riusciva a capire per quale motivo, se non fosse stato per la separazione fisica dovuta al balcone, erano sul punto di venire alle mani. A Napoli si direbbe che le due erano sul punto di farsi “lo strascino”, ossia praticamente prendere la malcapitata per i capelli e trascinarla.

martedì 10 novembre 2020

ESTATE DI SAN MARTINO

Che belle queste giornate che stiamo vivendo! Sembra quasi un “premio di consolazione”, concesso per contemperare la tristezza derivante dalla pandemia che si diffonde sempre di più, non risparmiando niente e nessuno. Appena superata la prima mattinata, la temperatura si fa dolce e gradevole, quasi primaverile. In campagna sembra di rivivere la bella stagione, sono ricomparse le api che vanno bottinando qua e la i fiori. Chi coltiva la terra si affretta agli ultimi lavori e alle semine, perché tutto questo incantesimo potrebbe svanire da un giorno all’altro. Ed allora saranno i giorni del camino, delle permanenze forzate in casa, in attesa di tempi migliori. Quello che stiamo attraversando è il periodo che, secondo la tradizione, va sotto il nome di estate di San Martino. Si vuole che l' 11 novembre, in concomitanza del giorno in cui la Chiesa Cattolica celebra San Martino, si verificherebbero tali condizioni meteo favorevoli.

 Ma cosa accade esattamente in questa particolare giornata? L’espressione sta a indicare un piacevole cambio climatico nel bel mezzo della stagione autunnale. Non solo l’11 novembre ma anche il giorno precedente e quello successivo sarebbero caratterizzati da temperature più miti, che ricordano appunto il periodo estivo.

Il fenomeno sarebbe legato a un episodio della vita di San Martino di Tours, giovane militare dell’impero romano che poi si convertì al cristianesimo. Mentre si trovava in Gallia, durante un forte temporale, per strada, incontrò un mendicante.  Impietosito dal vederlo sotto l’acqua che scendeva abbondante dal cielo, divise in due il suo mantello e gliene donò la metà per ripararsi.

Dopo il quel gesto così caritatevole, la pioggia cessò all’improvviso e il tempo divenne più mite. Non solo. Dopo quell’incontro, Gesù gli apparve in sogno, rivelando di essere lui quel mendicante che con tanto trasporto aveva aiutato. Al risveglio, Martino trovò miracolosamente il mantello di nuovo intattoFu così che il giovane decise di abbandonare la vita militare per convertirsi e intraprendere la vita monacale, divenendo vescovo di Tours.

L’estate di San Martino è legata anche alla tradizione contadina: è proprio in quei giorni, infatti, che si aprono le botti del vino novello. Bisogna dire che dal punto di vista scientifico, tuttavia, non vi è una precisa spiegazione. Innanzitutto, l’estate di San Martino non si verifica tutti gli anni, sebbene sia molto frequente. Secondo gli esperti in meteorologia e in climatologia, poi, potrebbero verificarsi alcune condizioni che incentivano temperature più miti. La prima fra queste è l’azione di alcuni anticicloni – come quello delle Azzorre – che proprio a novembre possono sfiorare il Vecchio Continente. Segue, ancora, un semplice effetto geologico: poiché la terra è ancora in grado di trattenere il calore, dato il tepore autunnale, anche pochi raggi di sole possono provocare un veloce innalzamento delle temperature. Conseguenza, quest’ultima, non possibile in inverno quando il terreno è già ormai da molto tempo gelido.

Scienza o non scienza, comunque è davvero piacevole il periodo che viviamo.