Scribacchiando per me

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il blog di un pietramelarese

venerdì 13 dicembre 2013

GI'UANNI A' MONDIALPOL

A Pietramelara I personaggi singolari non sono mai mancati! Affabulatori, matti, sedicenti poeti e via discorrendo: persone che nella vita sembra non abbiano avuto altro scopo all’infuori del far parlare di se e delle proprie azioni; va detto che, a volte, ci sono anche riusciti, tanto che a distanza di decenni il loro ricordo è particolarmente vivo non solo nella memoria di chi, come il sottoscritto, è notoriamente affetto da una grave forma di “pietramelarite acuta”, ma anche, e questo è molto indicativo, nella memoria collettiva di questo popolo.
E’ il caso che vi voglio raccontare: si tratta di un certo Giovanni (Gi’uanni), emigrato in quel di Milano e, dopo aver cambiato vari lavori, assunto in una famosa società di vigilantes, la Mondialpol. Eravamo tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli ottanta, il mio paese non aveva ancora dismesso del tutto il suo aspetto rurale e la piazza era ancora luogo di incontro, occasione di svago e di impiego del tempo libero.
Chi è andato via per bisogno, se non è dotato di cultura e formazione in modo adeguato, in genere quando ritorna in paese assume un aspetto vagamente spocchioso e saccente, ed in alcuni casi la cosa si acuisce fino a sfiorare il curioso (se non il ridicolo). Il modo di vestire e l’aspetto la dicevano lunga: addome prominente, capelli “alla mascagna” sempre in ordine, pantaloni a zampa d’elefante, camicie a fantasie vistose portate fuori della cintola, immancabile borsello di cuoio a tracolla, destinato a contenere la Smith & Wesson a tamburo d’ordinanza. Il nostro si considerava un arrivato, vantava lauti guadagni, ed il massimo per lui era sottolineare la distanza che intercorreva tra se stesso e coloro che, per volontà o destino, erano rimasti in paese. Era solito tirar fuori dal borsello foto che lo ritraevano in divisa, a qualcuno mostrava la Smith & Wesson; gli piaceva suscitare interesse in piazza e a volte, attorno a lui, nelle sere d’estate si raccoglievano anche venti/trenta tra uomini e ragazzi che ascoltavano divertiti i suoi racconti, zeppi di enormità. Naturalmente fra i curiosi era solito infiltrarsi qualche buontempone in vena di sfottò, particolarmente abile nel porre domande al limite tra il provocatorio ed il surreale, la natura delle quali era nota a tutti gli astanti, meno che a chi venivano rivolte; se tirava fuori la solita foto in divisa con il berretto ottagonale, di foggia tipicamente americana, qualcuno di essi, con espressione seria, arrivava a domandare: “Gi’uà, ma rent’a quale banda ‘e musica stai?” (Giovanni ma in quale banda musicale suoni?) . Il nostro allora faceva per scocciarsi, per fingere di abbandonare il gruppo nel frattempo formatosi, ma si vedeva che ci teneva a rimanere al centro di quell’attenzione, per cui quella riunione estemporanea, dopo innumerevoli interruzioni del genere, durava fino a notte fonda. La Mondialpol per lui più che un datore di lavoro era divenuta una sorta di divinità materiale da idolatrare, e ne parlava in continuazione, tanto che per tutti in paese era divenuto “Gi’uanni a' Mondialpol”.
La voglia di rivalsa e di visibilità avevano prodotto in lui un senso di avversione profonda verso coloro ai quali si parlava ancora con il “Don”, non tanto i signori e i preti, ma soprattutto verso coloro che, a suo modo di vedere, non meritavano tale deferenza; allo stesso tempo si vedeva con chiarezza che quel “Don” lo pretendeva per se e che desiderava tanto essere chiamato “Ron Gi’uà”; qualcuno del suo estemporaneo seguito lo capì e da allora, in sua presenza, il “Don” veniva dato più o meno a tutti, passanti, massaie, operai e addirittura a bambini in tenera età, mentre al nostro era riservato sempre il solito vocativo: “Gi’uà”; per tale motivo in un momento di stizza, davanti a tanti “Don”, se stesso escluso, ebbe ad esclamare scocciato: “Chistu è proprio ju paese r’i priev’ti” (questo è il paese dei preti).
Gi’uanni a'Mondialpol, una delle infinite note di colore di quella Pietramelara che anche se non esiste più nella realtà, continuerà ad esistere per sempre nella memoria mia e di quelli come me.
FRANCESCO

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