Scribacchiando per me

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il blog di un pietramelarese

sabato 12 aprile 2014

A LETINO LA PRIMA BANDIERA (...E A NOI?)

. La prima “Bandiera Arancione” è stata assegnata nella nostra Provincia al Comune di Letino, si tratta di un marchio di qualità turistico-ambientale conferito dal Touring Club Italiano ai piccoli comuni dell'entroterra italiano (massimo 15.000 abitanti) che si distinguono per un'offerta di eccellenza e un'accoglienza di qualità.
Anche Pietramelara ha partecipato al bando del G.A.L. (Gruppo di Azione Locale) “Alto Casertano” per ricevere la “Bandiera Arancione” ma, nonostante gli sforzi profusi un po’ da chiunque vi era impegnato, a vari livelli, la cosa non è stata coronata dal successo. Pazienza! … il percorso è intrapreso e la prossima sarà sicuramente la volta buona: infatti è stato predisposto un puntuale percorso metodologico che dovrebbe permettere, superate le fasi mancanti, anche al nostro paese di fregiarsi della “bandierina”.
Martedì pomeriggio ho partecipato alla cerimonia di assegnazione della bandierina al comune matesino, presso la Camera di Commercio di Caserta, alla presenza dei vertici Regionali e Provinciali del TCI: viva soddisfazione del Sindaco Perrone, larghissima condivisione da parte della cittadinanza; un successo colto fidando solo sulle risorse locali (ambientali, monumentali, turistiche).
L’arma strategica che ha permesso al Borgo di Letino di raggiungere l’ambito riconoscimento, e sbarazzarsi della concorrenza, è stata la qualità e la quantità di offerta turistica (ospitalità, ristorazione, enogastronomia), sicuramente superiore a ogni altro comune partecipante.
Anche tralasciando un attimo la vicenda “bandiera arancione”, la domanda che mi pongo, allora, è questa: cosa serve (e cosa manca) alla nostra Pietramelara per mettersi in concorrenza con altri e far decollare il turismo, portatore di sviluppo duraturo e non nocivo all’ambiente?
Se facciamo un’analisi comparata ci rendiamo conto che le caratteristiche geografiche di Letino sono sfavorevoli quanto le nostre, forse anche di più: lontananza dalle grandi città capoluogo, territorio non servito da infrastrutture di collegamento, come strade, svincoli e ferrovie, comunità a rischio spopolamento. Ed allora non scusa nulla e nessuno la tiritera ascoltata tante volte: “a Pietramelara i turisti non ci vengono perché lontano e fuori mano”; se fosse così Letino e tanti altri comuni dell’alto matese dovrebbero essere stati abbandonati da un pezzo. Proprio in quei luoghi, invece si notano fermenti imprenditoriali di sicuro avvenire, a volte interpretati da giovani e volitive imprenditrici.
A questo punto del discorso, scusatemi un pizzico di campanilismo: il nostro borgo per bellezza ed impianto urbanistico costituisce un unico difficilmente raggiungibile! I resti del castello con la torre normanna, la cinta muraria con le torrette perimentrali, le dimore gentilizie, le viuzze e gli angiporti lo rendono, agli occhi di chi lo visita, un luogo suggestivo ed emozionante. Si aggiunga una gente ospitale, un paesaggio rurale quasi incontaminato, prodotti dell’agricoltura di unica eccellenza. E questo non lo dico io, malato terminale di “pietramelarite”, ma tante donne e uomini che ho avuto il piacere di guidare tra le bellezze del paese.
Bisogna immaginare e fare un balzo in avanti, ed a questo sono chiamati soprattutto i privati, nello sviluppare, se possibile nel borgo o a suo risosso, nel centro storico, attività recettive semplici ma accoglienti, con pochi posti letto, ristorantini dediti alla cucina del territorio, in grado di esaltare le eccellenze già presenti, il tutto senza l’obiettivo di un arricchimento facile ed immediato, ma prefiggendosi un traguardo di medio/lungo periodo. Il tutto va pensato insieme alle associazioni già presenti che si occupano di promozione territoriale, che però, a volte, sono lacerate da rivalità interne e ansie di visibilità. Gli agriturismi, infine, dovranno ritornare al loro ruolo: servire agli ospiti piatti della gastronomia tradizionale contadina, ricca di ricette semplici ma appetitose, in grado di rievocare alla mente una civiltà rurale ormai perduta.

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