Scribacchiando per me

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il blog di un pietramelarese

domenica 9 aprile 2017

LEGGENDA DELLE PALME

Lo scambio delle palme … ma perché “palme” se, ad essere scambiati sono ramoscelli di olivo? Una suggestiva leggenda, appunto detta “leggenda delle palme” racconta che: “Quando dovevano mettere in croce Gesù, il sommo sacerdote Caifa mandò a cercare due lunghe e robuste travi di legno per la croce del Nazzareno. Nel bosco il vento sparse la voce di questa ricerca, le palme tremarono dalla paura, non volevano essere il legno buono per la croce, persero le lunghe foglie e si svuotarono nell’interno, gli incaricati le esaminarono e le scartarono. Allora quegli uomini si diressero verso l’uliveto: gli ulivi nel vederli arrivare furono assaliti da un dolore immenso, nessun albero voleva fare una cosa così atroce, non volevano essere loro il legno della croce, volevano morire, volevano sradicarsi dalla terra e dal dolore si attorcigliarono su se stessi, si strapparono le viscere, volevano sprofondare e nascondersi alla vista di tutti, non volevano essere complici dell’uccisione del Figlio di Dio. Si ridussero a delle forme rattrappite, storte, si piegarono e torsero talmente tanto che i rami si spezzarono, e il tronco si piegò spaccando la corteccia. Allora gli uomini, nel vedere quei mostri di alberi ne furono quasi spaventati e se ne andarono. Proseguirono la loro ricerca in un’altra foresta poco distante, una foresta di faggi e querce e fu proprio una grande quercia a dare il legno per la croce. Gli ulivi furono felici e dalla felicità piansero. Le lacrime si tramutarono in piccole gocce, chiamate olive, buone per tante cose, per nutrire, per alleviare, per abbellire, per dar la benedizione ai morenti. E’ il dono fatto loro dal Padre Creatore per essersi rifiutati di diventar complici dell’uccisione di Suo Figlio Gesù”.
E’ proprio vero! … l’olivo e i suoi prodotti per la preziosità e la sacralità sono qualcosa che tende al Divino. Il Mare Mediterraneo, culla della nostra plurimillenaria civiltà, non a caso vede a ridosso delle sue coste una presenza costante: l’olivo. In Grecia, in Italia, in Spagna, nei paesi dell’africa settentrionale ed in medio oriente, non è possibile intraprendere un viaggio verso un luogo qualunque se non ci si imbatte almeno in un olivo o in una sua piantagione più o meno grande. Doveva essere così nella terra dei giudei al tempo in cui visse Gesù.
La simbolistica e la liturgia della Nostra Religione, d’altronde ne hanno preso atto: il Cristo prima di venire arrestato si ritirò a pregare in un uliveto chiamato Getsemani, il cui nome (gath shemanim) significa precisamente "torchio d'olio" e presuppone dunque la presenza di un oliveto, munito di pressoio. E se questo non bastasse i cardini della vita spirituale di un cristiano sono segnati dall’olio: vengono unti con olio i bambini al momento del battesimo e i moribondi in punto di morte.

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