E’ fra gli edifici storici di Pietramelara quello che maggiormente la caratterizza in senso geografico e di immagine: parlo della torre, ultimo residuo del castello distrutto nel nefasto 12 marzo 1496 dalle truppe aragonesi, giorno della presa e del sacco di Pietramelara (sullo stesso argomento in questo blog cfr. http://scribacchiandoperme.blogspot.com/2018/01/un-castello-da-risvegliare.html). Chiunque infatti fissa nella mente l’immagine del borgo, adagiato sullo sperone calcareo a forma di tronco di cono, non può non aver notato la torre alla sua sommità che emerge con la sua altezza fra case e palazzi, e soprattutto la sua posizione eccentrica rispetto al vertice.
Le origini si collocano nel periodo normanno/svevo (X-XI secolo) secondo alcuni, mentre altri le collocano in epoca longobarda. La torre si articola attualmente in due piani, residui degli originari quattro, di cui il terraneo adibito originariamente a serbatoio di acqua, strategico per la resistenza ai lunghi assedi. L’ingresso originario, di cui vi è ancora evidente traccia, è al primo piano: vi si poteva accedere mediante un ponte levatoio, di cui si conservano ancora tracce degli attacchi; è evidente che per poter arrivare a tale ponte levatoio sito a circa 7 metri di altezza, dovevano esserci scale o altre parti del castello distrutto al momento del sacco. Le volte che separano i piani sono a botte, orientate ortogonalmente fra loro, per distribuire meglio le spinte sulle pareti verticali. L’area di base, quadrata, misura 9 metri per 9, e a tal livello lo spessore delle murature calcaree è di 2 metri e 20, spessore che si riduce gradualmente salendo fino a un metro e 70, in sommità. La struttura portante è in calcare a blocchi regolarmente squadrati dalla base al primo piano, in tufo per i livelli superiori, sicuramente ricostruiti e più volte (cfr. immagine di copertina).
Da disegni e vecchi documenti pervenuti si è potuto intuire che ancora nell'800 la torre era a tre (o quattro) piani ed era presente una copertura a doppio spiovente; già allora era stata eliminato il coronamento a merli, sicuramente presente in origine. Tramontata l’importanza militare vari ne furono gli impieghi: quello di cui si ha tuttora traccia è l’allevamento dei colombi, essendo presenti al primo piano ancora numerosissime cellette ricavate nel muro, per accogliere i nidi. Partecipai negli anni 70 al campo di lavoro allestito dalla Pro Loco per liberare la torre da detriti derivanti dalla capitozzatura degli anni 60, e potei allora rendermi conto di alcuni graffiti presenti al piano superiore (oggi cancellati dall’intonaco), attestanti probabilmente l’impiego a cella carceraria.
Liberato il piano inferiore, sistemata e recintata la piccola area prospiciente, l’allora Amministrazione Sorbo finanziò una scala lignea, eliminata poi per far posto alle attuali scale a chiocciola metalliche. L’aspetto attuale è ancora quello di un imponente ed austero edificio, che si erge per oltre 15 metri in elevazione. Nei due piani coperti è stato allestito un piccolo museo; sulla terrazza a belvedere della sommità si può ammirare un suggestivo panorama sulla vasta piana circostante, detta dei 5 castelli (Pietramelara, Roccaromana, San Felice, Pietravairano, Riardo); in genere le visite guidate al borgo, organizzate dalla Pro Loco o altre associazioni sul territorio, si concludono con l’accesso a tale belvedere, e da molta soddisfazione in chi le organizza notare lo stupore, il piacere e la meraviglia di chi per la prima volta giunge in quel luogo grondante di storia: si può ammirare un paesaggio vario e ancora risparmiato dagli eccessi dell’urbanizzazione, la corona di borghi e castelli circostanti, le verdi campagne e i lussureggianti boschi del Monte Maggiore. Una tappa da non perdere visitando l’Alto casertano!
Sempre interessante e gradevole, leggere i tuoi articoli
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