A evento concluso, penso che qualche considerazione si possa fare: parlo, è evidente, del Montemaggiore Festival, fissato per il primo maggio, rimandato per i noti motivi e quindi tenutosi ieri, 2 giugno.
Partiamo dall'inizio: la passeggiata naturalistica; non ha riscosso grande partecipazione, dieci quindici persone, è vero, ma forse si tratta della fase più autentica ed “in chiave” di tutta la manifestazione. Essa ha avvicinato alla nostra montagna giovani che non la conoscono, ed ha riavvicinato persone che in passato la frequentavano e oggi per motivi di vario ordine non lo fanno più; riporto il caso di Daniele, mio compagno di scuola, da oltre un quarantennio a Milano per lavoro, che non ha voluto farsi sfuggire l’occasione di ripercorre passi dell’infanzia e dell’adolescenza, quando nel bosco si andava per funghi, asparagi o semplicemente perché il territorio era vissuto nella sua interezza. Le tante foto pubblicate sui social, insieme ai commenti sono la dimostrazione più evidente del successo della passeggiata, al di la del numero di partecipanti.
Veniamo alla parte serale: il concerto, che ha visto la partecipazione soprattutto dei giovani, accorsi in gran numero alla nostra “area mercato” (per quanto ancora la chiameremo così?), è stato un momento di aggregazione come non si vedeva da tempo. Ha generato un’alternativa credibile alla solita uscita verso Vairano e i suoi soliti ritrovi; questo per un genitore ha la sua importanza, specie per uno ansioso come chi scrive. Gli standisti, soddisfatti dall’affluenza, hanno potuto dare il meglio di se stessi, offrendo una vetrina di produzioni alimentari tipiche. Se un’obiezione va fatta, essa è da legarsi alla mancata esibizione dei gruppi musicali locali, come avvenne lo scorso anno, privandoli di una chance di farsi conoscere di ampio respiro e coinvolgimento.
Quale la valenza di questo evento, giunto al secondo appuntamento: si è trattato di una “festa laica”, con ampio grado di libertà riguardo al programma, cosa significa? Anche la Sagra al Borgo lo è, da tanto tempo, ma essa è molto più restrittiva dovendosi, per forza di cose, incentrarsi sulla riscoperta e rivalutazione del borgo e della enogastronomia locale; in questo caso veramente l’organizzazione della Pro Loco ha potuto spaziare con la mente, dando vita ad un programma articolato e diversificato ove l’unico trait d’union era il luogo geografico dove si doveva tenere l’evento.
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