Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

venerdì 18 marzo 2011

Interprete del mio tempo…

Ritengo quella dello scrivere la maniera più aperta e democratica di rapportarsi con gli altri. La parola, intesa come espressione orale è, per sua natura, più soggetta a malintesi e distorsioni. Chi mette su carta le proprie sensazioni, il proprio modo di pensare sa che, dal quel momento in poi, poche o nulle saranno le possibilità di ritrattare o riadattare ciò che si è scritto: …scripta manent! Come dicevano i nostri progenitori latini. Chi lo fa per abitudine, passione o mestiere, inoltre, sa benissimo, con largo anticipo, che i propri scritti potranno essere oggetto di discussione, critica, e, non di rado, anche di ironia. E’ forte la responsabilità di chi scrive per gli altri, ed essa aumenta man mano che aumenta il numero di lettori; tuttavia si può scrivere anche senza avere un destinatario, quasi per instaurare una sorta di dialogo con se stessi. Non mi ritengo un giornalista, né tantomeno un cronista; tempo fa, alla radio, parlando di me, ebbi il vezzo di autodefinirmi “interprete del mio tempo e della mia città”. Detto questo, la sterile polemica sul mio essere o meno “di parte” si svuota di ogni significato ed importanza: sono di parte, sono il primo ad ammetterlo, e… con questo? L’importante è che non si usi la scrittura per offendere gli avversari, e che le notizie che si riportano siano attendibili. Non ritraggo alcun reddito da ciò che scrivo e, pertanto, posso permettermi di dare ascolto esclusivamente alla mia coscienza ed alle mie facoltà di giudizio. Il mio “essere di parte”, onesto e dichiarato, si distingue, infine, nettamente anche da coloro che si autodefiniscono imparziali, ma in realtà sono sempre al servizio del potere, pronti a decantare ogni impresa del proprio padrone momentaneo, anche le più nefaste, infiocchettandole con espressioni melense e false, per prepararsi, nel contempo, a scaricarlo, appena la sua stella declina, per sceglierne uno nuovo.

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